sabato 16 settembre 2017

Recensione: La fine dei vandalismi, di Tom Drury

| La fine dei vandalismi, Tom Drury. NN Editore, € 19, pp. 392 |

Ci sono quei romanzi che dicono tutto pur parlando di niente. Storie di campagna, dimesse e quotidiane, che emozionano a modo loro con quel misto irrinunciabile di dettagli minuziosi, calma apparente e verità. Le regole di buon vicinato, le novità grandi e piccole che fanno mormorare i compaesani, il dondolo in veranda e gli annunci affissi ai pali della luce: la provincia americana, quella vecchia e polverosa, si faceva poesia nei romanzi del compianto Kent Haruf. Sulla scia del ricordo dell'autore americano, la stessa NN che l'ha riscoperto traduce per la prima volta Tom Drury: un'altra trilogia scritta negli anni '90, e in parte dimenticata; simili atmosfere confortanti e sonnacchiose; stessa struttura corale, con protagonisti e comparse fugaci che si incrociano lungo la strada principale. Siamo a Grouse County. Sullo sfondo: le quattro stagioni, le elezioni cittadine per il nuovo sceriffo, il divieto di caccia e atti di vandalismo di cui festeggiare finalmente la conclusione. Lì non si sa che colore abbia il mare, si abbandonano gli studi dopo il liceo, i negozi aprono e chiudono come cambia il vento. Alcuni vociferano che Sally Field, ai tempi sulla cresta dell'onda, voglia ambientarci un film.

«Lo amo tantissimo».
«Forse non è amore» disse Louise. «Magari è soltanto una tristezza a cui hai fatto l'abitudine».

Mentre si aspetta invano l'arrivo della troupe cinematografica, un'eccezione alla noia, Louise e Dan – lei fotografa, lui agente di Polizia, lei sonnambula, lui insonne – si avvicinano abbastanza da convolare a nozze. Hanno quell'età in cui i figli sembrano un miracolo e, alle spalle, relazioni belle che tramontate. L'ex marito della donna, Tiny, disoccupato, è un ladruncolo che spesso si improvvisa criminale da poco: in cerca di se stesso, si allontana da una moglie felice altrove e dalla mancanza generale di prospettive. Dove si dirige? Tutt'intorno, le comparse di esistenze come le nostre: a volte importantissime, altre del tutto ininfluenti. Una numerosa carrellata di comprimari – li trovati elencati in conclusione, come fossero i figuranti nei titoli di coda di un film d'autore – a cui provi a star dietro, prima che intervenga una ragionevole svogliatezza. Le mille facce che popolano La fine dei vandalismi, cronaca senza sobbalzi ma non senza emozioni, suscitano a malincuore indifferenza dopo la prima parte. Perché introdurre l'ennesimo nome che non pesa, ci si domanda? Perché non assecondare la tentazione di saltare qualche pagina, al giro di boa, sapendo che in fondo non cambierà nulla?

«Louise?» «Sì. Cosa c'è?»
«Non dimenticarti delle cose belle.»

Tra le pagine del primo Tom Drury – placido, sobrio, a voce bassa; ma la sua scoperta tardiva non meraviglia, al contrario di quella di Haruf – non succede niente, no. Non hai il desiderio di sfogliarlo e risfogliarlo, di sapere come andrà a finire. Raccontando la vita in presa diretta, rinuncerà a chiuse nette, tra drammi di genitori e figli, nascite e dipartite. Lo apri, tuttavia, con uno strano senso di serenità addosso. Sai che i protagonisti, a lungo andare gente di famiglia, staranno sempre lì e aspetteranno te. Un burattino discreto, anche se poco poco insofferente, che gli darà il potere di esistere e di emozionare. Ci sono quei romanzi che dicono tanto, se non tutto, e quel niente non sempre sanno farlo brillare. Storie troppo dimesse e troppo quotidiane, con troppe minuzie, troppa calma, troppa verità al fuoco. Quelle che non saperesti se consigliare o meno, ma a cui ti affezioni anche se non vuoi. Anche se, lì per lì, non te ne accorgi neppure.
Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: The Beatles – The Long and Winding Road 

8 commenti:

  1. Condivido pienamente ogni parola. A novembre dovrebbe uscire il seguito e credo proprio che lo leggerò, giusto per smentire o confermare la prima impressione. Incrocio le dita.

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    1. Grazie, Cecilia! Ricordo bene le tue impressioni.
      Probabilmente lo leggerò anch'io, queste atmosfere mi mettono sempre e comunque il cuore in pace, ma confidiamo in qualche inutile sottotrama in meno e in sentimenti più grandi. Di sonnacchiosa, al solito, c'è già la provincia americana.

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    2. Oh, non è che con queste "storie di campagna, dimesse e quotidiane" mi stai diventando troppo fordiano?

      Il fatto che ti sei affezionato, ma non ti ha entusiasmato del tutto, mi fa capire che forse no, non ancora. ;)

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    3. Ahahahah, no, c'è ancora speranza...

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  2. Ho appena pubblicato un nuovo post sul mio blog riguardo i Liebster Award e ho deciso di nominarti!
    Questo è il link al post: http://rosalbasnature.blogspot.it/2017/09/liebster-award_16.html

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  3. Mi sa che lo leggo! Cioè, sono atmosfere che mi affascinano, capire il perché è difficile. Io di certo non lo so.
    Lea

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    1. Affascinano anche me, e il perché sfugge sempre, però qui e lì che noia... Spiace ammetterlo.

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