Ciao
a tutti, amici. Come state? Oggi la recensione di un romanzo
che mi è stato gentilmente inviato dall'autore. Una storia buffa e
misteriosa, ma sulla quale, per via della brevità del racconto in
sé, non posso esprimermi né del tutto positivamente, né del tutto negativamente. Vi
parlo di quello che ho letto e di quello che ho recepito, quindi, in
un commento, come sempre, spiccatamente soggettivo. Mi trovo in una
situazione strana – sarà che non sono abituato a recensire
racconti – ma tacere su una lettura breve, anche se ricca di
potenziale, sarebbe stato improduttivo per me e scortese nei
confronti del gentile e brillante Giacomo Lucarini, che ringrazio per
l'interessamente e la disponibilità. Augurandovi buon weekend e
buona lettura, vi abbraccio, M.
Autore:
Giacomo Lucarini
Editore:
Giovane Holden Edizioni
Numero
di pagine: 88
Prezzo:
€ 12,00
Sinossi:
Daniele ha poco più di vent'anni, è un giovane solare ed estroverso
con un lavoro che lo gratifica, pochi buoni amici e tanti conoscenti,
una famiglia amorevole con cui fa i conti a ritmo alterno. Un tipo
qualunque, insomma. Di punto in bianco, però, la sua vita cambia in
modo radicale: la luce del sole comincia a bruciargli la pelle, gli
occhi si arrossano facilmente e si sente sempre stanco e malaticcio.
Per quanto provi a negarlo a se stesso, ben presto deve accettare
l'idea di essere diventato un vampiro. Ma nulla è come potrebbe
aspettarsi: niente canini aguzzi, niente super-forza, niente sensi
aumentati né fascino tenebroso... per lui soltanto problemi in più
nella vita di tutti i giorni (e una sfrontata, inusitata sete di
sangue). L'incontro con la giovane e misteriosa Iside sarà il primo
di una serie di ulteriori sconvolgimenti nella sua vita fino
all'epilogo finale. Tra romanzo fantasy e racconto di formazione, tra
letteratura pulp e romanticismo, una storia di "ordinario"
vampirismo.
La recensione
Questa
sarà una recensione molto diversa dalle solite. Una recensione
atipica, per un racconto su un atipico vampiro. Scorrendo la
pagina, vedrete, infatti, che non ci sono le consuete stelline
valutative, né l'immancabile consiglio musicale, alla fine di uno
sproloquio tutto mio che sarà decisamente meno lungo rispetto ai
soliti. Questa è una recensione che non è una recensione. Punto.
Tutto è iniziato qualche settimana fa, quando, tra le email, ho
trovato un messaggio di posta di un tipo occhialuto e col pizzetto
che mi è stato simpatico a prima vista: Giacomo Lucarini mi parlava
del suo esordio, il romanzo Atipico Vampiro. Intrigato e
divertito, approfittando della disponibilità di questo giovane
autore, ho accettato di leggerlo. Era una storia che prometteva
grasse risate, la sua. La fighissima copertina in bianco e nero,
firmata dal grandioso illustratore Lucio Parrillo, era tutta un
programma: nebbia grigiastra, nubi tempestose, occhiali da vista
scuri e berretto, un protagonista in una posa eroica – tra Duke
Nukem e il Bruce Campbell di
L'armata delle tenebre
– con una donzella adorante ai piedi. Troppo, troppo forte! Il
mio errore, se di errore si può parlare, è stato documentarmi male
e lasciarmi stregare da una trama simpaticissima e da
un'illustrazione che cattura l'attenzione di ogni fanatico di film,
videogiochi o fumetti che si rispetti. Non conoscevo (e non conosco)
le passate pubblicazioni della Giovane Holden Edizioni e, prima di
sfilarlo dal plico, non mi ero reso conto dell'estensione del libro:
un volumetto in una comoda e curata brossura, dal font perfetto e
senza il minimo refuso, ma brevissimo. Appena 80 pagine. Atipico
Vampiro non è un romanzo, e
nemmeno un romanzo breve. E' un racconto e, per la cronaca, sempre
breve. Troppo per lasciare un'impronta e per portare allo sviluppo di
idee interessantissime, ma dal potenziale inespresso.
E' un romanzo
surreale ed estremamente ironico, che non prende troppo sul serio né
sé stesso, né la figura millenaria del vampiro, ma che, alla fine
dei conti, non si lascia
nemmeno prendere sul serio. L'ho letto tra una pubblicità e l'altra,
nell'arco di un film che avevo già visto, proiettato su Rai Due, e
ho trovato che tutto fosse vago, abbozzato, incollato insieme senza
che fosse parte di un piano più complesso. I capitoli sono
brevissimi – una pagina, massimo una pagina e mezza – e la
dissolvenza tra una scena e l'altra – tanto difficile da rendere su
carta, e lo scrivo per esperienze diretta – è praticamente
assente: come in una sit-com con le risate preregistrate di cui
Atipico Vampiro
potrebbe essere, magari, il breve pilot.
Inizio (stacco), svolgimento
(stacco), fine (stacco). Tutto compresso, come in uno di quei pratici
sacchetti salvaspazio, in pochissime pagine. I vari elementi sono
schiacciati tra di loro, l'uno contro l'altro, e non respirano. Come
non respira la storia in sé. L'incipit è simpaticissimo, ma le
situazioni che seguono mi sono apparse slegate tra loro, poco
efficaci. Ci sono rimandi all'attualità, parentesi geek su gruppi
musicali e programmi TV, cenni al mondo del lavoro e della politica,
ma lo stile – piacevole, comico, pungente, brillante - risente
molto di uno svolgimento frettoloso all'inverosimile: come se Giacomo
avesse avuto rigidi tempi di consegna da rispettare o uno spazio
circoscritto a disposizione. Un po' come il suo protagonista,
Daniele, dunque, vincolato in casa dalla luce diurna e spossato da una
trasformazione che l'ha reso solo più confuso, solitario,
irritabile... e affamato. Un
nero pece ha ingoiato il colore consueto dei suoi occhi, e non può che
rinunciare ai saporiti spaghetti aglio, olio e peperoncino e stare lontano dai guai e dalle ragazze.
Peccato che siano i guai e le
ragazze a cercare lui!
Dopo Zombieland e
Gli zombi non piangono a
essere presi di mira sono le simpatiche creature della notte dai
denti aguzzi e dalla pelle di porcellana, anche senza ore di sedute
dentistiche e trenta euro buttati dietro a una pulizia del viso,
magari pure ad opera di un'estetista racchia. Il
risultato è decisamente meno idiota di quello di squallide parodie
come Mordimi e
Succhiami, ma poco
memorabile, nonostante lo spirito di Il commissario
Coliandro e di Ragazzi
perduti promettessero, insieme,
autentiche faville. Se fosse stato parte di un'antologia, Atipico
Vampiro sarebbe stato un
prodotto interessante in mezzo ad altri racconti indubbiamente
interessanti, se scritti sempre con la stessa curiosa ironia.
Considerato da solo, però, è troppo poco, sia per scrivere un
giudizio entusiastico, sia per scriverne uno pieno di livore.
Racconti più lunghi, ma forse meno stuzzicanti, sul web, si possono
leggere gratis o al prezzo di un caffè. Giacomo Lucarini, tuttavia,
è una persona brillante, sagace, intelligente, con un'anima
inguaribilmente nerd. La sua freschezza è indubbia. Che il poco che
ho letto possa essere un trampolino di lancio per l'avvenire, dunque.
Un avvenire senza limiti, lontano da un mondo di racconti piccoli e
soffocanti come le stanzette in affitto dei poveri, spiantati universitari italiani. Glielo auguro di cuore.
Sono d'accordo con te... L'eccessiva brevità di un'opera tende a tarpare le ali a quelle che magari sono ottime potenzialità! Io personalmente non riesco a lasciarmi coinvolgere dai racconti tranne qualche raro caso e devo proprio dire che in questo periodo di "fatiche economiche" non mi sentirei proprio di spendere 12 euro per 80 pagine ^^
RispondiEliminaGiustissimo, Lo ^^
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