mercoledì 29 aprile 2015

Mr. Ciak: Mommy, Adaline - L'eterna giovinezza, Pride, Le streghe son tornate

Quando ho smesso di piangere sono andato in cerca delle parole. E' successo più o meno così. Poi mi sono chiesto come avrei voluto parlarvene e quale scusa avrei trovato per inserire uno dei film più belli dello scorso anno – purtroppo, recuperato solo ora – nella Top Ten del cinema che è venuto nei quattro mesi scorsi e che verrà nei nove successivi. Imbroglierò; regole mie, blog mio. Mommy finirà in cima al podio e sull'header, sicuro come solo la morte. E le parole si sono nascoste, non si sono fatte trovare, perché alla fine più ci tornavo sopra, più mi rendevo conto che i fazzoletti non sarebbero bastati. A un certo punto, mi ero trovato con le guance umide senza preavviso. Succedeva e basta; avevo dato il mio via libera, e giù di goccioloni furiosi. Quando in casa sono solo e il film è bellissimo rendo di più. Ci sono i film che vanno pianti, altrimenti li capisci a metà. Mai pensato che Xavier Dolan – venticinque anni, cinque film presentati a Cannes; un artista della forma, ma dell'emozione? -, mi avrebbe regalato una delle visione più indimenticabili e il primo pianto dell'anno. Maledetto. Ma anche grazie. Scoperto la scorsa estate, aveva tutto ciò che odio - presunzione, sicurezza, autorialità – ma un occhio ipnotico: se lo sguardo ne era uscito appagato, il cuore non aveva trovato pane per i suoi denti. Con lui misuro un cinema che dev'essere sensazione: la sola forma è come un corpo che invecchia. Resta altro; e quelle poche benedette volte che resta lo senti nello stomaco. Come le farfalle che svolazzano o il dopo sbronza che risale. Mommy è un clamoroso esempio di cinema d'autore fatto per il mondo. Concezione impossibile, come gli unicorni e Babbo Natale; paradosso. Ma Dolan nella sua nicchia sonnolenta non ci sta. Si sentiva imbarazzato quando la critica lo paragonava ad autori che lui neanche conosce: non molto tempo fa, infatti, è stato un ragazzino che è cresciuto considerando genii Cameron, Spielberg e Columbus; un fruitore orgoglioso di pellicole mainstream; uno col mito dei film per famiglie vecchio stile – quando nella sua, di famiglia, c'era invece qualche problema. All'età in cui c'è chi si laurea e chi scappa all'estero, lui firma il suo capolavoro. Mommy è il film per famiglie secondo lui. Suo, suo per forza, ma diverso, finalmente: parla meno di sé; si emoziona di meno, c'è più controllo; ma emoziona di più te, con devastazione e dolcezza e generosità. Il cantante, nei concerti, stona un po' quando deve cantarti le sue storie d'amore e il suo privato. Allora il regista si mette da parte, toglie il suo nome dal cast e ci parla, mantenendosi dietro la macchina da presa, della prima parola che ogni bambino pronuncia: mamma. Ma la mamma sciagurata della magnifica Anna Dorval non festeggia il dieci maggio e ha un figlio pazzo che pensa di curare con il suo amore. Sono una famiglia sgangherata, in cui altri uomini non sono ammessi, ma - nonostante le botte e gli insulti - si vogliono bene con trasporto. Sono l'unica cosa che hanno. Guai a separarli. Lo spettatore entra in casa Dorval insieme alla vicina di Suzanne Clément, un'estranea che solo in mezzo a loro, altri estranei, riesce a parlare senza balbettare. Mommy è universale, ruvido e purissimo. Esagerato e strabordante. La scena madre, di solito, è quella che si ricorda. Quella in cui trionfa spontanea la commozione. Ma Mommy ha vari finali, troppe scene cult e la fattezza di una continua e lunga scena madre. Poetica della libertà, inventata da uno che ha la coscienza di un vecchio e l'iperattività di un bambino che a scuola purtroppo non fa faville: proprio non vuole capire che deve scrivere nel rigo giusto, che non deve uscire dai margini. Cerca di contenersi, perciò, chiudendo i personaggi in un significativo 4:3: due bande nere ai lati dello schermo, l'immagine come tra parentesi, Diane e Steve – di rado nella stessa inquadratura – imprigionati dalla pazzia di lui. Il prodigioso Antoine Olivier Pilon – sedici anni, la zazzera bionda, il grugno alla Macklemore – sul suo pianeta irraggiungibile. Che tenta il suicidio e chiede perdono alla mamma, come se avesse fatto rompere per sbaglio un bicchiere. Che piange, si dispera, cerca il suo aiuto, come ho fatto io il primo giorno all'asilo; quando la maestra Luciana le ha chiesto di andare via – e io piangevo e mamma piangeva – e alla fine è tornata a prendermi, ma tanto stavo già meglio. Che al karaoke, stonato, le dedica Vivo per lei – Bocelli e Giorgia in una surreale colonna sonora che comprende Dido, Lana Del Rey, Céline Dion, gli Oasis e Ludovico Einaudi. Ci sono giorni cattivi e giorni buoni, in cui la felicità, a portata di mano, è un'utopia in 16:9: lo schermo si amplia, le sbarre del carcere si fondono e Steve, a bordo di uno skateboard, scorazza nella vita vera. Finalmente organico, finalmente benvenuto al mondo. I figli – e film come Mommy – so' pezzi 'e core. (10)

Ci sono i film brutti, quelli belli e le occasioni mancate come questa: il terreno era fertile, ma nessuno ha voluto seminarlo. I frutti perciò sono pochi e acerbi. Se fosse stato un romanzo, Adaline sarebbe stato un Neri Pozza: lungo, minuzioso, elegante. La storia di una donna che ha smesso di invecchiare e che è stata testimone di anni e anni di storia: un cenno alle due guerre; una vaga sottotrama spionistica, magari; l'America oggi, ieri e domani, dal punto di vista di una che c'era col crollo di Wall Street, l'uomo sulla luna, le Torri Gemelle. Poi, oltre la storia, anche l'amore: immancabile per ogni vita appassionata, figuriamoci due. Hollywood non ci ha pensato. Un altro Benjamin Button sarebbe stato troppo, quindi ecco la splendida Adaline: ventinovenne da un secolo, innamorata dell'amore, colta, ma priva di esperienza. I flashback dei roaring years e dell'epoca beat, il Charleston e i capelloni, ma il resto? Manca il senso di profondità storica, la saggezza di cui la protagonista immortale non ha fatto dono ai suoi sceneggiatori. C'è un mondo d'amore – e non in senso negativo, perché i sospiri si contano e i sorrisi no – ma lo sfondo è evanescente. Adaline è infiocchettato ad arte, impeccabile, ma perfettino. La macchina da presa danzante, i fiocchi di neve, i costumi messi in risalto dalle forme della splendida protagonista e un epilogo fiabesco che, una mezz'ora prima della chiusa, già si intuisce – e io l'ho suggerito alla sala piena, ovviamente. La voce di un funzionale narratore, però, te lo racconta come fosse una fiaba e la suggestione c'è, anche se non sono riuscito ad oltrepassare mai l'uscio del palazzo. Buona la prova di Blake Lively – altissima, biondissima e purissima – ; e poi, guardatela, cammina sulle nuvole. Con lei Michiel Huisman, altro volto del piccolo schermo che, alla sua bellezza rude, unisce inaspettato brio; infine, un Harrison Ford il cui ruolo, teoricamente inaspettato, è svelato con idiozia nel trailer. Titolo vago e un po' ingannevole The Age of Adaline. Meglio dare spazio ai suoi “lovers” sin dalle premesse, così da chiarire che si tratta di una commedia romantica originale e non di una ricostruzione storica banale: è diverso, se ci si fa caso. (6)

Quella di Joe è la storia di tanti ragazzi della sua generazione; gente cresciuta ai tempi della musica dance, delle restrizioni della Lady di ferro, dell'Aids. Pride è l'orgoglio di Joe, pronto a spiccare il volo lontano dal nido, e quello della comunità omosessuale tutta che, all'alba di una rivoluzione di costume, scende in piazza e si fa sentire. Pride è l'orgoglio dei minatori britannici che, al centro di una crisi che forse ci è familiare, perdono il posto. Ma c'è anche un altro orgoglio, negativo, che è da prendere e mettere da parte: come conciliare operai di paese e gay di città? In Pride, tratto da una storia vera, la causa di uno diventa la causa di tutti. I minatori non hanno mai visto un omosessuale – almeno non dichiarato – e gli omosessuali non hanno mai visto un minatore – almeno non uno spogliarellista vestito da minatore. Così, operai tutti d'un pezzo balleranno, al centro della pista; arzille nonnine faranno le domande più indiscrete sulle pratiche erotiche di una coppia lesbo; gay londinesi riceveranno lezioni di mascolinità da uomini che sostituiranno padri conservatori che hanno tolto loro il saluto, mentre a loro volta essi tireranno fuori lati femminili nascosti e confessioni che hanno il potere di liberare. Passato in sordina in Italia, ma apprezzatissimo all'esterno, Pride è intelligente e ben confezionato, con punti di vista inediti e attori totalmente in parte – accanto ai mattatori della vecchia scuola, spicca il Dominic West di The Affair, passato brillantemente dal ruolo di sciupafemmine a quello di ballerino (e come balla!). Una miriade di tematiche affrontate con umorismo e delicatezza, uno script che abbraccia situazioni eterogenee e personaggi numerosi, un sentore di bontà che perdura. Le tregue, le strette di mano che siglano lunghe amicizie, i volti qualsiasi e le storie comuni che mostrano che un passo alla volta e perfino l'immutabile cambia. L'individualismo è un falso. Due ore piene, il pensiero speranzoso che forse è giusto – in questo nostro mondo bello perché vario - avere fiducia nel genere umano. (8)

Sotto la guida di un Gesù Cristo argentato, un soldato logorroico, Spongebob, l'uomo invisibile e un bambino criminale rapinano una gioielleria e scappano con la ricca refurtiva. Sembra una barzelletta surreale, ma le geniali sequenze d'apertura hanno il marchio di fabbrica di Alex de la Iglesia: regista spagnolo famosissimo, autore di pellicole che sono già cult – La Comunidad, suo, è uno dei film che riguardo più volentieri in assoluto -, figlio illegittimo di Almodòvar e Rodriguez, compagno di culla di Quentin Tarantino. O cose così. Dalla Spagna con squallore. A una prima parte da manuale, però, se ne alterna una seconda che sfocia in un finale lungo, sensazionalistico e non troppo in linea con il resto. Il difetto vero, purtroppo, è in agguato alla fine. Per una volta, il titolo italiano non sbaglia. Le streghe son tornare – che si rifà a uno slogan femminista – è un'arguta satira sui sessi dal linguaggio originalissimo, sebbene non completamente riuscita, e le protagoniste, fattucchiere perchè totalmente libere, mettono lo spettatore uomo in castigo in un angolo. La sanno lunga, la canzone; sanno quel che dicono. Per i protagonisti maschili, a questo punto, o la fuga o cambiare sponda. Dopo anni di assenza, ritorna con stile e ai Goya fa furore, subito pronto al'esportazione. Perché la storia rocambolesca di tre rapinatori nella casa delle streghe ha tanto del suo mondo ma a chi, profano, imparerà a conoscerlo da qui, con una commedia nera che gioca abilmente con l'horror, ricorderà un certo Edgar Wright, e non è poca cosa. Dalle parti di Hot Fuzz e La morte ti fa bella, in un calderone di effetti speciali, violenza e battutacce, si aggirano uomini in lotta per l'affidamento, ex diseredati, figli che devono rispondere alla domanda ossessiva vuoi più bene a mamma o a papà?; contro di loro, le partecipanti a un sabba demoniaco, in una casa abitata da donne. Che la lotta tra maschi e femmile, e tra bene e male, abbia inizio. (6,5)

43 commenti:

  1. Ho visto solo Adeline e concordo con te: è carino ma poteva essere migliore, perché le basi c'erano!

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    1. L'hanno buttata sul sentimentale, ma c'era da aspettarselo. Troppo troppo americano. Non dovevo riporci troppa fiducia, ma comunque non dispiace ;)

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  2. Ho già pronti i fazzoletti per Mommy, che devo assolutamente recuperare e mi attira anche Pride!
    certo..per alcuni film è necessaria la visione in solitaria e a casa, altrimenti non mi riesce il pianto catartico! ;)

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  3. Di Mommy parlerò prossimamente...
    Interessante la definizione di "film per famiglie secondo lui". :)

    Pride molto bello e grande Dominic West!

    Le streghe non so se le vedrò.
    Adaline sì. Vuoi che mi perda un film con l'altissima, biondissima, purissima e fighissima Blake Lively? :)

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    1. Purtroppo, sempre vestitissima! Comunque non è malvagio, per nulla ;)

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  4. Le streghe mi interessa perchè è di quel matto di Alex de la Iglesia ;-) Cheers!

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    1. Siamo in due ad apprezzarlo, ma questa volta si perde un po' nel finale. Ha fatto di meglio (ma anche di peggio): accontentiamoci!

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  5. Pride lo recupererò a breve.
    Spero anche Mommy.
    Bel post!

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  6. Escluse le streghe, ho intenzione di vederli tutti.
    Che votone Mommy, spero mi piaccia, confesso che ho visto un solo film di Dolan e mi è stato abbastanza sulle balle. Ma sono sicuro che lo rivaluterò. :D

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    1. Mi sapeva molto di primo della classe, quindi stava sulle balle anche a me. Troppo compiaciuto. Come tutti quelli che si vantano di fare robe d'autore (anche se, da quel che leggo, lui non sapeva davvero di fare cose d'autore) :-D

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  7. Sono curiosa di vedere "Adaline", su cui ho letto pareri sia positivi sia negativi. Per quanto riguarda "Mommy", credo proprio di dover aspettare di essere in uno di quei momenti in cui mi sento coraggiosa. Non ho mai capito perché, ma certi film non riesco a vederli in un giorno qualsiasi...probabilmente perché o piangerei troppo o ne rimarrei troppo turbata.

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    1. Pensavo, sinceramente, lo avrei trovato più brutale, più nudo e crudo, invece è a tratti delicatissimo. Si piange, sì, ma la maggior parte per cose belle, scampate a tante cose brutte.

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  8. Per Mommy <3

    Adaline voglio vederlo perché amo Blake Lively! Pride è stato davvero molto particolare, mi ha stupita. E dell'ultimo penso che ne parlerò su Saylor perché esce in sala questa settimana ;)

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    1. Se ti piace la Lively, non potrà dispiacerti Adaline: è un buon intrattenimento, ma soprattutto una statua al suo fascino ;)

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  9. la tua scrittura mi fa tremare, in più mi hai completamente convinta a vedere Mommy ;)

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    1. Grazie mille, franzes: mi raccomando, torna per farmi sapere come l'hai trovato :)

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  10. Bellissima la recensione di Mommy che avevo evitato all'epoca del suo passaggio in sala, a questo punto urge il recupero.
    Di Pride già sai che io so che tu sai, Adaline mi ispira poco poco, diciamo niente, mentre Le streghe son tornate mi incuriosisce ma fino a un certo punto, che già in "Balada triste de trompeta" ADLI partiva alla grande e finiva in un gran bordello... e mi pare di capire che anche qua l'andazzo sia quello... :)

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    1. Recupera, recupera!
      In quanto a "Balada Triste" non l'ho ancora visto, perché al tempo mi sembrava troppo strambo, anche per i suoi strambi canoni. Hai colto perfettamente la mia impressione: inizio da manuale, epilogo un po' meno :)

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  11. Mi ha quasi commosso leggere quello che hai scritto di Mommy, su de la Iglesia sono stato decisamente più entusiasta, Prode è già nel mirino,Adaline non mi ispira tantissimo

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  12. Ah ah Prode...beh ci siamo capiti...

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    1. Ahahah, sì, ci siamo capiti. Ti ringrazio, e sono certissimo apprezzerai entrambi. Noi concordiamo spesso, pure coi voti. De la Iglesia mi è sempre piaciuto, quindi forse avevo aspettative altine, dopo la sua lunga assenza. Lunga per me, perché altri film li ha girati, ma io non li ho ancora visti :)

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  13. Peccato per Adaline, chissà perché già dal trailer me lo immaginavo che non era chissà che capolavoro :/ magari me lo guarderò quando mai lo daranno su Sky :)

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    1. Un capolavoro non lo aspettavo di certo, ma un film un po' più che carino sì. Le basi c'erano :)

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  14. Quante belle parole per Mommy, un film finito il quale pure io ho esclamato "Maledetto Dolan", ce l'ha fatta anche stavolta. Sicuramente il suo film più maturo, sia per contenuti che per stile, e se a 25 anni sa tirare fuori delle interpretazioni così, ho paura per quello che diventerà.
    Tante lacrime per Pride, un film di cui si aveva bisogno, mentre Adaline lo lascio ai patiti di Serena, e Le streghe magari sì, ma prima vorrei approfondire il regista di cui colpevolmente non ho visto niente.

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    1. Nonostante fosse bravissimo, coi precedenti film - be', me ne mancano due - mi aveva lasciato freddino. Talentuoso, sì, ma finiva lì. Qui c'è di tutto e di più: è un film incontenibile, letteralmente. Per quando riguarda il recupero di De La Iglesia, dei primi ho ricordi vaghi, ma i suoi Crimen Perfecto e La Comunidad sono due commedia cattivissime che, ogni tanto, riguardo con piacere :)

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  15. ti immagino che suggerisci il finale alla platea XD sai farti amare, tu! Guarderò pride sicuro e mommy. Dopo un nove, bisogna proprio.

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    1. Apprezzerai. E forse, anche gli altri del prodigio Dolan. Sei più aperta al manierismo di me: vedi Birdman. Me lo sono segnato, eh! :P

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  16. Mommy l'avevo completamente ignorato, ma a questo punto... Ho visto Pride la settimana scorsa, concordo col giudizio, se riesco ne parlo anch'io! é necessario avere fiducia nel genere umano, direi... :)

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    1. Abbiate fede in Dolan.
      E sì, c'è bisogno di un po' di positività. Nonostante il titolo abominevole, ti consiglio Amore, Cucina e Curry: diversissimo da Pride, però - alla fine di entrambi - mi sono sentito una persona un tantinello più gentile e buona :)

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    2. Mai sentito, si, abominevole titolo! Dunque appena riesco a ricavarmi un po' di tempo ci guardo

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    3. L'originale è The Hundred-Foot Journey. Nel cast c'è una Helen Mirren che, specialmente vista in lingua, con un improvvisato accento francese, è troppo brava. E' uno di quei film semplici, in cui sono tutti buoni e gentili, ma a volte va bene così. Ne avevo parlato a febbraio, più o meno.

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  17. Loving Dolan. O meglio...Dolan on t'aime <3 Aspetto con ansia il prossimo. Io sono ancora lì che piango sul finale di Laurence Anyways

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    1. Uh, allora mi attira anche Laurence Anyways, nonostante la lunghezza... lungherrima :D

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  18. Ti è capitata una mano particolarmente fortunata a questo giro, Mik: meglio, sono tutti film che terrei molto a vedere... soprattutto "Mommy" e "Pride"! :D

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  19. Finalmente un film comune... :)

    fermo con l'header, c'è qualcuno che lo ha preso prima di te ;)

    guarda, sono ancora più legato a Mommy perchè finalmente mi ha fatto leggere un recensore con i controcazzi, uno di quelli che piacciono a me, testa, cuore e passione.
    E scrittura.
    Quindi non aggiungo altro, complimenti vivissimi, sei un mezzo fenomeno per l'età che hai

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    1. Ti ringrazio tantissimo!
      Ma l'header non glielo faccio occupare tutto, dai. Steve sarà solo in un pezzetto del puzzle :)

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  20. Di tutti al momento ho visto solo Pride, e probabilmente al momento è il film migliore dell'anno. Tanti contenuti e quel pizzico d'ironia che fa sempre bene, peccato che sia passato così in sordina

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    1. Peccato che, come per Mommy, non potrò metterlo nel listone, essendo uscito a dicembre dell'anno scorso :(

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  21. ho visto pride e mi è piaciuto il messaggio che trrasmette: il coraggio di parlarsi ed incontrarsi può portare a grandi cose!

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  22. Ho visto solo Adaline e ricordo che un pochino mi deluse..., forse perché mi aspettavo che un argomento non proprio nuovo fosse trattato con più originalità e meno sentimentalismo... Deliziosa la bellissima attrice protagonista ma non mi è bastato per avere un giudizio positivissimo o comunque oltre la sufficienza...

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