| La spinta, di Ashley
Audrain. Rizzoli, € 18. pp. 347 |
Le donne della nostra famiglia sono diverse. Cresciuta con questo ammonimento, Blythe si è sposata con il desiderio di smentire la sorte comune tanto alla madre quanto alla nonna: Cecilia e Etta, sangue dello stesso sangue, hanno passato l'esistenza a odiarsi. Lei si sottrarrà alla maledizione: sarà migliore di loro. Affetta dalla sindrome dell'angelo del focolare, sul finire della prima gravidanza si accorge che nonostante tutto l'abisso è una tappa comune. Giovane, bella e innamorata, comincia a sfiorire a vista d'occhio dopo la nascita di Violet. Mentre il marito Fox si addolcisce, Blythe conosce la spietatezza del rigetto. Chi ha detto che essere un genitore è il mestiere più bello del mondo? Frustata dalle levatacce, dalle smagliature e dai capezzoli doloranti, da una bambina che sembra preoccupantemente più scaltra dei coetanei, la protagonista prende a guardarla con sospetto: dal momento che Violet è sempre al centro di incidenti misteriosi, dispotica e capricciosa per natura, Blythe si convince gradualmente dei disturbi comportamentali della piccola. Ma qual è il confine tra le colpe della figlia e le esagerazioni della donna, ormai insofferente? Le cose cambiano con la nascita di Sam, ma l'idillio non è di casa. Lo capiamo sin dalla prima pagina: seduta in macchina, la protagonista guarda dall'esterno la nuova vita del marito e le macerie fumanti della propria.
Le madri non dovrebbero fare figli che soffrono. Non dovrebbero fare figli che muoiono. E non dovrebbero fare figli cattivi.
Strutturato come una lunga confessione in seconda persona, il romanzo d'esordio della bravissima Ashley Audrain procede a ritroso in cerca delle radici del disagio. Destinata a diventare l'ombra di sé stessa, la narratrice sperimenta una doppia alienazione: da un lato quella delle neomamme, motori della famiglia destinate a smarrire la loro identità; dall'altro quella delle donne tradite, declassate, abbandonate in solitudine a smaltire i postumi dell'elaborazione. Struggente e viscerale, Blythe si squarcia il ventre a mani nude e fruga nei labbri del suo cesareo; ci lascia scorgere, così, i demoni di un'intimità tormentosa. La sua sincerità è tale da mettere spesso in imbarazzo. Leggere di lei è come sorprendere di spalle una persona nuda, vulnerabile. La spinta è quella da cui si libera il vagito acuto della nascita; è uno sgambetto sullo scivolo; è una muffola rosa sul manico del passeggino. Ma indica altresì una farsa, una forzatura, una violenza in primis verso sé stessi. Quante donne si sentono messe in croce perché non tagliate per il ruolo di madri? Quante, ancora, si percepiscono instabili in preda agli sconvolgimenti ormonali e alla depressione post-parto?
I seni erano appassiti come la pianta che avevamo in cucina e che non mi ricordavo mai di innaffiare. La pancia stava in bilico sul segno dell'elastico delle mutande come marshmallow bucherellati con lo stecchino. Ero spappolata. Ma contava solo che riuscissi fisicamente a mandare avanti tutto; il mio corpo era il nostro motore. Perdonavo ogni cosa, alla donna irriconoscibile nello specchio. Non una sola volta ho pensato che il mio corpo non sarebbe mai più stato così utile: necessario, affidabile, prezioso.
Sono un maschio, biologicamente non potrò mai capire la contraddittorietà di certi sentimenti. Ma romanzi raffinati come questo, per quanto oscuri siano, ci permettono di spingerci oltre i limiti del nostro sesso di appartenenza: è un dono, è una maledizione. All'apparenza thriller d'intrattenimento come tanti se ne trovano in libreria, La spinta è in realtà una tragedia familiare potente e dolorosa, elettrizzante fino all'ultimo rigo, dove le riflessioni sulla rivalità madre-figlia si intrecciano alle spirali elicoidali del DNA. Genitori si nasce o si diventa? E figli? Abbiamo forse diritto a una scelta alternativa, se nei nostri geni c'è già scritta una storia nera senza speranza di redenzione? Ne sconsiglierei la lettura alle neomamme: probabilmente hanno bisogno di un conforto qui assente. Ma, contraddicendomi con altrettanta energia, finirei poi per consigliarla soprattutto a loro: tutt'altro che consolatoria, Ashley Audrain propone un ritratto femminile vicino al film Pieces of a Woman e lontano da qualsivoglia idillio. Lo sentiranno affine – e per questo rappresentativo – le madri dubbiose, quelle sole, quelle sbagliate. Le madri di oggi, in lockdown, braccate dalle notti in bianco delle zone rosse.
Il mio consiglio musicale: Connie Francis – Who's Sorry Now
Ehi, non leggo la tua recensione perché il libro me lo sono regalato da poco, qua, in attesa. Molto contenta delle quattro stelline, ho avuto fiuto allora. Buona giornata, mi spiace non poterti leggere....
RispondiEliminaNon ti preoccuparti, passerai a lettura ultimate. È molto bello, ottima scelta! Anche se è una storia molto cupa, molto amara, e potrebbe creare un poco di disappunto...
EliminaIo oggi primo giorno in presenza, al solito da pendolare. Affaticato.
E pensare che l’avevo snobbato, credendolo appunto solo un thriller d’intrattenimento. Mannaggia, tocca leggerlo!
RispondiEliminaStefi
Devi, scommetto che amerai!
EliminaUn romanzo intimo, ma ferocissimo.
Ho letto anch'io La Spinta e ho apprezzato come l'autrice abbia affrontato il tema della maternità non idealizzandola. Le donne non hanno nel loro DNA l'istinto materno e le mamme non sono tutte perfette così come non lo sono i figli.Anche nelle madri, come nei figli, il lato oscuro cela sensazioni e desideri che non si ha il coraggio di esprimere :)
RispondiEliminaFelice che abbia suscitato riflessioni simili anche in te!
EliminaCome sempre complimenti per la recensione *^* il libro sembra davvero molto bello, e finisce dritto nella lista dei desideri di amazon ^^
RispondiEliminaGrazie Kate! So che non sei una grande appassionata di thriller, ma questo va oltre il genere :)
Eliminaeh non vedo l'ora che mi arrivi!! un'amica l'ha messo a disposizione e adesso con altre lettrici ci stiamo passando la copia, spero arrivi presto!
RispondiEliminaFinora siete in diversi a parlarne bene!
È roba tua!!
EliminaCon il paragone con Pieces of a Woman me l'hai venduto bene. ;)
RispondiEliminaPieces of a Woman, ma con morti ammazzati!
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