Bianco,
di Laura Bonalumi.
Piemme,
€ 16,50, pp. 239
★★★
Il
freddo brucia. Lo ha realizzato Isabella, diciannove anni, davanti
alla catastrofe che ha paralizzato il mondo sotto un manto candido.
La neve si è palesata a ottobre. Felicissimi, grandi e piccini
l'hanno scambiata per un miracolo. Poi ha preso il cielo e la terra.
Infine ha mietuto vittime. Sopravvissuta ai familiari, la
protagonista vive con l'unica famiglia che le resta in una chiesa
vuota: cinque sconosciuti di età diverse, a cui si è aggiunto di
recente Giovanni, pasticciere che nel mezzo dell'apocalisse la tenta
con qualche sospiro d'amore. Abbagliante, ma non per questo meno
spaventoso, il futuro immaginato da Laura Bonalumi ha cieli d'acciaio
e lacrime di ghiaccio: i cadaveri di uomini, donne e bambini, a causa
delle basse temperature, sono cristallizzati come in una cella
frigorifera. È un futuro più vicino che mai. Scritto qualche anno
fa ma pubblicato all'alba di una seconda quarantena, Bianco
racconta le convivenze forzate e
i rari momenti di distensione vissuti lo scorso marzo: quando una
festicciola tra le mura domestiche, sporcarsi le mani d'acqua e
farina, aiutavano a sconfiggere l'angoscia. Sempre fedele a sé stessa
ma sempre diversa, l'autrice affronta per la prima volta un genere
internazionale – ho pensato a Snowpiercer
– e risulta sorprendentemente attuale. In maniera convincente, ci
racconta le tensioni e le relazioni. Nonostante i termometri al
collasso, poi, sa come risultare calorosa; come emozionare. Vittima
della nostalgia e dell'incertezza, la sua Isabella è una
protagonista interessante nel suo continuo interrogarsi: l'autrice
conta le sue cicatrici, una per una, e le confronta con quelle degli
altri superstiti. Più attratta dal lato psicologico che dalla
componente thriller, però, la Bonalumi si concede lunghe riflessioni
e brevi incursioni esterne. Ambientato prevalentemente nella
chiesa-rifugio, Bianco ha
atmosfere brillanti e interrogativi importanti sul senso di Dio, ma
altresì il difetto di risultare una lunga introduzione. È
previsto un seguito? I messaggi scritti con la cenere troveranno un
lettore? Isabella e gli altri sono la speranza di un nuovo inizio? Al
pari del pilot di una serie TV, Bianco
intriga e suggestiona – perfino in queste pagine, infatti, i colpi
di tosse preoccupano –, ma per ora lascia a digiuno di avventure al
cardiopalma. Arriveranno nella prossima puntata?
Le
parole che non posso dirti, di Tommy Wallach.
Piemme,
€ 16,50, pp. 272
★★★½
In
cima all'armadio custodisco una pila altissima di romanzi per
ragazzi. Al liceo hanno rappresentato la mia comfort zone per eccellenza. La pila,
purtroppo, è ferma da un po'. Qualche settimana fa sull'armadio se
n'è aggiunto un altro. Una storia d'amore e morte, truce e adorabile
insieme, scritta da un autore già apprezzato in passato.
Ambientato tra Halloween e il due novembre, il nuovo romanzo del
bravo Tommy Wallach mi è parso leggero e saggio: un riappropriarmi di uno
spazio che in fondo è sempre stato mio. L'incipit, da commedia indie, coglie
i due protagonisti nella hall del Palace Hotel. Parker,
diciassettenne chiuso dietro una cortina di silenzio, ha marinato
nuovamente la scuola: è nell'albergo di lusso in cerca di qualche
pollo da spennare. Lei, Zelda, siede da sola con una cascata di
capelli argentati e tutt'intorno un'aura di tristezza perfetta: ha
una borsa piena di soldi, e nel derubarla Parker finisce per smarrire
il taccuino con i suoi pensieri più intimi. Zelda gli fa una
proposta: spendere insieme tutto il denaro; dopodiché, a fine
giornata, lei si suiciderà gettandosi dal Golden Gate. La ragazza
giura di avere 246 anni. Novella Benjamin Button, usa un linguaggio
antiquato, balla il Charleston, si fa scortare in limousine. È
possibile restituire la voglia di vivere a chi ormai è stanco? Il
risultato è uno spassoso tour de forze all'insegna del consumismo,
delle prime volte e delle ultime occasioni. Una riflessione agrodolce
sul senso del tempo, della gioventù e della vita. Entrambi stufi di
stare al mondo, i ragazzi hanno un'inquietudine che li rende unici
nel loro genere: peccato che le tappe della loro storia siano
convenzionali e comuni, per esempio, ai romanzi on the road di John Green. Ma
l'epilogo, insieme alla scrittura dell'autore, per fortuna è tutto fuorché
scontato. È forse la scrittura a trasfigurare l'amore in magia? La
ragazza tentata dall'abisso resterà la storia più bella mai
inventata da Parker? A fine lettura resta il mistero. Resta la
speranza. Restano le parole: speciali soprattutto quando non dette.
Il romanzo apocalittico lascio perdere, che è perfino troppo attuale...
RispondiEliminaL'altro che viaggia in direzioni da John Green mi attira di più. :)
Il secondo è uno young molto cannibale. Con due personaggi così curiosi, un film ci starebbe benissimo!
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