Titolo:
Invidia. I segreti di Port Gamble
Autore:
Gregg Olsen
Editore:
Newton Compton
Numero
di pagine: 348
Prezzo:
€ 9,90
Data
di pubblicazione: 24 Gennaio 2013
Sinossi:
Katelyn è una ragazza problematica e asociale, e quando viene
ritrovata morta dalla madre, il giorno di Natale, in paese si
diffonde subito la voce che si sia suicidata. Eppure le gemelle
Hayley e Taylor Ryan, le sue uniche amiche, non si accontentano di
questa spiegazione e iniziano a cercare disperatamente la verità. Ma
per indagare, le ragazze hanno un’arma segreta... Scopriranno che
Katelyn non era poi così sola: chattava tutte le notti con un uomo
misterioso. Chi si nasconde dietro quell’identità virtuale? È
stato lui a spingerla verso la morte? Oppure l’ha uccisa inscenando
un suicidio? Ma Hayley e Taylor non sono le uniche a svolgere delle
indagini. Una reporter senza scrupoli è sulle loro tracce per
carpire informazioni sui loro poteri e su un misterioso incidente
avvenuto dieci anni prima, da cui uscirono indenni solo le sorelle
Ryan e la povera Katelyn…
La recensione
Sfogliare
le prime pagine di Invidia e
trovarsi davanti a un incipit diretto ed accattivante, di cui
la copertina, con dettagli minuziosi e precisi in modo inquietante,
ricostruisce alla lettera il fattore scatenante di una serie di
reazioni a catena divenute, alla fine, romanzo: la morte solitaria e
triste di Katelyn; una quindicenne qualsiasi con problemi qualsiasi.
Una
tematica difficile e sempre tristemente attuale questa, che, inserita
all'interno del dibattito mirato a delineare i vantaggi e le trappole
dei dilaganti Social Network, avrebbe potuto dare a un giallo
caratteristiche di grande impatto e intensità. Renderlo un giallo che avrebbe
portato autori celebri ad esprimersi con sentita ammirazione e la mia
recensione ad essere verde invidia, non limone rancido/andato a male.
Il
romanzo di Gregg Olsen, infatti, è fastidiosamente ambiguo. Promette
e non dà.
E
pensare che in copertina il commento di Michael Connelly – autore
che personalmente non mi piace, ma che stimo sapendolo accanito
sostenitore, assieme a Jeffrey Deaver, dei nostri Giorgio Faletti e
Donato Carrisi – ce lo presentava come un thriller di altissimo
livello, dai ritmi perfetti e dal finale imprevedibile. Chiariamoci
subito: non aspettatevi la nuova indagine di Harry Bosch o di
Sherlock Holmes. Piuttosto, sappiate di ritrovari a leggere guardare una puntata,
riesumata direttamente dagli anni '70, di Nancy Drew. Stiamo lì.
Il
romanzo, sin dalle prime pagine, assume i risvolti dei teen thriller
americani, anche se definirlo tale sarebbe un'evidente forzatura. Non
è un thriller adolescenziale, bensì della prima infanzia! O l'autore
non ha la perizia necessaria per scrivere romanzi di questo genere o,
almeno in Invidia, non riesce a farne sfoggio, tentando di
misurarsi, in una gara anacronistica e persa in partenza, con le
malignità e i pettegolezzi dello splendido Il seggio vacante,
le adolescenti cattive di Lauren Oliver e i misteri annacquati (e
griffati) della serie TV Pretty Little Liars. La
sua prova, infatti, avviene pur sempre con un genere letterario per misurarsi con
il quale sono necessarie conoscenze in campo medico,
psicologico e legale; ma io, che non ho nemmeno il diploma liceale o
la sagacia per distinguere un'aspirina da una pilloletta blu di
Viagra, avrei potuto scriverlo altrettanto “bene”. Inoltre,
non essendo nemmeno più giovanissimo, lo scrittore, nato a Seattle
nel 1959, dipinge l'adolescenza in maniera (im)pietosa, superficiale
e sciocca, in cui perfino i più buoni – come direbbe mia nonna dall'alto della sua saggezza popolare -
hanno la rogna!
Tuttavia,
la storia giova di una serie di elementi stuzzicanti, sparsi, ahimè, in un
contesto tutt'altro che memorabile. Ad esempio, sarebbe stato
interessante vedere approfondito il rapporto empatico, misterioso,
affascinante e a tratti inquietante fra bambini che, per nove mesi, condividono la stessa placenta. Qui pensate alle gemelle Olsen ai
tempi di Disney Channel (saranno mica parenti dell'autore?!):
saccenti, pettegole, fastidiose. Due sopravvalutate enfants
prodiges. Io non sono una persona buonista, tutt'altro. Ma ho
imparato che davanti alla morte non si ride mai. Ricordo ancora
quando, qualche anno fa, una ragazza della mia città si tolse la
vita nella sua cameretta dalle pareti rosa. Non la conoscevo nemmeno
di vista, ma il suo suicidio mi aveva scosso, turbato, commosso.
Hailey
e Taylor, le protagoniste del romanzo, al capezzale della loro ex
migliore amica, parlano dello scarso livello del catering chiamato
alla cerimonia funebre; se ne escono con commenti infelici e vuoti relativi alla
taglia abbondante della sfortunata Katelyn; all'inizio, la chiamano
semplicemente “la morta”, come se non ci fosse mai stato un prima
per quell'adolescenza avvelenata. L'ho letto piacevolmente, ma tra
momenti di ilarità del tutto involontaria. E, se un thriller fa
ridere, a mio modesto parere, non è un buon thriller.
L'ironia
che lo pervade è del tutto fuori luogo: fa ghiacciare il sangue
nelle vene e gareggia, quasi quasi, con quella della mia prof
d'inglese! Gioca ad essere brillante, ma involontariamente è più
nera del disastro. A tratti, pur essendo un amante delle commedie
nere e un fan dello black humour, la mia faccia ricordava quella dei
Trollface che dilagano su Facebook in un'epidemia di visi grotteschi e occhi strabuzzati. Restano comunque
molto carine le descrizioni delle dinamiche familiare, il passaggio
fluido da un punto di vista all'altro, il vedere che le strade di
questa nebbiosa città portuale legano saldamente case, segreti e
personaggi come lunghi fili di cemento scuro. Tutti hanno un passato da celare o immondizia da
nascondere sotto il tappeto del soggiorno. Peccato che tanti
personaggi non riescano a trovare, tante volte, una vera
collocazione in capitolo lunghi non più di quattro paginette. Tratto
da un fatto di cronaca, è un dramma che diventa un thriller
deludente e mal riuscito. I
misteri nascosti dietro la morte di Katelyn potrete scoprirli solo a
fine lettura, ma io, con molta sincerità, non ne creerò nessuno
sulle mie impressioni complessive. Il libro non è mi è piaciuto, ma
avrete imparato, forse, che, almeno per quanto concerne titoli di
questo genere, ho gusti molto particolari. Invidia, su siti
come Goodreads, ha una media complessiva di tre stelle abbondanti. Se
non avete mai letto alcuni degli autori sopracitati, il romanzo
potrebbe anche piacervi così com'è: senza pretese, particolare mordente,
avvenimenti memorabili, infamia e lode.
Il
mio voto: ★★
Il
mio consiglio musicale: Hooverphonic - Anger Never Dies
Grande, Mik, recensisci in modo egregio sia nel bene che nel male!
RispondiEliminaAuhausha direi che è da evitare XD
RispondiEliminaCavolo eppure ci contavo molto su questo libro...peccato che l'autore non sia riuscito nell'impresa! penso che lo leggerò per farmi un'idea più precisa ma già l'entusiasmo si sta spegnendo...sob!
RispondiEliminaGrazie Mik per l'avviso, su questo libro direi che passo! ahah
RispondiEliminafa ghiacciare il sangue nelle vene e gareggia, quasi quasi, con quella della mia prof d'inglese! deve essere davvero inquietante :|
Concordo in pieno con te Mik!Mi mancano una ventina di pagine per finirlo, e purtroppo non mi è piaciuto per niente!Un vero peccato però, dalla trama e dalle recensioni che ho letto sembrava davvero bello!
RispondiEliminaCome mi avevi detto che fiascoooo.. mi passa proprio la voglia di iniziarlo, ma devo farmi forza e coraggio :D
RispondiEliminaC'era quel 'non so che' che non mi ha permesso di incuriosirmi a questo romanzo e devo dire che ho fatto veramente bene!
RispondiEliminaCome al solito le tue recensioni sono favolose, omg *_*
Ed io che ce l'ho non ho assolutamente voglia di aprirlo, ma come ha detto Sonia, riesci a recensire in modo meraviglioso sia nel bene che nel male.... Leggere le tue recensioni è come entrare in un mondo a parte, il tuo mondo.
RispondiEliminaFantastico Mik.
Peccato! L'avevo messo in wish list, ma mi sa che lo faccio passare in fondo in fondo alla lista.
RispondiEliminaTu, contrariamente all'autore, sei sempre bravissimo :))
Bello fuori brutto dentro a uanto pare :P
RispondiEliminaCmq sono d'accordo, l'humor nero piace anche a me, ma bisogna saperlo maneggiare, altrimenti ti cascano le braccia...
Mi accodo ai complimenti, scrivi veramente benissimo. So che non è facile scrivere una recensione, ma tu lo fai sembrare semplice e naturale. Mi piace moltissimo il tuo stile, bravo bravo bravo.
RispondiEliminaOltretutto, mi farai risparmiare soldi, dato che mi è passata la voglia di leggere "Invidia".
Io questo libro l'avevo messo nella lista dei "forse, magari un giorno..." :D, ma devo dire che la tua eccellente recensione mi ci sta facendo ripensare! :D Da come ne hai parlato, l'autore sembra rifarsi un po' a Agatha Cristie XD: per la "leggerezza" dei comportamenti dei vari personaggi e lo spessore psicologico dei personaggi diciamo, ehm, non proprio superlativo, intendo naturalmente... non certo per la qualità dell'intreccio e l'originalità dell'enigma! :D
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