lunedì 27 agosto 2012

Recensione: Immortal, di Alma Katsu

Il nostro doveva essere l'amore di una vita.    

Titolo: Immortal
Autrice: Alma Katsu
Editore: Longanesi
Numero di pagine: 442
Sinossi: È un inverno che non dà scampo quello che avvolge nel gelo e nella neve il piccolo paese di St. Andrew, nel Maine, a pochi chilometri dal confine canadese. È notte e la foresta ghiacciata pare sussurrare nell'oscurità. Luke, giovane medico di turno al pronto soccorso, si ritrova davanti una ragazza dall'apparente età di diciannove anni e dalla bellezza eterea e struggente. È atterrita e chiusa nel silenzio, ma i suoi occhi sembrano gridare. Ha appena ucciso un uomo, abbandonandone il cadavere nel bosco. Si chiama Lanny e, con voce appena udibile, sostiene di aver ucciso quell'uomo perché era stato lui a chiederglielo. Prega Luke di aiutarla a scappare. Quando il dottore rifiuta, Lanny afferra un bisturi e si squarcia il petto nudo. Quello che succede dopo cambierà le loro vite per sempre. Luke, sconvolto, accetta di aiutarla a scappare oltre confine. E durante la fuga, lei gli rivela il proprio passato. Lanny è immortale e ha più di duecento anni. Il suo è il racconto di una donna travolta da un amore torbido, appassionato e mai ricambiato abbastanza. È il racconto di un uomo ossessionato dalla bellezza e dal bisogno oscuro di possederla, un uomo che trasforma la passione fisica in uno strumento di dominio. È il racconto del terribile prezzo da pagare in cambio della vita eterna.
                                                            La recensione
 Grazie alla gentile Longanesi, la mia copia autografata!!
Mi piace pensare che ogni libro sia in attesa del suo momento. Alcuni, tentandoci, si lasciano leggere immediatamente, nemmeno aspettando il tempo di guadagnarsi un posto tutto loro in un angolino di una libreria che sarà sempre troppo disordinata. Per altri, invece, intervengono una serie di strani eventi che ci inducono a rimandare e a rimandare. Possono passare mesi e perfino anni. La polvere si accumula e nuovi titoli arrivano a surclassarne altri. Poi, il sussurro di quei libri perduti diventa troppo forte da ignorare. Il nostro animo è più forte, la nostra volontà meno vacillante. E' giunto il momento di leggerli. Per Immortal, primo volume della trilogia firmata da Alma Katsu, è stata così. Da quando, lo scorso Febbraio, ho potuto stringerlo tra le mani, ci sono stati vari e fallimentari approcci e piccoli incidenti di percorso. Rimandi a data da destinarsi e ripensamenti.
Vedete, mi piace pensare che questo romanzo e la sua fantastica autrice siano stati il portafortuna di questo blog. Tutto è cominciato con un'intervista (qui) quando Diario di una dipendenza aveva appena qualche settimana di vita, e la gentilezza di Alma mi ha riempito di fiducia in momenti in cui ero un po' incerto del mio lavoro. Io, timidissimo e pieno di dubbi, mi sono sentito per la prima volta intraprendente e risoluto. Potente.
All'inizio, nel giudicare il romanzo, avevo il timore di imbattermi nell'ennesimo urban fantasy, in cui l'aura dark e sensuale che la sinossi prometteva era soltanto una cortina per nascondere triangoli amorosi e dilemmi adolescenziali. Sono bastate appena sessanta pagine, però, per smentirmi e indurmi ad aspettare. Con minuziose descrizioni storiche, intrighi da perderci il sonno e una disturbante violenza di fondo, non era il libro che avrei voluto trovare sul mio comodino dopo stressanti pomeriggi in compagnia di attempati filosofi e noiose versioni. Ho deciso di conservarlo per l'estate, quando il maggiore tempo libero mi avrebbe concesso un'immersione senza pause in queste onde oscure spennellate di passione e drammi. Uno stagno gelato da guadare così, senza respiro. Il fuoco gelido dell'acqua a spaccarci le ossa, secoli di eternità e lussuria a rinsaldarle. E, infine, l'amore. 
Non motore del mondo, ma benzina per l'anima e tossina per il cuore. Un amore a cui piace definirsi tale, ma che è eroina sputata in vena. Pericoloso, sbagliato, senza freni e vie d'uscita. Una dipendenza per sempre, che intreccia intrighi e sensuali corteggiamenti a un passo di danza dal cancello del giardino del bene e del male.
Quello dell'autrice è un esordio sorprendente ed esemplare, caratterizzato da una scrittura elegante e imperiosa e da una perfezione formale ottenuta grazie a una stesura durata lunghi anni e da un'ordinata concatenazione di eventi che, sebbene mai schematica e concisa, risulta congegnata con mano abile e attenta, in grado sia di mettere sulla bilancia i secoli e gli avvenimenti, sia di mescolare le carte in tavola in giochi di prestigio che promettono di svelare il futuro scritto nelle nostre stelle, di intrecciare punti di vista e voci con esotici accenti stranieri e oscure storie di stregoneria e sesso alle spalle e di cambiare tempi verbali e punti di vista con inaudita scaltrezza. 
Una forma dominata e purificata da qualsiasi eccesso e una raffinatezza che si respira in ogni momento rendono sopportabili scene raggelanti ed esplicite, altrimenti difficili da digerire, e si ha l'impressione di sporcarsi del fango della corruzione e del sangue delle torture, pur vedendo solo le ombre riflesse delle sevizie inumane di cui sono vittima la protagonista Lanny e un più giovane Adair. La penna della Katsu coglie il lento scorrere degli spruzzi di sangue sulla nuda pietra, il rumore di urla che vengono soffocate da mani brutali, l'odore della paura e lo stridere di rancore che combatte rancore. 
Pochi e dolorosi dettagli in grado di dipingere interi scenari di degrado e di nutrire le nostre paure più nascoste. La violenza viene appena accennata, ma il risultato è un boato che ti scuote nel profondo, disturbandoti a lungo e rendendo macigni diversi tratti del romanzo. Pillole amare che non vogliono e non possono essere mandate giù da una cucchiaiata di miele. In Immortal non c'è zucchero, non c'è speranza, non c'è pace. E' una corsa continua scandita da un bisogno di bellezza e di possesso che affoga nel sangue del tempo la bontà dell'uomo e tutto l'amore di questo mondo. 
E' la storia di un patto con il diavolo che consiglio a lettori maturi e con un'ampia visione del grottesco circo che è lo scrigno dei sentimenti umani. Un vaso di Pandora con tanti mostri e solo con qualche sporadico momento di meritata felicità. I media internazionali hanno paragonato la trilogia in questione alla celebre saga di Stephanie Meyer, ma, mentre scrivo, gettando un occhio a quei quattro volumi che continuano ad avere un posto d'eccezione sul mio scaffale, mi sento di dissentire a pieni polmoni. Avendo diciott'anni, non posso davvero indossare i panni del lettore più navigato, ma, da persona che a suo tempo apprezzò notevolmente Twilight, mi sento di sconsigliare Immortal a coloro che cercano una fiaba di sentimenti universali e ricca di tutti quei valori adolescenziali che continuano a rendere Edward e Bella i protagonisti di uno dei best-seller più amati. Le rispettive autrici hanno stili diversi e intenti diversi. Una ci mostra l'immortalità come un eterno sodalizio di anime e come un lieto fine perpetuo, l'altra dà vita a un lungo racconto in cui sono il furore e l'ambizione a non morire mai. Una firma una fiaba in cui il principe che sveglia Biancaneve ha i denti affilati, l'altra mostra cosa sarebbe accaduto se le protagoniste di Madame Bovary e Follia avessero avuto un'eternità di passione davanti. Niente avrebbe dato sollievo alle loro esistenze, nemmeno la morte, e sarebbero finite per essere schiave di ciò che un tempo aveva rappresentato una consolatoria felicità. Il telefono non avrebbe suonato per secoli, gli amanti sarebbero fuggiti e ritornati al ritmo delle mode che cambiano. Uccelli in gabbia in attesa delle attenzioni di un padrone che, presto, arriverà. O forse no. Immortal è una storia di pena eterna, nella quale la pelle dei protagonisti rimargina come per magia, ma in cui il cuore continua a ferire con i suoi cocci rotti. Una congerie di avvenimenti, personaggi, impulsi e bassi istinti che, delineata con perizia chirurgica, potrebbe sembrare una versione fantasy dell'Amore dei tempi del colera, vivificata dallo stile suadente e cupo di una novella Anna Rice.
Il mio voto: ★★★★ 
Il mio consiglio musicale: Madonna – Frozen 

7 commenti:

  1. Adoro leggere le tue recensioni! E mi piace troppo l'idea del consiglio musicale! ;)

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  2. *.* bellissima recensione, Mik! E penso che tu abbia trovato il modo giusto di giustificarti :D
    Sono contenta che ti sia piaciuto, cosa ti avevo detto?! E ora si aspetta il seguito :)

    ps ma sai che Frozen la trovo proprio appropriata?

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  3. Per me invece non è ancora arrivato il momento di riprendere in mano questo romanzo, l'ho iniziato a fine febbraio ma l'ho abbandonato quando sono arrivata a metà e da allora non l'ho più ripreso. Non è stata colpa della storia ma probabilmente non ero in un periodo adatto per un romanzo così fitto e minuzioso. Spero di riuscire a terminarlo prima o poi!

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  4. Ogni volta che leggo una tua recensione, mi chiedo.... ma se il tuo "involucro esterno" vanta appena 18 anni.... la tua materia grigia ha attraversato secoli di letteratura? Se a 18 anni scrivi così, a 40 sono convinta che il tuo nome sarà sulla bocca di tutti...
    Sei troppo forte...

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    1. *___* Ti ringrazio tantissimo! Credimi se ti dico che la mia faccia, in questo momento, è fucsia ed è esattamente uguale allo smile qui a fianco!

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  5. Ma non sapevo fosse una trilogia....ma uff....non esistono più gli autoconclusivi??? Vabbè....è tanto che voglio leggerlo....e ora sono anche più convinta XD

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  6. Questo libro c'è l'ho nel pc ma ancora non mi ispira tanto da iniziarlo a leggere anche se la tua recensione mi ha messo una certa curiosità ^^ complimenti per la bellissima recensione :)

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