mercoledì 7 luglio 2021

Recensione: Promesse, di Bryan Washington

| Promesse, di Bryan Washington. NN Editore, € 18, pp. 352 |

Mike, giapponese, fa il cuoco in Texas. Ben, afroamericano, sieropositivo, è un maestro d'asilo. Fanno coppia da quattro anni. Si sono incrociati a una festa di amici di amici, poi si sono ritrovati su una app d'incontri. Giunti ormai a un bivio, litigano spessissimo e rimediano dandosi a quel sesso riparatore che lascia addosso una vaga tristezza. La loro relazione, avvizzita più che matura, è fatta di sporadici momenti di romanticismo e di compromessi infiniti. Cosa sarà di loro? La domanda si complica quando la loro convivenza, un tempo privata, diventa una questione di famiglia. Nessuno ha risposte consolatorie, neanche i genitori: tutti divorziati, spesso incapaci di voltare pagina, elaborano in maniera goffa i propri fallimenti sentimentali. Il romanzo di Bryan Washington prende avvio con la partenza di Mike per Osaka: quando la madre, Mitsuko, giunge in visita a Houston, lui è costretto a volare in Giappone per riappacificarsi con il padre, Eiju, affetto da un tumore all'ultimo stadio. Scappa forse lontano dal compagno? Soprattutto, tornerà indietro?

Una storia è un cimelio, dice. Una cosa personale. I cimeli non si chiedono. Ti vengono dati e basta.

Questa è una vicenda tenera e laconica di convivenze segnate dall'incomunicabilità. Caratterizzata da un'intimità palpabile, a volte irresistibile e altre dolorosa, racconta di culture agli antipodi e radici, di ritorni alle origini e ritorni di fiamma. Mentre Ben è obbligato a dividere l'appartamento con la suocera, una granitica fata madrina che cucina continue prelibatezze e si commuove segretamente davanti ai film di JLo, Mike raccoglie l'eredità del padre: a sorpresa, un anziano gioviale e benvoluto, che ha deciso di sospendere le terapie e di affidare al figlio il bar di sua proprietà. Il riavvicinamento andrà di pari passo col decadimento fisico di Eiju. Lieve e schietto, fortemente contemporaneo, Washington riporta i dialoghi senza le virgolette. Cattura i gesti, gli sguardi, le smorfie e i sorrisi attraverso una narrazione spontanea nel suo disordine, che intreccia a piacimento i ricordi dei protagonisti con gli eventi raccontati.

Senti, ha detto Mike. Solo perché qualcosa non funziona non significa che sia rotto. Devi avere voglia di aggiustarlo. Ci deve essere la volontà. Allora dimmelo. A te va di aggiustarlo?

La trama è appena accennata, l'epilogo sospeso, e qui si muovono senza copione personaggi completamente a piede libero. Come succede anche nei romanzi di Sally Rooney, tuttavia, alla curiosità iniziale subentra strada facendo un po' di monotonia: colpa di una parte centrale non esente da lungaggini, che sceglie di soffermarsi eccessivamente sul soggiorno di Mike glissando invece sugli sviluppi di Ben, e di uno stile all'inizio fresco e colloquiale, poi appesantito da capitoli densissimi. Promesse è una commedia indipendente che parla di identità, sessuale e culturale; dei luoghi e delle persone da considerare, finalmente, casa nostra. In copertina non sventola nessuna bandiera. Né giapponese, né americana, né arcobaleno. C'è semplicemente una busta in balia del vento. Perché Mike e Benson, scostanti, fuori forma e separati dai non detti, sono un casino e basta. Ma d'altronde ce l'ha insegnato American Beauty, in una scena che ha fatto istantaneamente la storia del cinema: anche una busta volante può essere un capolavoro.

Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Alphaville - Big in Japan 

4 commenti:

  1. Sembra davvero delicato ed interessante, spero di riuscire a recuperarlo 😊

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  2. Bella la copertina. Ma li hanno chiesti i diritti d'autore a Ricky Fitts di American Beauty?

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