Si
può guarire dalla propria natura? Qualcuno pensa di sì. Lo pensa, forse, anche il protagonista: un ventenne vulnerabile e confuso, che della
sessualità ha conosciuto prima la violenza di un compagno di corso,
poi la tenerezza di un pittore con cui ha diviso il letto senza
spingersi oltre. Se sei omosessuale, se ti penti, puoi trovare
assoluzione. Spiace dirlo, ma non si tratta di un romanzo distopico.
Boy Erased, tratto dall'omonimo memoir letto lo scorso
novembre, è una storia realmente accaduta. Nel passaggio al cinema
sceglie toni crudi, iperrealistici, e un taglio a metà fra il documentario e il thriller d'inchiesta. Mosso da
sconvolgenti tensioni spirituali e sessuali, è una cronaca di
contrizione, di costrizione, approcciata con un distacco formale che
mi ha spiazzato in positivo. Hedges, afflitto e struggente, si
nasconde sotto una cappa di vergogna e senso di colpa con il
temperamento dei grandi attori. Notevolissimo, poco indulgente verso
personaggi e spettatori, Boy Erased va
incontro a una ribellione troppo precipitosa, a toni qui e lì troppo
freddi per paura di incappare nel pericolo didascalismo, ma tocca
riconoscergli meriti diffusi. Quella biografia indigesta su carta,
infatti, appariva inadattissima al cinema. I plausi spettano alla
recitazione minimalista del cast in gran completo, con i mattatori
della vecchia scuola e i nomi più glamour disposti a sparire in
ruoli di supporto. A Joel Edgerton, alla sua seconda prova da regista,
che adatta di proprio pugno e prende
in prestito le atmosfere asfissianti della sua opera prima. Si fanno
i conti con mamma Kidman e papà Crowe. Si
allunga la mano fuori per saggiare di cosa sappia la
libertà. Non si cancella la rabbia. (7)
Anche
i tossicodipendenti vogliono festeggiare il Natale in famiglia. Anche
a costo di confrontarsi con scie di cadaveri, speranze infrante e
parenti sconosciuti. Sempre nell'occhio del ciclone, nel mezzo delle
atmosfere nevose di Manchester by the sea,
riabbracciano fratelli e genitori, accarezzano il cane, ma portan guai. L'onnipresente Hedges, misuratissimo e in parte, fa i conti con
i suoi giovani crimini e con la mamma iperprotettiva di Julia
Roberts, a volte intensa e altre sopra le righe, che a momenti
alterni lo spalleggia e lo respinge. Da sinceramente toccante,
Ben is back si fa ansiogeno
nella seconda parte. Una ricerca porta a porta, nel peggio della
provincia americana, verso vie di fuga dall'incubo: peccato che i
risvolti criminosi, purtroppo, risultino posticci. Inseriti nella
sceneggiatura per aumentare le tragedie, le lacrime, l'ansia,
all'interno di una vicenda già complessa di per sé. Ambientato
nell'arco di una lunga giornata, il film di
Hedges padre è un viaggio nel lato oscuro delle festività,
ammorbidito dal carattere solare della protagonista e dai toni
indovinati dell'ora introduttiva. Difettoso ma coinvolgente, commovente senz'altro, resta uno di quei drammi che
hanno il coraggio di poggiarsi esclusivamente sui loro
interpreti, soltanto sulle emozioni che riescono a suscitare. Per
riportare i figli recidivi all'ovile e i kleenex, quelli
sperperati con gran mestiere, in sala. (6,5)
Si
sono spostati dove li hanno portati gli ingaggi di lui. Quando il lavoro è venuto meno, assieme all'amore, i bellissimi Mulligan e Gyllenhaal si sono dovuti improvvisare altro. Lei, civettuola e
vanitosa, dà lezioni di nuoto e lui, altezzoso al punto da rifuggire
la routine, seda incendi; il figlio parsimonioso, invece, fa da
aiutante in uno studio fotografico. La loro famiglia va in fumo
all'improvviso. Nella frustrante attesa che cada la neve, ci si
arrangia come si può. I divi hollywoodiani fanno i conti, così,
con il brusco risveglio dal sogno americano; con la fine di un
matrimonio felice. Le attenzioni, però, sono tutte per il silenzioso
testimone della loro relazione: un adolescente che apre a forza gli
occhi su un mondo di tradimenti e repressione, interpretato
dalla rivelazione Ed Oxenbould. Non tutto oro è quel che
luccica, no, a dispetto dei grandi nomi coinvolti, del best-seller di
Richard Ford alla base e dell'apprezzamento riscosso presso i festival giusti. Le pecche
di Wildlife, attesissimo
esordio alla macchina da presa di Paul Dano, ha i suoi maggiori
difetti in una scansione temporale confusa e in dialoghi quanto mai
ridondanti: la regia, consapevole ed elegante, incornicia sullo sfondo dei meravigliosi anni Cinquanta una Mulligan perfino più
insopportabile di quella vista nel Grande Gatsby.
Adattamento rigoroso e distaccato, scritto insieme alla compagna Zoe
Kazan, il dramma è un Revolutionary Road in
piccolo e visto da una piccola prospettiva, con una presa emotiva
minore del previsto e due personaggi troppo antipatici per suscitare alcuna empatia. Come la foto di un pallido dispiacere che, al
cinema, si è già fatta ricordo. (6,5)
Sono
gli anni del Laureato e
Terminator. Di
Street Fighters nelle sale giochi. Thimotée Chalamet,
intrappolato nella sua sonnacchiosa città costiera, non appartiene né alla
schiera dei locali né a quella dei villeggianti. Emblema
dell'adolescente eternamente fuori posto, con bomboletta dell'asma in mano e un
corpo allampanato, si trova coinvolto suo malgrado in una
disavventura estiva che ha del paradossale, fra gente bellissima –
l'irraggiungibile Maika Monroe, il piantagrane Alex Roe – e droghe
leggere. Ma questo pesce piccolo sogna in grande: ha una
straordinaria propensione a mettersi nei guai e, per fare il salto,
spera di passare dall'erba alla cocaina. In un microcosmo di ragazze
fatali, spacciatori e colorati luna park, quanto è semplice pestare i
piedi alla gente sbagliata? Ennesima chicca targata A24, con un cast
di giovani talenti e la regia retrò di Elijah Bynum, Hot Summer
Nights sembra un po' una canzone di Lana Del Rey, un po' un
romanzo di John Green. Un narratore esterno ai fatti parla a nome
dell'intera città: i tre protagonisti, a detta sua, sono già
diventati un mistero. A sorpresa, così, i personaggi più
superficiali regalano attimi di struggimento e la svolta
drammatica, che nel finale imbocca i territori precipitosi e
serissimi del crime, gli dona più che a Ben is back:
Lascia, infatti, l'amaro in bocca e gli occhi tristi. Queste caldi
notti estive avevano proprio bisogno del refrigerio di un brivido,
pur di mostrarsi più che una toccata e fuga nel lato oscuro degli abusati '80s. (7)
Un'altra
identità da riformare. Un'altra sessualità negata. Questa volta
siamo nei primi anni Novanta, nei panni di una ragazza interrotta.
L'hanno beccata a pomiciare sui sedili posteriori con una compagna di
scuola e per lei hanno decretato una guarigione forzata in un centro
che mette al vaglio i sogni erotici che fa, la musica che ascolta, i
traumi pregressi e i fidanzatini del liceo. Con il rischio di perdere
sé stessa, di tradirsi, in nome di una religione a cui nessuno crede
fino in fondo e di una normalità predicata soltanto in teoria. I
toni sono quelli falsamente scanzonati di Noi siamo infinito.
Le ambientazioni ricordano gli istituti correttivi di Fino all'osso e Cinque giorni fuori. Inferiore ai titoli
citati, nonostante la delicatezza del tema, la discutibile vittoria
al Sundance e l'enorme talento di una fragile e focosa Moretz, La
diseducazione di Cameron Post racconta
una storia di ribellione e affermazione, ma non ha né anima né
originalità; colpi di testa o di cuore. L'esordio di Desiree Akhvan,
eppure inspiegabilmente ben accolto in patria, si lascia rabbonire e
semplificare, smussare. Troppo educato, titolo a parte, lascia che i
suoi protagonisti in terapia disegnino iceberg, per poi indugiare con profonda amarezza soltanto sulla superficie. (5,5)
Io ho visto Ben is Back e condivido con il tuo voto! Ci sono dei momenti troppo assurdi (soprattutto nella seconda parte), però gli attori sono molto bravi e la storia è coinvolgente! :)
RispondiEliminaInspiegabili i risvolti della sceneggiatura. Per fortuna, due grandi attori fanno il miracolo (di Natale).
EliminaHo visto Boy erased e La diseducazione di Cameron Post perché incuriosita dai romanzi, ma non abbastanza da volerli acquistare, così ho scelto di dare una possibilità ai film anche sarebbe sempre meglio fare il contrario. Tra i due ho preferito il primo, però sono rimasta abbastanza delusa da entrambi. Speravo in qualcosa di maggiore impatto.
RispondiEliminaConcordo, ma se di Boy Erased ho condiviso l'approccio asciutto, nudo e crudo, The Miseducation mi ha lasciato indifferente e perfino annoiato. Peccato!
EliminaBella carrellata, almeno tre su cinque me li hai venduti, però mi tocca recuperarli o sperare in un passaggio televisivo ormai.
RispondiEliminaSo del tuo debole per le storie di formazione, e qui c'è del bello. Ti consiglio anche My Friend Dahmer, visto e apprezzato ieri.
EliminaHo visto solo Boy Erased che, come sai, mi è molto piaciuto. Preferisco Edgerton dietro la macchina da presa, in effetti.
RispondiEliminaPoco espressivo e tutto, in realtà, a me piace moltissimo anche come attore. In Loving lo avevo adorato!
EliminaSulla doppietta di Hedges siamo d'accordo, lui sempre bravo, ma se nel primo il dramma claustrofobico si fa sentire e non lascia indifferenti, affianco alla Roberts si esagera e non si sa che strada scegliere di prendere. Cameron Post aveva per me buone carte, non ho apprezzato il tornare più volte sul sesso esplicito, ma quel finale, quegli sguardi, sono bastati a convincermi.
RispondiEliminaNon leggo niente degli altri tre, film da cui mi aspetto grandi cose!
Aspetto di sapere la tua su Dano. Per me, piccola delusione.
EliminaDi questi ho visto solo Boy Erased, e mi trovo al massimo su quello che hai scritto. Vedrò di recuperare anche qualcuno degli altri, ma non tutti!
RispondiEliminaMid90s assolutamente roba tua!
Eliminamid90s e Hot Summer Nights gioiellini totali. Sono diventati con facilità miei cult istantanei. :)
RispondiEliminaBoy Erased invece mi è sembrata una delle ruffianate più clamorose degli ultimi tempi. Talmente spudorata che manco quelli degli Oscar ci sono cascati. Tu invece sì, ahahah
Per me è più riuscito il pur imperfetto The Miseducation of Cameron Post, che azzecca l'ambientazione 90s e mi è apparso più sentito e indie rispetto allo stile classico e eastwoodiano del film dell'anonimo Joel Edgerton.
Ben Is Back non mi attira particolarmente. Sarà che Lucas Hedges m'è già venuto a noia...
Wildlife non troppo memorabile o originale, ma caruccio.
Per me, Boy Erased è tante cose ma ruffiano mai. Anzi, a molti non è piaciuto proprio perché respingente.
EliminaMai, comunque, quanto la Mulligan diretta da Dano: una prova da orticaria!