giovedì 24 marzo 2022

Recensione: Fedeltà, di Marco Missiroli

| Fedeltà, di Marco Missiroli. Einaudi, € 12, pp. 232 |

Lo avevo in libreria dai tempi dello Strega, incastonato fra gli altri Supercoralli dello scaffale. Amato da alcuni, odiato da altri, Fedeltà divideva come soltanto i romanzi sulla bocca di tutti sanno fare. L'ho recuperato anni dopo, con l'adattamento televisivo appena sbarcato su Netflix. Mi figuravo un Missiroli dissacrante, sfrontato, provocatorio – il suo romanzo precedente aveva pur sempre un culo in copertina, no? Sottile e stratificato al tempo stesso, talmente elegante da risultare un po' freddo, il romanzo racconta molto più e molto meno di un tradimento coniugale. Costellato di bugie e non detti, di atti mancati trasformati in rimpianti dall'incidere del tempo, analizza la diffusione di un contagio di proporzioni collettive: il sospetto. La coppia non è un fragile nido, bensì un microcosmo scosso da un sisma: i protagonisti lo chiamano il malinteso. Carlo – trentacinque anni ben portati, professore di scrittura creativa, impiegato presso una piccola casa editrice: nessun romanzo all'attivo – viene visto nei bagni dell'università in atteggiamenti compromettenti. Perché stringeva tra le braccia Sofia, una studentessa romagnola coperta di deliziose lentiggini e dalla cappa angosciante della tragedia? Travolta dai dubbi, Margherita – moglie di Carlo, agente immobiliare – si rilassa più del dovuto sotto le mani del nuovo massaggiatore. Ma quali pulsioni nasconde Andrea, che una volta abbandonato il centro di fisioterapia si immerge in un controverso sottobosco di violenza per sfuggire a sé stesso?

Che parola sbagliata, amante. Che parola sbagliata, tradimento.

Sullo sfondo, contrapposta nella seconda parte a una Rimini felliniana, c'è una Milano prismatica, multiculturale e pulsante, destinata spesso a rubare la scena ai protagonisti stessi. Il pensiero di acquistare un appartamento diventa per Carlo e Margherita un'illusoria distrazione: lì saranno finalmente felici? Anna, la mamma della protagonista, lo domanda perfino a una cartomante: paga per conoscere il futuro dei propri cari, ma è il presente, intanto, a essere un'incognita. All'apparenza povero di avvenimenti eclatanti, il romanzo mi ha ricordato Sally Rooney. I protagonisti fanno cose e vedono gente; pensano troppo. Perfino il sesso, descritto raramente – anche se ricorderò con intensità un incontro intimo con il film Una giornata in particolare in sottofondo –, riguarda più le teste che i corpi: è cerebrale, immaginato, addomesticato. La fedeltà secondo Missiroli è un concetto ampio, che a differenza del banale adattamento televisivo va oltre le corna e le fantasie peccaminose. Riguarda, infatti, anche quei comprimari appartenenti a generazioni differenti: ognuno con le proprie eredità (Sofia alle prese con l'attività del padre, Andrea con l'edicola di famiglia), ognuno con i propri segreti (Anna, vedova, sa che il marito ha amato un'altra donna), ognuno con un legame peculiare con la coppia protagonista (una corrispondenza a colpi di libri bellissimi, una corsa in ospedale con una mano insanguinata, un fumetto di Tex sul comodino).

Non era “ancora”. Avrebbe potuto essere qualsiasi cosa. Sui pedali, alzandosi come a pochi metri dal traguardo, si era sentito invadere dalla gioia dietro lo sterno. Aveva percorso la discesa con la certezza che quello fosse il culmine e l’addio di una stagione, e che sarebbe entrato di lì a poco nella sua nuova vita da uomo. Si addormento’ con la stessa malinconia, o forse avrebbe potuto dire che era contentezza.

La seconda parte, ambientata nove anni dopo, spariglia le carte in tavola: lascia spazio a personaggi mutati, a cambiamenti imprevedibili e ospita un ulteriore terzo incomodo – il karma. Carlo e Margherita hanno prurito, ma non si grattano. Hanno tanto da, ma non dicono. Hanno occasioni per concedersi, ma non si concedono. Contenutissimo, sofisticato, mai esplicito, Fedeltà è l'esatto opposto del fuoco della passione. Dimenticate i vestiti che cadono sul pavimento, le porte chiuse a chiave, i letti che cigolano. È Closer, non The Affair. I protagonisti sono legati secondo il principio dei vasi comunicanti e, mostrati nudi e in controluce, confessano al lettore – non ai rispettivi partner – la tentazione irrinunciabile di essere altro da sé. Si può elaborare ciò che è stato. Come relazionarsi, invece, con ciò che non è stato mai? Si può perdonare un'avventura extraconiugale – o, venuta meno la fiducia, in alternativa, si può porre fine alla relazione. Ma come perdonare a noi stessi, invece, la negazione di un ultimo slancio vitale prima di diventare adulti?

Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Arisa – Verosimile

venerdì 4 marzo 2022

Recensione: Purezza, di Garth Greenwell

| Purezza, di Garth Greenwell. Einaudi, € 18,50, pp. 189 |

Un professore statunitense di stanza a Sofia si racconta senza pudore. Straniero in terra straniera, ama smarrirsi lungo le strade labirintiche della città bulgara e nelle chat per uomini soli. Nonostante resterà per tutto il tempo sprovvisto di un nome di battesimo – i personaggi secondari, invece, sono indicati semplicemente con l'iniziale puntata –, verrà naturale confonderlo con l'autore, lo strabiliante Garth Greenwell, artefice di alcune fra le pagine più appassionate che leggerò quest'anno. Suddiviso in tre parti, Purezza raccoglie nove racconti eterogenei tanto nei toni quanto nella lunghezza, con il medesimo narratore come fil rouge. Ho preferito centellinarli con parsimonia, per godere appieno degli sprazzi di bellezza sparsi qui e lì. E questi ultimi mi sono parsi forse ancora più eclatanti, assoluti, invidiabili, giacché mescolati equamente con lo squallore e l'oscenità. Durante i suoi sette anni da fuori sede, il protagonista – sì, chiamiamolo pure Garth – ha sperimentato con sentimenti altalenanti la dolorosa dissonanza tra vita pubblica e privata.

È ciò che più amo dei siti che frequento, dove puoi formulare qualsiasi desiderio, per quanto aberrante o inverosimile, e quasi sempre troverà risposta; il mondo è grande, non si è mai soli come ci si crede, né così unici o inauditi, quel che sentiamo è già stato sentito, sempre, più e più volte, senza un inizio né una fine.

Stimato insegnante di giorno, di notte finisce in case di perfetti sconosciuti: qualche volte domina, qualche volta viene dominato; raramente s'innamora. In queste pagine, il sesso, descritto con dovizia di particolari, diventa il motore della narrazione: scabroso, umiliante, senza protezioni, si spoglia di vestiti e sentimento nei territori del sadomasochismo. Ma c'è anche il sesso romantico, poi, quello fatto da innamorati, in cui la pornografia dei corpi lascia spazio alla malinconia: a letto ci si stringe un po' più forte, allora, per l'angoscia di doversi salutare l'indomani. In alcune pagine si è sopraffatti da sensazioni talmente striscianti da sembrar vive. In altre, invece, Greenwell rinfranca lo spirito con momenti d'insieme di una luminosità disarmante. Perché in questo romanzo convivono una profonda solitudine e il suo esatto opposto. E Sofia, affascinante e squallida insieme, è pronta a sorprenderci con cortei di protesta colorati e festosi; con ciliegie mature e margherite riposte nel taschino della camicia; con la conoscenza di expat portoghesi che mettono voglia di giocare ai turisti e di visitare Venezia sotto Natale. Straziante nei momenti di solipsismo, contagioso in quelli d'insieme, Purezza è una delle migliori letture erotiche mai intraprese e, soprattutto, la testimonianza più sincera sul mestiere dell'insegnante.

Se la sarebbe cavata, pensai di nuovo, consolandomi con questo pensiero, ma pensando anche che quanto aveva detto non fosse del tutto sbagliato, che amare un altro sarebbe stato perdere qualcosa, che quella stesa prospettiva che limitava il dolore avrebbe limitato anche l'amore, e i misurati i confini di quello, mai più avrebbe potuto immaginarlo sconfinato. […] Quanto ti sei rimpicciolito, dissi a me stesso, attraverso un'erosione forse necessaria alla sopravvivenza, e di cui forse devi ancora pentirti, riducendoti a dimensioni sopportabili.

Garth parafrasa poeti solitamente invisibili per il piacere di svelarsi alle classi attraverso le loro parole immortali; davanti a un caffè ascolta uno studente reduce da una delusione sentimentale, scoprendosi combattuto tra il desiderio di consolarlo e quello di irrobustirlo a colpi di disincanto; una sera si trattiene con due ex allievi e stordisce con l'alcol la pena di rincasare nel solito appartamento senz'anima. Non c'è malizia dietro le sue occhiate, per quanto insistenti. Non c'è vanità dietro le sue lezioni, vere e proprie performance attoriali. Greenwell invidia ai suoi allievi la resistenza all'alcol e i muscoli solidi, la giovinezza e il candore. E quando pendono dalle sue labbra si sente finalmente desiderato, finalmente a casa. Attingendo ora al lessico dolce-amaro del ricordo, ora a quello assordante della pornografia, Purezza oltrepassa le barriere linguistiche e i tabù per delineare una nuova geografia: quella di un paese grigio anche d'estate; quella di un uomo triste anche quando felice. Le attenzioni di una classe di adolescenti e la lingua umida di un randagio pulcioso, nei giorni dell'abbandono, addolciranno l'eco delle stanze vuote.

Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Carla Bruni - Le Ciel Dans ma Chambre