Da
bambino mi teneva compagnia due volte al giorno. La mattina a
cartoni, il pomeriggio con le risate registrate delle sitcom. Me la
ricordavo diversa: frizzante e pasticciona, con l'aiuto del petulante
gatto nero di cui cantava la sigla e una casa coloratatissima da
spartire con le zie. Sabrina Spellman è tornata a Greendale. Se
anagraficamente non sembra essere cresciuta – sta per compiere
sedici anni, l'età in cui scegliere da che parte schierarsi –,
hanno subito una rivoluzione drastica il suo armadio e il senso
dell'umorismo. A metà tra l'ingenuo e il seducente, complice il
candore di una Kiernan Shipka perfetta per il ruolo, popola una serie
Netflix dalle marcate tinte fosche ed esplora in profondità una
doppia natura che la espone a scelte fatali. Nata da un mago e da
un'umana, vive sempre sotto la stretta sorveglianza delle zie paterne
– una delle due, Zelda, è una splendida Miranda Otto –, ha
sempre l'ignaro Harvey per eterno fidanzato, ma prima dei pasti eleva
una preghiera al Signore Oscuro e per il suo compleanno gli venderà
l'anima in una foresta infernale. Qualche nostalgico ha
storto il naso davanti alla violenza inaspettata, agli spruzzi di
sangue, all'ironia macabra: gli amanti dell'horror lo hanno trovato
un po' troppo teen, gli amanti del teen un po' troppo horror. Qualcun
altro, invece, ne ha sottolineato le imprecisioni e le incongruenze:
ebbene sì, ci sono chiese sataniste di tutto rispetto là fuori, e
gli adepti non perdonano le libertà creative del team di Roberto
Aguirre-Sacasa. Delle Terrificanti avventure di Sabrina si
è parlato e sparlato sotto Halloween: lo speciale natalizio è già
alle porte e la seconda stagione, confermata a scatola chiusa, è
attesa per il prossimo aprile. In pochi però, nelle chiacchiere
generali, mi hanno detto come fosse. Spalmato in un mese di visione,
senza la minima esigenza di darmi al binge watching, il ritorno di
questa Sabrina non ha creato dipendenza ma mi ha stupito per il
coraggio di osare. Nonostante la trama non riservi niente di nuovo –
un po' di Streghe, un
po' di Buffy, con
tanto di accademia magica che ricorda una Hogwarts gotica –, ne ho
apprezzato l'ottima fattura rétro, la mancanza di cerimonie nel
parlare di sesso e morti violente, piccoli brividi comunque
preferibili a quelli dell'ultimo American Horror Story.
Sabrina si spoglia, taglia gole, pratica esorcismi, assiste ad
orrendi rituali cannibali, sfida la paura del cappio in riti d'iniziazione che vorrebbero farne una martire. Nel quinto episodio, un
autentico gioiellino del filone, un demone del sonno alla Freddy
Krueger gioca con le fobie e le fragilità dei membri della famiglia.
Negli ultimi, invece, gli spettri delle vittime dell'Inquisizione
minacciano vendette trasversali e non sono al sicuro neppure i
coetanei della protagonista – oltre al fidanzato, hanno ruoli
chiave una medium affetta da cecità progressiva e un'aspirante
transgender nelle mire dei bulli. A scuola si consigliano vecchi
film e romanzi proibiti, si fondano club per sole studentesse dove
celebrare il potere della diversità. In poltrona si accolgono
volentieri ammiccamenti, omaggi splatter e suggestioni, con il solo
appunto verso un Salem in sordina e la mancanta leggerezza. Più
spaventosa che magica, la Sabrina per bambini cresciuti non incanta
all'istante, ma l'efficacia del suo filtro d'amore – che vuole
fidelizzarci, stregarci – potrebbe sortire a breve il suo effetto. (7)
È
il giallo meglio costruito in cui vi imbatterete quest'anno.
Originale nella struttura, pieno di suspance e depistaggi,
imprevedibile fino all'ultimo. Ma una serie come American
Vandal – tanto sperimentale da
meritarsi purtroppo due stagioni e basta prima della cancellazione
ufficiale – lì per lì può non chiamare. È
presentata infatti come un falso documentario, ha interpreti
sconosciuti che potrebbero lasciare a torto intendere troppa
amatorialità, presenta spunti assurdi pronti però a farti
ricredere. L'ambiente è quello dei licei americani. L'indagine, che
parte dai confini scolastici e strada facendo arriva lontanissimo, è
svolta dai membri di un club audiovisivo con una telecamera in spalla
e la presunzione di diventare virali durante la ricerca della verità.
Ci illuminano le loro ricostruzioni a tavolino, le lavagne
riassuntive, le congetture a fantasia di chi guarda tanto cinema
d'inchiesta. Ci parlano i testimoni, le vittime e i sospettati in
confessioni formato intervista con la profondità degli studi
antropologici: al vaglio, così, i vizi e le virtù di un'intera
generazione. E l'amara consapevolezza, in una serie che tra le righe
si fa anche politica, di come il paese dei sogni abbia bisogno di
eroi e capri espiatori – alle stesse conclusioni giungeva anche la
caccia alle streghe contro Tonya Harding. Difficile aspettarsi un
simile impegno su carta: American Vandal sceglie
la burla, il paradosso, un'ingannevole leggerezza. Il primo caso
riguarda uno scherzo nel parcheggio degli insegnanti: chi ha
deturpato venti automobili con una bomboletta spray? Nel secondo, più
in grande e forse per questo meno spontaneo, ci si sposta in un
istituto cattolico: i nostri detective per caso sono diventati famosi
nel mentre, possono permettersi attrezzature sofisticate e appoggi
maggiori, ma in fondo li si preferiva alle prime armi. Il caso tuttavia scotta, e seguirlo al solito a cena non è stata affatto un'idea
vincente. Perché qualcuno a mensa ha messo i lassativi nella
limonata? Fra falli scarabocchiati sulle fiancate delle macchine e
diarrea a spruzzi in quantità, le piste di American Vandal
non smettono mai di sorprendere.
Cosa mostriamo agli altri e cosa teniamo per noi? Perché spacciarsi
per qualcuno di diverso su social che la vita sociale,
paradossalmente, l'hanno cancellata a colpi di Mi piace? Quando sposare
in pieno il luogo comune, quando rifiutarlo a beneficio dell'onestà?
Le risposte in un thriller con le problematiche dei nostri ragazzi e
gli incastri studiati di Agatha Christie. Un esperimento sociale che
schiera in campo l'intelligenza degli autori, l'originalità dei
mezzi, per vandalizzare un genere ormai abusatissimo e dagli scarabocchi
osceni, dai purulenti virus intestinali, far nascere i germi di una
piccola rivoluzione. (7,5)
Sabrina mi è piaciuto veramente tanto, anche se ho sentito la mancanza di Salem. Il mio vero problema, però, è proprio Sabrina: è troppo, troppo una power player. In ambito gdr sarebbe la ragazza del master. Le riesce tutto, ad un livello tale che quando fallisce non soffro per lei ma sono contenta.
RispondiEliminaSono contenta che American Vandal ti sia piaciuto :D devo ancora vedere la seconda stagione (appurato che a pranzo non era il caso, sono rimasta senza un momento per guardarla), ed è un peccato che non sia sopravvissuta oltre :(
Anch'io un po' ci godo quando le cose vanno storte, lo ammetto, ma è troppo sperare in un Sabrina senza Sabrina...
EliminaArmati di stomaco di ferro e pazienza, American Vandal non delude. ;)
Ho iniziato Sabrina ma non l'ho ancora terminato. Non riesco ad entrare in sintonia con i personaggi, non sopporto i dialoghi... mi annoia! Proverò comunque a finirlo per vedere se negli ultimi episodi andrà meglio.
RispondiEliminaAmerican Vandal non l'ho visto ma mi incuriosisce ;)
Leggo di questa noia diffusa, infatti, ma personalmente non l'ho notata nonostante gli episodi lunghi. Resisti!
EliminaAnche io c'ho messo parecchio a guardarmi tutta la stagione di Sabrina, almeno per gli standard attuali in cui le serie vengono consumate in un giorno, o massimo un weekend. Dopo la delusione iniziale, a un certo punto ha cominciato a stregarmi. Da quell'ottimo quinto episodio che citi.
RispondiEliminaOra sono un fan!
Di American Vandal avevo adorato la prima geniale stagione, e per fortuna la seconda non è da meno. Per averla cancellata, Netflix meriterebbe un bello scherzetto nello stile della serie. :D
Meno male che la nostra persistenza ci ha premiati: davvero un teen coraggioso a modo suo.
EliminaNetflix, tra questo e Daredevil, meriterebbe il sabotaggio!
Visti i non troppi entusiasmi su Sabrina e i tempi lunghi che richiede, ancora non mi è venuta voglia di vederla, presa come sono da altri titoli. Magari sotto Natale, complice quello speciale.
RispondiEliminaGrande amore per American Vandal, anche se ho sofferto le ripetizioni della prima stagione in mezzo a scherzi indecenti e tanta ironia, c'è una profondità che non ti aspetti. Purtroppo Netflix rispetto ad altre sue produzioni non si è proprio spesa nel pubblicizzarlo, anzi.
Scommetto che Sabrina non ti stregherà, apprezzando poco sia il teen drama che lo splatter, ma prova. Anche solo per conoscere Salem.
EliminaAlla fine ho affrontato American Vandal nei pasti, seconda stagione compresa: prova vomito superata, promozione assicurata!
Sabrina invece mi ha preso sin da subito tanto da centellinarlo, mi è mancata un po' di ironia forse, si poteva giocare di più, ma capisco anche che si colloca in un punto grigio fra il non essere abbastanza adult ma nemmeno abbastanza teen. A me è piaciuto come mix ma capisco che possa non arrivare
RispondiEliminaA me è arrivato in parte, non è abbastanza a fuoco, però non male.
EliminaMolto, molto carino Sabrina. Peccato sia subentrato l'inevitabile "filtro Netflix" perché il fumetto di Aguirre-Sacasa è MOLTO più spregiudicato e cupo.
RispondiEliminaMiranda Otto è davvero splendida comunque e non vedo l'ora che esca la seconda serie... e anche il Christmas Special!
Manca poco!
EliminaMolto bene so cosa vedermi durante le ferie Natalizie eheheh
RispondiEliminaDi Sabrina mi hanno regalato proprio ieri il primo volume del fumetto quindi ora sono curiosissima...
Sappi che te lo invidio moltissimo. :)
Elimina