The Affair
Stagione I
A Noah, professore di mezz'età con un nome nell'editoria, alcune cose non piacciono. Passare le vacanze sotto gli occhi accusatori dei suoi suoceri ricchi e spietati; essere interrotto, quando fa l'amore con la moglie, dai più piccoli dei suoi quattro figli; dipendere dagli altri. Ma, in lista, ci sono anche cose a cui non resiste: gli sguardi lascivi delle donne che, in piscina, continuano a desiderlo; le spiagge bianche e le passeggiate notturne sul bagnasciuga, di notte, gratis; sentirsi giovane, anche se una vispa figlia adolescente, una moglie che pensa di stare invecchiando velocemente e una vita sedentaria testimoniano il contrario. Allison, invece, vive in un luogo che d'estate è pieno e d'inverno è vuoto. Sul mare. Quel mare che, anni prima, ha inghiottito il suo unico figlio e non l'ha più restituito. Ora è vuota lei. Con la cicatrice di un parto e le borse sotto gli occhi, non ha neanche trent'anni e, anche se quel marito sportivo e bello la desidera oltre il dolore e i mille silenzi, lì si sente morire. Noah e Allison avrebbero tutte le carte in regola per la felicità, ma non è cosa per loro. Malinconici, incompleti, si incontrano in una tavola calda: lei serve ai tavoli, lui paga la colazione alla sua famiglia. Si piacciono e non si colpevolizzano. Si incontrano in stanze d'albergo e lui non pensa alla fede che gli stringe il dito, lei alla perdita che gli avvelena l'esistenza. Fanno l'amore in tutti i luoghi e in tutte le posizioni, piangono, si confidano: a letto, intrecciati. The Affair, nuovo dramma targato Showtime, mi ha colpito sin dal pilot, che era pressochè perfetto. L'erotismo sempre elegante, la passione irrefrenabile, i diritti e i doveri di ogni coniuge, il giallo. Questa ordinaria storia di tradimenti e sofferenze ha più di un mistero, ma l'amore è il più antico. Si parte in un commissariato di polizia e i due protagonisti si raccontano, difendendosi da un'accusa che non conosciamo. Cos'è è successo l'estate prima? Ogni episodio è spaccato in due: la versione di lui, la versione di lei. Alcune cose coincidono, altre sono discordanti. Chi mente per quale motivo mente? Dopo dieci episodi belli densi, ma che hanno però conosciuto qualche notevole rallentamento nella parte centrale, la prima stagione di questa interessante novità non ci dà ogni risposta. Restano i buchi nelle trame e cose che il mare, presente perfino nella strana sigla, non ha riportato sulla terra ferma. Mi ha affascinato a lungo – tutto dialogato e intimista com'è – ma non sempre l'ho capito: ma forse proprio questo è il bello. Le lacune volontarie e le omissioni; le problematiche che il medico, premuroso, ci ha nascosto, nell'esaminare al dettaglio questi cuori adulti. Maura Tierney (E.R) e Joshua Jackson (Dawson's Creek) danno spessore e credibilità ai coniugi traditi – lei è più tollerabile che altrove, lui è cresciutissimo. I traditori, invece, sono le sorprese Dominic West e Ruth Wilson. Lui, attore inglese a proprio agio con l'americano e le scene di nudo, ha il volto che è tutto una ruga e un fascino insospettabile. La Wilson, ignorata fino a questo momento, è la punta di diamante: moderna, piccola, disperata, bella. Va di moda, ultimamente, guardare la fragilità dei sentimenti da ogni prospettiva: al cinema c'è Fincher che ci dice che l'amore è bugiardo; Kubrick pensava nel suo ultimo film che tutto, alla fine, si riducesse a “scopare”; in Closer si tradiva con gli occhi e in Little Children la borghesia si toglieva biancheria intima e maschere. The Affair, anche se inevitabilmente messo in ombra da titoli così grandi, ha ancora la sua da dire. E se a dirlo sono attori particolarmente in gamba, meglio. (7,5)
Stagione I
A Noah, professore di mezz'età con un nome nell'editoria, alcune cose non piacciono. Passare le vacanze sotto gli occhi accusatori dei suoi suoceri ricchi e spietati; essere interrotto, quando fa l'amore con la moglie, dai più piccoli dei suoi quattro figli; dipendere dagli altri. Ma, in lista, ci sono anche cose a cui non resiste: gli sguardi lascivi delle donne che, in piscina, continuano a desiderlo; le spiagge bianche e le passeggiate notturne sul bagnasciuga, di notte, gratis; sentirsi giovane, anche se una vispa figlia adolescente, una moglie che pensa di stare invecchiando velocemente e una vita sedentaria testimoniano il contrario. Allison, invece, vive in un luogo che d'estate è pieno e d'inverno è vuoto. Sul mare. Quel mare che, anni prima, ha inghiottito il suo unico figlio e non l'ha più restituito. Ora è vuota lei. Con la cicatrice di un parto e le borse sotto gli occhi, non ha neanche trent'anni e, anche se quel marito sportivo e bello la desidera oltre il dolore e i mille silenzi, lì si sente morire. Noah e Allison avrebbero tutte le carte in regola per la felicità, ma non è cosa per loro. Malinconici, incompleti, si incontrano in una tavola calda: lei serve ai tavoli, lui paga la colazione alla sua famiglia. Si piacciono e non si colpevolizzano. Si incontrano in stanze d'albergo e lui non pensa alla fede che gli stringe il dito, lei alla perdita che gli avvelena l'esistenza. Fanno l'amore in tutti i luoghi e in tutte le posizioni, piangono, si confidano: a letto, intrecciati. The Affair, nuovo dramma targato Showtime, mi ha colpito sin dal pilot, che era pressochè perfetto. L'erotismo sempre elegante, la passione irrefrenabile, i diritti e i doveri di ogni coniuge, il giallo. Questa ordinaria storia di tradimenti e sofferenze ha più di un mistero, ma l'amore è il più antico. Si parte in un commissariato di polizia e i due protagonisti si raccontano, difendendosi da un'accusa che non conosciamo. Cos'è è successo l'estate prima? Ogni episodio è spaccato in due: la versione di lui, la versione di lei. Alcune cose coincidono, altre sono discordanti. Chi mente per quale motivo mente? Dopo dieci episodi belli densi, ma che hanno però conosciuto qualche notevole rallentamento nella parte centrale, la prima stagione di questa interessante novità non ci dà ogni risposta. Restano i buchi nelle trame e cose che il mare, presente perfino nella strana sigla, non ha riportato sulla terra ferma. Mi ha affascinato a lungo – tutto dialogato e intimista com'è – ma non sempre l'ho capito: ma forse proprio questo è il bello. Le lacune volontarie e le omissioni; le problematiche che il medico, premuroso, ci ha nascosto, nell'esaminare al dettaglio questi cuori adulti. Maura Tierney (E.R) e Joshua Jackson (Dawson's Creek) danno spessore e credibilità ai coniugi traditi – lei è più tollerabile che altrove, lui è cresciutissimo. I traditori, invece, sono le sorprese Dominic West e Ruth Wilson. Lui, attore inglese a proprio agio con l'americano e le scene di nudo, ha il volto che è tutto una ruga e un fascino insospettabile. La Wilson, ignorata fino a questo momento, è la punta di diamante: moderna, piccola, disperata, bella. Va di moda, ultimamente, guardare la fragilità dei sentimenti da ogni prospettiva: al cinema c'è Fincher che ci dice che l'amore è bugiardo; Kubrick pensava nel suo ultimo film che tutto, alla fine, si riducesse a “scopare”; in Closer si tradiva con gli occhi e in Little Children la borghesia si toglieva biancheria intima e maschere. The Affair, anche se inevitabilmente messo in ombra da titoli così grandi, ha ancora la sua da dire. E se a dirlo sono attori particolarmente in gamba, meglio. (7,5)
The Fall - Caccia al serial killer
Stagione I
Avevo snobbato The Fall. Avevo fatto male. Con la seconda stagione appena conclusa in patria, io ho comodamente recuperato la prima. La danno su Sky. Temevo ritmi lenti, sbadigli, quegli episodi di un'ora che trovo insormontabili. Ma, d'altra parte, le puntate erano solo cinque e, battendo il 2014 al suo stesso gioco, volevo concludere una serie nuova prima che si concludesse l'anno vecchio. Inutili sfide personali. Quella scelta affidata al caso si è rivelata azzeccata. Ho scoperto un'interessante produzione irlandese e vi dico che merita. Perché The Fall è il solito poliziesco britannico, la storia ormai risaputa dell'eterna lotta tra buoni e cattivi, ma ha guizzi, singoli passaggi, spunti che riescono a isolarlo. Si sa distinguere dalla massa pulsante di distintivi, cacce all'uomo e pistole, e non è cosa da poco quando è tutto già visto. Le sue cifre stilistiche, annidate in una regia fine e dinamica e in una fotografia cupa, uggiosa, minacciosa che fa cadere continuamente la piogga – e le tenebre – su quella Belfast spaesante, dilaniata. La storyline, piuttosto frastagliata, in realtà si focalizza spesso su aspetti secondari lontani dall'indagine portante, superflui. The Fall si eclissa in quei momenti e si accende, in risposta, quando sullo schermo compaiono loro. Gli sceneggiatori tratteggiano due personaggi e i loro misteri e, con intelligenza, sfatano il mito delle eroine perfette e dei maniaci incapaci di relazionarsi agli altri. Lei dorme nel suo ufficio e va a letto con uomini sposati; lui ha famiglia, gatto e baby sitter. Dopo la gloria con X-Files e il successivo oblio, Gillian Anderson, rivelandosi più affascinante e talentuosa di quanto ce la ricordassimo tutti, dà gradite conferme – già in Hannibal, d'altro canto, è superba. Il vero motivo per cui The Fall è stato doppiato in italiano, il punto di forza di ogni cosa, però si chiama Jamie Dornan e, comparsa in Once Upon a Time e modello Calvin Klein, a febbraio sarà il tanto amato quanto sbeffeggiato Christian Grey. E sapete che vi dico? Che era ingiusto che uno con due occhi così rimanesse nascosto. Meritava un trampolino di lancio: felice che lo abbia avuto, meno che sarà associato a vita, tipo, alle Sfumature. Ricordatelo come Paul Spector: a essere tenebroso è tenebroso; a essere bello è bello, anzi bellissimo; a essere pazzo è pazzo, e scommetto che di rado, altrove, apparirà così bravo. Il ruolo gli calza a pennello e lui, minuto ma col dono del carisma, è un magnete. Ha la faccia, il talento, la credibilità... e pure la mia totale invidia. La polizia e il crimine hanno lo stesso ruolo, dunque, e pari importanza: sono protagonisti. I sintagmi alternati, frequentissimi, li mettono a confronto sin dal pilot: sono distanti, ma ogni episodio è un passo verso l'altro. Cosa succederà quando Stella Gibson incontrerà Paul Spector? Ci si augura che il momento arriverà tardi, anche se è brutto auspicare per quell'assassino di donne un altro giorno di libertà. La cosa curiosa è che conosci più il killer che chi lo bracca. Stella, ligia al dovere e distaccata, resta al di là di un vetro; mentre di Paul sai che lavoro fa, dove abita, a che ora fa il bagno ai suoi figli, cosa sogna. E, cosa terrificante, sei in empatia con lui. (7,5)
Stagione I
Avevo snobbato The Fall. Avevo fatto male. Con la seconda stagione appena conclusa in patria, io ho comodamente recuperato la prima. La danno su Sky. Temevo ritmi lenti, sbadigli, quegli episodi di un'ora che trovo insormontabili. Ma, d'altra parte, le puntate erano solo cinque e, battendo il 2014 al suo stesso gioco, volevo concludere una serie nuova prima che si concludesse l'anno vecchio. Inutili sfide personali. Quella scelta affidata al caso si è rivelata azzeccata. Ho scoperto un'interessante produzione irlandese e vi dico che merita. Perché The Fall è il solito poliziesco britannico, la storia ormai risaputa dell'eterna lotta tra buoni e cattivi, ma ha guizzi, singoli passaggi, spunti che riescono a isolarlo. Si sa distinguere dalla massa pulsante di distintivi, cacce all'uomo e pistole, e non è cosa da poco quando è tutto già visto. Le sue cifre stilistiche, annidate in una regia fine e dinamica e in una fotografia cupa, uggiosa, minacciosa che fa cadere continuamente la piogga – e le tenebre – su quella Belfast spaesante, dilaniata. La storyline, piuttosto frastagliata, in realtà si focalizza spesso su aspetti secondari lontani dall'indagine portante, superflui. The Fall si eclissa in quei momenti e si accende, in risposta, quando sullo schermo compaiono loro. Gli sceneggiatori tratteggiano due personaggi e i loro misteri e, con intelligenza, sfatano il mito delle eroine perfette e dei maniaci incapaci di relazionarsi agli altri. Lei dorme nel suo ufficio e va a letto con uomini sposati; lui ha famiglia, gatto e baby sitter. Dopo la gloria con X-Files e il successivo oblio, Gillian Anderson, rivelandosi più affascinante e talentuosa di quanto ce la ricordassimo tutti, dà gradite conferme – già in Hannibal, d'altro canto, è superba. Il vero motivo per cui The Fall è stato doppiato in italiano, il punto di forza di ogni cosa, però si chiama Jamie Dornan e, comparsa in Once Upon a Time e modello Calvin Klein, a febbraio sarà il tanto amato quanto sbeffeggiato Christian Grey. E sapete che vi dico? Che era ingiusto che uno con due occhi così rimanesse nascosto. Meritava un trampolino di lancio: felice che lo abbia avuto, meno che sarà associato a vita, tipo, alle Sfumature. Ricordatelo come Paul Spector: a essere tenebroso è tenebroso; a essere bello è bello, anzi bellissimo; a essere pazzo è pazzo, e scommetto che di rado, altrove, apparirà così bravo. Il ruolo gli calza a pennello e lui, minuto ma col dono del carisma, è un magnete. Ha la faccia, il talento, la credibilità... e pure la mia totale invidia. La polizia e il crimine hanno lo stesso ruolo, dunque, e pari importanza: sono protagonisti. I sintagmi alternati, frequentissimi, li mettono a confronto sin dal pilot: sono distanti, ma ogni episodio è un passo verso l'altro. Cosa succederà quando Stella Gibson incontrerà Paul Spector? Ci si augura che il momento arriverà tardi, anche se è brutto auspicare per quell'assassino di donne un altro giorno di libertà. La cosa curiosa è che conosci più il killer che chi lo bracca. Stella, ligia al dovere e distaccata, resta al di là di un vetro; mentre di Paul sai che lavoro fa, dove abita, a che ora fa il bagno ai suoi figli, cosa sogna. E, cosa terrificante, sei in empatia con lui. (7,5)
Scrotall Recall
Stagione I
Ma che volgarità. Lo so: lo state pensando. Non mentite. Anche chi conosce due parole messe in croce d'inglese lo sa, tanto. Che “scrotall” ha inevitabilmente qualcosa a che fare con i testicoli, grossomodo, e che i testicoli sono argomento da evitare in tivù. Gli organi dell'apparato riproduttore maschile non sono esattamente il massimo, è vero - antiestetici e tutto: chi ci farebbe mai una serie? In realtà, titolo equivoco a parte, Scrotall Recall è una commedia romantica brillante, veloce, divertente e molto inglese che no, non sta sulle balle. Anche se quelle, ed il sesso in genere, sono state un guaio per Dylan: non proprio uno sciupafemmine, che eppure ha il suo bel daffare quando si scopre portatore di una temibile malattia venerea. La clamidia. Su Wikipedia spiegano cosa sia nel dettaglio, ma io non approfondirei. Insomma, Dylan ha la clamidia e potrebbe averla passata alle sue recenti partner sessuali. Aiutato da un tontolone di migliore amico, ripesca i nomi delle ex dalla sua rubrica telefonica, li dispone in ordine alfabetico e le chiama. Sapete come vanno queste cose: ciao, come stai?, ti ricordi?, sai che ti ho attaccato la clamidia? Le chiamate, le visite porta a porta, le email animano una spirale colorata di ricordi e ognuna delle sei puntate, per venticinque minuti, ci porta tra gli amori e le botte e via del simpatico protagonista. Ma ogni puntata, lontana dal pericolo “grasse risate”, è una piccola storia d'amore a sé stante. Prima di portarle a letto, Dylan aveva voluto conoscerle. Lui ha lasciato loro qualcosa (involontariamente, okay); loro cosa hanno lasciato a lui? Il difetto della serie è uno solo: è troppo breve per volerle bene a dovere, ma ci si può lavorare. Andando avanti, mi piacerebbe anche di più. Parte a sorpresa, dal nulla, e finisce a sorpresa, nel nulla. Per sapere come andrà, a chi toccherà la prossima chiamata, qual è la ragazza della vita di Dylan, ci toccherà aspettare non la prossima puntata, bensì la prossima stagione. Un annetto. Sempre che la prossima stagione arrivi. Wikipedia non si esprime a tal proposito. Io faccio il tifo per Scrotall – uso un affettuoso diminutivo, ebbene sì – e per la coppia composta dal fresco Johnny Flynn e da quello schianto di Antonia Thomas (carnagione scura, occhi di ghiaccio, Misfits). Riusciranno a ribellarsi alla regola dell'amico e a un matrimonio già annunciato? L'amore fa male – soprattutto quando urini. (6,5)
Stagione I
Ma che volgarità. Lo so: lo state pensando. Non mentite. Anche chi conosce due parole messe in croce d'inglese lo sa, tanto. Che “scrotall” ha inevitabilmente qualcosa a che fare con i testicoli, grossomodo, e che i testicoli sono argomento da evitare in tivù. Gli organi dell'apparato riproduttore maschile non sono esattamente il massimo, è vero - antiestetici e tutto: chi ci farebbe mai una serie? In realtà, titolo equivoco a parte, Scrotall Recall è una commedia romantica brillante, veloce, divertente e molto inglese che no, non sta sulle balle. Anche se quelle, ed il sesso in genere, sono state un guaio per Dylan: non proprio uno sciupafemmine, che eppure ha il suo bel daffare quando si scopre portatore di una temibile malattia venerea. La clamidia. Su Wikipedia spiegano cosa sia nel dettaglio, ma io non approfondirei. Insomma, Dylan ha la clamidia e potrebbe averla passata alle sue recenti partner sessuali. Aiutato da un tontolone di migliore amico, ripesca i nomi delle ex dalla sua rubrica telefonica, li dispone in ordine alfabetico e le chiama. Sapete come vanno queste cose: ciao, come stai?, ti ricordi?, sai che ti ho attaccato la clamidia? Le chiamate, le visite porta a porta, le email animano una spirale colorata di ricordi e ognuna delle sei puntate, per venticinque minuti, ci porta tra gli amori e le botte e via del simpatico protagonista. Ma ogni puntata, lontana dal pericolo “grasse risate”, è una piccola storia d'amore a sé stante. Prima di portarle a letto, Dylan aveva voluto conoscerle. Lui ha lasciato loro qualcosa (involontariamente, okay); loro cosa hanno lasciato a lui? Il difetto della serie è uno solo: è troppo breve per volerle bene a dovere, ma ci si può lavorare. Andando avanti, mi piacerebbe anche di più. Parte a sorpresa, dal nulla, e finisce a sorpresa, nel nulla. Per sapere come andrà, a chi toccherà la prossima chiamata, qual è la ragazza della vita di Dylan, ci toccherà aspettare non la prossima puntata, bensì la prossima stagione. Un annetto. Sempre che la prossima stagione arrivi. Wikipedia non si esprime a tal proposito. Io faccio il tifo per Scrotall – uso un affettuoso diminutivo, ebbene sì – e per la coppia composta dal fresco Johnny Flynn e da quello schianto di Antonia Thomas (carnagione scura, occhi di ghiaccio, Misfits). Riusciranno a ribellarsi alla regola dell'amico e a un matrimonio già annunciato? L'amore fa male – soprattutto quando urini. (6,5)
Lizzie Borden Took An Ax
Film TV
Film TV
La
Lifetime, universalmente associata ai film per famiglie e alle
zuccherose produzioni natalizie, ultimamente si sta scoprendo
trasgressiva. Più o meno, dico. Dopo le torture psicologiche, gli
incesti e le sevizie del controverso Flowers in the attic, propone
questa volta la storia vera di un'assassina spietata che, dopo aver
presumibilmente massacrato i genitori a colpi di scure, riuscì a
farla franca. Ambientato sul finire dell'ottocento e, a metà tra un
mistery e un thriller giudiziario, nonostante un budget limitatissimo
che mostra nel corso della durata tutte le sue varie pecche, Lizzie
Borden took an ax è discreto.
Un'ora e venti costa indugiare sulla soglia di un caso di cronaca
nera mai dimenticato e la regia piatta, la resa scolastica e una
colonna sonora moderna, fastidiosa, smargiassa non permettono di
andare oltre, purtroppo. Ma la base scricchiola, anche se sotto sotto
è solida; c'è del potenziale inespresso. Troppe cose che si
capiscono sì e no, ma non c'è nessuno a dirle espressamente. La
mancanza di dettagli rende tutto un po' leggenda, una filastrocca
macabra da cantare a mezzanotte, ma si potrebbe parlare a lungo degli
impulsi oscuri della protagonista, dei suoi segreti moventi, delle
sue voglie, di quanti gradini fece esattamente per raggiungere la
camera da letto in cui avrebbe fatto a pezzi la matrigna o il salotto
in cui avrebbe colpito ancora, ancora e ancora il padre
appisolato. Ha il fascino dei mostri, questa Lizzie Borden, e la
valida attrice che la interpreta fa il possibile. Christina Ricci è
un piccolo angelo del male. Dolce ed inquietante, incantevole a modo
suo, dà il suo viso strano, quasi burtoniano, all'assassina. Minuta,
seducente, sociopatica, è l'autentico perché di questo trascurabile
film per la tv e, mentre sussurra confessioni all'orecchio della
sorella, ci dà uno dei momenti più ansiogeni della pellicola.
Qualche brivido. Il mio è un commento, ma anche un'anticipazione.
Lizzie Borden took an ax, il
prossimo anno, diventerà una miniserie in sei episodi e, con un
regista dotato di maggiore buon gusto, sempre con la Ricci a bordo,
potrebbe sprigionare tutta la sua furia rossa, tutto il suo palese
potenziale. Certe storie vanno... sviscerate. (5,5)
Mi segno The Fall, in materia di serie tv sono molto indietro, ho cominciato solo quest'anno a vederle :)
RispondiEliminaSono certo che il modus operandi del killer, qui anche spiccatamente umano, ti colpirà. Arrivi a capire la sua routine, le sue turbe, ma non perché un killer belloccio come lui si è sposato una cozza simile. Ucciderà per colpa della mogliettina? :P
Eliminascrotal recall l'ho adorato. e soprattutto ho adorato quello schianto di antonia thomas :)
RispondiEliminathe fall non male, però c'è qualcosa che non mi ha convinto del tutto...
the affair notevole. un po' discontinuo, ma notevole e, come segnali anche tu, con degli ottimi attori.
lizzie borden mi attira per christina ricci, però mi sa che ne farò a meno...
Be', dai: se hai un'ora e mezza guardalo, almeno per Christina, che è notevolissima. E' bella, ma allo stesso tempo mi mette addosso un'inquietudine unica. Scrotall è carinissimo, l'ultima sorpresa vera dell'anno, ma è troppo breve.
EliminaThe Fall, invece, mi piace e non pensavo. :)
The Affair è stata la vera sorpresa dell'anno, intenso, intimo e pieno di misteri. E ovviamente con un cast fantastico.
RispondiEliminaProprio ieri ho fatto la maratona Scrotal Recall e... che meraviglia! Umorismo british, tanti sentimenti, tanta ironia. Ottimo.
Mi manca invece The Fall, che mi tenta da quando è uscito e a cui potrei dare una possibilità pure io, visto come ne parli.
La Ricci mi intriga, e mi hai ricordato che devo ancora recuperare Flowers in the Attic, mannaggia a me.
Solo che questi inglesi... oh, serie tv troppo brevi :-)
EliminaDi The Fall ho visto oggi il primo episodio della nuova stagione e confermo che merita.
Finito di vedere The Fall oggi! Piaciuta anche a me devo dire! Non mi ero resa conto che il killer è lo stesso attore che farà Mr. Grey in 50sfumature di ecc.ecc D:
RispondiEliminaComunque mi sa che potrei iniziare seriamente a fare un maratona di Scrotal Recall a breve! mi ispira un sacco!
E' troppo divertente, ti piacerà :)
EliminaSì, è proprio Mr. Grey. Visto che è bravo davvero? Però, cavolo, anch'io mi sarei scelto una moglie un po' meglio, figurati un po' lui ahahah
Non ho ancora avuto modo di vedere gli altri (in effetti sono molto indietro con tutto) ma The Fall l'ho piacevolmente visto questa estate e concordo a pieno con te. Non c'è che dire gli inglesi ci sanno fare, per fortuna non solo l'unica ha sperare in un "lieto fine" per un serial killer, ma qui si vede quasi ogni lato umano della persona... Un'altra serie inglese che ho molto apprezzato è stata Broadchurch con David Tennant è molto psicologica ed intensa... Oh e complimenti per questo blog, è fantastico e tu scrivi in maniera splendida :)
RispondiEliminaGrazie mille, Jess ^^ Conosco Broadchurch solo di fama, purtroppo, ma adoro entrambi i protagonisti. I miei hanno seguito la sfortunata versione americana e so che la trama, anche in quel caso, prendeva. Recupero... però quella inglese, visto che l'altra ha avuto vita breve!
EliminaBroadchurch è una delle migliori serie inglesi ever....The Fall mi sta piacevolmente stupendo mentre The Affair è pronto per essere visionato...
RispondiEliminaHo visto che anche Broadchurch è breve. Vedo se è stata doppiata e recupero.
EliminaIo guardo sempre e solo coi sottotili, ma in questo periodo schematizzo i libri di latino per l'esame e la tivù mi fa compagnia :P