martedì 28 maggio 2019

Recensione [Strega 2019]: Lux, di Eleonora Marangoni

| Lux, di Eleonora Marangoni. Neri Pozza, € 17, pp. 250 |

All'inizio c'è: la sensazione che la fascetta in copertina stia dichiarando il falso. Immersi nella lettura di uno dei dodici titoli candidati al Premio Strega, infatti, si ha l'impressione di leggere in traduzione italiana un romanzo straniero. Sicuri che l'esordiente Eleonora Marangoni, nuovo ingresso nella prestigiosa scuderia Neri Pozza, sia nostra connazionale? Che quella lingua sfavillante e calorosa, tutt'uno con le ambientazioni esotiche e le suggestioni del realismo magico, non abbia nessuna parentela con l'aplomb britannico o le festose armonie caraibiche? La nota biografica non mente. L'autrice, italianissima nonostante la formazione parigina, è vicina a noi ma promette di portarci lontano grazie alle suggestioni sparse della sua opera prima. La meta: un'isola rocciosa, a forma di punto e virgola, fra i flutti del Mediterraneo. È così piccola, così malsicura, che gli avventori si domandano se sia possibile che da un momento all'altro affondi. All'ombra di un vulcano sopito, dei segreti dei baobab e degli scherzi dei ruscelli, sorge l'Hotel Zelda: un po' tempio consacrato alla nostalgia, un po' mercato del baratto, è un posto che farebbe la gioia dei robivecchi di ogni dove; si arriva pesanti, ma a casa si torna alleggeriti. Cosa non fanno lo iodio, che mette sempre appetito, le terrazze con vista mare e le chicche degli arredi shabby chic? Quel paradiso apparteneva alla buon'anima di zio Valentino, giramondo eccentrico e senza eredi, ma dal giorno della sua scomparsa è ufficialmente sul mercato immobiliare. In attesa di prendere accordi con il nuovo proprietario, atteso per l'indomani, allo Zelda si incontrano dipendenti affaccendati e villeggianti. Possono prendere tutti un souvenir, hanno carta bianca, prima di dire addio al soggiorno.

Ma laggiù, tra quelle valli e la loro gente, “mai” non era una minaccia: era una promessa e aveva dentro qualcosa di dolcissimo. A saperlo guardare, “mai” era più bello di “sempre”. Era la stessa identica cosa, solo vista dall'altra parte del mare.

Ci sono gli strani Gero e Bembo, un custode e un tuttofare poco pratici con le richieste dei continentali; la memorabile Agave, prostituta dall'animo nobile; Gugliemo Gandini, di mestiere scrittore, con un cognome che riecheggia il personaggio di Fante e una lista ormai polverosa di successi sentimentali e lavorativi; Olivia, biologa marina al settimo mese di gravidanza, che in seguito all'ennesimo cuore infranto ha smesso di credere ai fatti prodigiosi dei romanzi di Marquez. Nella stanza 555, la migliore, dorme sonni incerti Thomas G. Edwards: sopravvissuto a mamma e padre, facoltoso ma insoddisfatto, ha ereditato l'immobile dallo zio ma ha scelto all'istante di lavarsene le mani. Chiamato a sbrigare le ultime questioni burocratiche, nella confusione generale degli atti di proprietà e in quella delle chincaglierie stipate alla rinfusa, non ha viaggiato da solo – con lui ci sono la fidanzata Ottie e il figlio Martin, scoraggiati presto dalla presenza di serpenti, meduse urticanti, nuvole acciambellate in salotto – ma fra sé e sé avrebbe desiderato un'altra compagnia. Ogni amore ha la sua stagione, tuttavia, e quella di Thomas e Sophie, la sua storica ex, è finita: non si sentono da sette anni, ma agli imbarchi entrambi guardano ancora le porte automatiche dell'aeroporto sperando di vedere apparire l'altro.

Parlare di nuovo in quella lingua gli dava la sensazione di camminare verso una casa in cui non metteva piede da tempo ma di cui ricordava ogni dettaglio. Quando era piccolo voleva sempre parlare in inglese, l'italiano gli pareva inutile, gli pesava, ed ecco che adesso quasi lo commuoveva. Forse perché intravedeva sua madre dentro le parole, dietro agli aggettivi, ed era la prima volta che gli capitava da quando lei non c'era più. “A presto”, disse, anche se non pensava sarebbe mai tornato.

Il protagonista deve avere uniformato il suo carattere uggioso ai climi londinesi, ma sull'isola appartenuta al ramo materno – quello più propenso alla magia, al senso del meraviglioso – le cose, le case, sono infuse di luce. In fretta, così, Thomas ricorda il suono della lingua italiana e le emozioni provate. Per un uomo assetato d'assoluto cos'ha da offrire il vicino ruscello oltre le sue chiare, fresche e dolci acque? Sulla scia di L'imperfetta meraviglia e del recente Benevolenza cosmica, Lux è una commedia surreale dal respiro classico e dall'eleganza signorile. Racconta poco, intrattiene a tratti, ma ha uno stile che incanta: sarà che la morale – a proposito dell'arte del riuso, del reinventarsi daccapo – invita per una volta a preferire il bello all'utile, il caos all'ordine prestabilito. Mi ha ricordato un certo cinema francese. Colto con leggerezza, raffinatissimo senza farsene un vanto, è irto di difficoltà ma sa mascherarlo con una grazia squisitamente femminile. Tralasciando lo strascico superfluo delle ultime cinquanta pagine, gira infatti tremendamente a vuoto ma sa misteriosamente come non annoiare mai. 

Cerchiamo nei libri quello che non capiamo dalla vita, e nella vita quello che leggiamo nei libri. Forse è questa, la nostra condanna all'infelicità: cercare risposte e trovare solo commozione.

Non a caso tanto rivela il mestiere di Thomas, che a Londra è un architetto molto particolare: non saggia la solidità delle case, infatti, ma progetta abbinamenti e danze di luci. Un lavoro forse inservibile per chi è abituato a sporcarsi le mani, a sbracciarsi, a preferire la pratica all'arte. Simili potrebbero allora essere, lecite ma per me non condivisibili, le sensazioni davanti al romanzo di Eleonora: una riflessione esistenzialista sul tempo e sui sentimenti, sulla ricerca della propria identità, che con gentilezza arriva anche a chi, come il protagonista, si sentiva a torto già pienamente sé stesso. Gli ospiti dell'hotel torneranno cambiati per sempre nell'intimo e lo stesso, in fondo, non mi sento di promettere agli aspiranti lettori. Ma se le cose deliziose possono davvero salvare il mondo, lezione preziosissima, Lux e i suoi bagagli di piccole gioie sono un pregevole passo verso la soluzione.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Franco Battiato – La stagione dell'amore

14 commenti:

  1. Lo leggerò certamente anche io. Devo prima smaltire qualche cartaceo 😊😊

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  2. Non conoscevo questo libro che trovo estremamente interessante. Grazie per la recensione ;)

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  3. Non avevo dato molto spazio a questo libro, nel senso che pur avendolo notato nel catalogo neri pozza, non mi aveva attirato... Mi sa che dovrò tornare sui miei passi ^_^

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    1. Stessa cosa, ma dal momento che mi sono prefissato di leggere qualcuno dei titoli allo Strega... Meglio così!

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  4. Ciao!
    Lo metto in lista e ci penso con calma.
    Ero più per il no, ma leggere il tuo parere mi fa sovente cambiare idea! 😂
    Buin fine settimana, ciao. Marina

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  5. Hai per caso detto realismo magico? °__°

    Mi sa tanto che questo libro non fa per niente per me...

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    1. Un giorno mi spiegherai cosa hai contro il genere... 😂

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