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Meglio sole che nuvole, di Jane Alison. NN Editore, € 18, pp.
264 |
Qual
è il colmo per un romanzo che ha il sole nel titolo, verrebbe da chiedersi col senno di poi? Rovinarsi irrimediabilmente, se non
abbastanza al sicuro nello zaino, durante un acquazzone estivo che mi
ha colto di sorpresa a metà strada verso il cinema. Il cattivo
presagio, forse, doveva farmi riflettere. Sul fatto che quella
copertina bellissima ormai sgualcita, che un editore infallibile che
sempre e comunque mi tenta in libreria, questa volta non mi avrebbero
accontentato. Con un romanzo, fra titolo e grafica, che in realtà si
presenta meglio di quanto non sia. Con una storia che parla di donne,
stagioni oziose e letteratura latina, a te che al liceo classico eri
uno dei pochi maschi a lezione, che dicevi in fondo di preferire i greci e la quiete delle mezze stagioni agli eccessi di quest'afa qui.
Siamo a Miami, isola da film. Siamo nei pensieri di una
protagonista dal nome puntato – J come Jane Alison? – che fa un
bilancio della propria vita sentimentale all'alba di una
pubblicazione ambiziosa.
Non
è un paese per vecchie. Io non sono ancora vecchia, ma ho il cuore
malato di un vecchio desiderio.
Traduce
le Metamorfosi in inglese, le
riadatta soprattutto in chiave contemporanea, e davanti a fanciulle
che scappano e si trasformano, a un genere femminile capace sempre di
reinventarsi, si domanda fra le pagine se sia tardi o presto per
cercare l'uomo giusto. Vive al ventunesimo piano di un condominio che
si chiama Love Boat, con una piscina (non a norma) a forma di
clessidra e sfondi che le rinfacciano continuamente la solitudine
della mezza età e l'incessante scorrere del tempo. Unica single su
un'arca per privilegiati, si divide così fra la scrittura creativa,
qualche preoccupazione per una genitrice che non si arrende all'idea
dell'ospizio, le cure affettuose per un gatto cieco che ha spento
diciotto candeline e un'anatra ferita che proprio non vuole farsi
aiutare. Nel mentre, spia senza malizia chi le sta accanto, e cerca
l'ispirazione. I cascamorti nei lounge bar, l'andirivieni sospetto
dalla spa per soli culturisti, le liti e i piccoli sabotaggi alle
riunioni condominiali, l'amore vero che lega un moderno commesso
viaggiatore e una consorte affetta da un dolore cronico che né la
premura del marito né la salsedine possono guarire.
È
sufficiente avere ricevuto un po' di amore, un tempo. Anche se non ha
funzionato a lungo. Forse è sufficiente averne ricevuto in passato,
e adesso vivere solo con i suoi frammenti, e non c'è proprio niente
di male se dedichi l'amore che ancora ti resta a un vecchio gatto o a
un'anatra, ai pochi cari amici, a tua madre. Sull'arca non sono tutti
coppia.
Ci
sono avvistamenti misteriosi a largo: ammucchiate e cadaveri, perfino
sirene impossibili, se di miti si parla. Ci sono gli SMS, i sogni
erotici a occhi aperti, una narrazione nella narrazione, fiumi di
prosecco: caratteriste di una narrativa non-narrativa che ha lo stile
fresco e sincopato, un po' social, di una Chiara Gamberale più
colta, più poetica, più leziosa. Le alte
citazioni, infatti, non bastano a cancellare l'impressione di una
commedia rosa come tante che vorrebbe avanzare pretese autoriali che
scontenteranno sia chi chiedeva leggerezza assoluta sotto
l'ombrellone, sia chi si era fidato ciecamente del buon gusto della
NN – non messo in discussione, eppure, neanche da una lettura che
questa volta non mi sento di consigliare – o delle parole
lusinghiere dell'autrice di Fato e furia.
Insomma: Meglio sole che nuvole non
sfigurerà sulla sdraio di quella vicina in là con gli anni che
invecchia con stile, lo smalto rosso sulle unghie, una vaga puzza
sotto il naso e mille pretese radical chic, e di radicale felicità.
Sarà che mi sono scoperto una persona sensibile, ma pur sempre proveniente da Marte; un appassionato estimatore di Ovidio, sì, da ex classicista modello, comunque più vicino alla malinconia delle nuvole che a questo sole che ha già stancato. Nonostante l'estate appena inaugurata.
Sarà che mi sono scoperto una persona sensibile, ma pur sempre proveniente da Marte; un appassionato estimatore di Ovidio, sì, da ex classicista modello, comunque più vicino alla malinconia delle nuvole che a questo sole che ha già stancato. Nonostante l'estate appena inaugurata.
Il
mio voto: ★★½
Il
mio consiglio musicale: Robbie Williams – Love My Life
Sai, credo che ciò che destabilizzi, e non poco, sia l'organizzazione frammentaria della narrazione e l'assenza di una vera e propria storia da seguire. Ho dato mezzo punto in più per il personaggio. Un po' mi ci sono affezionata :)
RispondiEliminaPer qualcuno, però, lo stile frammentario è stato poetico. A me è sembrato soltanto post-Facebook, e ho trovato cozzasse con il povero Ovidio, che invede è poco tipo da social. ;)
EliminaNo, questa volta passo! Certo che, come sempre, le tue recensioni sono meravigliose anche quando stronchi... ;)
RispondiEliminaTi ringrazio, Dany! Proprio non posso dirti di tornare sui tuoi passi, conoscendoti...
EliminaConcordo con Daniela! ;-)
RispondiEliminaLea
Grazie, Lea, anche se spiace sempre sconsigliare romanzi. Figurati se dell'infallibile NN. Sarà per la prossima. :)
Eliminabene direi che non fa per me!mi aggrego al coro di complimenti ;D
RispondiEliminaPenso anch'io, Saya, e sempre grazie!
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