lunedì 22 novembre 2021

Le visioni indie di novembre: Titane | Pig | Petite Maman | Shiva Baby | Passing

Corpi. Corpi in mostra, corpi occultati, corpi eccitati, corpi dilaniati. Alexia, col proprio, ci ha fatto l'amore e la guerra. Ballerina in un night club, ha una placca in titanico in testa e una famiglia che l'ha cresciuta senza amore. Serial killer di uomini e piromane, trova riparo a casa di Vincent: un uomo così solo da credere che lei sia il figlio scomparso. Anche il corpo del padrone di casa, gonfio di steroidi, racconta un'ennesima storia di dolore. Discusso vincitore all'ultimo Festival di Cannes, il nuovo film di Julie Ducournau è sì un body horror dallo spunto assurdo (la protagonista, infatti, resta incinta di un'automobile di lusso), ma soprattutto l'incontro-scontro tra due solitudini. La prima parte è la più provocatoria: questa protagonista dal fascino alieno tenta di abortire con una forcina per capelli, si spacca il naso, prende a stillare olio di motore dai seni. La seconda, invece, mostra una convivenza piuttosto ordinaria: sapranno i protagonisti trovare l'umano nel disumano? Folle, sexy e grottesco, il film attrae grazie al filtro estetizzante del cinema di Refn. Ma sconvolge forse meno del previsto, in un inizio eccessivo e in un prosieguo poi molto più canonico. Storia di madri e mostri, dividerà fino agli Oscar. Ma, come il film figlio di Alexia, Titane è una bestia che prima non c'era. Miracolo o abominio? (7)

Grosso, barbuto e con il volto incrostato di sangue, il boscaiolo di Nicolas Cage abbandona la sua capanna e ritorna in città: qualcuno ha rapito il suo maiale da tartufi. Pronto a diventare il cult trash dell'anno – l'ennesimo con Cage per protagonista –, Pig è in realtà un gioiello indipendente già nominatissimo nei circuiti di nicchia. Isolato da tutti, in fuga da sé stesso, il protagonista si muove con straordinaria gravitas in un incrocio tra John Wick e Drive. Che si tratti dei ristoranti stellati o dei sotterranei della sordida Portland, il suo nome fa tremare i polsi: per fortuna, nel corso della visione, nulla va come immaginato. Votato alla non violenza, questo singolare vendicatore incanta con la grazia dei gesti ai fornelli e si lascia scortare dal sempre ottimo Alex Wolff: un giovane uomo con un rapporto burrascoso col padre e una madre suicida. Diviso in tre capitoli, Pig propone di volta in volta tappe e ricette segrete. A dispetto della sua aria cupa, lo si segue con emozione dall'inizio alla fine. E le lacrime sono in agguato grazie a un epilogo all'insegna di Bruce Springsteen. Toccante senza volerlo, e in maniera che risulta difficile descrivere, Cage va a caccia di una scrofa ma ti sorprende infine grazie a un rosso corposo, a un piatto elaborato servito con tutti i crisi: perché la cucina è condivisione, memoria. E in cucina, così come dietro le quinte, van sminuzzati, masticati e inghiottiti i dolori più struggenti; le elaborazioni negate. (8)

Cosa diresti a tua madre se potessi conoscerla quand'era bambina? L'ultimo film di Sciamma è un gioco d'immaginazione sospeso nei “se” dei paradossi temporali. Rimasta sola con il padre, Nelly fa i conti con la morte della nonna (non è riuscita a salutarla come sperato) e con il misterioso allontanamento della madre (che la sua infelicità sia proprio colpa di quella bambina nata anzitempo?). Già logorata dai primi tarli della coscienza, Nelly fa la conoscenza di una coetanea: per qualche strana magia, Marion è sua madre da bambina. Tenerissima fiaba intergenerazionale di donne e d'infanzia, il film dipinge il quotidiano di realismo magico e dei colori abbaglianti dell'autunno. Semplice all'apparenza, ricorda i film per famiglie degli anni Novanta. Ma dietro i giochi innocenti, questa volta, ci sono due piccole donne che stanno comprendendo loro stesse: per spogliarsi dei reciproci ruoli, perdonarsi e chiamarsi, semplicemente, per nome. Autrice sensibile e acuta come, la regista di Ritratto della giovane in fiamme condensa in settanta minuti i dolorosi non detti dei legami di sangue. E, come d'incanto, riesce a porvi rimedio grazie al lunghissimo abbraccio ristoratore di questo brevissimo film speciale. (7,5)

E' la pecora nera della famiglia. Bisessuale, femminista e indecisa sul prosieguo degli studi, la protagonista è poco più che un'adolescente con il sogno della stand up comedy. Con le calze strappate e uno smartphone pieno di chat sconce, si trova prigioniera del rinfresco di un funerale. Nello stesso salotto ci sono una vecchia fiamma, la fiamma attuale e una nidiata di parenti invadenti. La classica commedia degli equivoci sembrerebbe prontamente servita. Ma, a sorpresa, c'è del disagio vero nell'esordio alla regia di Emma Seligman. Fatto di schiaccianti primi piani, dialoghi affannosi e di un tappeto sono degno di un film horror, Shiva Baby è un caos meravigliosamente scritto che ricorda proprio l'imbarazzo delle cene col parentado riunito. Braccati, vorremmo sottrarci ai giudizi e alle domande. E urlare insieme alla protagonista, Rachel Sennott, qui al centro di un coming of age nato come un incrocio tra le commedie indie di Greta Gerwig (se fossero altrettanto scomposte, sincere, maleducate) e le terrificanti famiglie disfunzionali di Ari Aster (se l'isteria collettiva non generasse presenze demoniache, ma soltanto un infernale carnage domestico). (7,5)

Rebecca Hall, attrice di indubbio talento, debutta alla regia con un film ambizioso tanto per forma quanto per contenuto. Girato in 4:3 e in un ammaliante bianco e nero, raccontata un'intolleranza sottile, intima, che prescinde il colore della pelle: chi è davvero libero, chi felice? Amiche di vecchia data, Tessa Thompson e Ruth Negga si incontrano per un tè. La prima, moglie di un medico, si finge appagata; l'altra, invece, si spaccia per bianca. Fragili, irrequiete ed enigmatiche, si raccontano a parole e coi gesti. Thompson comunica finanche i pensieri più scomodi con un'occhiata, mentre Negga – sensuale come una novella Monroe – si lascia andare a lacrime così strazianti da ammutolire. Magnificamente dirette, sono al centro di un rapporto sfuggente. Le unisce la solidarietà, l'invidia o un'attrazione saffica? Da un lato film di straordinarie prove attoriali, dall'altro gioia per gli occhi degli esteti, Passing è un sofisticato melodramma al femminile con un comparto tecnico da Oscar. Algido, però, manca di immediatezza e, a differenza del romanzo, preferisce i toni spiccatamente drammatici a quelli di un noir dei sentimenti. Nonostante il bianco e nero delle immagini, nella sceneggiatura prevalgono le sfumature di grigio. E la sensazione di trovarsi a un debutto sì perfetto, ma di una perfezione spesso troppo fine a sé stessa. (6,5)

11 commenti:

  1. Vergognosamente ho visto solo Titane, fortunatamente al cinema, e l'ho apprezzato parecchio. Un trip grandioso, pieno di immagini psichedeliche e concetti sicuramente divisivi. Bello bello.
    In rampa di lancio ho Pig e Shiva Baby, come al solito per me è molto difficile stare dietro a tutto, anche ai film che vorrei vedere da mesi ç_ç

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    1. Secondo me, amerai entrambi.
      Bello Titane, ma nel complesso non mi ha sconvolto.

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  2. Devo ancora vedere Pig e Shiva Baby, per il resto mi ritrovo con i tuoi giudizi: ho apprezzato il coraggio e la follìa di "Titane" (e il dolore delle sue solitudini) e la dolcezza stilistica di "Petite Maman", che in 70 minuti riesce a farti emozionare. Discreto, seppure più ordinario, anche l'impegnato "Passing".

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    1. Titane, nonostante gli eccessi, lascia un ricordo quasi agrodolce. Non pensavo.

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  3. Non ne ho visto nemmeno uno, però Passing mi ispira abbastanza :)

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    1. Un ottimo esordio alla regia, anche se troppo manieristico!

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  4. Certo che Pig t'ha preso proprio bene. :)
    Ha sorpreso pure me vedere Nicolas Cage che per una volta non fa una porcata, però ho preferito i due gioiellini francesi.
    Shiva Baby e Passing sono due validi esordi di due registe che in futuro probabilmente faranno ancora meglio.

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    1. Sììì, Pig coi lucciconi!
      Invece, a proposito di strani animali da compagnia, ho trovato inutile Lamb.

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  5. Anche nel mio caso uno dei migliori. Che pezzo di cuore!

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  6. Colpevolmente, mi mancano ancora i francesi che dalle mie parti non si sono visti. Conto di rimediare già a partire da stasera.

    Pig è sicuramente la sorpresa dell'anno, e non solo perché mai avrei pensato di commuovermi con un film di Cage. Davvero intimo e toccante il suo ritratto, e la canzone finale porta alle lacrime.

    Su Passing già sai, rimetto tutto nelle mani degli Oscar se vederlo o meno

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    1. Secondo me, Passing ti toccherà recuperarlo. Ma è così breve e bello da guardare che, giuro, non pesa. Anzi.

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