Buongiorno,
amici, ed eccoci qui, ad augurarci buon weekend con un nuovo appuntamento
dedicato ai film sulla bocca di tutti per la stagione dei premi. Giovedì
scorso, infatti, sono stati svelati i titoli in lizza per l'Oscar.
Whiplash, pellicola indipendente giunta direttamente dal mio amato Sundance, è stato ripescato a
sorpresa e a sorpresa mi ha conquistato.
Ancora inedito in Italia, proprio come quell'Into the
woods così atteso, che eppure mi ha deluso troppo: il primo uscirà da noi a febbraio, l'altro ad aprile. Ultimo ma non
ultimo, Big Eyes di Tim Burton. Presentissimo ai Golden, ma escluso
dalla competizione maggiore - e non a torto – non convince troppo, ma resta una bella commedia,
con due buoni attori e un regista che c'è e non c'è. Vi saluto,
tornando a un De Bello Gallico che proprio non si vuole fare
tradurre. Un abbraccio.
I desideri muovono il mondo. Ti
portano nelle profondità del bosco. Per procurarti gli incredienti
segreti di un incantesimo; per fuggire via dall'amore; per
raggiungere la casa della nonna malata; per condurti tra le nuvole,
dove vivono i giganti. Metafora della vita, elemento fisso e
ricorrente, il bosco – oscuro, fitto, misterioso – è dove si
intrecciano le vite di protagonisti che, in realtà, già conosciamo.
Abbiamo letto di loro in storie intramontabili, che
finivano sempre come dovevano finire. Gli eroi delle favole, questa
volta, sono un po' diversi. Il Principe Azzurro è un cascamorto che
non crede nelle relazioni, il Lupo Cattivo farebbe meglio a non
fidarsi di Cappuccetto Rosso, Cenerentola è una femminista convinta,
le mogli perfette ogni tanto tradiscono, i padri perfetti non nascono
tali. Originale e coraggiosa la riscrittura dei personaggi che ci
viene proposta: la loro umanità difettosa messa in primo piano, i
loro bisogni terreni sottolineati a dovere, le loro fragili vite che finiscono così, in un battito di ciglia. Uno dei film che più attendevo l'anno vecchio si
rivela, tuttavia, una delle prime delusioni dell'anno nuovo – rimarrà
la maggiore? La Disney a produrre, il Rob Marshall di Chicago a
dirigere: uno che sa il fatto suo. Un regista che,
perfino nel bastonato Nine, ci aveva regalato, tra
canzoni trascinanti e coreografie spettacolari, spunti notevoli. Chi meglio di lui per portare in sala un musical storico,
allora? La vicenda, purtroppo, perde tutta la magia iniziale per arrendersi a
un realismo non voluto. Ho trovato non andasse d'accordo
con il resto e che il risultato finale, dispersivo e un po' grottesco, non
avesse il potere di convincere del tutto né gli adulti, né i
bambini. L'inizio, convenzionale ma incalzante, porta tutte quelle
vite a un bivio: arriva la magia, evocata nei modi più disparati, a stravolgere le carte. La parte centrale, di una stranezza
che non dispiace, rispolvera i dettagli più bizzarri
che la Disney ci ha taciuto, glissando sulle scene risapute –
il ballo, Jack che visita il paese dei giganti, la storia d'amore di
Raperenzolo. La parte finale, di una cupezza e una mestizia non
contemplate, lascia un po' così, per effetti visivi non proprio
ineccepibili, le frettolose ellissi e un senso di amaro dentro. Non
saprei dire, allora, per quale spettatore Into the woods sia
stato realmente pensato. L'amante del genere non troverà i consueti balletti ammiccanti, i ritornelli che restano
impressi, le scene memorabili, una resa colorata e brillante: il
film è dark, orecchiabile ma non troppo. L'amante del film ben
scritto, invece, non potrà sorvolare sui tanti comprimari
abbandonati a sé stessi, ma risconoscerà che, al contrario di
quanto avveniva in Les Miserables,
non si è al cospetto di teatro fotografato. Restano, allora, gli amanti di
quei film corali in cui non c'è un attore stonato o fuori parte:
sotto quel punto di vista, funziona. Il cast sorprende per duttilità e doti canore, e mentre Anna Kendrick e Johnny Depp
danno solo conferma di un'agilità vocale già mostrata, bravi sono Corden, Pine e una luminosa Emily Blunt a cui avrebbe fatto bene il Golden Globe. Il fulcro, però, è
solo e soltanto uno: si chiama Meryl Streep. I colleghi sono qui, e
con qui indico il pavimento; lei è lì, indico il soffitto. Loro sono la brunetta dei Ricchi e Poveri, lei è una rock star. Vola,
strega, ci regala entrate ed uscite di scena memorabili, insieme a una toccante versione di Stay with me: grande e indiscussa mattatrice, si è merita a ragione la
sua diciannovesima candidatura. Meriterebbe un premio, lei, anche per
il ruolo della mamma (“Mamma Meryl, ho un fastidioso prurito
intimo...”) in una pubblicità
sull'igiene personale. Verrebbe da dire, meno male
che c'è lei. Padre di Once upon a time
e simili, solo di facciata questo è l'ennesimo retelling. Positivo, questo;
meno quel senso di indigestione che sembra prevalere sul resto. Non
conoscevo la trama. Mi aspettavo qualcosa di
emozionante, buono... buonista. E invece Into the
woods è un film per gli amanti
del musical più tradizionale, purchè questi ultimi siano anche segretamente allergici al lieto fine. Semmai
il mondo, da qualche parte, ospiti personalità simili. (5)
C'è
sempre attesa da queste parti, quando si tratta di Tim Burton. Uno
che incanta, lui, anche quando dovrebbe fare paura. Dopo
Frankenweenie, uno dei film
animati più intelligenti visti negli ultimi anni, ritorna al cinema
rinnovato e privo degli orpelli, dei merletti, delle atmosfere
gotiche che noi, inguaribili fan, eppure amiamo. Ci accorgiamo che
qualcosa è cambiato, che qualcosa non va. Impossibile dire se abbia
imboccato o meno la poco barocca strada del non ritorno, ma non
penso. Magari era giusto stanco di essere il solito se stesso, come
quando noi, con la voglia matta di una cosa diversa, andiamo dal
parrucchere e diamo un taglio netto alla chioma. Perché così,
questa volta, gli andava di fare. E uno con una carriera tanto lunga,
fortunata, ricca, ogni tanto può permettersi una pellicola diversa.
Né più brutta, né più bella: semplicemente, priva di un marchio
di fabbrica che non ha mai avuto bisogno di nuovo smalto e mai,
penso, ne avrà. Eppure sapete cosa? Per me, non è un male. Poteva
essere meglio, ma poteva anche essere – con una trama che parla di
donne sottomesse dai mariti, ingiustizia, inganno, tribunali – un
melò malinconico, lacrimoso, mesto. Come se ogni biopic dovesse
farci piangere con storie di vite tragiche. Margaret è viva e
vegeta, ha avuto il suo lieto fine e i suoi bambini dagli occhi
grandi sono stati raccontati come in una commedia retrò. Toni
pastello, colori abbaglianti, costumi vintage e acconciature
vaporose, scorrevolezza e una punta di brio che non guasta. Il
matrimonio da incubo con Walter Keane, uomo subdolo e avido, genera
situazioni ora piacevoli, ora violente, anche se manca qualcosa. Big
Eyes è un quadro grazioso ma
senza firma, in cui si procede con ordine, come in un consueto
biopic, ma in modo impersonale, se non fosse per il fidato Elfman e
per un paio di simboliche scene oniriche. Ma, da The
Imitation Game a La
teoria del tutto, sembra che
l'impersonalità stia al biopic, quest'anno, come le storie di vita
vissuta agli Oscar. Si parla di un'artista, e allora potevano esserci
le discutibile stranezze di un Fur,
la bellissima bizzarria di un Frida.
Ci sono dialoghi effervescenti, invece; una Lana Del Rey – nella
colonna sonora – che canta e ti ipnotizza; due professionisti che
convincono senza impegnarsi troppo. Amy Adams, brava al suo solito, è
misurata e dimessa: non indimenticabile, ma spontanea. Non del tutto
meritato il Golden Globe. Cristoph Waltz, attore un tantino
sopravvalutato, sempre alle prese con ruoli che sono la caricatura di
quelli che l'hanno reso celebre, è un lupo cattivo esagerato,
istrionico e divertente, che non prendi davvero sul serio, anche se
il suo siparietto finale – assente il regista, che allora governino
gli attori - merita parecchio. Big Eyes ha
la stessa grandezza di Big Fish
nel titolo, ma non nei fatti. Il primo rimarrà a tempo indeterminato
nel mio cuore e sul mio header, l'altro – degno di una visione, ma
non proprio di Burton – si farà guardare con la testa leggera e
occhi poco meravigliati. (6)
La batteria di Whiplash colpisce anche in casa Mr.Ink! ;) Gli altri due devo ancora vederli...
RispondiEliminaCome poteva fare diversamente?
EliminaFilm mitico. ;)
Whiplash mi era sfuggito, non ho una grandissima passione per i film che parlano di musica, ma lo recupererò in home video ^__^
RispondiEliminaMi dispiace che Into the Woods abbia deluso: dei tre è l'unico che aspetto, anche se per i retelling in chiave dark delle favole ormai ho uno standard altissimo duvuto a Fables u_u
Big Eyes invece non mi ispira per nulla. Sarà che ormai è Tim Burton in generale a sembrarmi in caduta libera.
Dopo Frankenweenie, per me bellissimo, confidavo in Burton, ma 'stavolta ho riposto male le mie aspettative, anche se il film si fa guardare. Into the woods grossa delusione: amo il genere - sia i film musical che i retelling - ma questo, che a Broadaway sembra fare tanto furore, non mi ha colpito. Il primo merita troppo, guardalo :)
EliminaLeggere i tuoi commenti è sempre un piacere :) Il primo film non lo conoscevo ma mi avevi quasi convinto (ma le parole Full metal jacket mi hanno bloccato. E' più forte di me), mentre Big Eyes non mi ispirava un granché (eppure adoro Burton!) ma mi hai rassicurato e probabilmente prima o poi lo guarderò :) Into the Woods, invece, non sono ancora riuscita a guardarlo, ma già ne avevo tutte le intenzioni e ora sono ancora più curiosa :)
RispondiEliminaMa no, Kubrick a me non piace, ma Whiplash è incazzoso come Full Metal Jacket, che io non credo manco di aver mai visto seriamente per intero :-D
EliminaGuarda, non farmi parlare di Into the Woods. Sto ancora male se ci penso... :)
RispondiEliminaDi Whiplash parlerò anch'io, a modo mio, ma alcune riflessioni delle cose che dici sono venute in mente pure a me...
Big Eyes purtroppo big delusion :(
Ma tu, con Into the woods, te la sei cercata.
EliminaEro sicurissimo lo avresti amato, visto che con le favole e il musical vai a braccetto :P
Whiplash visto ieri sera con un esaltato giovine, che batterista (metal però, non jazz) ha apprezzato particolarmente. Golden Globe meritato, speriamo anche in un Oscar.
RispondiEliminaInto the woods fin troppo Disney e canterino, un musical un po' scialbo per me, dai colori alle canzoni. Vero, spicca solo lei, Meryl, ma la sensazione di un'ennesima sperimentazione alla OUAT è troppa.
Per finire, Tim non lo salvo, no no, il suo Big Eyes oltre a non sembrare suo è piatto, tanto piatto. La prima delusione di quest'anno. (Son fortune: che anche l'anno scorso era andata uguale con American Hustle..)
La Streep è mostruosa, ma il film non va da nessuna parte. Sia perché in italia non abbiamo "la cultura" del musical, sia perché gli americani - avendolo già visto in teatro - sapevano già cos'aspettarsi. Mi ha lasciato stranito!
EliminaFighissimo Whiplash. Anch'io faccio il tifo per lui - ma dopo Boyhood, eh.
Into the woods lo depenno subito dalla lista di quelli da vedere...Whiplash a breve lo vedo, la tua rece mi ha molto molto incuriosito...su Big Eyes siamo totalmente d'accordo e anche su Waltz veramente pessimo se ha un regista che lo lascia a briglia sciolta...
RispondiEliminaSono certo che Whiplash ti piacerà ;)
EliminaWaltz ormai - al pari di Johnny Depp - ha il suo personaggio standard e, quando non sa che fare, tira in ballo quello. Bravo, sì, ma non mi è mai sembrato tutto 'sto mostro sacro.
Ebbene sì. Incredibile, ma vero. Ho visto uno di questi! Ed il fortunato è 'Big Eyes'!
RispondiEliminaAll'inizio mi annoiava un pò, ma dalla seconda metà ho imparato ad apprezzarlo e ad amarlo.
Conosco bene i film di Tim, li ho visti tutti, e sapevo già con certezza che una storia come questa non sarebbe stata riprodotta in stile eccessivamente Burton. In ogni caso, io sono stata soddisfatta!
Ah, mi fa piacere che, nonostante la tua famosa avversione per i film, ti sia piaciuto ;)
EliminaDevo ancora recuperare Whiplash....;)
RispondiEliminaMettiti in pari, dai ;)
EliminaOggi l'ho proposto a mio fratello ed ha apprezzato. Film fortissimo, molto molto simpatico.
Passerò, ti ringrazio!
RispondiEliminaUltimamente ho sentito solo lodi sperticate su Whiplash... cavoli, adesso volgio proprio vederlo! ^^
RispondiEliminaInvece ci sono rimasta un po' male per Into the Woods... era uno dei film che attendevo con più anticipazione per quest'anno, ma ho letto solo recensioni 'tiepide' (a dir tanto) a riguardo.... :( La mia volontà di andare al cinema a vederlo inizia a vacillare.
Guardalo, guardalo.
EliminaSinceramente, per Into the woods, avevo le tue stesse aspettative. Al cinema, perciò, ti consiglio di non andare :/
Tra questi aspetto di vedere "Into the woods" mi spiace che però non ti abbia proprio impressionato °-° va beh che al cinema non sarei andata lo stesso a vederlo perché il mio ragazzo odia i Musical XD non ti dico quando siamo andati a vedere Sweeney Todd, se lo ricorda ancora LOL
RispondiEliminaInvece proprio l'altro ieri ho visto Big eyes e devo dire che non mi è dispiaciuto affatto :3 sì è vero, non era il solito Burton, ma per me ci sta dai U.U certo, il film è carino e non eccezionale... del genere che mi ha fatto piacere guardare ma che non riguardarei ecco :) di sicuro Tim può fare di meglio :3
E Sweeney Todd è bellissimo. Figurati se lo porti a vedere questo qui :P
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