Il
mostro sotto la pelle del clown ballerino andava in letargo dopo aver
fatto razzie. Rifugiato nel suo nido acquitrinoso dove tutti
galleggiano, dormiva saltando un paio di generazioni ma non
risparmiando loro gli incubi del suo ghigno. Apre gli occhi
ogni ventisette anni, e tanti ne sono passati dalla prima volta in
cui Tim Curry – caratterista straordinario all'interno di un
adattamento altrimenti mediocre – lo ha fatto vivere e uccidere in una
miniserie insalvabile, se non vista con sguardo nostalgico. Nonostante l'improvviso
passaggio del testimone da Cary Fukunaga al semiesordiente Andrés
Muschietti, la seconda vita di Pennywise e
la sua caccia all'infante sono state possibili senza slittamenti o
delusioni. Presto accolto come l'horror dei record, atteso e
apprezzato anche da chi non sta al passo con le infinite
trasposizioni del Re, It è
la personale rilettura di una pietra miliare che, pur prendendosi
qualche libertà e semplificando l'antico potere della sua belva
seriale, non snatura il messaggio di un romanzo che parla più dell'umano che del mostruoso. Di adulti pessimi, a cui
insegnare la limpidezza dei dodici anni. Di un'infanzia persa tra le
fogne e mai restituita al proprietario. Di un'unione che proverbialmente fa la forza. Agli anni Cinquanta del romanzo si
preferiscono gli Ottanta, abusatissimi soprattutto sul piccolo
schermo ma qui ripresi con discrezione: le sale che danno Nightmare
e Arma Letale, un
poster dei vituperati New Kids On The Block in cameretta. Se
Stephen King usava il dopoguerra per omaggiare il cinema di quegli
anni (il suo villain si trasformava ora nella Mummia, ora nel Mostro
della laguna), il cambio d'epoca modifica per forza di cose citazioni
e referenti. Le paure dei giovani protagonisti, attualizzate, sono
purtroppo meno originali (restano il sangue a fiotti dallo scarico e
il lebbroso di Neibolt Street, ad esempio, ma l'orribile ritratto che
perseguita Stanley sembra richiamare da vicino il secondo The Conjuring, pur non avendo la
stessa classe di James Wan nella pianificazione dello spavento).
Quello, forse, l'unico neo. Una paura non tra le più raffinate, che
ricerca il sobbalzo facile e la fisicità travolgente di Bill
Skarsgard. Il Pennywise del figlio d'arte, già vampiro bello e
inquieto in Hemlock Grove,
è un giullare dall'impressionante mimica facciale, che danza con
scatti convulsi, canticchia e gioca con le prede prima di divorarle
in un sol boccone. Le sue entrate in scena non sorprendono però:
attrazione principale della sua stessa grotta degli orrori, il clown
sbuca come un pupazzo a molla e ti fa “Buh!”, fedele agli
spaventi basici di un regista sulla buona strada per imparare il mestiere. Muschietti, d'altra parte, riesce alla perfezione laddove mi
premeva di più: a inserirsi nel girotondo dei Perdenti senza
disturbare, immortalandoli affiatati e tenerissimi al crocevia
dell'infanzia. Brillano allora l'esilarante Finn Wolfhard di Stanger
Things e le chiome della
bellissima rivelazione Sophia Lillis, ma te li prendi tutti
indistintamente a cuore. Apprezzi la pienezza dei toni, che
comprendono anche qualche grassa risata; il miracoloso senso di
appartenenza di chi Derry l'ha visitata con loro giusto
l'estate scorsa; il candore di quel bacio dato a Beverly, in un
momento critico, preferito all'orgia onirica che mi ha sempre disturbato. Ho galleggiato anch'io nella luce dei defunti. E, se non
terrorizzato come
si legge dappertutto, ne sono comunque uscito emozionatissimo. Da
orgoglioso Perdente quale resto. (7,5)
A
dodici anni sei troppo grande per una tata. Se però somiglia a Bee,
boccoli biondi e tutte le curve al punto giusto, l'occhio ringrazia e
l'orgoglio acconsente. Soprattutto se in lei, a conti fatti, vedi non
soltanto un sogno erotico ma l'amica del cuore. Restare in piedi
sperando di vederla amoreggiare in salotto. E assistere, tuo malgrado,
a una mattanza. Questo è l'incubo di Cole, protagonista intelligente
e impacciato che di notte scopre
che il suo salotto è stato invaso da una combriccola di star
televisive (tra loro, Robbie Ammell e Bella Thorne, che divertono
prendendosi finalmente poco sul serio) e che la moquette è già chiazzata di sangue arterioso. Serve quello dell'innocente ragazzino, ora, per completare il
rito. E lui, che ha paura degli aghi e di mettersi al volante, pavido
per natura, non ha intenzione di offrirsi al nemico senza scalciare.
Anche se la morte somiglia a Samara Weaving, bella (e brava) come
Margot Robbie. La Babysitter, al pari delle recenti produzioni
Netflix, conserva cast, foggia e scrittura tipicamente televisive. La
commedia horror del prolifico McG, nella sua prevedibilità, ha però
vari pregi. Atmosfere finto anni Ottanta, con le nebbie imperiture di
Carpenter, le citazioni di Spielberg e un piccolo protagonista che si
scoprirà Rambo sognando Risky Business; l'indiscreto
divertimento di omicidi sanguinosissimi; due protagonisti che
spiccano, quando distolti dall'intento di ammazzarsi l'un l'altra. La
Babysitter è un Mamma
ho perso l'aereo autoironico e
splatter, come se Chris Columbus avesse infine ceduto il pilota a Joe Dante. Da bambino, probabilmente, lo avrei adorato. Da
grande meno, ma quanto ridere. (6,5)
La
solita casa teatro di un duplice omicidio. Il solito sociopatico a
piede libero, che combatte le voci con il rock
più duro e miete vittime per placare forse la malattia mentale,
forse il maligno. La solita famiglia felice – anche se di metallari
fascinosissimi e in armonia, non di borghesi con la puzza sotto il
naso – che in
quella casa va ad abitare, e con quell'assassino in sovrappeso s'incontra e si scontra. Dall'apprezzatissimo Sean Byrne, già autore
dell'adorabile e truce The Loved Ones,
ci si aspettava non il solito horror. Poteva sorprendere, The
Devil's Candy. Indipendente,
ristretto, con una colonna sonora assordante, un quartetto sui
generis e un look vintage – occhio alla bellezza dei rossi, alla
cura rimarchevole nella composizione. In Italia, arriva al cinema due anni dopo. Per un passo fuori stagione; in ritardo. Perché
distribuire in sala un horror passato finora in sordina? Cos'ha di
speciale questo home invasion non troppo splatter, non troppo
intrigante, in cui l'inquietante figura di Pruitt Taylor Vince fa la
maggior parte del lavoro sporco? La motivazione sfugge. The
Devil's Candy avrebbe potuto
essere uno di quei prodotti di nicchia saltati fuori all'improvviso, invece
mi accorgo a fine visione che non lascia scossoni: ennesima
riscrittura non detta di Amityville Horror,
con una certa simpatia di fondo e il buon gusto di un giovane regista
che ho preferito di gran lunga altrove. Caramelle da sconosciuti che
parlano col demonio? Accettate solo se a stomaco, e a mente, vuoti. (6)
Una
macchina in panne ai margini di un bosco. Una pioggia battente. Un
mostro. Bloccate nel veicolo inservibile ci sono l'adorata Zoe Kazan
– qui particolarmente intensa, con il personaggio di una giovane
alcolista – e una bambina di cui maledice la nascita. Sono mamma e
figlia. Si vogliono bene, anche se ricordarselo, tra
disintossicazioni, ricadute e fidanzati violenti, è difficile. Per
strada, in quel clima già tesissimo di per sé, le sorprende il
male: sotto una nuova forma. The Monster è
un horror timido, ma un dramma che per i suoi flashback quotidiani e
le sue prove attoriali rischia spesso di commuoverci. Come in The Babadook, non è importante lo
spauracchio bensì ciò che c'è dietro. I demoni sono quelli della
dipendenza, dell'incomunicabilità, e fronteggiarli insieme non
presenta sorprese né criptiche chiavi di lettura. Bryan Bertino, già
regista di quel The Strangers
troppo blando per farsi valere, non osa neanche questa volta. Il suo compito senza errori
e senza guizzi, però, complice qualche dramma toccante e la dolce
musa del cinema indie, si fa voler bene. Moltissimo. E i figli, anche
se nati da genitori vicini all'abisso, impareranno a lasciarsi il
buio alle spalle seguendo la luce. A non temere i mostri delle eredità genetiche.
(7-)
Mi manca solo The Babysitter, se non esco mi sa che me lo vedo stasera. :-)
RispondiEliminaTi sei già espresso su Muschietti?
EliminaFrugo meglio tra i tuoi post, tra blog e Instagram. ;)
A me è garbato molto It, ma non ne farei mai una recensione, ce ne stanno a centinaia.
EliminaEmbe'? Non vogliamo sentirti lo stesso, ma l'importante è che ti sia piaciuto.
EliminaIT DEVO riuscire a vederlo al cinematografò ( anche se mi manca ancora il Blade Runner 20146), babysitter grossa sopresa, per devil's candy come sai non mi ritrovo, per me non è nemmeno un home invasion :-)
RispondiEliminaah the moster lo avevo bannato dalla lista non so perchè, ma a questo punto lo riabbraccio
Rimetti The Monster, sì. Non immancabile, ma la A24 produce titoli notevolissimi.
EliminaBlade Runner manca anche a me, e non avrei fretta, ma il cinemino in zona lo darà la settimana prossima. Vado più per Villeneuve che per un genere che, di per sé, mi annoia. :)
Bene così, Cassidy!
RispondiEliminaTi passò a leggere, quando parli di It.
La seconda parte, sai?, la temo di più. Nel romanzo è quella che meno preferisco. Ma forse, al cinema, sarà meno derivativa di questa (non che sia un male, in questo caso).
It è la prima uscita di quest'anno che voglio assolutamente vedere al cinema *^* anche se la mia paura più grande è avere aspettative troppo alte ^^;;
RispondiEliminaLe aspettative le mantiene, per fortuna, perché noi lettori sappiamo che It non è soltanto spauracchi.
EliminaAvrei preferito una regia diversa, più consapevole e matura, ma i Perdenti... Oh, i Perdenti. Sono proprio loro, sì!
It non poteva non piacere a un kinghiano come te.
RispondiEliminaConsiderando la strizza che mi mettono, o almeno mi mettevano i clown, io potrei rimanerne terrorizzato. :)
Sugli altri tre film sono decisamente d'accordo. La babysitter è un horrorino guilty pleasure parecchio divertente e le citazioni sia degli 80s movies che di Mamma ho perso l'aereo sono il tocco in più di un lavoro tv citazionista che si fa apprezzare.
Così come anch'io ho voluto bene a The Monster, più per i personaggi e la parte "drama", che non per la componente horror o per una storia che non è poi così clamorosa.
The Devil's Candy horror metallaro medio. Si fa guardare e subito dopo - anzi subito subito - dimenticare. Nemmeno io ho capito cosa alcuni ci abbiano trovato di speciale.
Al cinema vedevo qualcuno sobbalzare (It, uccidi tutti quegli orridi ragazzi maleducati, per favore), ma io sono uno spettatore stoico. Ho paura di tutto, eh, ma non se si parla di film. Fammi sapere, ché Skarsgard mette strizza di per sé (anche se ha il suo fascino burtoniano).
EliminaNon vedo l'ora di andare a vedere It *o* purtroppo mi sarà possibile soltanto martedì... però dai, se ha avuto anche la tua benedizione, non potrà non piacermi! Non so perché, ma nemmeno io penso ne uscirò *terrorizzata* :D vedrem!
RispondiEliminaDipende da quando sobbalzi in poltrona, da quanto ti lasci cogliere impreparata, da quanto sei suggestionabile. Io per nulla, ma vale anche per la prima versione, vista da piccolissimo con mamma e fratello. Mi importava più del coinvolgimento emotivo, del corazòn, e quelli c'erano tutti.
Eliminait l'ho visto e mi è piaciuto, martedì ne parlo, the babysitter mi accingo a vederlo oggi, per il resto aspetto la disponibilità per la visione ^_^
RispondiEliminaPerfetto, Arwen. In giro, comunque, trovi anche gli altri. ;)
Elimina"La Babysitter" mi ha divertito un mondo, e dire che non me lo aspettavo! :D
RispondiEliminaGli altri devo ancora vederli, ma fanno tutti parte della mia lista... "The Monster", per il momento, è quello con la trama e il tema che mi intrigano di più! *____*
The Monster è pressoché sconosciuto, ma è un peccato. Semplicissimo, tutt'altro che spaventoso, ma denso di significato.
EliminaIt vado questa sera...vedremo.La babysitter l’ho visto e,sorpresa sorpresa, mi ha divertito parecchio, gli altri mancano...
RispondiEliminaBene, fammi/facci sapere.
EliminaDi It non voglio leggere niente, sono riuscita a stare lontana da trailer, teaser e recensioni in anteprima varie e stasera finalmente lo affronto.
RispondiEliminaSalto anche il resto che sembrano quegli horrorini che poco mi intrigano, mentre punto tutto su The Monster. Sarà la Kazan, sarà il tuo riferimento a Babadook ma sembra l'unico per le mie corde :)
Chissà se galleggerai anche tu...
EliminaE mettila in lista, la Kazan, che merita sempre. ;)
Quattro film che mi sono piaciuti, ognuno in modo diverso.
RispondiEliminaIt è tutto quello che avrei sperato da un adattamento impossibile, e non smetterò mai di ringraziare Muschietti (e in parte anche Fukunaga) e Skarscoso per questo. Atmosfere perfette, pargoli anche, messaggio del libro azzeccato in pieno, Pennywise superbo, non potevo chiedere di più.
La Babysitter è divertente e spensierato al punto giusto, anche io penso che i due manzetti (la Thorne e l'altro) farebbero meglio a prendersi in giro sempre.
The Devil's Candy è carinissimo, non tanto per l'aspetto horror ma per quello familiare e i due attori sono bravissimi mentre The Monster mi aveva angosciata oltre ogni dire. Anche qui, non tanto per il mostro ma per il rapporto madre-figlia che mette in essere.
Questa volta sei ferratissima.
EliminaChissà al prossimo appuntamento con Halloween... :)
L'unico che ho visto è It, piaciuto molto.
RispondiEliminaMa con gli altri rimedio presto. :)
Ah, meno male!
EliminaAnche l'ultimo è molto fordiano, vedrai.