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Abbiamo sempre vissuto nel castello, di Shirley Jackson. Adelphi,
€ 18, pp. 182 |
Tanto
tempo fa, ai margini di un paese piccolo e infido quanto una punta di
spillo, vivevano due sorelle nel totale isolamento. Era un cancello
di ferro battuto, non un intrico di rovi magici, a tagliarle fuori
dal resto del mondo. Il sentiero di ghiaia, percorso in un anno dalle
auto di pochissimi eletti e chiuso all'andirivieni del pubblico di
curiosi, conduceva alla loro casa: antica, sì, ma abbastanza ben
tenuta da fare ancora sincera invidia ai compaesani. Qualcuno, da
lontano, avrebbe potuto distrattamente scambiare Mary Katherine e
Constance per una coppia di malinconiche principesse afflitte dalla
stessa sorte avversa dei loro avi. In realtà, del famoso castello di
Shirley Jackson – autrice di nuovo sulla cresta dell'onda a
cinquant'anni dalla sua scomparsa per il meritato successo della
trasposizione Netflix dell'Incubo di Hill House –, sono
più le streghe cattive.
Mi
chiamo Mary Katherine Blackwood. Ho diciott'anni e abito con mia
sorella Constance. Ho sempre pensato che con un pizzico di fortuna
potevo nascere lupo mannaro, perché ho il medio e l'anulare della
stessa lunghezza, ma mi sono dovuta accontentare. Detesto lavarmi, e
i cani, e il rumore. Le mie passioni sono mia sorella Constance,
Riccardo Cuor di Leone e l'Amanita phalloides, il fungo mortale. Gli
altri membri della nostra famiglia sono tutti morti.
Quando
la minore di loro sconfina due volte alla settimana per fare la spesa
o prendere i libri in biblioteca, l'avventurarsi nel mondo esterno ci
viene descritto con le stesse mosse di un gioco da tavolo. Merricat
compra beni di prima necessità non senza concedersi qualche
capriccio, s'intasca a prestito manuali di cucina o fiabe per la buonanotte, e immaginando dolcissimi sogni da fine del mondo torna in
fretta sui propri passi. L'incantevole Constance, che indossa abiti
da bambola di porcellana e fa faville in cucina, al contrario non si
allontana mai dall'uscio. Immancabilmente, però, la raggiungono
anche lì pettegolezzi, insulti e cantilene infantili. Dei Blackwood
superstiti si mormora che servano pranzi luculliani, in barba alle
modeste condizioni del circondario; che siano troppo tronfi per
mischiarsi alla feccia, e questo spiegherebbe la loro spasimata
reclusione; che saggia cosa sia rifiutare i loro inviti a entrare.
Hanno sempre vissuto nel castello e, durante un'indimenticata cena di
famiglia, hanno spolverato i mirtilli di arsenico. Restano uno zio
disabile di cui prendersi cura e le protagoniste ormai adulte,
prosciolte dalle accuse ma non dal pregiudizio altrui. Poco male: le
sorelle si accontentano dei regali spontanei dell'orto e del
giardino, fanno deliziose conserve per l'inverno e spolverano con
impegno le stanze disabitate, stanno bene come stanno. Sole contro un
mondo vendicativo e ignorante. Finché la primavera nell'aria non
porta un cambiamento destabilizzante e un quarto coinquilino,
Charles: cugino seducente e arrivista, per scoraggiare il quale non
bastano talismani o inquietanti parole magiche. L'usurpatore fruga
nei vestiti, nelle carte notarili, nei lasciti. Siede a capotavola
come un fantasma molesto e intanto escogita il colpo di stato. Lieve
ed elegantissima, forse un po' prevedibile negli esiti, la lettura
della mia seconda Shirley Jackson non ha riservato sorprese.
Merricat,
disse Connie, tè e biscotti: presto, vieni.
Fossi
matta, sorellina, se ci vengo m'avveleni.
In
rete lo descrivono già come un classico intramontabile, ma
personalmente qualche difetto l'ho scorto: se non fosse per il
fascino di una narratrice irresistibile, infatti, le 180 pagine
complessive – in generale poche – apparirebbero in eccesso. La
voce dirompente di Merricat – misantropa, ladra, piromane –
elenca veleni mortali, si auspica danze sfrenate sui cadaveri degli
estranei e ci turba con un apologo nerissimo a cui sarebbe stata
meglio la dimensione ridotta del racconto. Da confortevole nido, la
casa diventa prigione. Da scelta, la solitudine si fa infine
obbligata. La crudeltà vandalica del prossimo, in un capitolo che mi
ha ricordato l'assedio commovente di Edward mani di
forbice, potrebbe rendere le
protagoniste ancora più disperate, naufraghe, scollate dalla
realtà. Con un film di prossima uscita in cui a impersonarle ci
saranno Taissa Farmiga e Alexandra Daddario, a mezzo secolo di
distanza dai loro chiacchierati e ambigui misfatti, le sorelle
Blackwood vivono sempre. Sorvegliano, ci spiano, ridono di noi nel
loro linguaggio segreto. Le troviamo inquietanti dall'esterno, ma
forse sono soltanto felici.
Come successo a Shirley Jackson, narratrice di fiabe gotiche, diventata regina del brivido grazie all'incoronazione postuma di un adorante Stephen King.
Come successo, appunto, a due principesse decadute che non mangiavano bambini, non attentavano alle coppiette innamorate né custodivano sotto il materasso fortune straordinarie, ma di bocca in bocca diventavano leggenda metropolitana.
Qui, in una chicca oscura e agrodolce da rispolverare. Lì, nel loro castello costruito sulla luna, dove ci si veste di foglie secche, i pionieri non s'avventurano senza i debiti scongiuri e gli extraterresti non fanno paura.
Come successo a Shirley Jackson, narratrice di fiabe gotiche, diventata regina del brivido grazie all'incoronazione postuma di un adorante Stephen King.
Come successo, appunto, a due principesse decadute che non mangiavano bambini, non attentavano alle coppiette innamorate né custodivano sotto il materasso fortune straordinarie, ma di bocca in bocca diventavano leggenda metropolitana.
Qui, in una chicca oscura e agrodolce da rispolverare. Lì, nel loro castello costruito sulla luna, dove ci si veste di foglie secche, i pionieri non s'avventurano senza i debiti scongiuri e gli extraterresti non fanno paura.
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: Birdy – Strange Birds
Ce l'ho nella lista delle letture da quando ho letto L'incubo di Hill House. Mi frena sempre dall'acquisto il prezzo delle edizioni Adelphi, soprattutto per un libro così breve: attendo con ansia di trovarlo usato :)
RispondiEliminaIo ho approfittato del 25% di sconto a fine ottobre. L'ho pagato dodici euro, quindi non mi lamento. Anche se il capolavoro non è di casa, ecco.
EliminaIo l'avevo letto in lingua l'anno scorso e ricordo che a mettermi molta inquietudine fu proprio quel capitolo con l'assedio da parte degli abitanti del villaggio.
RispondiEliminaVerissimo. Peccato che le conseguenze siano spiegate un po' troppo a lungo.
EliminaTi manca Lizzie adesso, leggilo se ti capita.
RispondiEliminaCome ti ho scritto altrove, io adoro lo stile di quest'autrice quindi ho apprezzato anche Abbiamo Sempre Vissuto Nel Castello, però è innegabile che anch'io mi aspettassi un finale un po' più action, diciamo.
Scrive così bene ma così bene che leggerò Lizzie a scatola chiusa senz'altro. Ho un problema finora con i suoi finali. Dal momento che si intuiscono in anticipo, cosa perdonabile non trattandosi neppure di gialli canonici, perché non tirare le somme qualche capitolo prima?
EliminaIo mi cimenterei con "L'incubo di Hill House" dato che non ho visto la serie tv e le atmosfere fanno al caso mio. Aggiungo in lista quello e questo di riflesso ;)
RispondiEliminaLe atmosfere sono la cosa migliore anche in questo caso. 😊 Hill House l'ho adorata troppo su Netflix, però, per tornare a soggiornarci a breve...
EliminaSai già che intendo leggerlo, principalmente perché la lettura de "L'incubo di Hill House" è stata tutto sommato scorrevole, quindi scommetto che non mi peserebbe nemmeno questa. Ma qualcuno nei commenti mi ha fatto notare che il prezzo è effettivamente eccessivo per un libro così breve, quindi resterà in wishlist ancora un po' ^^"
RispondiEliminaLa Adelphi ha veramente prezzi improponibili e le edizioni, raffinate ma a dir poco spartane, non giustificano.
EliminaCiao! Gli ho assegnato il tuo stesso voto.. Mi aspettavo di più, e non nascondo che un pochino mi ha deluso 😕 confido nella lettura de L'incubo di Hill House, e che possa essere più bello e avvincente ☺
RispondiEliminaCiao Gresi! Nel mio caso non si è trattata di vera delusione, ma la lettura comunque non è stata sorprendente... Tutto bello, tutto elegante, tutto previsto.
EliminaAnche io ce l'ho nella lista dei libri da leggere (lista sconfinata, e questo l'ho slittato piú in là perchè a me piace variare, e la Jackson tutto sommato l'ho letta da poco), mi intrigava molto quel poco di trama che avevo sbirciato e ancor di più mi incuriosisce la tua recensione, nonostante non le assegni un votone. Certamente lo leggerò.
RispondiEliminaGrazie mille per essere passata, Letizia!
EliminaPeccato che per lei il successo sia arrivato "leggermente" postumo...
RispondiEliminaDopo Hill House, ora mi aspetto pure la serie da questo.
Ci sarà il film, e con la Daddario!
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