lunedì 14 settembre 2015

Mr. Ciak: Rudderless, Fantastic 4, Dark Places, Aloha, Tutto può accadere a Broadway, Return to Sender

Rudderless parte schiacciando il solito tasto. Quello, a orecchio, dolente: la morte di un figlio, la voglia di disperarsi. Eppure la vicenda che ti racconta non è di quelle che che sperano di condurti sull'orlo del pianto. La storia di questo padre straziato dalla perdita – un figlio ucciso in una sparatoria in un campus universitario – si perde, qualche volta, in una bottiglia di birra scura, ma per fortuna si ritrova nella musica. Basta beccare l'accordo o trovare il coraggio di mettere il naso in una stanza che spaventa. Sam – che ha abbandonato tutto, per vivere da spiantato su una barca: per fuggire – un giorno trova i dischi che suo figlio ha inciso prima dell'inizio della fine. Così, in sua memoria, li fa suoi e canta qualche canzone per locali: i testi di Josh sono il mezzo più efficace per essergli vicino. Quel lupo di mare di mezza età, perennemente alticcio e su di giri, stringe amicizia con un ventunenne che cela la timidezza cronica dietro una parlantina a raffica: con lui e due coetanei sfigatelli forma un improbabile gruppo che fa bella musica. Rudderless racconta l'ascesa di una band e il lento risalire la china; dramma – anche un po' commedia però – in musica, sul perdono e il correlato perdonarsi. A sorprendere dell'esordio di William H. Macy – ma sì, il Frank di Shameless – è la leggerezza di cui, nonostante un fatto bruttissimo, è padrone e la presenza di pezzi già riascoltati, personalmente curati da un cast che non ti aspetti. Un magnifico Billy Crudup regala così una prova vocalmente ineccepibile e emotivamente ricca: il suo papà a pezzi un po' clochard è uno di quelli che quando si sbronzano son patetici ma allegri. Anton Yelchin, come il prezzemolo ma in gamba, intonato, suona con convinzione e non si riconosce quasi con il viso emaciato e i capelloni ricci. E l'amicizia strana tra un padre senza figlio e un figlio senza padre, un vecchio e un giovane, ha effetti ora tragicomici e ora miracolosi, senza retorica alcuna – tra i due, inoltre, la fidanzata a lutto Selena Gomez e la mamma recalcitrante Felicity Hoffman. Oltre a una colonna sonora originale e a un'aria trasandata nelle mie corde (e quando mai il Sundance sbaglia, poi?), c'è una simpatica parte teen – il ragazzo impresentabile che ha il talento ma non la faccia tosta – e un colpo di scena da pelle d'oca. Se non ti commuove all'inizio, Rudderless ti commuove quando meno te lo aspetti, con un'intensa ballad di chiusura che è una benedizione; un pugno forte, ma necessario: delicato. Quando il peggio sembra passato, eccolo che riaffiora – con la sua faccia segreta, con la vergogna – e lo si affronta, con la chitarra in braccio e le spiegazioni nel prossimo ritornello. Rudderless – tra Begin Again e La stanza del figlio –  non è mai una scontata, stonata, canzone triste. Mi ha rubato cuore e mp3. (8)

Io odio il cinecomic. Così, quest'anno, era cominciato un post in cui – tra posizioni finto snob e ricordi – mi ero per metà ricreduto. Non odiavo il fumetto quando era come il Daredevil Netflix, ad esempio. Per il resto sì. Neanche quando il film è amatissimo io riesco ad apprezzarlo; figuratevi quante probabilità ci siano che mi piaccia, invece, il disastro annunciato che neanche gli appassionati salvano. Fantastic 4 – flop clamoroso, rinnegato perfino da chi l'ha diretto e interpretato – a sorpresa non mi è dispiaciuto. Alla sufficienza piena non arriva, e facile sarebbe fare ironia con l'aggettivo fantastico, mai così fuori luogo qui, e con il numero nel titolo che, per magia, va a richiamare il quattro secco della valutazione finale. Prima di vederlo, e viva il pregiudizio, avevo un'idea per un bel commento negativo. Ma poi, pronto al peggio, mi sono mediamente goduto quest'ora e mezza, vista solo per una curiosità di quelle brutte: quando mai di mia spontanea volontà guarderei un prodotto Marvel? Vista a suo tempo la saga originale, che mi aveva diverto e poco più, non mi ha turbato l'idea di un reboot. Il cast, inoltre, vanta alcuni tra gli attori più promettenti della nuova generazione: la rivelazione di Whiplash, la sorella meno impegnata di Rooney Mara, il Billy Elliot cresciuto con Von Trier e Vinterberg, il protagonista del premiato Fruitvale Station. Questa riscrittura in chiave giovanile, per me, parte bene: un cenno a un'infanzia da nerd e a una lunga amicizia, la coesione non messa in gioco da nessun amore, salvare il mondo come fosse un progetto del liceo. Spensierata, la prima ora vede un quinto membro di passaggio – un giovane Dottor Destino non ancora cattivo – e la scoperta di un mondo parallelo. Non ci sono momenti seriosi né la simpatia per forza; New York non sarà nuovamente distrutta. Da qui in poi, la situazione precipita: qualcuno schiaccia "avanti veloce". Un'ellissi narrativa buttata lì, un anno è passato: sviluppi che nessuno ti ha spiegato, uno scontro finale di pochi minuti, un epilogo aperto. Quello c'è di negativo – non la Torcia Umana di colore che tanto ha fatto strepitare (momento ironia: la fiamma l'avrà scurito un po' troppo?), né il mondo alternativo che ricorda preoccupantemente i wallpaper dozzinali del mio portatile: ossia, il sembrare il pilot introduttivo di un telefilm senza un to be continued. (5,5)

Gillian Flynn – dopo il fenomeno Gone Girl – non ci ha messo molto a tornare al cinema. Presta la sua interessante penna al francese Gilles Paquet-Brenner. Dark Places è un poliziesco non particolarmente piaciuto in rete, di cui mi sono concesso direttamente il film, senza prima passare per il romanzo. Come saprà qualche lettore, parla di un caso di cronaca riportato alla luce dopo trent'anni: Libby Day – unica sopravvissuta al massacro di famiglia di cui è stato dichiarato colpevole il fratello maggiore – adesso è una donna che ha bisogno di soldi e pace. Non indaga per sete di giustizia, ma per conto di uno strano club finanziato da appassionati di crimini irrisolti: torna ad aprire la porta al passato, e scopre che forse il mostro in galera aveva avuto un ruolo marginale in quella notte di sangue. Cos'è successo davvero? Nelle zone d'ombra del titolo, una storia tra passato e presente, ambientata in una America rurale, dura e polverosa: le fattorie pignorate, le bettole che attirano i papà alcolizzati, i ragazzini precoci che adorano il Demonio. I paragoni scattano e non sembrano tenere in considerazione lo spirito diverso delle due storie: quella proposta da Fincher, cinica e all'insegna del colpo di scena; questa a cura del modesto regista di La chiave di Sara – capace, anche in quell'occasione, di districarsi con fluidità tra diversi piani temporali – verosimile e lineare. Davanti a una svolta non perevista ma poco incisiva, ho però avuto l'impressione che sin dall'inizio Dark Places fosse una piccola storia; ma il risultato – nonostante le imperfezioni e i limiti – è più che sufficiente. Merito di una confezione classica e di un ritmo lento, che ti lascia apprezzare più il dramma ambientato in quei sonnacchiosi anni ottanta che il giallo contemporaneo. Ottima la scelta dei comprimari – una sexy Chloe Moretz, una Christina Hendricks dimessa, un Nicholas Hoult che ha fatto di meglio altrove – e prevedibilmente in parte la Theron, camaleontica e dello stile androgino, à la Jodie Foster. (7)

Bradley Cooper è un eroe in congedo – traumi di guerra dopo American Sniper? - che arriva alle Hawaii con un gamba dolorante e piani confusi. Riallaccia rapporti con una Rachel McAdams mai scordata; si innamora di un rigido caporale con gli occhi di Emma Stone; finanziato da un esagerato Bill Murray che vuole comprarsi il cielo, fa da paciere tra americani e indigeni. Questo e qualcos'altro, con illustri comparse che non vi sto a elencare e un intreccio a metà tra la commedia sentimentale e la spy story, capita in Aloha, ultimo film del buon Cameron Crowe – nel mio cuore a vita per Quasi Famosi e Vanilla Sky – su cui, in Patria, hanno detto peste e corna. Se ingiustamente, guardate, non saprei: la stampa criticava posizioni politiche che non ho colto e un razzismo di fondo nel descrivere le tribù locali; non la sceneggiatura – disimpegnata, ma estremamente gradevole – e il lavoro dei protagonisti – rilassati e bene amalgamati. Glissando perciò su questi elementi – forse dolenti per gli yankee, ma noi siamo italiani, quindi chissene – resta il fatto che Aloha, film di puro intrattenimento sorretto da un ottimo cast e da più di qualche scena brillante – il dialogo muto tra Cooper e un laconico Krasinski, il ballo a Natale tra la Stone e Murray -, diverte e intrattiene con intelligenza. Dovrebbe sorprenderci la cosa? Direi di no, con un Crowe che ci mancava, i suoi classici personaggi combattuti e dai lavori inconsueti, la profondità e l'acume, gli epiloghi non scontati. Se la surreale parentesi spionistica non si segue con molta convinzione, è anche perché si è impegnati a vedere il protagonista alle prese con due delle donne della mia vita, su uno sfondo esotico che non fa da cornice folkloristica. Per una volta il titolo italiano non sbaglia, in ballo infatti c'è il cielo, ma preferisco quello internazionale, che significa “ciao” e “arrivederci”. L'unico termine che conosco insieme a ohana, direttamente da Lilo & Sitch: “famiglia”. Altra parola che può andare tanto bene, per riassumere questa storia di salvataggi sopra le righe, nidi, sogni di secondo taglio. (7)

Una stella in ascesa racconta a una giornalista l'incarico con una compagnia in cui – suo malgrado – ha seminato zizzania. Quella nuova diva, infatti, un tempo lavorava come squillo in attesa della grande svolta: uno dei suoi amanti – un regista filantropo o puttaniere – aveva finanzato generosamente i suoi sogni e, per pura coincidenza, si era ritrovata a recitare proprio nello spettacolo di quest'ultimo. Ma con una moglie sospettosa, un attore inaffidabile che sa tutti i dettagli del tradimento, uno scrittore pazzo d'amore, lo spettacolo con la bella Isabella – ingenua, nonostante la professione più antica del mondo – sarà stato allestito senza divorzi o, per un crimine d'amore, reputazioni rovinate? Tutto può accadere a Broadway – in inverno da noi – è il ritorno al cinema di Peter Bogdanovich, settantaseienne che – come sapranno i cinefili doc, dunque non troppo io – è un'istituzione quando si parla di commedia. Qui, tutti in un colpo, il Wilson cascamorto, l'Ifans istrione, una Aniston pazza; soprattutto, una Imogen Poots – se sia più bella o simpatica non si sa, con il suo personaggio alla Audrey, di gran classe – da cui portano tutte le strade. Newyorkese con orgoglio, Bogdanovich cita sé stesso, Lubitsch e l'Allen più brillante, in un film dalla comicità sofisticata, in cui una scrittura pimpante, un cast all stars e colori retrò trovano l'approvazione di un pubblico che stravede facilmente per le cose così. Luccicanti, parlatissime, d'altre epoche. Non un attore fuori forma o un momento di silenzio, quando tutti si affidano a un'anziana leggenda e fraintendimenti e battute fulminanti – in cui si parla di sentimenti, show business e dintorni – ti sommergono come un'onda e ti intontiscono di chiacchiere. Ma giusto un po'. (6,5)

L'ultimo Fincher aveva lasciato scoprire ai più il potenziale di una grande attrice. Dopo Gone Girl, si attendevano riconferme dalla Pike; collaborazioni importanti e nuovi progetti, anche se, cronologicamente, si ha la sfortuna di imbattersi prima in Return to sender. Il lavoro direttamente successivo a quello che la portò a un passo così dall'Oscar: scivolone imperdonabile. Perché è un thriller scialbo e inconcludente; perché il personaggio di Miranda – algida, perfetta, impenetrabile – è la fotocopia in bianco e nero di Amy. Un anno dopo, con un'altra vendetta e un'altra regina di ghiaccio? Scelta sbagliata e ingiustificata, dato uno script inconsistente e l'idea vecchia. La storia della perfetta infermiera che, in pieno giorno, viene stuprata da un fattorino (no, non lo mandava Zalando - "urla di piacere") e medita punizioni poco esemplari, infatti, regala un'unica sorpresa: la vendetta ci sarà, ma rimandata di un'ora. Se la violenza manca, si nega all'appello anche una degna caratterizzazione dei personaggi – incomprensibili – e il minimo sindacabile di coinvolgimento. Lei ha la vecchia maschera, Nick Nolte è il papà burbero e premuroso che sempre gli riesce; nota positiva, Shiloh Fernandez: giovane antagonista che intriga. Il resto: il trauma e la nascita di disturbi ossessivi, le cure miracolose della legge del taglione, innumerevoli cambi d'abito tollarabili unicamente per il fisico statuario della Pike. Bellissima sempre, ma qui tornata alla leziosità e al rigore di quando nessuno la conosceva. Rosamunde mia, perché? (4)

26 commenti:

  1. di questi ne ho in lista parecchi ( direi tutti a parte Return to sender, i fantastici 4 lo guarderò per curiosità ), ho visto solo Dark Places per adesso e sono d'accordo, non capisco tutto l'accanimento della critica, forse son quelli che hanno letto prima il libro...

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    1. Io e la critica, in questo post, proprio non concordiamo.
      Hanno distrutto il rilassante Aloha e il modestissimo Fantastic 4. Con Dark Places, fin troppo classico ma valido, non so davvero quale fosse il problema. Non è un titolo imprescinbile - so che neanche il romanzo lo è - ma boh. Attendo il confronto messo a punto da qualche lettore e amico fidato. ;)

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  2. Ti dico già che Rudderless me lo vedo al volo, già avevo letto il tuo post ieri su facebook e non aspettavo altro che un parere positivo.
    Dark Places sembra parecchio promettente, e non sarebbe potuto essere altrimenti con quella brillante penna.
    Aloha non mi aspettavo lo promuovessi, però ti confesso che Cooper mi è diventato antipatico, quindi non saprei se metterlo in lista.
    Dove va Will Forte vado anche io, troppo simpatico.
    Rosamund vedi di riprenderti il ruolo di grande attrice che ti spetta.

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    1. Ah ho dimenticato i Fantastici 4, l'hanno distrutto ovunque, tu ne dai un parere meno negativo della massa. Però non credo di vederlo nell'immediato, per il momento mi faccio bastare la non esaltante versione precedente.
      C'è da dire che io non sono un grande estimatore dei supereroi.

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    2. Neanch'io sono un estimatore del genere, per nulla. Il mio incubo? Gli Avengers. Cavolo, tutti insieme - e tutti simpaticoni e amichevoli - neanche nei miei pensieri peggiori. Questo è bruttino, ma non bruttissimo. Concordo con la recensione di Ford, postata tra ieri e oggi. Aloha l'ho trovato piacevole, pacifico, e anche a me Cooper sta un po' sul groppone, però in compenso c'è Crowe che mi piace tanto tanto - anche nei bastonati Elizabethtown e La mia vita è un zoo, quindi il mio parere non vale. ;)

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  3. Ho visto solo Fantastic 4 e ne parlerò domani e ho appena finito di scrivere la mia recensione. A me è sembrato buttato lì a caso, non c'è nessuna spiegazione, nessun filo logico da seguire, i personaggi sono degli idioti e anche sfigati. insomma, per me avevano ragione quelli che gridavano allo scempio...

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    1. Per me assolutamente no, e poi sfigato è bello. ;)

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    2. Sfigati nel senso di sfortunati: La Cosa ad esempio non doveva essere nel pianeta Zero, è uno preso a caso solo perchè è amicisissimo di Reed. La donna invisibile si piaglia i poteri pur non entrando nel pianeta zero. CI sono un bel po' di cose che accadono senza una ragione, senza una spiegazione, per questo l'ho proprio detestato

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    3. Be', la casualità c'è nel mondo ordinario, figurati in quello straordinario.
      A me, ripeto, non è dispiaciuto proprio. Mi aspettavo peggio.
      Poi è breve, e ho apprezzato. Basta ai cinecomic che durano dieci ore e, alla fine, sono cose assolutamente inconsistenti. Salvo dal mio fare di tutta l'erba un fascio solo i vari Spiderman, perché Peter Parker non si tocca.

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  4. Stesso voto che diedi al romanzo ;) La storia è molto suggestiva anche se in fin dei conti non succede tantissimo, aspetto con ansia il film che non pare malaccio.
    Return to sender da evitare proprio? :)

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    1. Sì. Non lo salvo neanche per la bella Rosamunda incazzosa.
      Le fanciulle, magari, avranno Fernandez, che è il fattorino psicotico di Zalando che tutte aspettano alla porta. ;)

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  5. I Fanatici Quattro sono una roba brutta brutta, più che altro sa di occasione buttata via. Dark Place mi incuriosisce, ed è lì che mi aspetta, il tuo ottimo commento mi da ulteriori motivazioni per guardarlo ;-) Cheers!

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    1. Grazie mille! Per me i Fantastici 4 è brutto come il resto dei cinecomic, né più né meno, ahahah :-D

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  6. Non sai la voglia di vedere Rutherless, appena ne avrò il tempo!
    Mi spiace invece vedere che She's funny that way non abbia fatto breccia, l'ho trovata una commedia brillantissima che mi ha strappato risate e applausi a Venezia: ritmo e attori splendidi, e un ottimo lavoro di incastri nella sceneggiatura.
    Se Aloha non mi ispira per nulla a partire dalla locandina con un Cooper verso il quale scopro di provare un odio profondo, sono più tentata dalla Flynn numero 2 che sembra un thriller nero perfetto per queste serate autunnali.
    Gli altri, visto il genere fantastic o la tua insindacabile bocciatura, non li considero.

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    1. She's Funny That Way mi è anche piaciuto ma forse è un filino troppo logorroico. Dopo un po', rischia di stordire, con la sua allergia ai silenzi.
      Interessante la Flynn 2, sì. Storia completamente diversa, più dramma che noir, però una visione la merita. :)

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  7. Rudderless niente male! E canzone finale davvero da brividi.
    Grazie a chi me l'ha consigliato, chissà chi è? ;)

    Fantastic 4 in effetti non sarebbe così terribile così come raccontato in giro, se solo si limitasse alla prima parte. La seconda invece è parecchio tremenda. Non più di un Marvel movie a caso, comunque...

    Aloha negli Usa era stato parecchio massacrato, ma tu mi ridai fiducia. Spero che Rachel + Emma non mi deludano.

    Dark Places è un thrillerone che parte a bomba, peccato che nello spiegone finale perda parecchio... Non al livello di Gone Girl, ma comunque non da buttare, così come pare sia invece quello con la Rosamunda che a questo punto mi risparmio.
    Tutto può accadere a Broadway me lo vedrò, ma solo in un momento in cui sarò pronto a essere bombardato da fiumi di parole. :)

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    1. Perfetto, vedo che concordiamo. ;)
      Se il grande Crudup nella canzone finale, Sing Along, tratteneva a stento le lacrime, io non l'ho fatto. Mannaggia a lui. Una sorpresona.

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  8. "Return to sender", credo che me lo risparmierò! XD
    "Fantastic 4" è un film abbastanza assurdo: hanno sprecato un'ora e passa per mostrarci la costruzione di quel dannato trabiccolo per viaggiare fra le dimensioni, dieci minuti per introdurci il cattivo e cinque per sconfiggerlo. Che senso ha? In pratica è un quarto di film "vero". Sono riusciti a farmi rimpiangere Jessica Alba, da non credere! ç____ç
    "Dark Places" ha i suoi lati buoni, e la Theron è sempre in gamba. L'unica cosa che mi dispiace, è che come thriller funziona poco, secondo me: il grande mistero è fin troppo facile da svelare, e la conclusione abbastanza assurda da sembrare un episodio di "CSI" e simili...
    "Rudderless" sembra da vedere! *___*

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    1. Rudderless assolutamente sì!
      Dark Places, invece, nel finale l'ho trovato amarognolo e verisimile: a cosa non porta la disperazione? Meno eclatante di Gone Girl senz'altro - l'hai visto, quello? - ma non male, tutto sommato. Concordo con te sugli squilibri interni ai Fantastici 4, ma quell'ora e passa che dici tu non mi è dispiaciuta; il resto un po' sì. Comunque insensata la media da fame su Imdb, che solitamente spara votoni alla cavolo. ;)

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    2. Effettivamente il quattro scarso di imdb è un po' un'esagerazione: non so la gente che tipo di aspettative avesse, ma alla fine non è che il film sia inguardabile, solo delirante verso il finale. Quando sono apparsi i titoli di coda, non ci potevo quasi credere... continuavo a ripetermi: "ma se sta cominciando adesso"!? :P
      "Gone girl" mi manca: però ho comprato il bluray, ergo mi toccherà presto! *____*

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  9. Rudderless me lo segno molto volentieri, sperando che il fatto che sia piaciuto a Cannibal non mi rovini la visione. ;)
    E già che ci sono, mi schiaffo anche Aloha.

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    1. Rudderless, anche solo per il rapporto padre figlio trattato con lo spirito giusto, secondo me ti piacerà. Poi la canzone finale - e l'interpretazione di Crudup, insospettabile - vale quasi l'intero film. Aloha è modesto, ma Crowe mi è sempre piaciuto. Salvo per bontà anche quel suo ultimo filmetto per famiglie con Damon. :)

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  10. Non amo il cinecomic in generale e i Fantastici 4 non mi hanno mai attirato come supereroi... quindi diciamo che me lo sarei risparmiato anche se non avesse ricevuto tutte queste critiche.
    Rudderless mi piacerebbe vederlo :D
    Per quanto riguarda Return to Sender... direi che passerò volentieri xD

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  11. ciao Mik,
    come sai i F4 non mi sono per nulla piaciuti, una prima parte guardabile contrapposta a mio parere da una seconda striminzita, mediocre e con un finale concluso in fretta e furia. E dire che io amo da impazzire i "fumettoni" :D
    Gli altri film segnalati non li ho visti pertanto non esprimo giudizi.
    Domanda di pura curiosità andrai a vedere Inside out?
    Buon giovedì Chicca

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    1. In realtà, Chicca, avevo iniziato a vederlo in lingua - mesi fa - ma la stanchezza quella volta aveva avuto la meglio. Conto di vederlo, e in italiano, più sveglio e attento, nel weekend. Per i Fantastici 4: c'è da dire che il film è stato tagliato (male, male, male) in fase di montaggio, per problemi con il budget. Nel trailer, ad esempio, ci sono scene assenti nel film!

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