venerdì 22 ottobre 2021

Recensione: Due donne - Passing, di Nella Larsen

| Due Donne. Passing, di Nella Larsen. Frassinelli, pp. 166, € 16,50 |

Girato in un abbagliante bianco e nero e diretto dall’attrice inglese Rebecca Hall, Passing è arrivato qualche giorno fa alla Festa del Cinema di Roma. A novembre, poi, sarà la volta di Netflix. E chissà che non si farà strada fino agli Oscar, con la sua storia, attuale più che mai, d’identità razziale e linee invisibili. Quanto è seducente, quanto pericoloso, spacciarsi per ciò che non si è? Pubblicato negli anni Trenta da un’autrice di madre danese e padre caraibico, il romanzo vive una seconda vita grazie alla recente rivalutazione della recente critica femminista e all’attenzione impensata del cinema. Bistrattato, dimenticato, frainteso, riesce tutt’oggi a sorprendere grazie al suo piglio intrigante e inquieto: un incrocio tra Alfred Hitchock e Woody Allen.

Incomincio a credere che nessuno sia mai del tutto felice, o libero, o al sicuro.

L’incontro tra Irene e Clare, amiche d’infanzia, va letto come l'episodio di un noir: cambierà tutto irrimediabilmente. La prima, moglie di un medico afroamericano, è una donna di colore nella Harlem benestante del dopoguerra: in casa si parla poco o niente dei linciaggi pubblici, ma in compenso si organizzano balli o tè sbucati dalle pagine più lussuose di Fitzgerald. L’altra, Clare, è una disertrice: graziata da una pelle dorata e dai tratti gentili del viso, infatti, si finge bianca secondo una pratica assai diffusa negli anni ruggenti. È passata dall’altra parte della cosiddetta «color line», sposando un uomo razzista e inconsapevole delle origini della moglie. Nonostante quella scelta, esecrabile per Irene, la fascinazione verso Clare è istantanea: maliziosa e felina, divorata dalla smania di possesso, la seconda donna è una femme fatale che s’intrufola nella vita dell’altra e mette tutto a soqquadro.

A che cosa servono gli amici, se non a sopportare i nostri peccati?

Irene è davvero appagata, o nel suo matrimonio ci sono ombre degne di sospetto? Che le liti frequenti per l’educazione dei figli siano un’avvisaglia dell’insoddisfazione latente del marito? Sarebbe stato meglio imitare Clare e vivere nella bugia, sotto una maschera d’avorio? Libera, ma non per questo al sicuro, Clare ha bisogno di una tramite per tornare a frequentare la sua gente. Ma una volta «passati» è forse possibile tornare indietro? All’apparenza distante dai drammi strazianti della discriminazione, immerso com’è nella bolla ovattata dell’alta-borghesia, Passing alimenta una rete di sospetti, pensieri scomodi, ambiguità etiche. Talora compassato nello stile, ha una struttura teatrale e lunghi dialoghi. Mai didascalica, Nella Larsen semina dilemmi su dilemmi e ci lascia con un epilogo frettoloso, tanto sfuggente quanto affascinante, da lasciar decantare giorni e giorni per metabolizzarlo meglio. Singolare storia di bianchi e neri, di bianchi e di neri, sceglie punti di vista inediti e si muove infine in una palette di grigi sfumati. Se costretti a scegliere, meglio salvare sé stessi o la razza?

Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Aretha Franklin - (You Make Me Feel Like A) Natural Woman 

2 commenti:

  1. Sono in attesa di vedermi il film, che promette bene.
    Nel caso scatti il colpo di fulmine, potrebbe poi scattare anche il recupero del libro...

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    1. Pare che il film sia molto fedele, e altrettanto sospeso.
      Aspettiamo!

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