La chiamano saudade. È la nostalgia che illanguidisce gli arti e i petti con l'avvicinarsi del crepuscolo. Intraducibile in italiano, è il sentimento che nell'antichità accompagnava gli uomini di ritorno dalla caccia. Le mogli avrebbero riabbracciato i mariti morti di fatica? E i mariti le mogli, ritte alla finestra? Come un vento caldo, la saudade soffia tra le pagine del romanzo di Carla Madeira: un successo del passaparola, con una scrittura a ritmo di bossanova e un intreccio da gustarsi preferibilmente sotto l'ombrellone, con il mare a fare pendant con il blu della copertina. Ambientato in un Brasile senza tempo, è la sfida tra tre personaggi combattuti tra la difficoltà di disimparare l'odio e il bisogno di tornare ad amare.
Non si ragiona con chi è malato di saudade.
Separati in casa all'indomani di una tragedia da non svelare, Venancio e Dalva erano la coppia più invidiata di una citta divisa tra chiesa e bordello. Tutti ricordano gli oggettini intagliati da lui e il profumo delle empadas di lei. Tutti ricordano il giorno delle nozze, con quel vestito bianco ricamato da ognuno dei presenti e i canti festosi a fare da accompagnamento. Cosa li ha divisi? Se lo chiede anche Lucy, la piu fiera e capricciosa tra le prostitute, desiderosa di conquistare l'inconquistabile Venancio: l'unico maschio con l'ardire di rifiutarla. Ne deriverà un gioco di seduzione a colpi di provocazioni e sberleffi, in cui a dominare sarà il fascino dei personaggi femminili: la gelosia bruta del protagonista, conteso tuttavia per l'intero romanzo, nulla può contro i silenzi misteriosi di quella moglie piena di decoro né contro la sensualità dell'amante, stesa come una lucertola all'ombra del quartiere a luci rosse.
Perché l'amore scatti, ci vuole un qualche tipo di coincidenza. In ogni contatto, esiste una percentuale di miracolo. Non è peregrino dire che l'amore è sacro.
Il pensiero corre alle squillo sagge di Marquez, al cinema femminista e fieramente kitsch di Almodovar: pulsioni ancestrali, istinti bassi, parole abbastanza palpitanti da evocare la morbidezza dei colpi e la passionalità degli amplessi. Forte di atmosfere semplicemente irresistibili, Madeira pecca di un intreccio esile e di una narrazione a tratti inutilmente corale, in cui i comprimari (i genitori di Dalva, la miracolosa Francisca) hanno il difetto di affollare una narrazione troppo leggera, troppo breve, per prestarsi alla polifonia: non aiuta l'esagerato colpo di scena conclusivo. L'amore è un fiume. L'autrice non lo argina con una struttura più ragionata, ma lo lascia scorrere senza padroni. Ha numerose forme, ha mille sblocchi. Cosa succede quando lo inquinano un raptus mortifero, i tradimenti e i difetti di forma? Basta lasciarlo scorrere. E aspettare, aspettare, aspettare. Al resto penserà la naturale magia della narrativa sudamericana.
Il mio consiglio musicale: Ornella Vanoni – La voglia, la pazzia
Se andassi in vacanza in Brasile lo leggerei volentieri...
RispondiEliminaSolo che non vado in vacanza in Brasile, quindi mi farò venire la saudade anche senza :)
Io letto a Malta. In Brasile avrei apprezzato di più le svolte da telenovela, dici?
Elimina