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mercoledì 5 dicembre 2018

Recensione: Abbiamo sempre vissuto nel castello, di Shirley Jackson

| Abbiamo sempre vissuto nel castello, di Shirley Jackson. Adelphi, € 18, pp. 182 |

Tanto tempo fa, ai margini di un paese piccolo e infido quanto una punta di spillo, vivevano due sorelle nel totale isolamento. Era un cancello di ferro battuto, non un intrico di rovi magici, a tagliarle fuori dal resto del mondo. Il sentiero di ghiaia, percorso in un anno dalle auto di pochissimi eletti e chiuso all'andirivieni del pubblico di curiosi, conduceva alla loro casa: antica, sì, ma abbastanza ben tenuta da fare ancora sincera invidia ai compaesani. Qualcuno, da lontano, avrebbe potuto distrattamente scambiare Mary Katherine e Constance per una coppia di malinconiche principesse afflitte dalla stessa sorte avversa dei loro avi. In realtà, del famoso castello di Shirley Jackson – autrice di nuovo sulla cresta dell'onda a cinquant'anni dalla sua scomparsa per il meritato successo della trasposizione Netflix dell'Incubo di Hill House –, sono più le streghe cattive.

Mi chiamo Mary Katherine Blackwood. Ho diciott'anni e abito con mia sorella Constance. Ho sempre pensato che con un pizzico di fortuna potevo nascere lupo mannaro, perché ho il medio e l'anulare della stessa lunghezza, ma mi sono dovuta accontentare. Detesto lavarmi, e i cani, e il rumore. Le mie passioni sono mia sorella Constance, Riccardo Cuor di Leone e l'Amanita phalloides, il fungo mortale. Gli altri membri della nostra famiglia sono tutti morti.

Quando la minore di loro sconfina due volte alla settimana per fare la spesa o prendere i libri in biblioteca, l'avventurarsi nel mondo esterno ci viene descritto con le stesse mosse di un gioco da tavolo. Merricat compra beni di prima necessità non senza concedersi qualche capriccio, s'intasca a prestito manuali di cucina o fiabe per la buonanotte, e immaginando dolcissimi sogni da fine del mondo torna in fretta sui propri passi. L'incantevole Constance, che indossa abiti da bambola di porcellana e fa faville in cucina, al contrario non si allontana mai dall'uscio. Immancabilmente, però, la raggiungono anche lì pettegolezzi, insulti e cantilene infantili. Dei Blackwood superstiti si mormora che servano pranzi luculliani, in barba alle modeste condizioni del circondario; che siano troppo tronfi per mischiarsi alla feccia, e questo spiegherebbe la loro spasimata reclusione; che saggia cosa sia rifiutare i loro inviti a entrare. Hanno sempre vissuto nel castello e, durante un'indimenticata cena di famiglia, hanno spolverato i mirtilli di arsenico. Restano uno zio disabile di cui prendersi cura e le protagoniste ormai adulte, prosciolte dalle accuse ma non dal pregiudizio altrui. Poco male: le sorelle si accontentano dei regali spontanei dell'orto e del giardino, fanno deliziose conserve per l'inverno e spolverano con impegno le stanze disabitate, stanno bene come stanno. Sole contro un mondo vendicativo e ignorante. Finché la primavera nell'aria non porta un cambiamento destabilizzante e un quarto coinquilino, Charles: cugino seducente e arrivista, per scoraggiare il quale non bastano talismani o inquietanti parole magiche. L'usurpatore fruga nei vestiti, nelle carte notarili, nei lasciti. Siede a capotavola come un fantasma molesto e intanto escogita il colpo di stato. Lieve ed elegantissima, forse un po' prevedibile negli esiti, la lettura della mia seconda Shirley Jackson non ha riservato sorprese.

Merricat, disse Connie, tè e biscotti: presto, vieni.
Fossi matta, sorellina, se ci vengo m'avveleni.

In rete lo descrivono già come un classico intramontabile, ma personalmente qualche difetto l'ho scorto: se non fosse per il fascino di una narratrice irresistibile, infatti, le 180 pagine complessive – in generale poche – apparirebbero in eccesso. La voce dirompente di Merricat – misantropa, ladra, piromane – elenca veleni mortali, si auspica danze sfrenate sui cadaveri degli estranei e ci turba con un apologo nerissimo a cui sarebbe stata meglio la dimensione ridotta del racconto. Da confortevole nido, la casa diventa prigione. Da scelta, la solitudine si fa infine obbligata. La crudeltà vandalica del prossimo, in un capitolo che mi ha ricordato l'assedio commovente di Edward mani di forbice, potrebbe rendere le protagoniste ancora più disperate, naufraghe, scollate dalla realtà. Con un film di prossima uscita in cui a impersonarle ci saranno Taissa Farmiga e Alexandra Daddario, a mezzo secolo di distanza dai loro chiacchierati e ambigui misfatti, le sorelle Blackwood vivono sempre. Sorvegliano, ci spiano, ridono di noi nel loro linguaggio segreto. Le troviamo inquietanti dall'esterno, ma forse sono soltanto felici. 
Come successo a Shirley Jackson, narratrice di fiabe gotiche, diventata regina del brivido grazie all'incoronazione postuma di un adorante Stephen King. 
Come successo, appunto, a due principesse decadute che non mangiavano bambini, non attentavano alle coppiette innamorate né custodivano sotto il materasso fortune straordinarie, ma di bocca in bocca diventavano leggenda metropolitana.
 Qui, in una chicca oscura e agrodolce da rispolverare. Lì, nel loro castello costruito sulla luna, dove ci si veste di foglie secche, i pionieri non s'avventurano senza i debiti scongiuri e gli extraterresti non fanno paura.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Birdy – Strange Birds

16 commenti:

  1. Ce l'ho nella lista delle letture da quando ho letto L'incubo di Hill House. Mi frena sempre dall'acquisto il prezzo delle edizioni Adelphi, soprattutto per un libro così breve: attendo con ansia di trovarlo usato :)

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    1. Io ho approfittato del 25% di sconto a fine ottobre. L'ho pagato dodici euro, quindi non mi lamento. Anche se il capolavoro non è di casa, ecco.

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  2. Io l'avevo letto in lingua l'anno scorso e ricordo che a mettermi molta inquietudine fu proprio quel capitolo con l'assedio da parte degli abitanti del villaggio.

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    1. Verissimo. Peccato che le conseguenze siano spiegate un po' troppo a lungo.

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  3. Ti manca Lizzie adesso, leggilo se ti capita.
    Come ti ho scritto altrove, io adoro lo stile di quest'autrice quindi ho apprezzato anche Abbiamo Sempre Vissuto Nel Castello, però è innegabile che anch'io mi aspettassi un finale un po' più action, diciamo.

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    1. Scrive così bene ma così bene che leggerò Lizzie a scatola chiusa senz'altro. Ho un problema finora con i suoi finali. Dal momento che si intuiscono in anticipo, cosa perdonabile non trattandosi neppure di gialli canonici, perché non tirare le somme qualche capitolo prima?

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  4. Io mi cimenterei con "L'incubo di Hill House" dato che non ho visto la serie tv e le atmosfere fanno al caso mio. Aggiungo in lista quello e questo di riflesso ;)

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    1. Le atmosfere sono la cosa migliore anche in questo caso. 😊 Hill House l'ho adorata troppo su Netflix, però, per tornare a soggiornarci a breve...

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  5. Sai già che intendo leggerlo, principalmente perché la lettura de "L'incubo di Hill House" è stata tutto sommato scorrevole, quindi scommetto che non mi peserebbe nemmeno questa. Ma qualcuno nei commenti mi ha fatto notare che il prezzo è effettivamente eccessivo per un libro così breve, quindi resterà in wishlist ancora un po' ^^"

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    1. La Adelphi ha veramente prezzi improponibili e le edizioni, raffinate ma a dir poco spartane, non giustificano.

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  6. Ciao! Gli ho assegnato il tuo stesso voto.. Mi aspettavo di più, e non nascondo che un pochino mi ha deluso 😕 confido nella lettura de L'incubo di Hill House, e che possa essere più bello e avvincente ☺

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    1. Ciao Gresi! Nel mio caso non si è trattata di vera delusione, ma la lettura comunque non è stata sorprendente... Tutto bello, tutto elegante, tutto previsto.

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  7. Anche io ce l'ho nella lista dei libri da leggere (lista sconfinata, e questo l'ho slittato piú in là perchè a me piace variare, e la Jackson tutto sommato l'ho letta da poco), mi intrigava molto quel poco di trama che avevo sbirciato e ancor di più mi incuriosisce la tua recensione, nonostante non le assegni un votone. Certamente lo leggerò.

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  8. Peccato che per lei il successo sia arrivato "leggermente" postumo...
    Dopo Hill House, ora mi aspetto pure la serie da questo.

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