Può
un classico della narrativa francese essere riadattato oggi, in
chiave italiana? In trasferta da Parigi a Bari, La vita davanti a
sé cambia sfondo. Ambientato al
tempo dell'immigrazione, in una città accogliente e multietnica,
sposta il focus dalle avventure di Momò per concentrarsi
sull'amicizia con Madame Rosà. I riflettori sono puntati su di lei,
ex prostituta sopravvissuta ad Auschwitz, che regala un grande
ritorno a Sophia Loren: leggendaria, l'attrice ottantaseienne si fa
dirigere dal figlio Edoardo Ponti e punta agli Oscar. Il film,
mediocre, è indegno di lei. Vittima di una scrittura ingenua e
semplicistica, si accontenta di riassumere superficialmente la trama,
garantendo rare scene toccanti. Datatissimo, nonostante la
sceneggiatura rimodernata, lo si immaginava melenso e strappalacrime:
purtroppo resta tutto abbozzato, commozione compresa. Attorniata da
musulmani, ebrei e mamme transessuali, la Loren incarna un
personaggio che condensa i suoi ruoli migliori. Sanguigna ma
accogliente, severa ma tenera, ha braccia conserte che talora sono
capaci anche di accoglienza. Simbolo di un'italianità a tutto tondo,
attira gli sguardi e distrae dal resto. Emozionata ed emozionante,
suggestiona con la sua sola presenza. Unica punta di diamante, da un
lato nobilita l'esistenza artistica del figlio mestierante e
dall'altro finisce per oscurarla del tutto. Nota a margine: sospetto
e temo che Laura Pausini guadagnerà una nomination per il brano Io
sì. (5)
Fiaba
nera su una novella Jane Eyre,
raggiunse il successo con il classico di Hitchcock. Considerata
intoccabile, la Du Maurier è stata in realtà al centro di
innumerevoli adattamenti: ricordo quello del 2008, con una superba
Melato. Quest'anno, guardato con sospetto, ne è arrivato anche un
altro. Serviva? Se considerato un remake, Rebecca
non può rivaleggiare con l'originale. All'occhio del lettore, però,
apparirà una trasposizione decorosissima con gli stessi pregi e
difetti di un gotico che invecchia con classe. Come accade nel
romanzo, a una buona prima parte ne segue un'altra assai meno
intrigante, fino a un epilogo privo della giusta dose di ambiguità.
Filologicamente attento, il film segue alla lettera una vicenda senza
più segreti e, per timore reverenziale, non tenta di rimodernarla:
aggiunge lievi sfumature horror – vedasi gli episodi onirici o la
sequenza del ballo in maschera –, ma si concentra meno sulle
ossessioni della protagonista. Se il casting di Hammer, bellissimo
nei suoi completi eleganti, appare una scelta sbagliata, è testa a
testa tra le ottime primedonne: sfumate negli stati d'animo e
aderenti ai personaggi, James e Scott-Thomas sono perfette nel ruolo
dell'ingenua sposina e della sulfurea governante. Piuttosto ben
diretto e recitato, Rebecca scorre
piacevolmente ma non ha niente di nuovo da suggerire. Come la
protagonista, cade vittima dei paragoni con un primo film – e una
prima moglie – ineguagliabile. (6,5)
Il
classico dell'infanzia scritto da Roald Dahl viene riproposto nella
versione di Zemeckis a trent'anni di distanza dal film di Roeg.
Essendo una storia grottesca, nerissima e con tanto di finale aperto,
si temeva una riscrittura all'insegna del politicamente corretto. Per
fortuna sono stato smentito. Trasformato in topo, il protagonista
cerca il supporto della sempre dolcissima Octavia Spencer per
sconfiggere Anne Hathaway: sopra le righe, con un pesante accento
straniero e un sorriso tutto zanne, la premio Oscar si diverte e ci
diverte, ma è lontana dall'iconicità della Houston. Poco disneyano,
Le Streghe si sposta
nell'Alabama degli anni Sessanta ed è attentissimo al contesto
storico-sociale. Nonostante la scelta di un protagonista
afroamericano, negli Stati Uniti avranno storto il naso: l'albergo in
cui il film è ambientato, infatti, pullula di camerieri e facchini
di colore, com'era norma in quegli anni d'intolleranza. Altro motivo
di controversie? La mostruosa trasformazione delle antagoniste, con
artigli per mani, sarebbe offensiva per i disabili. Quanto inutile
rumore per un film, in realtà, sorprendentemente affine allo
spirito dissacrante del romanzo. Benché appaia luccicante e costoso,
più attraente per grandi e piccini, il film conserva un cuore
giocoso, oscuro e repellente. E ha l'audacia nel seguire battuta per
battuta un romanzo figlio del suo tempo, in cui i bambini puzzavano
di cacca di cane e, talora, potevano fare una fine bruttissima. (7)
Coprodotto
da A24 e Apple, destinato soltanto allo streaming in un'annata
malaugurata, l'ultimo film di Sofia Coppola – regista mai
particolarmente apprezzata – sorprende pur nella sua assenza di sorprese.
Ambientato in una New York tipicamente alleniana, racconta la vicenda
di una scrittrice in crisi che per indagare sull'operato del marito
chiede consiglio al peggiore degli infedeli: suo padre. Un playboy
attempato e un po' misogino, che conosce a menadito i segreti delle
relazioni extraconiugali. Tra inseguimenti, viaggi in Messico,
vernissage e confronti generazionali, On the rocks è una
deliziosa commedia indipendente confezionata come se fosse un bijou.
A far faville con una sceneggiatura altrimenti senza infamia e senza
lode sono loro, i protagonisti: una splendida Rashida Jones e
l'attore feticcio Bill Murray, esemplare nel tratteggiare un
bambinone popolarissimo ma fondamentalmente solo. Bravi e affiatati,
giocano alle spie e vengono a patti con le loro questioni irrisolte
in un faccia a faccia per nulla pretenzioso, che emoziona con
ingredienti essenziali. La regista, all'apparenza alle prese con un
film minore, è nello sguardo malinconico, nella sensibilità, nei
dettagli. Fa la differenza – una differenza sostanziale, eppure
impercettibile –, come una lacrima sfuggita a tradimento per
ricadere in un bicchiere di Martini. Sul fondo zuccherino, così,
lascia l'impressione di un'irresistibile amarezza. (7)
Invitati
supponenti, pessima musica, vestiti pacchiani, famiglie perbeniste:
cosa c'è di peggio di un matrimonio sullo sfondo delle Montagne
rocciose? Riviverlo in loop. Intrappolato nel meccanismo reso celebre
da una commedia degli anni Ottanta, Andy Samberg è costretto a
rivivere da un un numero imprecisato di giorni lo stesso evento. Il
suo frustrante e misterioso limbo – vivificato da sesso occasionale
con i presenti, bagordi, scontri e suicidi strampalati – può
diventare una specie di paradiso, però, accanto alla persona giusta.
Vittima della stessa sorta è l'adorabile Cristin Milioti: una Bojack
al femminile, che a sorpresa è la degna controparte del
protagonista. Sexy in maniera non convenzionale, impertinenti e
allergici alle relazioni solide, i due nascondono segreti, mancanze e
fragilità dietro una patina superficiale. Chi erano prima di finire
lì? Qual è il rimedio alla solitudine, in un microcosmo
cristallizzato? Uno spunto narrativo da poco riproposto in
Auguri per la tua morte riesce
comunque a stupire grazie a ritmi super, trovate esilaranti e
impensati sprazzi fantascientifici. Perseguitati da un J.K. Simmons
armato fino ai denti, Andy e Cristin si sarebbero forse innamorati
senza avere a disposizione tutto il tempo del mondo? Rinfrescante e
romantico, Palm Springs non
è il solito film sui multiversi. Il Sundance, dove è stato
applaudito in anteprima, aveva ragione. Ho visto per credere. (7+)
Considerato
un genere di serie B, l'horror racconta l'attualità attraverso
filtri e metafore cariche di impegno. È il caso di His
House, apparso su Netflix sotto
Halloween, che oltre a qualche sobbalzo in poltrona regala altro, di
più: una riflessione sull'immigrazione, che in una chiusa ad alto
tasso emotivo mi ha ridotto in lacrime. Quanto sono pesanti i bagagli
di un rifugiato? Scampati a una violenta guerra tra tribù, i
protagonisti sudanesi hanno raggiunto l'Inghilterra in uno di quei
disperati viaggi per mare che affollano i notiziari. Chiamati ad
amalgamarsi al resto della comunità, a comportarsi amichevolmente
imparando la lingua inglese, si trovano a vivere in una casa troppo
grande per due. Ogni dettaglio rinfaccia loro il destino della
figlioletta, morta tra le onde. E in quelle stanze squallide e vuote,
piano piano, prendono piede i fantasmi. Sbucano dai buchi nei muri,
si nascondono oltre la carta da parati sbrindellata e conducono i
protagonisti in incubi a occhi aperti dove i defunti si sollevano dal
mare come un'orda di zombie. Mentre il marito tenta di abituarsi allo
stile di vita occidentale, la moglie oppone resistenza. E parla di
stregonerie africane e rituali, di un possibile rimpatrio. Siamo
brave persone, ripetono spesso. Questa è casa nostra. Ma chi hanno
lasciato indietro? Chi hanno usurpato? I sensi di colpa dei
sopravvissuti infestano lo straordinario esordio di Remi Weeks: un
mix di cronaca nera e mitologie lontane, con le regole spietate di
Parasite, i labirinti
claustrofobici di Vivarium e
la commozione assicurata di The Haunting of Bly Manor.
Teso e intenso, dolorosissimo nel colpo di scena finale, sembra una
ghost story scritta da Ken Loach. Dove si conclude il viaggio della
speranza? Dopo tutto l'orrore che hanno visto, gli immigrati possono
forse temere i demoni? (8)
Tra festival e halloween sono rimasta molto indietro con le visioni "normali", ma His House non me lo sono perso: bellissimo e molto triste, un horror con un animo enorme, uno dei più particolari visti quest'anno.
RispondiEliminaMamma mia. Mi ha fatto il cuore a brandelli.
EliminaLo farei vedere a tutti, soprattutto ai salviniani.
Non verrebbe apprezzato, ma anzi tacciato di buonismo :)
EliminaHai ragione pure tu.
EliminaAllora chiudiamoli in casa con i fantasmi, se lo meritano!
Il primo potrei pure evitare, gli altri invece decisamente no ;)
RispondiEliminaE che fai, ti perdi la litania di Laura Pausini?!
EliminaConcordo su "His house", bello e commovente, con un colpo di scena geniale.
RispondiElimina"Rebecca", nonostante il regista sia fuori come un balcone, me ne hanno parlato con toni ben più sprezzanti dei tuoi - guarda il suo "Kill list".
Vedrò Kill List, grazie!
EliminaNon credo di aver mai visto niente di suo finora. Qui è fin troppo nei binari purtroppo, troppa paura di sbagliare...
His House e Palm Springs mi attirano moltissimo, mentre La vita davanti a sé... prima mi intrigava, poi ho letto recensioni solo negative :(
RispondiEliminaTe li consiglio entrambi, amerai. L'altro evitabile, Loren a parte!
EliminaI primi due continuano alternativamente ad ispirare e respingere, con i tempi stretti e di meglio da vedere, lascio a Sofia il beneficio del dubbio per gli Oscar, a Rebecca momenti migliori.
RispondiEliminaFortuna però che il romanticismo estivo fuori stagione e la dolcezza della Coppola tirano su il morale: entrambi freschi e genuini come ce n'è bisogno!
Per quanto brava, Donna Sophia non lo merita.
EliminaCome dicevo, mi stupirebbe meno la nomination della Pausini: la canzone è scritta da Dianne Warren, l'ultima volta nominata per il brano scritto a Lady Gaga...
E' strano il fatto che a me, "coppoliano" di ferro da sempre, "On the rocks" mi ha molto deluso (l'ho trovato banalissimo e scontato) mentre invece è piaciuto praticamente a tutti... sono invece d'accordo sugli altri giudizi: "Le streghe" e "Palm Springs" meritano la visione, su "Rebecca" sono un po' più freddo di te, ma se facciamo finta di non conoscere il grande Hitch tutto sommato è un film godibile. "La vita davanti a sè" invece appena mediocre. Condivido.
RispondiEliminaA me, forse, On the rocks è piaciuto proprio perché ho poca familiarità con il cinema della Coppola. Essenzialmente, mi piace soltanto Lost in translation. Questo l'ho trovato leggero leggero, semplice, senza pretese. Ci si aspetta di più, ma a me solitamente emoziona di meno. :)
EliminaDa me ne ho parlato del film della Loren e più o meno sono concorde con quello che hai scritto. Troppo parlare di Oscar. Sembra una cosa già organizzata.
RispondiEliminaDiciamo pure che l'annata è poverissima...
EliminaDi questi ho visto solo Palm Springs e His House e concordo alla grande su entrambi. Addirittura Palm Springs mi ha colpito molto di più di quanto mi aspettassi, considerando che la commedia romantica non è proprio il mio genere. His House, invece, l'ho trovato davvero toccante, ma anche molto ben fatto.
RispondiEliminaOgni tanto una boccata d'aria fresca, che bello!
EliminaPalm Springs a parte, a questo giro non siamo granché d'accordo. Stai cercando di prendere il posto lasciato vacante da Ford, ormai assente dalla blogosfera da troppo tempo? :)
RispondiEliminaQualcuno deve, no?
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