sabato 23 marzo 2019

Pillole di recensioni: Le streghe | Tutta colpa del bosco

Le streghe, Roald Dahl. 
Salani, € 9,00, pp. 200 
Che infanzia hai avuto se non hai mai letto Dahl? Alla ricerca dell'incanto perduto, io che del leggendario autore britannico avevo in libreria giusto La fabbrica di cioccolato, ho scelto di concedermi un pomeriggio in compagnia delle sue fattucchiere. Per me, che identifico le streghe dei miei primi incubi con le indimenticabili sorelle di Hocus Pocus – le ricordate anche voi? –, è stato comunque spiazzante rapportarsi con queste. Le riconosci dalle narici dilatate, le parrucche che prudono, i guanti a cui rinunciano in privato. Calve e con artigli al posto delle unghie delle mani, vivono sotto falsa identità e di tanto in tanto si riuniscono per i loro piani infernali attorno alla figura della Suprema – a proposito della leader carismatica che nel film degli anni Novanta è stata interpretata da Angelica Houston e che nel futuro remake avrà il volto di Anne Hathaway, ci si aspettava onestamente qualche pagina in più. Nella sala conferenze dell'Hotel Magnificent, a Londra, tramano per spazzare via i bambini dal pianeta. Ed è un bambino, rifugiato dietro un paravento, che suo malgrado presta ascolto: come si è trovato lì, affidato alla nonna norvegese, con il rischio di essere trasformato in un roditore in quattro e quattr'otto e di dover sabotare l'infanticidio imminente? Dopo la morte dei genitori, il narratore è affidato alle cure dell'anziana parente: una nonna atipica, che fuma il sigaro, non ha un pollice e gli racconta storie inquietanti. Nessuno poteva immaginare che ci fosse un fondo di verità dietro. E che negli anni in cui Dahl scriveva fossero visti di buon occhio l'umorismo nero, i finali sospesi e poco consolatori. Quale editore oggi sponsorizzerebbe a cuor leggero un romanzo per l'infanzia con gente felice nei panni di un topo, bambini che si vocifera puzzino di cacca di cane, antagoniste di una bruttezza rivoltate e una tutrice non proprio dal polso di ferro? Le parti che ho preferito, piene di sagacia e inventiva, sono la prima e l'ultima. Quella centrale, uscita quasi da una sequenza di Ratatouille, è esile e concentrata, con quelle streghe purtroppo meno protagoniste del previsto e gli stessi salti, le stesse fughe di un cartone animato. Oggi, si diceva, il politicamente corretto – un male tutto dei nostri tempi – condannerebbe la pubblicazione di una fiaba caustica ed efferata, che per questo stesso motivo devo aver trovato divertentissima anche da adulto. Oggi, scommetto, c'è chi invano aspetta ancora un impossibile secondo capitolo. Non è mai troppo tardi, infatti, per scoprirsi ammaliati e spaventati.

Tutta colpa del bosco, Laura Bonalumi. 
San Paolo, € 14, 50, pp. 128  
Dopo Voce di lupo e Ogni stella lo stesso desiderio, l'amica del blog Laura Bonalumi è tornata in libreria con una nuova storia sull'adolescenza che concilia due suoi temi cari: la bellezza della natura e i batticuori giovanili. Non mi aspettavo di leggerla tanto presto e, lo confesso, ero piacevolmente impreparato alla particolarità del suo ultimo romanzo. I protagonisti sono due ragazzi di cui non conosceremo mai il nome, soltanto i sentimenti: lui, popolare e con i capelli indomabili, custodisce fra sé e sé un mondo segreto e romantico; lei, ben più timida e barricata dietro sciarpe lunghissime, lo osserva in silenzio. Sono insoliti figli delle nuove generazioni, e piace constatare la scarsa attenzione che prestano ai social, il candore delle loro parole, una timidezza che a lungo fa sì che si limitino soltanto a fantasticare. Si guardano, infatti, e non sanno fare un passo avanti; non sanno dichiararsi. Fra la biblioteca e la macchinetta del caffè, mentre fuori nevica, si regalano segnalibri a tema, disegnano sulla lavagna indizi che parlino al posto loro, si scambiano segni su Instagram. Dietro le cuffiette dell'iPod, oltre la timidezza, permettono che a raccontarli siano dei narratori d'eccezione: Laura e il bosco. L'impaccio dei protagonisti è un incanto. Parlano direttamente i loro pensieri, e fra queste pagine sanno farsi poesia. Autentico romanzo in versi, Tutta colpa del bosco è una storia d'amore istantanea, costruttiva e innocente, con un messaggio pudico, un linguaggio fresco e uno spirito all'antica, si spera, mai fuori moda. L'autrice libera la poesia – una cosa da vecchi, direbbero i Millennials – dalla sua presunta patina di polvere. E ha il coraggio da leoni di parlare di sentimenti, di sentimenti e basta, in un mondo solitamente votato al cinismo. L'esperimento è una piccola educazione al bello, con il difetto di essere forse un po' troppo breve per essere metabolizzata appieno, i cui risultati sono senz'altro notevoli grazie a un binomio vincente. Qualsiasi sia la vostra età, seguite le orme impresse nel bianco della coltre di neve. Portano a una natura dannunziana. A casa. Fino a un abbraccio che parli, ben più di versi formulati a mezz'aria senza poi l'audacia di recitarseli.

14 commenti:

  1. Adoro i libri di Dahl, li ho letti a mia figlia, li ho letti a scolaresche in biblioteca, li spaccio sempre a chi cerca libri da regalare. Hai ragione, ci vorrebbero più pubblicazioni politicamente scorrette, emozionalmente perfette.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il coraggio, sfortunatamente, spaventa gli editori contemporaneai ben più delle streghe...

      Elimina
  2. Le Streghe è sempre stato il mio preferito di Dahl dopo Matilde. E ci sono particolarmente affezionata perché alle elementari - non mi ricordo se in quarta o in quinta - prima l'abbiamo letto ad alta voce in classe e poi l'abbiamo messo in scena nello spettacolo di fine anno e io interpretavo la Suprema entrambe le volte.
    L'ho ripreso in quarta liceo durante le lezioni di Pedagogia - e, quando venivano i ragazzini delle medie in visita per l'orientamento, ancora una volta mi sono ritrovata a "recitare" le parti della Suprema.
    Avranno forse voluto dirmi qualcosa? xD

    RispondiElimina
  3. Anche io sono cresciuta con Rohal Dall, e sopratutto con Matilde. Ma devo dire con tutti i suoi dischi :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Di Matilda adoro il film. Recupererò anche il romanzo sicuramente!

      Elimina
  4. Di Dahl mi sono resa conto di aver perso tantissimo anch'io, Matilda a parte primo momento in cui ho potuto dire nella mia vita: "ma era meglio il libro!". Grazie al mercatino dell'usato sto però facendo scorta di libri per bambini, dedicandogli uno spazio in libreria e prossimamente anche il mio tempo, che mica è vero che sono solo ed esclusivamente per bambini!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Assolutamente no, non è vero.
      Però io adoro troppo, troppo il film di De Vito per giudicare. Assieme a Mrs. Doubtfire, fra i miei preferiti in VHS.

      Elimina
  5. Avrò avuto un'infanzia così così perché non ho mai letto Roald Dahl?
    Quando però penso che è anche l'autore de Il GGG, credo che forse non mi sono poi perso molto e sono cresciuto meglio senza hahaha

    Per Le streghe aspetto il nuovo film che pare sia in preparazione...

    Tutta colpa del bosco potrebbe fare già più al caso mio, più per la parte adolescenziale che per la natura, mi sa. :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il GGG è un gran passo falso, ma mi sa che la colpa era più di Spielberg.

      La Bonalumi, teen con sensibilità, ti piacerebbe.

      Elimina
  6. Delle streghe ho appena ascoltato audiolibro insieme ai miei figli! Ci siamo divertiti tantissimo. W il politicamente scorretto. Nonne come quella non si dimenticano.
    Lea

    RispondiElimina
  7. Io amo Dahl, ne ho tantissimi a casa letti da bambina, tra cui Le streghe, uno dei miei preferiti <3

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ancora più felice, insomma, per questo recupero tardivo. :)

      Elimina