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La felicità del lupo,
di Paolo Cognetti. Einaudi, € 18, pp. 152 |
Come il Fuji nelle vedute dell'artista giapponese Hokusai, il Monte Rosa è ovunque i protagonisti sollevino lo sguardo. Gigante placido e silente, fa da sfondo a quadretti domestici capaci di pacificare mente e cuore; a storie di vita vissuta che hanno un mastice comune, ossia il desiderio di ricominciare. Ha ricominciato anche Paolo Cognetti, autore bravissimo che dopo aver raccontato Milano e New York ha trovato sé stesso ad alta quota: le Alpi gli hanno portato fortuna. Reduce dal successo di Le otto montagne, torna sulla scena del suo nuovo grande amore con un romanzo meno indimenticabile del precedente, ma incantevole nella sua semplicità. In quel di Fontana Fredda c'è chi chi viene e c'è chi va. Si succedono le genti e le stagioni, dall'inverno all'estate. E c'è chi torna soprattutto: come quei lupi che seminano dappertutto tracce di un'irrequietezza contagiosa. Ai lupi somigliano anche i protagonisti: malinconici forestieri che si reinventano seguendo i bollettini meteorologici, la vocazione, la vocazione degli altri.
Silvia rise. E di cosa sa gennaio? Di cosa sapeva gennaio? Fumo di stufa. Prati secchi e gelati in attesa della neve. Il corpo nudo di una ragazza dopo una lunga solitudine. Sapeva di miracoli.
Fausto, alter-ego di Cognetti, è uno scrittore di città cresciuto col mito di Jack London: non potendolo equiparare nella scrittura, ne imita allora la vita avventurosa. Si trasferisce in montagna, si improvvisa cuoco, mette radici. Silvia, girovaga sulla soglia dei trent'anni, migra da un impiego all'altro e sogna di vivere su un ghiacciaio: cameriera, va a letto con Fausto in cerca di calore. Si annusano: lui sa di luglio, lei di gennaio. E poi c'è Babette, ristoratrice a capo di una magica locanda che somiglia un po' a una comune hippy. Cosa la lega a un ex guardia forestale col vizio del bere? Cosa a quelle cime? Cuore della narrazione è il locale in cui tutti si incontrano, in una mescolanza di lingue e vicissitudini: c'è un menu fisso a dieci euro, vino rosso e polenta a volontà, rare variazioni dello chef. Rifugio fisico e metaforico, è tappa fissa prima di macinare chilometri: direzione il cielo. Qualche volta la vita vera costringerà tutti a scendere a bassa quota. E qualche volta metterà paure, tra valanghe, morti accidentali e sparizioni: a dispetto della bellezza incontaminata del luogo, infatti, i pericoli della vita selvaggia sono sempre in agguato.
E così eccoti qui, pensò. Be', ben arrivato. C'è chi parte e c'è chi torna, no? C'è chi crepa, c'è chi scopa e c'è chi va a caccia. Il mondo è di chi se lo prende.
All'altezza delle aspettative, Cognetti coglie infinite sfumature nel bianco della neve e scappatoie dal gelo dell'anima. Non filosofeggia mai, non ricerca simboli o metafore: nella sua asciuttezza c'è tutta la grazia di chi ha imparato a stare al mondo. I nomi delle strade formano una ballata sulla bocca dei gattisti. Le pietre ammonticchiate dai passanti sono un piccolo tempio votivo alla forza di volontà. Le cucine, invece, l'ultimo avamposto dell'umanità. Quanto calore può esserci in un romanzo dalle temperature sotto zero? È possibile trasferirsi tra le sue pagine? Resto un tipo da mare, un topo di città. Ma La felicità del lupo ti spinge a restare un altro po' sotto le coperte, anche se fuori è un giorno lavorativo; a sognare di cambiare vita. Le parole di Paolo Cognetti sono primavera anticipata: fermatevi qui a svernare.
Il mio consiglio musicale: Matthew Perryman Jones – Land of the Living
Ciao Ink, non ho mai letto nulla di Cognetti, ma è un autore che prima o poi mi piacerebbe scoprire :-)
RispondiEliminaTi consiglio di partire proprio dal precedente, una bellissima magia.
EliminaBuona giornata!
Mi basta una frase: all'altezza delle aspettative.
RispondiEliminaCon Cognetti ho tanto da recuperare, ma perché per una volta, non mettermi già al passo con la nuova uscita?
Poi questa è la sua stagione. ❤️
EliminaDalla trama, direi che è una fordianata pazzesca. Probabilmente troppo per me. :)
RispondiEliminaTi anticipo che Le otto montagne, il romanzo precedente, sarà adattato con Borghi e Marinelli per protagonisti. Come se non bastasse la reunion, il regista è il belga di Alabama Monroe.
EliminaHo letto Le otto montagne e la penna di cognetti mi era piaciuta moltissimo; volentieri leggerei altro!
RispondiEliminaQuesto è proprio in linea con il precedente. ;)
EliminaAll'altezza delle aspettative. E mi basta. Buona domenica!
RispondiEliminaCiao Mariella! Decisamente. Ti auguro una buona settimana. :))
EliminaBellissima recensione! Mi tocca lasciare il mio amato mare per un bel viaggio in montagna :)
RispondiEliminaTi ringrazio, carissima!
EliminaAspettavo la tua recensione! "A sognare di cambiare vita!". Ciao da Lea
RispondiEliminaCiao Lea, come stai? Un abbraccio fortissimo a te
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