lunedì 31 ottobre 2022

Storie vere, storie nere: The Staircase | Landscapers | Pam e Tommy | Black Bird

Quando la moglie viene trovata in un bagno di sangue riversa ai piedi delle scale, Michael Peterson (scrittore, padre di cinque figli, segretamente bisessuale, bugiardo patologico) diventa il famigerato protagonista di un'ordalia giudiziaria lunga quasi vent'anni. Si è trattato di un incidente, di un delitto passionale o, ancora, del bizzarro attacco di un rapace notturno? Il ritrovamento di un cadavere con ferite simili e un polverone mediatico sulla corruzione del sistema giudiziario americano semineranno confusione, mentre i figli dell'imputato tentano di ricostruirsi una vita e lui, di nuovo innamorato, entra ed esce di galera. L'agghiacciante caso di cronaca, tutt'ora irrisolto, diventa l'ennesimo gioiello di regia, scrittura e recitazione di casa HBO: vedasi le nomination agli Emmy. L'avvocato difensore è un umano Michael Stuhlbarg, la documentarista francese che fa battere il cuore all'imputato una sempre incantevole Juliette Binoche, i figli alcuni fra i giovani attori più promettenti della nuova generazione (Odessa Young, Sophie Turner, Dane DeHaan, Patrick Schwarzenegger). Ma sono la nevrotica Toni Collette e Colin Firth, per me protagonista della performance della vita, a seminare brividi tra visioni di morte e indimenticabili sguardi in camera. Nell'impossibilità di portare alla luce alla verità, ambiguo fino alla fine, The Staircase conquista diventando la visione più oscura di American Beauty. Il sogno americano? Genera mostri. (8)

La storia, verissima, di due coniugi inglesi all’apparenza insospettabili accusati di aver ucciso e sepolto in giardino i genitori di lei. La storia, d’amore, sconfinato e scriteriato amore, tra due alieni con il pallino dei film d’altri tempi e delle bellezze di Parigi, in fuga da un fatto di sangue e da un mondo, forse, che non li ha mai compresi fino in fondo. Landscapers, passata ingiustamente sotto silenzio, regala quattro episodi metatelevisivi, folli e sopra le righe, che infrangono le regole consolidate del true crime e sperimentano ora il bianco e nero della Nouvelle Vague, ora i colori saturi di David Lynch e Dario Argento, ora il 16:9 degli intramontabili western di Sergio Leone. Il regista Will Sharpe non porta a processo i suoi assassini della porta accanto. Ma ci porta, piuttosto, nel loro mondo: oscuro e tenerissimo, farebbe sincera invidia a Jean Paul Jeunet. Il tutto, già destinato a finire nel meglio dell’annata presente, con un David Thewlis finalmente in un ruolo da protagonista e una Olivia Colman straziante, che puntualmente alza l’asticella del suo indicibile talento. Qual è il vero crimine nella società odierna: l’omicidio, o essere diversi da tutti gli altri? (8)

Una serie TV per raccontare la diffusione del sex tape con i divi più iconici degli anni Novanta. Lei sogno erotico tutto curve, nel suo costume rosso sgamato. Lui batterista maledetto e narcisista, così orgoglioso del suo pene da arrivare perfino a dialogarci. I diretti interessati si sono tirati fuori dall’ideazione della serie. Una vicenda, a ben vedere, dolorosissima: portò la coppia al tracollo e Pamela a riabilitare faticosamente la propria immagine. All’apparenza dissacrante, sfrontata e sopra le righe, Pam & Tommy sceglie il regista di I, Tonya e i toni della commedia. Ma, nonostante il sesso, i nudi e le sequenze grottesche, ha molto a cuore i suoi personaggi. Io stesso partivo scettico: a torto, la immaginavo pura speculazione. C'è tanta umanità, invece, nel personaggio di Seth Rogen: un manovale non pagato che, stanco di vivere di espedienti, si rende l'eroe di una lotta di classe a colpi di vendetta. E, vero, c'è un po' di benevolenza di troppo verso il rocker di Sebastian Stan: si ghigna per gli sbarellamenti e le esagerazioni di Lee, finendo per dimenticare il dettaglio che fosse un violento – presumibilmente anche con sua moglie. Ma Pam & Tommy, per fortuna, appartiene soprattutto a Pam. E appare una lunga e sentita lettera di scuse alla vittima che fu trasformata nella colpevole della storia. Durante una deposizione, nell'episodio più toccante, è costretta a vedere stralci del video trafugato in una stanza piena di avvocati maschi. E lei, ragazza di provincia candida anche quando ammiccante, Alice nel paese delle meraviglie nella mansion di Playboy, si sente d'un tratto sporca. E, peggio, degna di essere sbeffeggiata dall'opinione pubblica. Attualissimo e potente, il messaggio passa attraverso la prova da applausi di un'irriconoscibile Lily James: quanta emozione sotto il trucco prostetico, quante riflessioni oltre il pregiudizio. (7,5)

Su AppleTV c'è da un po' una nuova serie true crime. Perfetta per i fan di Mindhunter e True Detective, racconta la storia (ancora una volta, vera) di uno spacciatore dalla lingua sciolta che, in cambio del completo annullamento della pena, cerca di strappare una confessione a un serial killer di adolescenti. Larry, allevato in una famiglia di becchini, è realmente un orco o un mitomane, come tutti pensano? Nonostante scriva il Dennis Lehane di Shutter Island e Mystic River, la sceneggiatura ha ritmi imperdonabilmente televisivi e, molto piatta a tratti, si dilunga eccessivamente nella sottotrama investigativa per poi brillare nei testa a testa dietro le sbarre: tesi, vibranti, teatrali, sono retti alla perfezione da Taron Egerton – muscolosissimo, conserva l'aria truce ma ha lacrime di rabbia perennemente in agguato – e da un gigantesco Paul Walter Hauser, capace di suscitare insieme tenerezza e disgusto profondi; con loro c'è il compianto Ray Liotta, scomparso a qualche mese dalle riprese. Chiudendo un occhio sui difetti sparsi, Black Bird resta una miniserie tutt'altro che indimenticabile, ma il quinto episodio – un piccolo capolavoro di scrittura e recitazione – garantisce agli spettatori una sfida attoriale da applaudire fino a spellarsi le mani. (7)