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Cattedrale, di Raymond Carver. Einaudi, € 20, pp. 226 |
Non mi piacciono i racconti. Qualche mio vecchio post cominciava così: con un'ammissione di colpa. Di lì a qualche mese, con gli autori giusti al momento giusto, avrei cambiato idea. I racconti, infatti, mi hanno tenuto compagnia negli andirivieni in treno durante le supplenze. Belli e vari, spesso sorprendenti, si prestavano alle letture sul breve tratto: ogni ripartenza diventava una storia nuova. Dopo quest'epifania potevo forse lasciarmi sfuggire il capolavoro del padre del racconto breve, per di più in una versione Supercoralli dal prezzo concorrenziale? Ho conosciuto Raymond Carver in vacanza. Dal canto mio, amavo già gli stili minimalisti, le storie di vita vissuta, le narrazioni caratterizzate più dai non detti che da fatti eclatanti. Sono un estimatore di quel cinema indie in cui succede poco o niente, ma è tutto bellissimo; del cantautorato americano. In libreria stravedo per Haruf, Williams, Strout. Perché allora con Cattedrale, la prima pietra da cui gli autori citati hanno senz'altro preso le mosse, non è stato l'amore sperato? Costituita da dodici racconti sciolti, la raccolta racconta con pacato disincanto un Paese di crisi economiche, vizi e divorzi, ciambelle e champagne, sogni inossidabili.
I sogni, be', sono le cose da cui ci si risveglia.
Un uomo e sua moglie vanno a cena da uno strampalato collega di lavoro con un singolare animale domestico e un calco di denti per soprammobile: nel protagonista nasce un desiderio di famiglia che non avrebbe dovuto concretizzare. Una coppia cerca di riaccendere la scintilla nella casa di un amico comune: l'amore sarebbe tale anche altrove? Una donna fa fronte alla disoccupazione del consorte e al frigo in panne. Su un treno per Strasburgo, un uomo medita sul pessimo rapporto con il figlio: meglio saltare quella fermata? Un bambino viene investito nel giorno del suo compleanno ma il pasticciere, all'oscuro, insiste con la torta da consegnare. Tra incubi e tradimenti, un gruppo di venditori di vitamine sperimenta l'alienazione. Un orecchio tappato diventa sintomo dell'incomunicabilità coniugale. In una clinica di disintossicazione in pieno inverno vengono inoltrate telefonate a carico di fidanzate o ex. Una donna con una pistola in borsa attacca bottone con due sconosciuti in attesa al binario. Abbandonato dalla moglie, un papà single conosce un'affabile tata. Due albergatori accolgono una famiglia zeppa di debiti. Un cieco, vedovo di fresco, domanda delucidazioni al marito di un'amica sulle fattezze di una cattedrale.
M'è appena venuta in mente una cosa. Ma tu ce l'ha un'idea di cos'è una cattedrale? Cioè, di che aspetto ha? Capisci? Se qualcuno ti dice “cattedrale”, hai un'idea di che cosa sta parlando? Per esempio, la sai la differenza che passa tra quella e una chiesa battista?
Malinconici e sospesi alla maniera dei dipinti di Hopper, fatti di sguardi smarriti e luoghi sfitti, i racconti non brillano mai per immediatezza. Ma bruciano a fuoco lentissimo e, piano, lasciano apprezzare quella scrittura fredda e severa, pudica e senza apparenti guizzi, frutto di una scarnificazione sudata. La maggior parte di essi, purtroppo, mi ha lasciato indifferente. Carver avrebbe potuto limare ancora, fare un'ulteriore cernita? A cinque, invece, ripenso con emozione. Ricorderò le penne di uno struzzo, un cottage n presto, un telefono che squilla e squilla su un lutto inconfessabile, una magica Mary Poppins della porta accanto e, soprattutto, l'edificio che dà il nome alla raccolta. Annunciata da un documentario sul medioevo alla TV, spiegata prima in teoria e poi in pratica, descritta e soltanto infine disegnata, la cattedrale mostra come a volte le parole non arrivino dappertutto. Allora tocca stringere le mani di uno sconosciuto, impugnare insieme una matita e disegnare portali, guglie e rosoni. Per riscoprire, all'unisono, nel buio, la luce del mondo.
Il mio consiglio musicale: Bob Dylan – Mr. Tambourine Man
Mi ritrovo nel tuo incipit sui racconti, e similmente mi è capitato di riconcilarmi a volte con essi grazie ad alcune raccolte interessanti.
RispondiEliminaPerò resta una sorta di "non preferenza", lo ammetto, e magari questi racconti di carver per ora non mi sento di metterli in lista ☺
Sul blog, andando a ritroso, trovi racconti a prova di scettico! Questi non so, mi è mancata la scintilla.
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