Ciao
a tutti, dopo qualche giorno di assenza, il vostro Mr. Ink torna con
la recensione di "La ragazza di fuoco" – sequel dell'acclamato Hunger
Games. Già, sono uno dei pochi a non aver concluso con impazienza la
saga della Collins. Nella recensione (che non contiene spoiler), i motivi della mia iniziale
titubanza. Da lettore che nutre ancora qualche riserva, voglio
sentire, accanto alle opinioni sulla mia recensione, anche i vostri
pareri. Perché, questa, è una saga che vi entusiasma così tanto?;)
Titolo:
Hunger Games. La ragazza di fuoco
Autrice:
Suzanne Collins
Editore:
Mondadori “Chrysalide”
Numero
di pagine:
Prezzo:
€ 17,00
Sinossi:
Non puoi rifiutarti di partecipare agli Hunger Games. Una volta
scelto, il tuo destino è scritto. Dovrai lottare fino all'ultimo,
persino uccidere per farcela. Katniss ha vinto. Ma è davvero salva?
Dopo la settantaquattresima edizione degli Hunger Games,
l'implacabile reality show che si svolge a Panem ogni anno, lei e
Peeta sono, miracolosamente, ancora vivi. Katniss dovrebbe sentirsi
sollevata, perfino felice. Dopotutto, è riuscita a tornare dalla sua
famiglia e dall'amico di sempre, Gale. Invece nulla va come Katniss
vorrebbe. Gale è freddo e la tiene a distanza. Peeta le volta le
spalle. E in giro si mormora di una rivolta contro Ca-pitol City, che
Katniss e Peeta potrebbero avere contribuito a fomentare. La ragazza
di fuoco è sconvolta: ha acceso una sommossa. Ora ha paura di non
riuscire a spegnerla. E forse non vuole neppure farlo. Mentre si
avvicina il momento in cui lei e Peeta dovranno passare da un
distretto all'altro per il crudele Tour della Vittoria, la posta in
gioco si fa sempre più alta. Se non riusciranno a dimostrare di
essere perdutamente innamorati l'uno dell'altra, Katniss e Peeta
rischiano di pagare con la vita...
Quasi un anno fa, altalenante tra delusione e amarezza, riponevo sullo scaffale della mia libreria il primo volume della trilogia di Suzanne Collins, che, a breve, avrebbe ispirato un'acclamata produzione hollywoodiana e, nelle vesti del Twilight della distopia, una lunga serie di affascinanti romanzi appartenenti al genere entrato in auge – con la sua potenza distruttiva e la sua voglia di ribaltare le regole - grazie alla raffinata penna di Orwell e Bradbury. Per lungo tempo, sono stato l'unico pesce del banco a nuotare controcorrente, mettendo in discussione, con una breve e tiepida recensione su Anobii, i commenti di coloro che gridavano al capolavoro e dei bigotti che, invece, etichettavano Hunger Games come un romanzo troppo cruento per un pubblico di “ingenui e puri” adolescenti.
Quasi un anno fa, altalenante tra delusione e amarezza, riponevo sullo scaffale della mia libreria il primo volume della trilogia di Suzanne Collins, che, a breve, avrebbe ispirato un'acclamata produzione hollywoodiana e, nelle vesti del Twilight della distopia, una lunga serie di affascinanti romanzi appartenenti al genere entrato in auge – con la sua potenza distruttiva e la sua voglia di ribaltare le regole - grazie alla raffinata penna di Orwell e Bradbury. Per lungo tempo, sono stato l'unico pesce del banco a nuotare controcorrente, mettendo in discussione, con una breve e tiepida recensione su Anobii, i commenti di coloro che gridavano al capolavoro e dei bigotti che, invece, etichettavano Hunger Games come un romanzo troppo cruento per un pubblico di “ingenui e puri” adolescenti.
Cresciuto
a Plasmon, pane e Stephen King, nonostante un inizio promettente e un
mare pieno di occasioni d'oro, senza rimpianto alcuno, avevo definito
il romanzo una versione per le MTV Generations del controverso
Battle Royal o, se vogliamo,
dell'angosciante La lunga marcia.
Un esercizio stilistico vagamente “poppeggiante”, con buoni
sentimenti a gogò e una voglia appena marcata di abbattere, a colpi
di violenza e di rimandi all'attualità, i temutissimi tabù.
Eppure,
complici le parole dell'angelica Taylor Swift nello splendido brano
Safe and Sound e la
riuscitissima trasposizione cinematografica, con la spinta dello
splendido ciondolo della ghiandaia imitatrice appeso proprio ora al
dorso dei tre volumi (Mondadori, grazie di cuore!), gli ultimi giorni
di luglio mi hanno fatto compagnia durante la lettura di La
ragazza di fuoco, titolo a lungo
accantonato per dare spazio a letture da me reputate più meritevoli.
Sin
dai primi capitoli, ho capito il motivo della mia riottosità verso
una saga che avevo ritenuto troppo sopravvalutata.
Una
buona parte del libro, infatti, non mi è stata proprio d'aiuto nel
comprendere gli elementi che avessero spinto l'autrice a dare vita a
un franchising – contanti e fama a parte!
Le
sue cartucce vincenti le aveva sparate abbondantemente nel primo
volume e i primi capitoli, ripetitivi e lenti, scorrevano come il
riassunto degli episodi già visti di una serie televisiva. I
numerosi accenni alla prima impresa di Katniss nei Giochi della Fame
servivano a fare da guida ai lettori meno memori o, forse, a
mascherare un vuoto di fondo. La seconda impressione mi ha fatto
compagnia per buona parte della lettura e, magari inconsapevolmente,
me la porto dentro anche adesso – nonostante possa ritenermi soddisfatto e appagato da queste quasi 400 pagine di adrenalina
e pathos.
Il
romanzo mi è piaciuto forse anche di più precedente, ma ciò, a mio
avviso, non è attribuibile a una crescita professionale della Collins.
Giustamente, per dare continuità alla narrazione, l'autrice continua
ad adoperare il - detestabile, odioso - presente indicativo e, poco
abile nel mantenere salde le redini dei cosiddetti romanzi “character
driver” (guidati, ossia, dai singoli protagonisti e non da un plot
che debba necessariamente concludersi come da copione..), con
fastidiosa discontinuità, prendendo la tenace Katniss per la sua
bella treccia bruna e trascinandola tra sabbia e sassolini nel punto
di avvio, fa passare il lettore dalla descrizione di regali abiti da
sposa o di luculliani banchetti a momenti di pura azione e a bruschi
colpi di scena che mi hanno lasciato senza tregua e parole.
La
sua prosa, lineare e priva di qualsiasi orpello, è propria di una
sceneggiatrice che conosce alla perfezione le regole
dell'intrattenimento, ma non di un'autrice che, con il suo talento e
non con le sue controverse storie, vuol lasciare il segno. Agli
sgoccioli del primo romanzo, tra l'altro, l'avevo accusata di aver
fatto l'errore di essersi innamorata dei suoi protagonisti e di non aver
tentato, tramite la carta della tragedia, di mantenere fede alle
premesse che promettevano uno sconvolgimento fisico e mentale.
Se
avesse osato accopparne uno solo, probabilmente, non sarei qui ad
annunciare il mio ritrovato interesse per il genitore del genere
distopico delle nuove generazioni.
Sono
loro, protagonisti o semplici comprimari, il punto di forza della
storia. Sognatori, pazzi, romantici. Indimenticabili. I punti di fuga
in cui vanno a confluire l'ammirazione dei lettori di tutto il mondo
e gli oceani gelidi in cui si spengono tutte le comprensibili
rimostranze. Singole e preziose scintille di una rivoluzione che
incendierà Capitol City, piume di una ghiandaia imitatrice che, come
una colomba della pace, guiderà le masse e ispirerà gli animi.
Ritroviamo la risata argentina della dolce Prim, il volto abbronzato
di Gale e tutte le mille parole che non riesce a dire, i vestiti
eccentrici della simpatica Effie, le imprecazioni e le bottiglie di
alcol di un sorprendente Haymitch e, all'ombra di alberi carichi di
insidie e di una soffocante barriera che lascia senza scampo,
facciamo la conoscenza della scontrosa Johanna, del geniale Beetee e
del vanesio Finnick - una canaglia tutto muscoli e arie, dal cuore e dal fascino immensi. Su un tappeto rosso di umanità e simpatia, non possono mancare loro: Katniss e Peeta. Gli amanti infelici del Distretto 12.
Lei,
voce narrante di un'avventura lunga tre libri, ha insita in sé la
voglia di sfidare continuamente. Sfida il presidente Snow e perfino
i suoi lettori, facendosi odiare e amare un po' come la Summer di 500
giorni insieme: sensibile,
ironica, fragile e coerente - sia nello spezzare i cuori, sia nel
mettere in pericolo la sua stessa vita pur di sfidare sempre e
comunque. Osa, colpisce per uccidere, prepara trappole e sferra colpi
mortali, ma, in un romanzo che per struttura e contenuti omaggia il
suo stesso predecessore, è la stessa che si prodiga per salvare un
amico e che si scioglie in un tenero abbraccio per fuggire via dai
propri incubi. E poi c'è Peeta. Di parole, in interviste e
conferenze stampa, ne dice tante, ma, nel romanzo, continua a essere
“quello che viene salvato”, l'animo nobile più adatto a
destreggiarsi tra arte e poesia che tra i pericoli di una
competizione all'ultimo sangue, il Romeo che ama incondizionatamente
e senza riserve, il ragazzino di porcellana che l'odio e il sangue
non riescono a sporcare.
Ha diciassette anni e, biondo e belloccio,
avrebbe tutte le caratteristiche per farsi odiare dal sottoscritto e
amare da uno scuolabus di ragazzine urlanti. Ma, sarà perché
continuo ad associarlo al volto fresco e familiare del buon Josh
Hutcherson – attore che, essendo quasi mio coetaneo, seguo sin da
piccolino e verso cui provo una certa simpatia perché, nel suo metro
e settanta, è anche più basso di me: cosa rara! -, sarà per la sua
cieca fiducia nell'avvenire, finisco per far coincidere la sua
personalità con la mia e, nei suoi panni, sbatto il naso contro
grandi delusioni e contro la consapevolezza di essere il “terzo
incomodo” in una vita che non ha nulla a che fare con la struggente
delicatezza di un bel dipinto.
Meno
L'implacabile, più
The Truman Show, la
celata violenza di Hunger Games,
in questo avvincente sequel, cede lo spazio allo snodarsi di
raffinate e potenti strategie e a una messinscena più attenta alla
costruzione di momenti di coinvolgimento emotivo destinato a durare,
e meno alla spettacolarizzazione del dolore in tutte le sue
sanguinose forme. Con capitoli che si concludono sempre sul più
bello e con la viva voglia di sorprendersi ad ogni occasione, La
ragazza di fuoco fa chiudere un
occhio sullo stile non sempre impeccabile della Collins e tormenta
con l'esigenza bruciante di abbandonarsi, anima e corpo, alla lettura
del volume conclusivo. Per mia fortuna, ce l'ho proprio a portata di
mano. Azzurro e voluminoso, è lì che mi aspetta!
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Taylor Swift - Safe and Sound
Josh Hutcherson non riesce proprio a farsi odiare. Io ci ho provato, perché nei panni di Peeta ce lo vedo veramente poco, ma ha un viso così... buono, come hai detto tu stesso, che non ce la fai proprio a fartelo stare sulle balls.
RispondiEliminaComunque concordo con quello che hai detto... il libro è evidentemente sopravvalutato e uno dei possibili motivi credo sia il proliferare di urban fantasy mielosi e buonisti (a mio discapito, devo dire che tutto è iniziato a causa di Twilight) e di cui il pubblico sembra essersi finalmente stufato.
Hunger games contiene una violenza molto, molto edulcorata, ma ad alcuni, forse i più ingenui (almeno quando si tratta di libri XD), sembra un libro degno dei peggiori film di Dario Argento. Ho appunto notato che di questi libri si esalta la relativa 'violenza', il fatto che non sia incentrato sulla storia d'amore tra i protagonisti, il fatto che venga dipinta una realtà da alcuni giudicata cruda.
Io invece penso che Hunger games non avrebbe potuto essere più edulcorato di così... però questi son gusti, e chi ha lo stomaco debole può sempre vantarsi di aver letto un libro 'tosto', anche se poi nella fattispecie non è affatto così.
Non è comunque un romanzo da scartare totalmente, io mi sono emozionata leggendolo, perché forse i libri scritti male spesso riescono a darti, emotivamente parlando, più di qualsiasi capolavoro. Credo sia il compito di ogni narrativa di consumo che si rispetti e la Collins riesce perfettamente in ciò.
Grazie per il tuo commento, cara Elisa! Concordo su tutto :)
EliminaBella recensione Mik, diciamo che questa volta il libro si è salvato XD
RispondiEliminaAspetto di sapere cosa ne pensi del terzo libro, c'è chi lo ama (come la sottoscritta) e chi lo odia profondamente .. vediamo cosa ne pensi tu, e soprattutto sono curiosa di leggere la tua reazione su Peeta (e qui mi fermo XD)
Grazie, Monica. Diciamo che mi sto lasciando contagiare! :)
EliminaNo, se la Collins lo fa morire, vado a stanarla ovunque si trovi adesso!!
Io adoro questa saga... l'avrò detto mille volte ormai... sarò ripetitiva!
RispondiEliminaA me questo secondo romanzo è piaciuto quanto il primo... e credimi se ti dico che il terzo avrà qualche sorpresa che ti stupirà!
Discordo solo sul tuo modo di parlare dell'autrice, secondo me sei stato un po' troppo duro (:
Il presente indicativo prima io lo trovavo orripilante e mi sono rifiutata a lungo di leggere Hunger Games proprio per questo motivo... e alla fine me ne sono innamorata!
Posso capire in primis che si tratta di gusti... e che quindi c'è chi preferisce il passato, magari un narratore esterno e scrittori che usino grandi paroloni eccetera, però a me la semplicità della Collins mi è piaciuta fin da subito! Non l'ho trovata scarna, anzi l'ho trovata agile e perfetta!
Per quanto riguarda Peeta, penso che nessuno possa davvero odiarlo proprio per il suo essere e il cast è stato azzeccatissimo! Josh e Jennifer si sono dimostrati perfetti!
Dimenticavo... io amo Taylor Swift! La adoro e la seguo da un sacco di tempo... e questa canzone per il film... perfetta!!
EliminaCiao Denise :) Grazie anche a te per aver dato voce al tuo pensiero. Mi piacciono tanto questi confronti. Mi fa piacere che, al contrario mio, lo stile della Collins ti piaccia, ma, da amante inguaribile delle letture prolisse e ricche di figure retoriche, avrei preferito qualcosa di diverso..
EliminaLa scrittura esemplare della Stiefvater di "Shiver", al servizio dei personaggi ideati dalla Collins, avrebbe fatto vere e proprie scintille! Non si può avere tutto ;)
Ahah l'ho appena pensato anch'io. Con lo stile della Stiefvater, questa trilogia, avrebbe fatto impazzire tutti, nessuno escluso. Purtroppo come dici tu non si può avere tutto ahah. :)
EliminaOddio è da tanto che non leggo la Stiefvater ma ricordo che mi piaceva molto :D
EliminaAdoro le tue recensioni ed anche questa è ottima come le altre, Michele. Concordo con te in moltissimi punti ma io ho trovato lo stile della Collins un po' più apprezzabile sebbene non sia dei migliori.
RispondiEliminaHo trovato Josh, Peeta nel libro, non adatto a quel ruolo però. Mi ero immaginata un Peeta più affascinante e più alto ahah. Amo Josh, intendiamoci, lo seguo da moltissimo, ho visto tutti i suoi film e mi piace molto. Recita perfettamente ed è simpaticissimo ma non è il Peeta che immaginavo. Jennifer invece è assolutamente adatta ad interpretare Katniss, ce la vedo perfettamente!
Sono contenta che La ragazza di fuoco ti sia piaciuto ^^
RispondiEliminate l'avevo detto no che questo era più avvincente =D
e come Monica sono molto curiosa di conoscere la tua opinione sul terzo che è il più discusso...inutile dire che io l'ho amato alla follia XD Perchè mi piace questa trilogia?
Innanzitutto mi ha fatto conoscere un genere, quello distopico, del quale ancora non avevo letto nulla...
Poi mi emozionato come pochi libri...mi ha tenuto con il fiato sospeso, mi ha commosso, mi ha fatto arrabbiare...
ma come hai evidenziato tu, la cosa migliore di questa trilogia, sono i personaggi che la Collins ha creato...personaggi, per me, assolutamente indimenticabili...Katniss, così forte ma anche così fragile; Prim, così dolce ed indifesa; Rue, piccola ma assolutamente coraggiosa, Haymicht, un ubriacone ma con un cuore grande, grande; Cinna, assolutamente indimenticabile; Finnick, affascinante rubacuori con un cuore immenso....ed infine lui...Peeta, il mio Peeta...che mi ha fatto battere il cuore tutto il tempo e mi ha fatto versare fiumi di lacrime...solo loro il cuore della storia...<3
Sono proprio felice che ti sia andato a genio *w* La ragazza di fuoco è il mio preferito dei tre :D Ho amato qualsiasi cosa! Dai colpi di scena, all'azione e all'evoluzione dei personaggi. Tutto. Splendida trilogia. Ora la smetto con i complimenti XD E' questo l'effetto che mi fa Hunger Games ^^
RispondiElimina