Autore:
Francesco Falconi
Editore:
Mondadori “Chrysalide”
Numero
di pagine: 488
Prezzo:
€ 17,00
Sinossi:
Quando scappa da Roma diretta a Londra, coperta di tatuaggi e
piercing, Alice sente che la sua vita potrebbe cambiare per sempre.
Ha appena scoperto di essere stata adottata, ma per lei questa
notizia è quasi un sollievo. Cresciuta con un padre violento e una
madre incapace di esprimere il proprio affetto, ora Alice deve
scoprire le sue radici e l'eredità che le ha lasciato la sua vera
famiglia. Decisa, risoluta, ribelle, è una violinista esperta ed è
dotata di una voce straordinaria. Ed è proprio questa voce a
guidarla verso la verità: le antiche nove Muse, le dee ispiratrici
degli esseri umani, non si sono mai estinte. Camminano ancora tra
noi. I loro poteri si sono evoluti. E Alice è una di loro. La più
potente. La più indifesa. La più desiderata da chi vorrebbe
sfruttarne gli sconfinati poteri per guidare gli uomini, forzarli se
necessario, fino alle conseguenze più estreme. Ma un dono così può
scatenare l'inferno. E sta per accadere.
La recensione
E'
bastato un secondo, il lampo di un'occhiata veloce, per capire che
Muses sarebbe stato un
terremoto nel panorama dell'urban fantasy. Una scossa sismica in
grado di far cadere, dai loro posti privilegiati, tomi con in
copertina canini sfoderati in baci di sangue e granelli di polvere di
fata. Una scossa in grado di scavare una frattura a forma di chiave di
violino, nella quale, la terra che trema al ritmo di una melodia
furiosa, ha scritto a lettere dorate il nome di un autore che, per
affrontare la sua opera più sofferta e complessa, deve aver trovato
la sua, di musa.
Ha scavato, si è sporcato le mani e, nascosta sotto
macerie di disperazione e sofferenza, seguendo quel canto di aiuto
che nella sua mente ha arso intere notti insonni, ha trovato la sua
protagonista, la prigioniera della sua fantasia che, dopo anni di
lavoro, ha visto la luce e incontrato gli occhi dei lettori. L'ha
trovata come si fa con un cucciolo affamato sepolto sotto la valanga
di rifiuti di un cassonetto. In un luogo senza speranza. Sola,
spaventata, sporca, aggressiva, con gli artigli sfoderati e la bocca
spalancata, che, in realtà, vorrebbe soltanto chiudersi in dolci
fusa. Si chiama Alice De Angelis. E, statene certi, non ha nulla in
comune con le giovani donne di cui abbiamo spesso letto. Non ha peli
sulla lingua, amore da offrire, un futuro radioso in cui sperare.
La sua violenza fa male, e fanno male le sue parole e i segreti del suo cuore silenzioso. A vent'anni, è intrappolata in una tortura cinese a forma di passato. Sul suo corpo si sono moltiplicati i tatuaggi, sulla sua pelle i lividi. La sua identità è stata seppellita sotto costellazioni di piercing e il vero colore dei suo capelli è un mistero ormai dimenticato. Ma la bambina sperduta che è stata un tempo continua a vivere dietro le apparenze - in un mondo abitato da mostri che hanno il viso del tuo stesso padre, in cui la verginità si perde a quattordici anni, e l'innocenza anche prima, e in cui il primo bacio ha il sapore di una pinta di birra e di paio di canne. Non esistono favole, non esistono principesse. Non esistono lieto fine. Questo degrado, reso con una scrittura affilata che scorre tra il violento e il poetico, rende il romanzo, nella prima parte, un coacervo di ombre oscure e - emozionato e commosso - ho pensato immediatamente all'adolescenza spezzata descritta dalla compianta Chiara Palazzolo nella trilogia di Mirta/Luna: quando gli adolescenti muoiono di overdose, le relazioni durano l'arco di una notte, la pioggia schizza come proiettili di dolore e il disagio e il caos trovano il loro riflesso su un pezzo di carta.
La sua violenza fa male, e fanno male le sue parole e i segreti del suo cuore silenzioso. A vent'anni, è intrappolata in una tortura cinese a forma di passato. Sul suo corpo si sono moltiplicati i tatuaggi, sulla sua pelle i lividi. La sua identità è stata seppellita sotto costellazioni di piercing e il vero colore dei suo capelli è un mistero ormai dimenticato. Ma la bambina sperduta che è stata un tempo continua a vivere dietro le apparenze - in un mondo abitato da mostri che hanno il viso del tuo stesso padre, in cui la verginità si perde a quattordici anni, e l'innocenza anche prima, e in cui il primo bacio ha il sapore di una pinta di birra e di paio di canne. Non esistono favole, non esistono principesse. Non esistono lieto fine. Questo degrado, reso con una scrittura affilata che scorre tra il violento e il poetico, rende il romanzo, nella prima parte, un coacervo di ombre oscure e - emozionato e commosso - ho pensato immediatamente all'adolescenza spezzata descritta dalla compianta Chiara Palazzolo nella trilogia di Mirta/Luna: quando gli adolescenti muoiono di overdose, le relazioni durano l'arco di una notte, la pioggia schizza come proiettili di dolore e il disagio e il caos trovano il loro riflesso su un pezzo di carta.
Ha
ragione, non importa se sono un Angelo Oscuro o una Musa.
Un'assassina o una bambina. Una roccia indistruttibile o una foglia
calpestata. Non importa se sono una santa o una puttana. Perché
ognuna di loro è un pezzo di Alice.
I
paesaggi delle borgate romane, cedono il passo, nella seconda parte,
agli splendori londinesi. La disperazione, pianta assieme alle
lacrime ai piedi di una tomba spoglia, fa germogliare una gemma verde
speranza. Un nuovo inizio o l'inizio della fine?
E
così, Muses si colora delle intense sfumature del fantasy. Sfumature
intense e vivide, ma non tanto da offuscare, fortunatamente, lo
spirito iniziale di un'opera scritta magistralmente e partita con la
quarta ingranata. Giunti a questo momento, infatti, mi è sembrato
che il romanzo si stesse perdendo nelle tipiche strutture del genere
e che la nuova identità dell'Alice alle prese con nuove
consapevolezze e abilità fosse di gran lunga meno intrigante di
quella rinnegata in un baule di ricordi ancora sanguinanti.
Una
scoperta impensata, un' eredità segreta, una zia lontana, un
labirinto di inganni in cui perdersi. Le splendide descrizioni usate
per riesumare la bellezza sfiorita di villa Evans fungono anche da
avvolgente corollario per le scene di un allenamento fisico e
spirituale che, anche se scritto notevolmente meglio, ha finito per
riallacciare i miei pensieri alle avventure, certamente meno
memorabili, delle protagoniste di Switched e Starcrossed.
Un senso di déjà vu ha accompagnato, quindi, la lettura di queste pagine, ma la curiosità crescente di proseguire mi ha fatto da stimolo, accompagnandomi in una serie di colpi di scena e di depistaggi in cui la verità è diventata fragile e tagliente come un vetro rotto in mille pezzi. Buoni che diventano cattivi, cattivi che diventano buoni, amori estremi che si rivelano eterne promesse. I pochi personaggi maschili scompaiono nell'aura di questa prima donna. La luce dei riflettori illumina solo lei – anima, voce e rabbia in uno spettacolo di struggente intensità. Lei, un violino in spalla e un timbro in grado di piegare gli animi, è l'erede di Euterpe, Musa della musica. Alice, però, si scopre parte di una famiglia in continua espansione che, nel mondo dei Social Newtork e dei Blog letterari, conserva solo poche delle caratteristiche possedute dalle nove, eteree fanciulle che, nell'antica Grecia, dimoravano sul monte Elicona. Braccate dai Pragmatici e bramate dagli Eclettici, sono le pedine decisive in una battaglia combattuta tra sparatorie e sottili sotterfugi; in palio: il destino degli uomini. Lourdes, una Lisbeth Salander tutto pepe, è la musa della Net-Art – punto fermo nella vita della protagonista che, per la prima volta, sente il sostegno di un'amica. Patricia, invece, è la viziosa Musa dell'Arte.
Tra paillette e note disco, entra in scena in corsetto di pizzo e perizoma, predicando l'amore libero e districandosi in feste in maschera alla Eyes Wide Shut, su uno scenario di psichedelico e lento erotismo degno dei film di Brian De Palma. Più abituata a stare sui rotocalchi che nei libri di storia greca, è a metà strada tra Lady Gaga e Madonna e in sé ha lo spirito dell'intero romanzo. Teatrale e suggestivo.
La forza spaccacuore di alcune immagini rimarrà a lungo con me.
Un senso di déjà vu ha accompagnato, quindi, la lettura di queste pagine, ma la curiosità crescente di proseguire mi ha fatto da stimolo, accompagnandomi in una serie di colpi di scena e di depistaggi in cui la verità è diventata fragile e tagliente come un vetro rotto in mille pezzi. Buoni che diventano cattivi, cattivi che diventano buoni, amori estremi che si rivelano eterne promesse. I pochi personaggi maschili scompaiono nell'aura di questa prima donna. La luce dei riflettori illumina solo lei – anima, voce e rabbia in uno spettacolo di struggente intensità. Lei, un violino in spalla e un timbro in grado di piegare gli animi, è l'erede di Euterpe, Musa della musica. Alice, però, si scopre parte di una famiglia in continua espansione che, nel mondo dei Social Newtork e dei Blog letterari, conserva solo poche delle caratteristiche possedute dalle nove, eteree fanciulle che, nell'antica Grecia, dimoravano sul monte Elicona. Braccate dai Pragmatici e bramate dagli Eclettici, sono le pedine decisive in una battaglia combattuta tra sparatorie e sottili sotterfugi; in palio: il destino degli uomini. Lourdes, una Lisbeth Salander tutto pepe, è la musa della Net-Art – punto fermo nella vita della protagonista che, per la prima volta, sente il sostegno di un'amica. Patricia, invece, è la viziosa Musa dell'Arte.
Tra paillette e note disco, entra in scena in corsetto di pizzo e perizoma, predicando l'amore libero e districandosi in feste in maschera alla Eyes Wide Shut, su uno scenario di psichedelico e lento erotismo degno dei film di Brian De Palma. Più abituata a stare sui rotocalchi che nei libri di storia greca, è a metà strada tra Lady Gaga e Madonna e in sé ha lo spirito dell'intero romanzo. Teatrale e suggestivo.
La forza spaccacuore di alcune immagini rimarrà a lungo con me.
Una
stronza incazzata con la vita che, merito della magia di un musical
Disney, si scioglie davanti al bacio che suggella l'agognato lieto
fine. La stessa ragazza infelice che, venduta la sua dignità e il
suo corpo al migliore offerente, trova tracce della sua identità
negli occhi vitrei del coccodrillo Bolak – un peluche decapitato e
rattoppato grossolanamente che, per me, rappresenta alla perfezione
la paura e il bisogno di Alice di amare e lasciarsi amare.
Un
canto tanto magico da far fiorire un giardino, spegnere il sole e
rendere il più duro degli uomini un gentiluomo che ti porge una
margherita delicata.
Il
futuro scritto nel libro di Dolores che, a un passo dalla fine, si
concretizza, smuovendoci dalla convinzione che, negli ultimi
capitoli, non si trovino mai sorprese memorabili. Complessivamente,
Muses prende le distanze dal genere e, ricadendo di tanto in
tanto nelle stesse trame, finisce per non apportarvi nulla di nuovo.
Come cantava Gianni Morandi in uno dei suoi più celebri successi,
anche “questa musica leggera” ha un peso e il peso lacerante e
greve delle parole di Francesco Falconi si avverte nella sua
ingombrante interezza in ognuna delle “sudate” pagine che
compongono il suo ultimo lavoro. Conferisce la perduta dignità al
genere fantasy e ce ne mostra aspetti e situazioni che avevamo
lasciato sotto il cumulo di buoni sentimenti e cliché - presenti
nell'ultimo, annunciato caso editoriale. Questo, è un
romanzo che ha la bellezza pura e indomabile delle cose imperfette.
Scorre sinuoso e rapido, ma lascia echi che continuano a ridondare.
Ha la capacità di renderti insicuro per poi sorprenderti
continuamente. L'effetto che si prova ascoltando un cantante la cui
voce tremante, molto probabilmente, non riuscirà a raggiungere mai
le note alte di un intramontabile canzone da repertorio. Eppure ci
riesce. La voce diventa più forte, i vibrati più sicuri, le gambe
meno molli. E ogni acuto è preceduto da un brivido costante e da un
dubbio onnipresente. Riuscirà la sua voce a volare dove osano le
aquile? Ci riesce. Ancora. E ancora..
Quella
voce l'ho sentita nitidamente intonare Dark Angel. Le pagine,
come uno spartito, mi hanno mostrato la melodia e il cristallo della
voce della leader degli Evanescence e il fuoco di quella degli
Skunk Anansie si sono uniti - nel mio immaginario - fino a far
risuonare il grido potente e ancestrale di Alice. Nel finale, quel
grido potrebbe confondersi col nostro e sovrastare il martellare
perpetuo dei bassi. E lo scandire del conto alla rovescia che ci
separa dalla seconda impresa di questo Cigno Nero
dall'inestimabile canto.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Skuns Anansie – Because of you
Questo libro è già nella mia lista dei desideri. complimenti per la recensione
RispondiEliminaLo avevo scartato perché non mi fido molto, generalmente, degli autori italiani di fantasy e urban fantasy. Ho letto la trilogia di Mirta/Luna della Palazzolo e forse sono una delle poche a cui non è piaciuta per niente. Lo metto in lista desideri, gli darò una chance.
RispondiEliminaSpero di leggerlo al più presto!Per agosto e settembre sono pienissima di letture, ma conto di prenderlo e leggerlo almeno per ottobre!La storia sembra cosi originale!
RispondiEliminaBellissima recensione ;)
Bella recensione :) A me è piaciuto parecchio, non vedo l'ora che Francesco pubblichi il sequel!!! Il finale mi ha lasciata a bocca aperta :O
RispondiEliminaNon so non mi ha mai attirato boh LOL però hai fatto una buona recensione e quattro stelle non sono mica da sottovalutare! Vedrò di farci un pensierino (:
RispondiElimina:D Ciao! Muses è un libro che ho adocchiato da tanto, è nella lista dei desideri da quando è uscito in pratica e sinceramente la recensione mi ha fatto venire ancora più voglia di leggerlo!!!
RispondiEliminasplendide immagini *_* sopratutto le ultime due, mi sono innamorata! xD
Ma che bella questa recensione, complimeni!*_* Anche a me è piaciuto molto Muses:)
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