|
Bye bye vitamine!, di Rachel Khong. NN Editore, € 17, pp. 185 |
Le
feste in famiglia sono una trappola per topi. L'ho sperimentato in
prima persona io, in queste vacanze di Pasqua in cui i miei piani di
fuga sono stati smantellati da una reunion che,
nell'insofferenza generale, ormai si protrae ininterrottamente dal
giorno della mia laurea. L'ha realizzato Ruth, trent'anni da poco
compiuti, che con la scusa del Natale nell'aria ha viaggiato da San
Francisco a Los Angeles per fare compagnia ai genitori solitari. La
sua pausa dal lavoro durerà più a lungo del previsto: resterà con
mamma e papà anche una volta giunto il tempo di mettere via
decorazioni e luminarie. Per tutto l'anno successivo. Il motivo? Il
brillante Howard, professore di storia con qualche macchia sulla
reputazione, sta perdendo sé stesso. L'Alzheimer mangia cellule
cerebrali, dignità, ricordi, e alla primogenita spetta un compito
tanto ingrato quanto sentito: prendersene cura per un po',
restituendogli il favore di averla cresciuta suscettibile e
orgogliosa. La convivenza forzata, prevedibilmente, avrà alti e
bassi. L'uomo qualche volta smarrisce la via di casa e i vestiti; a
volte è in vena di tenerezze, altre di cattiverie gratuite. Non esce
dal suo studio, al punto che tocca passargli tranci di pizza da sotto
la porta. Non ricorda il primo appuntamento galante con la moglie –
donna prosciugata dalle richieste del marito, anche se clinicamente
sana – e confonde candidamente la madre dei suoi figli con le
amanti frequenti, collezionate fra colleghe e studentesse. Come
ignorare le carte di divorzio già firmate nel cassetto della
scrivania? Come dar torto a Linus, fratello minore che dice di non
voler sapere nulla di loro, se durante l'adolescenza si è sorbito
liti furiose e tradimenti reiterati? Come far sì che Howard si senta
ancora utile per la comunità, quando i problemi con l'alcol lo
avevano già reso un insegnante inaffidabile all'università?
Che oggetti d'amore imperfetti siamo, e
che imperfetti donatori. I motivi per cui ci prendiamo cura l'uno
dell'altro possono non avere niente a che fare con la persona di cui
ci prendiamo cura. C'entra solo come eravamo noi
insieme a quella persona – cosa sentivamo per quella
persona.
Bye
bye vitamine! è la
dichiarazione programmatica della famiglia Young: per metà cinese e
per metà americana, durante la lettura se ne va in cerca di una
dieta equilibrata e di una routine tranquilla. Il rosmarino ha
proprietà benefiche, i broccoli e i semi di lino contengono
antiossidanti, le meduse surgelate del minimarket orientale sono
ricchissime di proteine, le pentole d'alluminio sono l'incubo di ogni
salutista che si rispetti! In città potresti incontrare John
Travolta e Brad Pitt. Al dipartimento di Storia, invece, un
assistente con il potere di far dimenticare gli sgarbi di un ex
storico, Joel. Le visioni di reality show e televendite potrebbero essere disturbate da incendi o terremoti. In casa, come si fa in
presenza di bambini troppo curiosi, vanno nascosti gli oggetti
contundenti, chiuse a doppia mandata le porte e schermate le prese
della corrente. Dopo Meglio sole che nuvole,
quasi a scatola chiusa, mi sono trovato mio malgrado a leggere
un'alta autobiografia travestita da romanzo. Il diario giorno per
giorno di una convivenza difficile e inevitabile, che poco mi ha
entusiasmato nel mentre – colpa di una scrittura cronachistica,
aneddotica –, nonostante a fine lettura gli riconosca una
straordinaria delicatezza.
Darei:
Tutti i soldi che ho. Tutti i miei denti.
Quello speciale dollaro d'argento che mi ha dato tuo nonno, dicendo
che avrebbe avuto un valore di 300.000 dollari quando tu saresti
andata al college. Darei tutto, qualsiasi cosa, pur di tenerti qui.
L'esordio
di Rachel Khong non ha i tecnicismi di Still Alice,
le lacrime copiose di In viaggio contromano,
le risate leggerissime di Heidi.
Ho trovato, insomma, che poco aggiungesse al tema della dimenticanza.
Ma quanta dolcezza, quanta violenza, in questo dialogo a parti
invertite! Una collezione di momenti quotidiani, di attimi ora
preziosi e ora superflui, sulle mancanze dei figli e la vulnerabilità
dei nostri genitori. Il tutto, dal punto di vista di una figliol
prodiga che vuole superare una delusione amorosa rendendosi utile per
il prossimo. Che, per sdebitarsi, vuole assumere provvisoriamente il
ruolo di tutrice dei suoi stessi genitori. Mettersi a dieta, infatti,
è un toccasana per corpo e mente. Rendersi indispensabili fa
sentire meno inutili. Tornare a dormire nella stanzetta in cui siamo
cresciuti, la nostra esistenza ormai ferma a un bivio, ci trasforma
in bambini.
Il
mio voto: ★★★
Il
mio consiglio musicale: Calcutta – Paracetamolo
L'idea del diario e la tematica del "perdere la memoria" mi piacciono, fanno "al caso mio". Me lo segno, potrebbe essere un'interessante proposta per il club di lettura! Ciaoo :))
RispondiEliminaPenso proprio che vi piacerebbe, Angela. Ben più che a me! :)
EliminaChe bella visione che hai delle feste in famiglia! :)
RispondiEliminaLa lettura non sembra proprio fondamentale, però quel titolo invoglia...
Domani altra recensione di famiglie disastrate. La Pasqua mi ha ispirato!
Elimina