venerdì 3 luglio 2015

Mr. Ciak: Suite Francese, Poltergeist, Una nuova amica, Les Combattans, La risposta è nelle stelle, Affare fatto

Un capolavoro rimasto in una valigia. Una figlia che lo riscopre per caso e Suite Francese improvvisamente sulla bocca di tutti. Come uno schiaffo al nazismo. Mi ci sono avvicinato quando al cinema arrivava il film: lieve, di un bello che non fa rumore. Mentre il romanzo si articola per racconti, la pellicola si concentra su uno dei pochi momenti in cui puoi vedere i protagonisti quasi felici: la campagna francese, l'illusoria quiete, tempo d'amore. Ma questo Suite Francese è l'ultimo dei tre tempi che il lettore ha già sperimentato, eppure non è solo quello. In un'ora e mezza sanno trovare spazio trame amorose, sottotrame spionistiche e alcune delle figure marginali che erano contemplate nei capitoli che precedevano quello monografico sulla dimezzata famiglia Angellier. Ovunque, l'eleganza, la pudicizia, la discrezione. Lo sguardo benevolo sulla guerra che, sono certo, non avrebbe reso fastidiosa all'autrice la licenza poetica dello sceneggiatore: la suite incompiuta di lei, ebrea, paragonata alla suite incompiuta di Bruno, nazista. Saul Dibb, dopo The Duchess, torna alla regia – e al dramma storico – e questa volta è più abile nel dare voce ai personaggi e ai loro silenzi, anziché al gusto di una Knightley che, in quell'occasione, i cultori della moda avevano amato e gli spettatori insensibili a nastri e cappellini assai meno. Suite Francese, delicato e laconico come i suoi appasionati personaggi, non è il polpettone che chi cerca singhiozzi si aspetta. Controllato, alla maniera dei britannici, ha questi Michelle Williams e Matthias Shoenaerst, splendidi, che si corteggiano come col linguaggio dei segni. Puntuale e oroglioso, pensa più alla coerenza dell'operazione che ai nostri dotti lacrimali e, anche se non un'autentica trasposizione, con tutte le sue variazioni sul tema, si rivela un sentito omaggio, una vendetta. Una specie di tardiva vittoria. (7)

Poltergeist non è un titolo familiare a chi è della mia generazione. Se l'ho visto – e non so dirvelo con certezza, perché ho in testa una compilation di scene famose che forse avevo occhieggiato nel reale lungometraggio, forse in Scary Movie 2 – non l'ho venerato. Questo remake di dubbia utlità non sarà il peggiore horror che in estati in cerca di vani brividi passeranno dalle nostre sale. Scorre e ripropone con autoironia le sequenze cult, viaggiando maggiormente dalle parti del cinema fantastico che di quello che dovrebbe farci strizza. La storie come tante dei Bowen è al centro di un horror da bollino verde, dunque, che non dispiacerà alle famiglie. Si scontra con quello che pare una specie di capolavoro, ma con così tanto candore – e leggerezza – che con questo horror buono dentro, alla fine, non puoi essere cattivo. Si accontenta dell'essenziale e, poco dark e con effetti speciali rigorosamente al computer, con il suo cast non di primissima scelta, è una visione carina e senza pretese, con presenze poco demoniache e, al contrario, angioletti di pargoli, tra cui spicca il bravo Kyle Catlett – che quale anno fa o solo il mese scorso? - è stato T.S Pivet per Jeunet. Si prende come modello più la storia firmata trent'anni fa da Spielberg che la cupezza del prodotto di Hooper: i bambini sono in pericolo ma si sa che non succederà loro niente di grave; il lieto fine arriverà; la casa è infestata, ma con il mercato che langue, tanto, sai quante ne trovi all'ombra dei tralicci dell'alta tensione. (5,5)

Qualcuno dice che è il primo amore che non si scorda, ma Claire ha sempre avuto in testa Laura, sua migliore amica dai tempi dell'asilo. E' per questo che quando muore, si prende una pausa dal lavoro e si chiude in casa, preda di un dolore incomprensibile ai cuori altrui. Quando Claire, ospite non invitata, becca l'inconsolabile vedovo a indossare i vestiti della moglie defunta reagisce prima con la ragionevole confusione, poi con la curiosità che solo le donne hanno. Perché David sente il bisogno di vestirsi come la Laura che hanno entrambi amato? Omossesualità taciuta o un modo per superare il lutto? Una nuova amica potrebbe sembrare l'Hitchcock più celebre o un Almodòvar in crisi di identità; un noir sui disturbi della personalità oppure un'esuberante racconto sopra le righe. Non è né l'una né l'altra cosa, o forse entrambe. Come lo sconsolato David che, una parrucca bionda e i tacchi, diventa la querula Virginia; sostituto perfetto della migliore amica e dell'anima gemella. Una fuga dalla realtà, un compromesso, quando per dire addio c'è tempo e l'atto di guardarsi dentro – adesso che si è accasati – crea tragicommedie. Una nuova amica ha i meccanismi del thriller psicologico, la brillantezza della migliore commedia sofisticata e l'indefinito erotismo di una drammatica indagine sulle cose che più sfuggono e affascinano: la sessualità, il desiderio. Ma altro non è che opera del bravissimo Ozon. Dunque l'eleganza – e l'ambiguità, e una regia impeccabile, e personaggi cesellati con la cura che avrebbe un analista  - è compresa nel pacchetto. Non ci sono dissonanze, solo una credibilità forte, e non ha sbavature il trucco di questo Romain Duris che recita en travesti, mentre la seducente Anais Demoustier gioca a fingersi sua amica, amante e perfino rivale, nella sequenza immaginata in cui Duris, sotto la doccia, tocca il marito di lei. Con il cervello e l'anima che litigano, le membra che cercano un inammissibile tipo di abbraccio e i guardaroba, invece, che preferirebbero l'altra parte – quella sbagliata – del negozio di abbigliamento all'angolo. (7,5)

Lui, muratore, conosce lei, annoiata figlia unica di una coppia borghese. Partono col piede sbagliato: può da una lotta corpo a corpo nascere la scintilla? Lui, che è segretamente romantico, segue perciò lei, che è un pezzo di ghiaccio, a un campo di addestramento: le ragazze di oggi sognano di entrare nell'esercito. Così, tra una corsa a ostacoli e la levataccia al mattino, vivere tutt'uno con l'ambiente e scoprirsi più alti di una spanna. Questa, in parole semplici, la trama del semplice Les Combattans, che da noi si becca un titolo anglofono e il sottotitolo Addestramento di vita. Opera prima rinfrescante e dotata di spunti mai sfiorati prima dalla romcom tradizionale, forse non meritava tutti i premi che ha vinto qui e lì – per nulla impegnata, non abbastanza chic da essere sopravvalutata -, ma ha dialoghi aciduli, due protagonisti abbastanza bislacchi da risultare memorabili e un'aria tutt'altro che perfettina. Eccolo, il suo segreto, insieme a un romanticismo che meno romantico non si può e alla giunonica Adèle Haenel, divertentissima e adorabile nella sua impassibilità di soldato fatto e finito (e poi, diciamolo, con “quella sua maglietta fina” tutta bagnata sta benissimo). Battute mirate, colonna sonora che gasa e un epilogo ahimè un po' così - tu chiamalo sospeso, io inconcludente – anticipato da una ansiogena scena da survival horror. Sono abituato alla commedia francese che sa di roselline di campo, Chanel n°5 e altri luoghi comuni, ma anche questa – che odora di napalm al mattino – non è mica male. (7)

Una studentessa incontra un cowboy: è colpo di fulmine. Un novantenne, nel frattempo, prende in pieno un guardrail: il suo, invece, è colpo di sonno. Una storia che nasce e una che finisce si incrociano nell'ennesima trasposizione di Nicholas Sparks. La risposta è nelle stelle però non funziona, e lo dico da spettatore saltuariamente tollerante al suo saccarosio che, senza pregiudizio, si è sorbito queste due ore – tante – in compagnia di una vicenda doppio strato – da un lato la gioventù oggi, dall'altro il matrimonio ieri, sull'abusato sfondo della guerra. Young adult più melò: un polpettone alla Rai Uno sconsigliato agli insofferenti cronici che tra scontatezze, morti tragiche che latitano – Sparks, qui non uccidi nessuno? - e dialoghi tremendi sembra la casa terremotata delle fiabe coi mattoncini del meglio di The Notebook e del peggio di The Last Song. E' che più di uno Sparks all'anno non si tollera e che quest'anno ho già visto l'accettabile The Best of me, o che questo film è prolisso e dolciastro da non credere? Ma occhio a Britt Roberts – io l'ho già adocchiata e sono un suo stalker convinto – e a Scott Eastwood, che dalla sua ha un padre leggendario e una faccia straordinaria. Mistero le recensioni, a sorpresa, positive. Mistero ancora più misterioso il titolo italiano: penserei a una strizzata d'occhio a Colpa delle stelle, se non fosse che il romanzo – con il titolo uguale – ha ormai qualche anno. Al massimo, tra buoi, cavalli e vaccate varie, alcune perdonabili e altre no, in The Longest Ride la risposta agognata sarà nelle stalle? (5-)

Dopo il buon Starbuck – paradossale storia di un donatore di sperma che si scopre padre di un migliaio di figli sparsi per il mondo – e il remake americano che avevo evitato, immaginandolo uguale all'originale, il canadese Ken Scott torna alla commedia a stelle e strisce: rumorosa, volgarotta, canonica, simpatica. Piacevole abbastanza. Si ridacchia, infatti, nel seguire tre perdenti – un padre assente, un venticinquenne con la testa tra le nuvole, un anziano che vorrebbe divorziare – e il tentativo rocambolesco di siglare un vantagioso accordo, anche se la spietata Sienna Miller trama loro conto. Si vola a Berlino nella stagione clou e si pensa alla famiglia lontana, alla prima volta, alla giovinezza persa. L'avventura europea di tre che hanno probabilmente visto troppe volte Jerry Maguire –American Pie – nel suo piccolo sembra funzionare, soprattutto grazie a un cast calibratissimo, con un comprimario come Nick Frost, grasso campione della risata grassa. Vince Vaughn e i suoi soliti ruoli; il due volte candidato all'Oscar Tom Wilkinson, che ha la leggerezza dei giovani; Dave Franco, fratello minore di James, che ci meraviglia con tempi comici notevoli, la timidezza dei nerd e la sbadataggine che lui, belloccio, di certo non conosce in prima persona. Affidati a lui, tra visite ai glory hole e posizioni del kamasutra non meglio idenficate, i momenti in cui si ride, non si pensa a niente e svanisce così, magicamente, l'ansia da Estiva. (6)

26 commenti:

  1. Suite francese è carino, ma il libro è tutt'altra cosa, so che l'hai letto quindi lo sai bene.

    Una nuova amica l'ho visto ieri ed è stata una profonda delusione, i personaggi sembrano usciti da riviste di moda, con le loro vite perfette e ordinate. Anche il finale è parecchio buonista. Insomma Ozon già da Giovane e bella ha iniziato a calare. I difetti di questo film sono dovuti al fatto che non ci sono sceneggiatrici donne ad affiancarlo, qua ha fatto tutto da sé ispirandosi ad un romanzo. Spero che nei prossimi film ritorni ai livelli di Nella casa.

    Per The Fighters già sai :)

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    1. Ah, per me Una nuova amica è stata un'autentica sorpresa. Il finale non mi ha fatto impazzire, effettivamente (e neppure quello di Nella casa), ma per il resto l'ho trovato divertentissimo e inquietante. Le persone sono strane - e non mi riferisco a lui, ma a lei che è contortissima, anche se Ozon riesce a farcela capire un po'. Concordo su Suite Francese, ma se avessero adattato il romanzo alla lettera sarebbe venuta fuori l'ultima fiction di Rai Uno con Bebbe Fiorello. Immagini? Meglio questo qui. Discreto e delicatissimo, e poi se c'è la Williams vale sempre la pena. ;)

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  2. Sai che andrò a vedere Poltergeist col cuore pesantissimo, vero? Talmente pesante che per dargli una chance non riguarderò nemmeno l'originale o rischierei di mettermi ad urlare come una pazza in sala. Sigh...

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    1. Guarda, non l'ho trovato bruttissimo. Sai che già l'originale non mi fa stravedere, figuriamoci questo perciò. Ma si guarda. E' un horror per famiglie, e senza furberie.

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  3. Avevo in programma la visione di Poltergeist ma sino ad ora ho letto solo recensioni negative.. quasi tutte si concludono con un "niente di speciale", quindi forse opterò per qualche altro horror.
    Mi incuriosisce molto "Una nuova amica" ;)

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    1. Mi è piaciuto molto Una nuova amica, ma è Ozon che merita sempre e comunque.
      Poltergeist si guarda, ma il biglietto del cinema risparmialo. ;)

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  4. Insidious 3 è atroce. Questo, ti assicuro, è guardabilissimo.
    Anche un sei ci stava, secondo me ;)

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  5. Mi ispira Les Combattans... avendo tempo di vedere qualcosa con santa calma lo recupererei!
    Così magari riuscirei ad aggiornare il mio povero blog che ultimamente languisce ;-)

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    1. Sarà senz'altro una visione piacevole ;)

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    2. ancora non l'ho visto, ma ti ho nominato qui http://comeneifilm.blogspot.it/2015/07/boomstick-award.html se hai tempo/voglia ;-)

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  6. La Francia sembra non deludere mai, e Ozon pure che qui si fa più sofisticato e intrigante che mai.. che poi, quanto bene non sta Duris en travesti?
    Suite Francese penso lo preferirò su carta che su grande (o piccolo, ormai) schermo, mentre quei combattenti hanno saputo stupirmi, su quel prefinale e sulla costruzione di un amore tanto poco romantico e... francese.
    Horror, Sparks e classiche commedie americane non fanno per me, per adesso :)

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    1. Duris in realtà già quando è uomo lo trovo un tipo strambo, quindi neanche in vesti femminli - lui che ha quel viso dai tratti marcatissimi - è proprio un fiorellino: ha una di quelle facce che si riconosco tra mille, anche sotto il trucco e le parrucche. Però è il suo marchio di fabbrica, secondo me. E, sempre secondo me, la delicatezza dei rapporti di Suite Francese - che mi ha ricordato Breathe In - ti piacerebbe ;)

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  7. Devo vederli tutti ma soprattutto ci tengo a Suite francese. L'unico "problema" è che voglio leggere il libro e dopo guardare il film XD

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    1. Però non è necessario rispettare l'ordine, per questa volta.
      Sono cose praticamente separate :)

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  8. Suite Francese è nella lista dei libri da leggere da quando ho letto Il ballo e forse l'avrei già letto se non avessi avuto la pessima idea di comprare il Mammut della Newton. Che fare, sbarazzarsi del Mammut o leggerlo ugualmente nonostante il serio rischio del tunnel carpale nel reggerlo? Non ho ancora deciso. E comunque il film lo vedrò dopo.
    La relazione con Sparks è alquanto turbolenta: amo il film de I passi dell'amore ma ho smesso di rivederlo quando sono finite le lacrime. Come un uragano mi ha lasciato abbastanza arrabbiata, per usare un eufemismo mentre Dear John, di cui ho letto solo il libro, è stato un nonsense allucinante. A questo nuovo qui volevo dare una possibilità, magari solo per Liam che mi sta simpatico da quando interpreta quel tenerello sfigato di Gale, ma se deve essere un'ennesima delusione, lo lascio perdere in partenza e buonanotte.
    Scusa il paragrafo, quando mi ci metto so essere prolissa pure io.

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    1. E non vorrei doppiamente deluderti, ma nonostante la somiglianza ci sia, il protagonista non è Hemsworth, ma il figlio di Eastwood. Quello, però, aveva fatto The Last Song con Miley Cyrus, quando ancora era solita vestirsi. A me Sparks non dispiace - per l'estate va sempre bene - ma cinematograficamente parlando mi piace - e non come guilty pleasure, mi piace proprio - giusto The Notebook.

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    2. Le pagine della nostra vita è un cult che non ho mai recuperato perché quando lo danno alla tv ci sono sempre altre cose da vedere o fare. Devo mettermici d'impegno mi sa. Mamma mia che svista, pure bella grossa,sarà forse una diimostrazione inconscia del fatto che i film dei romanzi di Sparks, a parte I passi dell' amore, mi sembrano tutti uguali. :)

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    3. E sono tutti uguali. E pure i suoi eroi che devono avere un certo fisicaccio per avere la parte. Quello merita, quando ti capita guardalo: nel suo piccolo, ha una fama meritata :)

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  9. Io da nemico acerrimo di Sparks ho invece trovato La risposta è nelle stelle tra i migliori film tratti dai suoi libri.
    Pur restando una noiosa porcheruola, sia chiaro ehehe :)
    Ma magari è tutta colpa non delle stelle ma del mio amore per Britt Robertson.

    Ottimi come al solito i film francesi, anche se io ho preferito l'originalissimo Les Combattants al pur validissimo Una nuova amica.
    Affare fatto anche per me guardabile e con evidenti echi di American Pie e Jerry Maguire.
    Poltergeist coming soon pure su Pensieri Cannibali.

    Quanto a Suite francese è lì che mi attende, anche se non mi sa troppo di visione estiva...

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    1. Suite francese, dopo il ben più lungo Testament of Youth, puoi tollerarlo. Dura un'oretta e mezza. Il rischio, magari, è trovarti a fine visione che parli come in una puntata di Downtown Abbey, dopo tutti questi drammoni in costume dall'aria BBC :)

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  10. Ma lo sai che Suite Francese non sono capace di trovarlo? Lo vorrei vedere da tanto tempo -.-

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    1. Da non più di una settimana puoi trovarlo nei soliti posti coi sottotitoli. All'inizio, reperirlo era impossibile.

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  11. Michelle sempre sia lodata, recupererò al più presto.
    Debbo dire che anche gli altri sembrano interessanti, esclusa la romanticata di Nicholas Sparks. :)

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    1. E questo Sparks, visto che non c'è nessuna pomiciata sotto la pioggia o morte prematura, è anche diverso dal solito, pensa te. Magnifica Michelle, e bravo pure Matthias - lo chiamo per nome perché è il mio migliore amico e non mi va di fare copia-incolla con quel cognome che si ritrova. Poi, in Un sapore di ruggine e ossa, il fortunato ha recitato (e non solo) anche con un'altra mia protetta, la Cotillard!

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  12. io Poltergeist l'ho visto al cinema quando avevo 14 anni e il remake lo trovo inutile, ergo l'ho stroncato, su Les Combattents abbiamo già detto, gli altri non li ho visti ma mi hai incuriosito parecchio sul nuovo Ozon...

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    1. E il nuovo Ozon ti piacerà ;)
      In quanto a Poltergeist: sarei nato dodici anni dopo, più o meno, quindi sono fuori tempo. Non abbastanza, però, per (ri)vedere l'originale.

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