lunedì 26 ottobre 2015

Recensione: Ragazze di campagna, di Edna O'Brien

Mi mancava Baba. Mi aiutava a restare coi piedi per terra. Mi impediva di rimuginare di continuo sulle cose.

Titolo: Ragazze di campagna
Autrice: Edna O'Brien
Editore: Elliot
Numero di pagine: 256
Prezzo: € 13,50
Sinossi: La timida Caithleen sogna l'amore, mentre la sua amica Baba, sfrontata e disinibita, è ansiosa di vivere liberamente ogni esperienza che la vita può regalare a una giovane donna. Quando l'orizzonte del loro piccolo villaggio, nella cattolicissima campagna irlandese, si fa troppo angusto, decidono di lasciare il collegio di suore in cui vivono per scappare nella grande città, in cerca d'amore ed emozioni. Alla sua pubblicazione, avvenuta nel 1960, l'esordio narrativo di Edna O'Brien, fortemente autobiografico, suscitò reazioni di sdegno e condanna che andarono ben oltre le intenzioni di una sconosciuta autrice poco più che ventenne: il libro fu bruciato sul sagrato delle chiese e messo all'indice per aver raccontato, per la prima volta con sincerità e in maniera esplicita, il desiderio di una nuova generazione di donne che rivendicava il diritto di poter vivere la propria sessualità.
                                                La recensione
Nella religiosa Irlanda dei primi anni sessanta, si racconta come l'esordio di Edna O'Brien – giovane e spregiudicata ragazza di paese, che rifletteva, in quel breve romanzo parzialmente autobiografico, sulle necessità, gli amori, i viaggi – avesse suscitato immenso clamore. La sua penna, eppure semplice e delicata, era stata come un bastone in un vespaio. Le sue riflessioni sulla famiglia, l'istruzione scolastica, il sesso – prerogative dell'adolescenza di ogni dove e di ogni epoca – avevano sollevato i ronzii dei benpensanti, le ire funeste dei cattolici. Ragazze di campagne, primo capitolo di una trilogia che segue, negli anni, la crescita di due migliori amiche che si amano e si odiano di vero cuore, era il romanzo di formazione da inserire nell'indice dei libri proibiti, da bruciare pubblicamente sui sagrati delle chiese. Coma appare, oggi, con le menti aperte e i giovani smaliziati, questo classico moderno da poco riscoperto e salvato dal pregiudizio di un pubblico tanto ipocrita quanto moralista? 
Ragazze di campagna – a cui seguiranno La ragazza dagli occhi verdi e Ragazze nella felicità coniugale: già in lista, perché il finale sospeso lascia qualche dubbio e una visione opaca dell'insieme – mi ha ricordato il primo volume della saga di Elena Ferrante – da Dublino a Napoli, non cambia molto se si parla di amicizie al femminile e voglia di altrove – e quei film in bianco e nero, trasmessi nel tardo pomeriggio, che conservano ancora il loro fascino. Tornare a pubblicare la O'Brien, tornare a parlarne, è un po' come restituire loro il colore, in un magico lavoro di restauro: nel tentativo, quasi, di recuperare il tempo perduto. Poco attirato quando si parla di classici o aspiranti tali, confuso da chi lo adorava e da chi, al contrario, lo trovava una delusione, l'ho tenuto a mente, ma lasciato in forse. Quando, al solito mercatino, per due euro, ho portato a casa la nuova edizione Elliot il forse si è trasformato in sicurezza. Com'è il romanzo su cui ogni blogger ha detto la sua, usando i toni più disparati? Ragazze di campagna è la storia dell'adolescente che posa sulla copertina italiana: Caithleen ha i capelli rossi, le scarpe consumate, una valigia di cartone con pochi beni all'interno. Alle sue spalle, i campi e un casolare da abbandonare, dopo la morte della madre e i debiti di un padre alcolista, ma con la voglia di redimersi. Da qualche parte lì vicino, se fosse possibile una panoramica, vedremmo la villa dell'amica Baba; al contario suo, ricca, viziata e appariscente. 
Con un papà a cui non dà il rispetto meritato, una mamma che sogna il cinema, un fratello spocchioso e una casa grandissima, piena di stanze e meraviglie, in cui la sfortunata Caithleen – però più intelligente e coscienziosa – è sempre la benvenuta. Finché non attira le attenzioni del Signor Gentleman, uomo attempato e facoltoso, e i suoi voti alti non le valgono una borsa di studio in città. L'amicizia tra Caithleen e Baba, allora, si fa simile a quella tra le nostre care Lila e Lenù: la fedeltà cieca e la competizione spietata. La O'Brien le seguirà dai quattordici ai diciotto anni, in questo titolo. La vita in periferia, l'arrivo in una scuola cattolica, la fuga a Dublino: senza un'istruzione ma con un sogno. Farcela. E, soprattutto, innamorarsi perdutamente, come succede al cinema. L'autrice, all'epoca della prima stesura loro coetanea, è attenta agli stati d'animo e agli sfondi; ai cuori in subbuglio e alle città straniere che cambiano, cambiandoci. Ma anche ai miracoli del trucco, alla vanità delle sue piccole donne, alla caccia spietata di uomini ricchi e depravati nei riguardi delle due protagoniste, materiali e sciocchine, che rischieranno di dimenticare – stordite dagli apertivi e dalle luci sfavillanti di Dublino – la retta via e i lati positivi di quella loro strana amicizia, mai del tutto disinteressata. Il bello, in Ragazze di campagna, è che tutto ciò che i più grandi affermano si rivela vero – presenti, e cito i commenti in copertina, la spontanea originalità, l'ironia, l'innovazione, lo scandaloso puzzle di desideri femminili – ma, a prima vista, non si direbbe; sapete? Il brutto, per molti e anche un po' per me, è quindi che, durante la lettura, se ne senta poco l'importanza. Pregi e difetti, vizi e virtù, di una scrittura che è lieve, disimpegnata, attuale: con l'acuto rischio, senza avere i seguiti a portata di mano, di risultare però senza peso.
Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Tori Amos – Cornflake Girl

19 commenti:

  1. In lista da una vita, i pareri tiepidi e il fatto che non sia autoconclusivo hanno raffreddato l'entusiasmo. La cover comunque, come tutte quelle della Elliot, è carinissima.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Purtroppo, per me, è uno di quei libri che avrebbe subito bisogno dei seguiti a portata di mano. Letto da solo, al contrario di L'amica geniale che è bello e complesso già così, lascia pochino. Però è scritto benissimo e scorre a meraviglia. Prima che la curiosità muoia, spero di recuperare La ragazza dagli occhi verdi.

      Elimina
    2. Quindi "L'amica geniale" va bene anche da solo?
      Riguardo al commento su Cime Tempestose: il romanzo della Bronte è l'antesignano di Beautiful ma non lo sa nessuno. Non mi ha mai convinta, nemmeno in lingua originale.

      Elimina
    3. Va bene da solo nel senso che, dopo quasi quattrocento pagine, hai una specie di senso di pienezza e appagamento - diciamo proprio un senso - che qui, per le poche pagine e lo stile anche poco incisivo, manca. La storia di Lila e Lenù, comunque, si ferma a un bivio, a una fase di passaggio, ma questo già lo sai; basta dare un'occhiata ai titoli successivi. In quanto a Cime Tempestose in lingua... Sei una kamikaze!

      Elimina
  2. Non mi sono ancora decisa a leggerlo; forse, come giustamente scrivi, è meglio avere a portata di mano gli altri volumi prima di cominciare!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sicuramente. Però, Tessa, secondo me nella tua libreria non può mancare.
      Mi dà, a pelle, questa sensazione. :)

      Elimina
  3. Ciao! Io l'ho letto tempo fa e mi ritrovo nel tuo commento finale e nelle tue 3 stelline. E' un libro carino, si lascia leggere volentieri, ma secondo me gli manca un po' di mordente, tant'è che non mi sono ancora decisa a leggere gli altri 2 e non so se lo farò. Forse non è propriamente il mio genere preferito (motivo in più per valutare ancora un po' se prendere in mano la saga di Elena Ferrante), se di genere si può parlare.
    Bellissima recensione, comunque!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Marta, grazie mille!
      La saga della Ferrante, sebbene al momento sia fermo al primo, te la consiglio senza riserve. Complessa, vera, ma scorrevolissima. E, a dirti la verità, temevo un po' il contrario.

      Elimina
  4. Ne ho sentito parlare talmente tanto che mi sono convinta di averlo letto.
    Invece no,nella mia formazione ho letto tantissimi libri,classici soprattutto,ma questo no.
    Passo tranquillamente,ho per le mani Jane Eyre e mi basta.
    La Bronte però scrive da dio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Magnifico Jane Eyre: uno dei pochi classici letti per forza che, nonostante l'imposizione, ho adorato. L'ho riscoperto all'università, con l'esame di Letteratura Inglese, e l'ho trovato ancora più memorabile. E' l'altra Bronte a non andarmi giù: Cime Tempestose non è stata una lettura, ma un parto. Bellissima storia, ma i personaggi...

      Elimina
    2. Cime tempestose mi ha fatto soffrire troppo ma contiene la più bella dichiarazione d'amore che io ricordi

      Elimina
    3. Concordo con te, ma l'amore bisogna ricercarlo in mezzo a tutti quei rancori, a quei compromessi. Insomma, mi ha molto amareggiato. Prima o poi, ci dovrò fare pace, chissà.

      Elimina
  5. Pensavo fosse la versione al femminile del film con Renato Pozzetto... :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahahahah, guarda, su Pozzetto mi cogli impreparato. :-D

      Elimina
  6. Possiedo questo libro da circa un anno, l'ho acquistato non so nemmeno io perché, forse un istinto improvviso che poi si è chetato con il rientro a casa. Sto leggendo L'amica geniale, un buon termine di paragone direi...fedeltà cieca e competizione spietata...questo mi sta piacendo molto nel romanzo della Ferrante, quindi grazie a questo e alla tua recensione, ho deciso di riprendere in considerazione Ragazze di campagna, che hai definito semplice e delicato, qualità dello stile che apprezzo moltissimo negli autori e autrici. Recensione, come sempre, originalissima :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio tanto, Cuore. Ho visto che hai la Ferrante in lettura: ottima scelta e, in settimana, passo a leggere il tuo pensiero. Forse, io attacco con il secondo dell'Amica geniale: chissà. Il tempo, in questo periodo, è dalla mia. :)

      Elimina
    2. Ti aspetto! E sarò qui alla prossima recensione :-)

      Elimina
  7. Leggo sempre pareri discordanti su questo libro e sulla serie in generale (se così vogliamo chiamarla). Io un po' curiosa lo sono, ma mai così tanto da decidermi a leggerlo perché ho paura che risulti una grandissima perdita di tempo (e quest'anno di libri del cactus ne ho letti già troppi). Vediamo, magari durante il Natale lo prendo in biblioteca (di certo non lo compro, ecco).

    RispondiElimina