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Tre gocce d’acqua, di Valentina D’Urbano. Mondadori, € 19,
pp. 372 |
Alla nascita l'hanno chiamata Celeste per via della sua pelle traslucida, pallidissima. Successivamente è stata ribattezzata Riccio di mare: da bambina, affetta da osteogenesi imperfetta, si è scoperta fragile e in balia della corrente. A suo fratello Pietro – più grande di una decina d'anni, figlio dello stesso padre ma di una madre diversa – la protagonista deve tutto, compreso il nome. Protetta da un esoscheletro di sarcasmo, isolata dal resto dei coetanei per scongiurare litigi, Celeste nutre un'adorazione viscerale verso il ragazzo, con cui condivide la camera e i dolori. Lui, ribelle e impegnato sin dall'adolescenza, giura di proteggerla da tutto. Ma le ossa di Celeste sono cave, come quelle degli uccelli, e basta poco a incrinarle: un salto di trenta centimetri dallo scivolo le rompe una gamba; colorare energicamente un disegno le spezza le dita. Cosa potrebbe accadere dall'incontro-scontro con Nadir – suo coetaneo, fratello di Pietro –, che nelle estati in piscina a Feudi gioca ad affogarla? Con gli occhi di colori diversi e il viso scavato dall'acne, spigoloso dentro e fuori, Nadir è una bestiaccia maleducata dai modi pericolosi: nella collisione fatale quei due potrebbero ammazzarsi; potrebbero amarsi.
Guardo i miei nove anni impressi sulla pellicola dalla macchina fotografica di Lucrezia. Ho un piede scalzo, i capelli scorciati male e un paio di pantaloncini di cotone rosa a righe bianche. Una serie di lividi scuri affiora sulle gambe nude, a guardarli da qui sembrano una costellazione. Dall’altra parte, Nadir tiene le braccia conserte. Ha un aspetto scontento, anonimo, antipatico, di ragazzino viziato. Proprio come me. In mezzo a noi c’è Pietro. Pietro che posa le mani sulle nostre spalle, come se fosse in procinto di stringerci a sé. In realtà stava cercando di separarci, di sedare l’ennesima zuffa, almeno il tempo necessario per scattare la foto. Lucrezia ci aveva sfiancati per farci mettere in posa, ma di sorridere proprio non se ne parlava. Era il 1994. Era la nostra prima vacanza tutti insieme. Non facemmo altro che litigare.
Vicenda lunga vent'anni a proposito di un triangolo viscoso e ossessivo che suscita invidia nelle persone tagliate fuori, che suona talora ambiguo, Tre gocce d'acqua è raccontato dall'unica donna dell'equazione: bloccata al quarto piano di un appartamento senza ascensore, imbottita di antidolorifici che poco servono contro le domande angosciose o i ricordi laceranti, una Celeste ormai adulta fa i conti con la misteriosa sparizione di quei fratelli giramondo. Zoppicante, ha fatto sempre fatica a stare al passo con le loro utopie reazionarie. A nove anni dal successo del Rumore dei tuoi passi, Valentina D'Urbano torna in libreria con un romanzo che sembra una versione più adulta del suo esordio. L'autrice è uscita sana e salva dalla Fortezza. Adesso ne sa di politica internazionale. È brava in biologia. Per nostra fortuna, non è diventata più educata. Porta con sé la lingua scabrosa che abbiamo imparato ad amare, i pensieri urticanti, le relazioni proibite. Porta con sé, immancabile, il crepacuore. Sai già che colpirà basso. Ma non sai come né quando. Farà male, e da lì la scelta precisa di centellinare le pagine conclusive; di rimandare il finale, prevedibilmente struggente, per paura che possa coglierti scomposto, brutto e inconsolabile, in lacrime, sul treno del ritorno.
Noi sappiamo cos’era Pietro, la materia insopprimibile e misteriosa che lo animava da dentro. È la nostra stessa radice.
Uniti a lei da una fedeltà simile al masochismo, questa volta la seguiamo in vacanza in Grecia – sono gli anni dell'università: danze, canne, alcol, follie – e, soprattutto, tra gli orrori della guerra civile in Siria. Pietro, single impenitente, ha imbracciato il kalashnikov e si è arruolato volontario per combattere in prima linea. Nadir, fotografo reduce da due divorzi, lo segue pur di fuggire dall'attrazione impossibile per Celeste. Fatto di distanze invalicabili, di angosciosi silenzi alla cornetta e di attese su attese, l'ultima D'Urbano ricorda i migliori Paolo Giordano e Margaret Mazzantini per la narrazione ad ampio respiro. È una storia d'amore e resistenza, di resistenza all'amore, in cui i martiri non muoiono. E gli amanti? Ci sono innumerevoli paradossi in questo romanzo, che è una storia di fuochi incrociati ma ha un altro elemento – l'acqua – nel titolo. Spetta infatti a Celeste, all'apparenza la più debole del trio, ergersi a custode dei fardelli di questa strana famiglia allargata. E spetta a una narratrice notoriamente spietata maneggiare il cuore e le ossa di una protagonista di vetro. Valentina D'Urbano è in ogni piede in fallo, in ogni scivolone, in ogni ecchimosi. È il punto di sutura che unisce insieme i lembi strappati di queste tre giovinezze perdute. Ma, a sorpresa, è anche la gommapiuma con cui incartare spigoli e pomelli affinché Celeste non si ferisca.
Il mio consiglio musicale: Vasco Brondi – Ci abbracciamo
Ciao Ink, non ho letto mai nulla di quest'autrice ma prima o poi mi piacerebbe farlo! :-)
RispondiEliminaNon te ne pentirai, sono tutti bellissimi (un po' meno Non aspettare la notte).
Eliminacome ariel, anch'io per ora sono a digiuno di questa scrittrice, e non va bene perchè merita di essere letta! adoro la mazzantini ("mi manca", spero torni a pubblicare il prima possibile) e l'accostamento a lei è un incentivo in più a leggere i romanzi della D'urbano!
RispondiEliminaPenso che la ameresti. Non indugiare oltre. E prepara i fazzoletti.
EliminaA metà strada tra Malattia Book e romcom, sembra proprio una storia che mi potrebbe piacere. E che potrebbe pure ispirare un film/una serie...
RispondiEliminaGenerazione 56K, ma con gente affranta.
EliminaL'ho incrociata proprio ieri durante la presentazione del suo libro in una libreria Mondadori della mia città, tra l'altro c'era anche abbastanza gente ad ascoltarla.
RispondiEliminaSì, ormai Valentina è lanciatissima.
EliminaE se lo merita.
Lei è un'autrice che mi manca, e che devo decidermi a recuperare.
RispondiEliminaTi consiglio assolutamente Acquanera e Isola di Neve, che hanno tinte dark che ameresti!
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