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La segretaria, di Renée Knight. Piemme, € 19,50, pp. 305 |
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segretaria in cima a una
copertina conturbante e il primo pensiero non è per la signora di
mezza età che nella sala d'attesa del dentista ti fa firmare
liberatorie o ti rivolge dal bancone sorrisi di convenienza. Uomo o
donna che tu sia, infatti, non importa: penserai comunque a uno
sguardo sornione incorniciato da un paio di occhiali non graduati, a
una gonna al ginocchio con sotto calze velate e tacchi alti. Colpa
del cinema noir, della commedia sexy degli anni Sessanta, che hanno
fatto del ruolo di queste figure professionali – riservate,
attente, onniscienti – un nostro fumoso sogno erotico. Purtroppo o
per fortuna il secondo romanzo di Renée Knight non cade nel cliché.
Anche se le confidenze troppo intime tra capo e impiegata – due
donne di potere, in definitiva, come negli irresistibili Da
una storia vera e Un
piccolo favore –
si sarebbero prestate benissimo. Anche se, a conti fatti, la storia
della segretaria bella e manipolatrice immaginata a scatola chiusa
avrebbe avuto maggiore appeal sul sottoscritto, piuttosto annoiato
invece dall'ultima lettura di dicembre.
Ho
mentito “per” Mina così tante volte, capisci? Ma mai “a”
lei.
All'inizio
del romanzo Christine, mamma poco presente e moglie disposta a
rinunciare facilmente al proprio matrimonio per un'ingrata ascesa,
non sa di firmare un patto di sangue con la sua datrice di lavoro,
Mina: donna, al contrario suo, benvoluta ed emancipata con la fama di
essere la risposta femminile a Gordon Ramsey. I giornali parlano con
reverenza dell'anziano padre Lord, dell'educazione in Svizzera, di
una relazione glamour ma puramente di facciata con un attore di soap
opera e, soprattutto, di un'etica professionale assai meno limpida
del previsto. Erede di una catena di supermercati, presenza
ricorrente sui rotocalchi e presto conduttrice di un programma
culinario di successo, quella Mina sempre impegnata lascia impegni e
corrispondenze da sbrogliare – colpe comprese – alla sua
collaboratrice. Una presenza invisibile che per diciotto anni la
assiste negli imbrogli grandi e piccoli senza batter ciglio, e
insieme a lei impara ad apprezzare le camicette Armani, i pregi di
una dizione perfetta, la vita pubblica rispetto a quella privata.
Io
e Mina fiorimmo insieme. Lei naturalmente, come una specie dominante.
Io, invece, come una pianta del sottobosco, che sbocciava alla sua
ombra.
Finché
un giorno tutto crolla sulla scia dello scandalo. L'insoddisfazione
degli agricoltori trascina la Appleton's al completo in tribunale: la
segretaria, servile ai limiti della spersonalizzazione e
inconsapevole per tutto il tempo di ciò che accadeva sotto il suo
naso, è la pedina più sacrificabile. A metà si parla di inchieste
e scandali finanziari, di una burocrazia dagli ingranaggi mal oleati
e d'intralcio alla giustizia. Temi tutt'altro che accattivanti, se si
immaginava purtroppo qualcosa di diverso: un thriller psicologico,
magari, che trattava di mobbing e rivincite fuori dalle aule di
tribunale. Se un intreccio da dramma giudiziario non assicura né
brividi né colpi di teatro, linearissimo nonostante descriva due
decenni di taciti servigi, l'isolato punto di forza sta allora in
personaggi talmente convincenti da valere una lettura altrimenti
senza nerbo. Mancano i ritmi, manca il mistero. Se la protagonista
appare sin da subito alla disperata ricerca di approvazione, infatti,
l'altra è la classica donna di potere amichevole in teoria ma
velenosa in pratica. A un passo dall'invidiata Villa Minerva si
consuma così la placida vendetta di una professionista tranquilla e
metodica anche nel crimine. Christine, spesso sull'orlo di una crisi
di nervi, conosce a memoria password importanti e gli effetti
proverbiali dell'ira dei miti: abituata com'è a un lavoro
implacabile perché sempre uguale a se stesso, il quale richiede
riserbo e spirito di osservazione in cambio di sparute soddisfazioni.
Gli stessi compromessi, in fondo, richiede anche la lettura della
Knight: una vicenda che si fatica a incasellare, benché non
dispiaccia.
Il
mio voto: ★★½
Il
mio consiglio musicale: The Hives – Nasty Secretary
Non lo conoscevo, ma non mi convince. Continuerò a non conoscerlo, senza sensi di colpa.
RispondiEliminaPeccato per l'idea che poteva portare a qualcosa di molto originale.
Passa oltre.
EliminaNiente da fare, passo ;) Baci.
RispondiEliminaNon posso proprio convincerti del contrario, questa volta. 😅
EliminaPasso pure io, ma ricordo che il suo libro precedente mi ispirava parecchio.
RispondiEliminaMagari ci riproverò?
EliminaCiao, ho letto solo il primo libro di quest'autrice: nel complesso non mi è dispiaciuto, però non mi ha fatto venir voglia di leggere altro di suo...
RispondiEliminaEcco, magari no.
EliminaFelice di non essere il solo ad aver fatto quel pensiero al titolo del libro! :)
RispondiEliminaPer una volta che avrei desiderato il cliché, questo decide di non scadere nel cliché, e allora questo libro mi sa che non fa per me.
Stesso mio problema.
EliminaBisogni, e desideri trash, infranti!
passo ma grazie per averci illuminati!XD
RispondiEliminaSono sacrifici. 😂
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