Il
Paradiso non esiste, ma l'Inferno sì.
Titolo:
Lo specchio del male
Autore:
Davide Simon Mazzoli
Editore:
Tre60
Numero
di pagine: 413
Prezzo:
€ 9, 90
Sinossi:
Orazio De Curtis odia tutti. Odia la moglie, così gentile e
remissiva, e quindi insopportabile. Odia la domestica bulgara, con
quella faccia triste da immigrata. Odia la cittadina di provincia
dove vive. Odia il suo agente letterario, che continua a tormentarlo
per sapere quando consegnerà il nuovo romanzo. E soprattutto odia se
stesso, un uomo alla deriva, per di più zoppo e senza un occhio e
due dita di una mano: le conseguenze del terribile incidente
automobilistico che, però, lo ha reso ricco e famoso. Perché è
stata proprio quell'esperienza a ispirargli il suo romanzo d'esordio,
diventato subito un clamoroso caso editoriale. Peccato che ora il
peso della fama lo stia schiacciando e lui abbia perso la vena
creativa: ammesso che l'abbia mai avuta. Orazio trova un po' di pace
solo la notte, quando si mette alla finestra per spiare i suoi
vicini, in particolare la provocante figlia del giardiniere. Un
passatempo tutt'altro che innocente e destinato a costargli caro. Una
sera, infatti, Orazio si accorge di essere a sua volta spiato da un
ragazzino che si è appena trasferito nella casa di fronte. Un
ragazzino che il mattino seguente si presenta alla sua porta
sostenendo di avere delle fotografie imbarazzanti: è l'inizio di un
vortice di ricatti, minacce e sottili violenze psicologiche che
costringeranno il grande scrittore Orazio De Curtis a diventare una
marionetta nelle mani del giovanissimo aguzzino, che un giorno gli
chiederà persino di uccidere per lui...
La
recensione
Possono
sorprendermi forse con un colpo di scena ad effetto o con un finale
ben congegnato, ma assai raramente mi fanno percepire le scosse
della paura o la tensione di un pericolo imminente che, come un
brivido freddo, mi percorre gelido le membra.
E'
sempre stato così.
Le
mie prime letture: Stephen King e Dean Koontz. I miei registi di
culto: Lucio Fulci, Wes Craven e George A. Romero. Sono la persona
più insicura e fragile di questo mondo, ma se c'è una cosa di cui
sono sempre stato consapevole è la spessa barriera che separa la mia
realtà dalle ombre più torbide dell'immaginazione. Questa certezza
mi ha sempre fatto sentire protetto.
Tra
me e la “finzione”, lo schermo di un televisore o le fitte pagine
di un romanzo. Labirinti che fanno sentire me al sicuro, leggero e
fluttuante sul limite che separa due mondi.
Leggere
Lo specchio del male
ha suscitato in me rabbia,
fastidio, apprensione, paura.
La
paura suscitata dall'insana attrazione verso una storia del genere:
disturbante e disturbata.
La
paura che si prova stando sulla soglia di un precipizio; timore di
cadere e desiderio di volare.
La
vita è un complesso labirinto; il futuro è un osservatore
silenzioso e la stragrande maggioranza dei tuoi pensieri e delle tue
azioni è una verità che rimarrà sconosciuta al resto del mondo. La
vita è un cazzo di puzzle mistico del tutto privo di soluzione.
Il
romanzo d'esordio di Davide Simon Mazzoli riscrive le regole del
thriller, inaugurando un nuovo capitolo nella narrativa del brivido.
Non imita i giallisti americani, né rende il suo libro una lettura
facile e veloce dal sapore tipicamente internazionale. Niente di
tutto questo.
Lo
specchio del male è
la storia del Re della montagna e della sua discesa negli inferni
nell'anonimato di un grigio paese di periferia. La storia di un uomo
mediocre, di uno scrittore fallito, di un marito fedifrago e del suo
personale patto con il Diavolo.
Un diavolo crudele, subdolo, che ha gli occhi innocenti di un bambino
e le fiamme dell'inferno nel suo cuore senza più sentimenti. Un
patto di sangue. Una partita a scacchi di omicidi e follia.
Lo
specchio del male è
provocatorio, osceno, arrogante, coprolalico, cinico, spietato.
Ha lo
spirito e il genio visionario di Kubrick, Tarantino e Cronemberg, la
raffinata struttura narrativa delle sceneggiature di Hitchcock e il
temperamento chiassoso e trascinante degli horror all'italiana degli
anni '70.
Ricordando
lo stile affilato e inconfondibile di Chiara Palazzolo e strizzando
l'occhio a On Writing di Stephen King, potrei definire
questo romanzo una versione cartacea del film La pelle che
abito, ultima, controversa fatica di Pedro Almodovar.
Un inizio
vagamente kitsch. Un sviluppo delirante e poco lucido. Un finale
“sconvolgentemente” realistico, capace di toccarti nel profondo,
di scuoterti e di spossarti.
Il
periodare frammentato è un singhiozzo dentro a un pianto,
un'imprecazione brusca, un lampo che squarcia il velo placido del
cielo. E' cacofonico, onomatopeico. Tutto è impreziosito da
un'edizione riccamente curata, economica e di impeccabile fattura.
Inusuali il font e l'impaginazione, capaci di rendere concreta e
tangibile l'originalità del romanzo. Macchie d'inchiostro, schizzi
copiosi di sangue, goccioline di caffè e tracce d'oblio a macchiare
i margini di quest'ottima novità della Tre60.
Quella
dell'autore è una scrittura che lascia il segno. Ti riempie la bocca
del sapore amaro della bile. Come cibo andato a male, ti rimane sullo
stomaco. Ti disorienta, ti fa ridere del macabro di una tragedia, ti
sorprende con alcune di quelle riflessioni talmente tanto pungenti
che non hai mai avuto il coraggio di pronunciare a voce alta. Molte
pagine scorrono veloci, altre risultano perfino difficili da
sopportare. Pur avendo precedentemente intuito lo sviluppo degli
eventi, l'epilogo è risultato ugualmente spiazzante e cattivo.
Scorretto. Sporco. Un pugno nello stomaco.
Ho
richiuso il volume, ho respirato a pieni polmoni e, con le palpebre
tremanti, mi sono passato stancamente una mano sul viso e tra i
capelli. Sudore, brividi, disgusto, rabbia. Retroscena di un incubo
da cronaca nera. Lo
specchio del male è questo.
Per una volta, non ho parole. Leggere per credere.
Il
mio voto: ★★★★ +
Il
mio consiglio musicale: Psycho Killer – Talking Heads
Sto leggendo recensioni in giro su questo romanzo, per vedere se vale la pena comprarlo, la tua mi ha convinto. Complimenti davvero bella recensione:)
RispondiElimina