giovedì 5 febbraio 2015

Recensione a basso costo: Giulia 1300 e altri miracoli, di Fabio Bartolomei

Ieri, tra le due e le tre del pomeriggio, scrivevo questo. E, nelle ore successive, sono stato così bravo da rivedere quattrocento versi. E da prendermi un febbrone di quelli potenti. Un abbraccio a voi. M. 
Nasciamo con le mani piene. Per questo da neonati stringiamo i pugni, perche' abbiamo i doni piu' meravigliosi che si possano desiderare: l'innocenza, la curiosita', la voglia di vivere.

Titolo: Giulia 1300 e altri miracoli
Autore: Fabio Bartolomei
Editore: E/O
Numero di pagine: 281
Prezzo: € 9,50; € 16,00
Sinossi: A Diego, quarantenne traumatizzato da un lutto familiare, con un lavoro anonimo e un talento unico per le balle, accade di imbarcarsi in un'impresa al di sopra delle sue capacità, l'apertura di un agriturismo; accade che decida di farlo in società con due individui visti solo una volta e che in comune con lui hanno esclusivamente la mediocrità; accade anche che a scongiurare il fallimento immediato sia l'intervento di un comunista nostalgico e che la banale fuga in campagna si trasformi in un atto di resistenza quando nell'agriturismo si presenta un camorrista per chiedere il pizzo.
                         La recensione
Guardo l'orologio e penso che non ho tempo. Sul serio, questa volta è peggio del solito. So che sono paranoico e che ogni esame mi toglie un mese o due di vita, ma questa volta la situazione è tragica. Quando lo dicevo le altre volte, non avreste dovuto darmi ascolto. Il ripasso di Letteratura Latina è missione impossibile. Qualche giorno appena per rivedere mille e ottocento versi dell'Eneide, che ho già tradotto con cura, tra dicembre e gennaio, e con altrettanta cura ho rimosso. Zero. Nero. Blackout, proprio. Ma ho letto, nei ritagli scarsi di tempo, e anche se c'ho messo una settimana intera per portare a termine un libricino piccolo ma che fa una compagnia immensa, mi sono preso una pausa, a metà tra il mio caffè senza zucchero e il ritorno a Virgilio, e mi sono ripromesso che, senza troppi preamboli, dovevo dirvelo. Che, dopo Lezioni in paradiso e altri “leggilo, leggilo” da parte delle solite Sonia e Federica, ormai comparse fisse nel blog e impiegate a tempo indeterminato nella non abbastanza nutrita schiera delle fangirl della narrativa italiana, ho comprato l'edizione tascabile dell'esordio del buon Fabio e, prima che la versione cinematografica venisse a tentarmi, ho scoperto i segreti e i prodigi di una storia di prati musicali, quarantenni con sogni e amori precari, camorristi col pallino dei concerti brandeburghesi e bijoux d'auto d'epoca.
Dirvi, poi, che sono famoso per non avere post arretrati – i miei arretrati si limitano alle lingue morte, e già – e che, ora come ora, non vorrei rovinarmi da me la fama di blogger stacanovista, prolifico e altamente logorroico, ma leggendo Giulia 1300 e altri miracoli non ho preso in verità manco uno stralcio di appunto. Però non è un altro buco nero, un'altra lampadina saltata, la corrente che – insieme alle buone intenzioni – va via in un pufff. Più che altro, mi fa strano che sia già finito. Ho realizzato la cosa dopo qualche giorno. Non è un libro particolarmente originale o accattivante, né uno di quelli che ti tengono svegli nel cuore della notte, almeno che tu non soffra di insonnia cronica di tuo. Mi ci è voluto un po' per arrivare a leggere lo splendido messaggio contenuto nell'ultimo rigo, ma non ho avuto fretta, durante il viaggio. Finché è durata, è stata pura pace averlo a portata di mano e sapere che, anche con la lettura di un capitoletto al giorno, era una finestra su un più gradevole altrove. Dirvi, ancora, che spesso diverte, senza ricercare la risata facile, e che altrettanto spesso, forse involontariamente, rattrista, con toni agrodolci e bicchieri che, a volte, sono solo mezzi vuoti, comunque tu li voglia vedere. Li conoscerete tutti leggendo, ma li conoscete già. Come li conosco io. Un Diego che si è avvicinato al padre, quando era tardi; un Claudio un po' mammone che ha perso moglie, capelli, impresa di famiglia, ricevendo in cambio solo nuove e continue manie; un Fausto arricchito a sbafo, volgare e pacchiano, ma con un cuore grande così; un Sergio che si infiamma per un nulla, ma che non crede più a destra o a sinistra e che quindi, sinceramente, adesso non sa dove svoltare. Nella vostra vita, quanti esemplari simili ci sono?
Autentici italiani medi, una televisione che manda porno a tutte le ore, una donna che porta tanta allegria, un rapimento impossibile che non sai come andrà a finire. Un paradiso privato che confina con una discarica abusiva. E sembrerà una barzelletta, raccontata da me – “la sapete quella del venditore di macchine, del presentatore televisivo di serie b, del commerciante fallito? Ma sì, quella in cui tutti insieme sfidano la camorra e i pregiudizi, capito quale?” - e se (poveri voi!) non conoscete le chicche che regala l'irresistibile dialetto napoletano (io sono madre-e-padre-lingua, modestamente), ogni tanto vi ci vorrà qualche sottotitolo o un ripasso veloce, ma guardando l'ultima puntata di Gomorra, qui camorristi simili ma più sorridenti, o il magnifico Song'e Napule, e con i Manetti Bros sì che ci avviciniamo di più allo stile spigliato, intelligente e rilassato di Bartolomei, sarete a bordo. Un posto sulla Giulia non si nega a nessuno. Perché la vicenda di quattro disadattati con le spalle al muro ma con la testa sempre alta, che prendono in ostaggio una manciata di spietati camorristi, è assurda ma non è che non stia né in cielo né in terra. La storia rocambolesca di Giulia 1300 e altri miracoli non è fuori dal mondo: al contrario. E' dentrissimo. Contemporanea; nostrana come un piatto fresco fresco pomodoro, mozzarella e basilico; di cuore. Una parabola, per una volta, sul sogno italiano. Quello americano, noi che tanto amiamo Hollywood, va a finire che lo conosciamo meglio del nostro. In un'Italia che è quella che è, un sogno sotto sotto c'è – ma che brutta questa frase, sembra un pezzo della sigla dei Puffi, ma ricordatevi che non ho tempo, quindi non la cambio, no. Il sogno italiano, dicevo: fare inversione di marcia e non scappare più. Prendere in gestione un agriturismo per sentirti padrone di qualcosa, tu che non hai avuto mai niente. Smettere di andare appresso alle ragazzine, anche se universitari e quarantenni è un binomio schifosamente alla moda, e capire che si può amare una che ha la tua età, le rughe e i suoi pensieri scontrosi, anche senza la prova di un primo bacio. L'amore non è mica come il melone d'estate, che devi farci la prova. Insomma, quando si legge un bel romanzo italiano, scatta il paragone con l'estero. Sempre. E' internazionale, ormai, è la frase all'ordine del giorno. Ma che poi, mi chiedo, è un complimento? I romanzi di Fabio Bartolomei sono invece da leggere perchè di quel che è moda se ne infischiano coraggiosamente e, al tanto inflazionato internazionale, contrappongono due spaghetti al sugo; un fiasco di vino rosso, che fa pure buon sangue; la magia del casereccio.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Pino Daniele – Yes I Know My Way

18 commenti:

  1. Meraviglioso post.
    Ora iniziano le trattative per We're family, Federica starà già facendo la sua parte. Ma quando lo leggi???
    (Quanto è fortunato Fabio ad avere lettori come noi :P )

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    1. Dai, We're family sarà il prossimo.
      Questo sai che per trovarlo, quasi quasi, ho dovuto vendere un rene al mercato nero. Una faticaccia, ma Libraccio non ci ha delusi!

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  2. Oddio questo libro mi ispira e non mi ispira... non lo so nemmeno io >.< sono parecchio indecisa a riguardo XD aiuto!
    Comunque bella recensione come sempre... non ti invidio per gli esami U.U e nemmeno per la febbre, rimettiti presto :)

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    1. Mah, secondo me ti deve piacere un po' il genere.
      Ma la commedia a chi non piace? :)

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  3. posso solo dire: menomale che esisti, tu, il tuo blog e le tue recensioni...mi è venuta l'ispirazione di leggere questo libro che non avrei comprato manco per sogno...ma so che si rivelerebbe meno meritevole della tua recensione. Sono curiosissima di vedere cosa scriverai su Una lunga estate crudele...
    in bocca al lupo per l'esame :)

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    1. Ma grazie mille, Francesca, ma ti assicuro che è davvero meritevole.
      Bartolomei è bravissimo e la E/O pubblica solo romanzi belli e seri.
      Certo, sono a metà. Dopo l'esame (e crepi il lupo!) posterò la recensione :)

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  4. Troppa italianità tutta in un colpo solo, mi sa che non è il romanzo per me... :)

    In compenso ho iniziato Shotgun Lovesongs. Me lo gusterò con calma, che i miei tempi letterari sono molto più lunghi di quelli cinematografico/televisivi, però l'inizio è bello promettente.

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    1. Spero ti piacerà.
      Ha un non so che (okay, invece lo so il "che") di True Detective ;)

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  5. Eccola, ed è bellissima :3 Non ci resta che attendere il film e ammirare il bravissimo e simpaticissimo (?) Luca Argentero :D

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    1. Grazie mille!
      Sì, lo so che lo stimi molto in qualità di comico. Tanto simpatico, proprio :-D

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  6. io sono una fervente sostenitrice del made in italy, e questa tua recensione mi convince sia al libro che ad un film che non avrei voluto vedere...

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    1. Io confido moltissimo anche nel film. L'autore mi piace molto, a lui è piaciuta molto anche la trasposizione (nonostante alcuni ovvi cambiamenti) e poi ci sono sempre i soliti attori, che sono anche i più convincenti di casa nostra, nel loro piccolo. :)

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  7. La tua recensione positiva mi intriga parecchio, però non so, la trama del libro non ha lo stesso effetto... :/

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    1. Anche a me dalla trama non ispirava, anni fa, ma Bartolomei va sperimentato ;)

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  8. Il giorno x si avvicina!!! Non vedo l'ora, ma credo di avertelo già detto.
    E per continuare con le ripetizioni, sappi che anche questa recensione è splendida, non l'avessi già letto correrei in libreria!

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  9. Bella bella questa recensione, e via con un altro libro da mettere in wish list!
    evviva la buona letteratura, quella che ti rimane con le sue storie :)

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