lunedì 12 ottobre 2015

Recensione: Deathdate, di Lance Rubin

Il mondo non è perfetto, e non abbiamo il dono del tempo che hanno tutti gli altri. E abbiamo paura, e ci sentiamo confusi, e forse facciamo qualche sbaglio. Forse proviamo a masturbarci con il burro e combiniamo un casino. Ma tu devi morire a testa alta.

Titolo: Deathdate
Autore: Lance Rubin
Editore: De Agostini
Numero di pagine: 331
Prezzo: € 14,90
Sinossi: Denton Little ha diciassette anni e una sola certezza: morirà la notte del ballo di fine anno. Ma - escluso il pessimo tempismo - nulla di strano. Perché il mondo di Denton funziona così: tutti conoscono la data della propria morte, e tutti aspettano il fatidico momento contando i minuti. Per questo, fino a oggi, la vita di Denton è stata piuttosto normale: la scuola, gli amici e Taryn, la fidanzata. Ma ora mancano due giorni al ballo... e Denton sente di non avere più un secondo da sprecare. Non soltanto perché vuole collezionare più esperienze possibili in meno di quarantotto ore - la prima sbronza, la prima volta, e il primo tradimento - ma anche perché le cose sembrano essersi improvvisamente complicate. Chi è l'uomo sbucato fuori dal nulla che dice di avere un messaggio da parte di sua madre, morta ormai da molti anni? È soltanto un pazzo? E allora perché suo padre ha iniziato a comportarsi in modo tanto bizzarro? D'un tratto le ultime ore di Denton Little si trasformano in una corsa contro il tempo, una disperata ricerca della verità. E forse di una via d'uscita.
                                              La recensione
Per mettere alla prova il loro coraggio, in quello che forse è il mio film preferito in assoluto, un gruppo di bambini si spingeva fino alle porte di una casa cupa e decadente, in una notte di metà estate. Bussavano e, prima di scappare via, si trovavano davanti una strana signora: curva, spettrale, inquietante. Avrebbero spiato, così, nell'occhio di vetro della strega, una porzione di futuro. Precisamente: il momento del loro triste trapasso. Chi caduto da una scala traballante, chi colto da un imbarazzante infarto sul gabinetto; chi – come Edward Bloom – destinato, invece, a una morte senza precedenti; per lo spettatore, un segreto agrodolce fino all'ultima, magica sequenza. Se fosse possibile, al posto dei protagonisti, dareste anche voi una sbirciatina dall'altra parte, oltre il confine, per non essere colti impreparati quando l'ora fatale si avvicina? Sì, no? E se, in un futuro non precisato, non aveste possibilità di scelta? Nel mondo di Denton Little – lontano nel tempo da quel che ci è dato da sapere, ma per il resto identico al nostro – si nasce con una data di scadenza impressa: una piccola indagine, un test e, durante il primo giorno di vita, per i genitori e i parenti, è già possibile conoscere l'ultimo. La data: non l'ora, né la causa del decesso. C'è chi muore anziano - per angosciarsi, quindi, sai quanto tempo c'è; chi, come Denton, ha un'esistenza dal capolinea vicinissimo: lui morirà a diciassette anni, nel fiore della gioventù. Deathdate - romanzo di esordio di Lance Rubin – racconta, in ordine, la storia del suo ultimo giorno al mondo. Un countdown che ha inizio la mattina, da un confuso risveglio in uno sconosciuto letto di ragazza, e termina la notte successiva, durante il ballo della scuola, ma in sospeso; senza svelarvi troppo, mi sembra necessario dirvi che il finale, infatti, è aperto ma d'impatto e che, previsto per chissà quando, si aspetta molto volentieri l'arrivo di un seguito. Il simpatico Denton, nei giorni direttamente precedenti al grande congedo, almeno, è sempre stato un ragazzo modello: un amico leale, un figlio rispettoso, un fidanzato fedele. Cosa non gli si perdonerebbe, insomma, durante il festeggiamento della sua morte imminente? 
Sbandate, pazzie e incidenti di percorso, infatti, sono permessi quando è l'ultima volta per dare colpi di testa, osare un po'. Tutto filerebbe come programmato – un prefunerale in cui a lui, ancora vivo e in salute, tocca il discorso più atteso e toccante; una veglia con compagni e parenti in cui, sempre vivissimo, trascorrere i momenti rimanenti in mezzo al conforto di chi c'è sempre stato - se non fosse per la comparsa, tra una lacrima e un abbraccio, di episodi curiosissimi, che vanno dal comico al misterioso. Tradisce la fidanzata recalcitrante con Veronica, la sorella maggiore del suo migliore amico; il bullo della scuola, perfino in quella data, vuole dargli barbaramente filo da torcere; un dottore sbucato dal passato, amico intimo di quella mamma che è morta mettendolo al mondo, ha un piano imperscrutabile da rivelargli. Il tutto, mentre con brio si scivola dalle istanze dello young adult a quelle di una grottesca spy story e il protagonista, insieme a chi gli è stato carnalmente vicino, inizia a coprirsi di chiazze viola. Lance Rubin, con in testa un'idea originalissima e, per il resto, simpatico di suo, esordisce con un romanzo che non è come sembra. Deathdate è uno stravolgimento e una libera parodia, per me, di quei romanzi così numerosi, dopo il boom di Colpa delle stelle, da meritarsi un sottogruppo tutto per loro, nella narrativa per ragazzi: li chiamano “sick lit”. 
Ma sì, quelli in cui uno dei protagonisti, dal destino segnato, sta morendo e, con amici e fidanzate varie nei paraggi, si interroga sul senso del tempo, della vita, dell'amore; viaggiando e, finché si è in forze e giovani, vivendo ogni giorno come fosse l'ultimo. Una cosa del genere. Con Rubin si ride a crepapelle lì dove si dovrebbe piangere e tutto l'ordine è infranto, tutto è il contrario di tutto: all'inizio il discorso di Denton al suo stesso funerale – simile a quello di Gus e Hazel, eppure diverso: uno sfogo semiserio più ironico che affranto, controcorrente – e a metà le cose da ragazzi – fraintendimenti, gelosie, inimitabili siparietti in cui l'umorismo nero e il nonsense vincono a mani basse. Ha lo stesso difetto, però, che riscontro nei romanzi dalle ore contate; quelli ambientati in tempo reale: si pensa al qui e ora – il futuro è un buco nero, il passato è una terra straniera – e ai protagonisti, gente che vive nel presente, manca oggettivamente un po' di profondità. Resoconto di notti rocambolesche e libertine in cui tutto o quasi è lecito, Deathdate comunque piace per un linguaggio più colorito del solito – qualcuno ha capito che non esistono diciassettenni che parlano come libri stampati – e per personaggi da sitcom. Ho pensato alla deliziosa serie british Scrotal Recall – comedy in cui una malattia venerea era una scusa per pensare all'amore dato e ricevuto: agli amori andati – grazie all'esilarante amico Paolo, alla tentatrice e scostante Veronica, alla leziosa Taryn, a genitori epici e a chiazze colorate che, come un virus o la morte stessa, si diffondono. Nonostante la trama sinistra e un epilogo potenzialmente tragico in agguato – è nei patti che, salvo colpi di scena, il protagonista muoia nelle battute finali – Deathdate è più American Pie che In Time. Un gaudente e ironico giro di prime (e ultime) volte e non una corsa alla vana ricerca del tempo perduto.
Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Good Charlotte – Last Night

23 commenti:

  1. ecco, io avrei preferito un libro sulla "vana ricerca del tempo perduto", quindi boh... forse passo, anche se la cinica ironia del protagonista mi potrebbe piacere.

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    1. Eh, ma di quelli che dici tu sai quanti ce ne sono in giro. Questo, anche con il rischio di risultare un po' leggerino, almeno sceglie una strada parzialmente nuova. Perché ridere fa sempre bene, anche se l'allegria, purtroppo, si scorda dopo qualche tempo. Ecco perché sono sempre per i libri tristi. ;)

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  2. L'ho finito ieri sera, all'inizio l'ho trovato carino soprattutto per il protagonista ma a un certo punto mi stava leggermente annoiando per fortuna ci sono le ultime 150 pagine, geniali e inaspettate. Ora aspetto il seguito...

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    1. Concordo. Partenza con il botto, sviluppo un po' ripetitivo.
      Finale esagerato e improbabile, ma che incuriosisce un mondo.
      Aspettiamo, aspettiamo. ;)

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    2. Mi aveva incuriosito anche il fatto che di alcuni la data di morte non si sapesse, pensavo che avrebbero sviluppato qualcosa in merito, forse nel secondo...

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  3. Il genere sick lit mi piace in una maniera malata.
    E lo spunto di questo romanzo promette bene...
    Mi hai incuriosito. ;)

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    1. A te piacerebbe proprio.
      Una serie tv ci sta tutta, chissà. ;)

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  4. Un mix tra distopia e Colpa delle stelle? Per una volta la tua recensione non mi chiarisce le idee. Magari lo sbircio appena vado in libreria.

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    1. No, Cecilia: a Colpa delle stelle ho pensato per il discorso al prefunerale - qui totalmente rovesciato e, quasi, ridicolizzato - ma di distopico penso non abbia niente. Semplicemente, la scienza ha fatto taluni passi in avanti e, in un futuro prossimo, c'è modo di sapere quando - ma non come - si andrà via. Si parla, verso la fine, sì di organizzazioni governative e quant'altro, ma sempre in maniera troppo autoironica e leggera per definirlo un distopico vero e proprio. E', semplicemente, una caciarona commedia americana con questo spunto originale dalla sua. Secondo me, a occhio, non ti piacerebbe molto.

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    2. Ah, la conoscenza della data di morte non è propriamente originale: era stata proposta,seppur in altri termini, in altre saghe come per esempio quella di Matched di Allie Condie.
      Comunque vedrò, ormai ho la pulce nell'orecchio. Grazie per la precisazione.:)

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  5. A me incuriosisce molto! L'idea di rendere un po' più leggero il tema della morte mi piace :)

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    1. L'idea intriga senz'altro, Alice, anche se ci vorrebbe già il seguito sotto mano per metterlo maggiormente a fuoco. Mi ha divertito, ma - per ora - è finita lì. :)

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  6. L'ho acquistato pochi giorni fa e sono sicura che se preso senza aspettative troppo alte può esser piacevole, se poi come mi confermi tu il tema della morte è trattato con uno spirito all'American Pie, mi incuriosisce ancora di più! ;)

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  7. Ecco, adesso sono troppo confusa: mi potrebbe piacere, oppure no? :P
    Pensavo di sì, perché (sadicamente) ero attratta dal lato "macabro" della faccenda "tutti conoscono il giorno della propria morte, e quindi... chissà cosa potrebbe accadere".
    Però... non sono una grande fan dei libri in stile "Colpa delle stelle", neppure riletti in chiave ironica o proprio parodica. Forse ho letto questa recensione giusto in tempo, meglio passare direttamente a qualche altro titolo più nelle mie corde! :D

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    1. Non so, Sophie. Per me, è un'acuta parodia di quel filone lì, ma mai dire mai.
      Potrebbe esserci un lato fantascientifico - per molti, infatti, si parla già ora di romanzo distopico, ma non sono così d'accordo - più indagato nel secondo capitolo. Chissà. ;)

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  8. Mi intriga parecchio e ho già il libro, di cui ho letto i primi capitoli. Sembra molto carino e divertente ^^

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  9. Uhm più American Pie che In time? Allora temo non faccia per me che ho decisamente adorato il secondo e guardato solo volentieri il primo!
    Non so perché comunque non mi ha mai particolarmente ispirato o.ò

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    1. Ebbene sì, è un intrattenimento più per maschietti, questa volta. :)

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  10. Io l'ho trovato molto carino e ironico! Soprattutto perchè viviamo tutto il tempo nella mente di Denton, in cui è facile immedesimarsi. Simpatici gli intermezzi in cui cerca di applicare dei filtri tra cervello e bocca perchè in fondo.....non è quello che a volte facciamo un po' tutti?Partiamo con un'intenzione ben precisa e poi,alla fine,decidiamo che forse è meglio tacere! Non la giudico una lettura per maschietti, piuttosto un modo per sorridere delle nostre debolezze quando si tratta di rapportarsi con gli altri e poi, con un amico come Paolo,come si fa a non affrontarle e superarle?!?! ^.^

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