La
vita è troppo breve per rileggere lo stesso libro.
Titolo:
Scrivere è un mestiere pericoloso
Autrice:
Alice Basso
Editore:
Garzanti
Numero
di pagine: 348
Prezzo:
€ 16,40
Sinossi:
Un
gesto, una parola, un'espressione del viso. A Vani bastano piccoli
particolari per capire una persona, per comprenderne il modo di
pensare. Una dote speciale di cui farebbe volentieri a meno. Perché
Vani sta bene solo con sé stessa, tenendo gli altri alla larga. Ama
solo i suoi libri, la sua musica e i suoi vestiti inesorabilmente
neri. Eppure, questa innata empatia è essenziale per il suo lavoro:
Vani è una ghostwriter di una famosa casa editrice. Un mestiere che
la costringe a rimanere nell'ombra. Scrive libri al posto di altri
autori, imitando alla perfezione il loro stile. Questa volta deve
creare un ricettario dalle memorie di un'anziana cuoca. Un'impresa
più ardua del solito, quasi impossibile, perché Vani non sa un
accidente di cucina, non ha mai preso in mano una padella e non ha la
più pallida idea di cosa significhino termini come scalogno o
topinambur. C'è una sola persona che può aiutarla: il commissario
Berganza, una vecchia conoscenza con la passione per la cucina. Lui
sa che Vani parla solo la lingua dei libri. Quella di Simenon, di
Vázquez Montalbán, di Rex Stout e dei loro protagonisti amanti del
buon cibo. E, tra un riferimento letterario e l'altro, le loro
strambe lezioni diventano di giorno in giorno più intriganti. Ma la
mente di Vani non è del tutto libera: che le piaccia o no, Riccardo,
l'affascinante autore con cui ha avuto una rocambolesca relazione,
continua a ripiombarle tra i piedi. Per fortuna una rivelazione
inaspettata reclama la sua attenzione: la cuoca di cui sta
raccogliendo le memorie confessa un delitto. Un delitto avvenuto anni
prima in una delle famiglie più in vista di Torino. Berganza
abbandona i fornelli per indagare e ha bisogno di Vani. Ha bisogno
del suo dono che le permette di osservare le persone e scoprirne i
segreti più nascosti. Eppure la strada che porta alla verità è
lunga e tortuosa. A volte la vita assomiglia a un giallo. È piena di
falsi indizi. Solo l'intuito di Vani può smascherarli.
La recensione
Questa “scrittrice
senza nome” è un pessimo vizio.
Per il secondo anno di fila, si termina un'avventura delle sue con un po' di tristezza – passerà abbastanza in fretta, mi chiedo, un altro anno? - e un moto di autostima. Andiamo pur fieri, noi misantropi, di risposte brusche, una vita contro, il muso sempre lungo: un membro della nostra popolosa tribù di solitari, lei che ha capiti d'abbigliamento sottratti al guardaroba di Mercoledì Addams e il profilo da adolescente che inganna i più sulla sua età anagrafica, ce l'ha fatta. Eccola su un giornale patinato, in abito da sera, affiancata da un valente cinquantenne; in palestra, che impara a difendersi – la lingua lunga, infatti, sferra ma non para colpi bassi; addirittura, che si affaccenda ai fornelli. Cosa le sarà successo mai? Se scrivere è un mestiere pericoloso, come il titolo garantisce, cosa capiterà alla nostra ghostwriter preferita, che combatte il crimine, firma inglorosi best-seller nel più totale anonimato e, tra le righe, ha una parola buona per tutti noi, blogger per passione? Il suo capo, che la costringe a passare dalle entrate secondarie per non dare nell'occhio e ad arrovellarsi il cervello per un tozzo di pane, non sa che – come diceva qualcuno, in un film che lei odierebbe a morte – nessuno può mettere Vani Sarca in un angolo. Ci ha provato il bel Riccardo, che l'ha sedotta, ha avuto il suo capolavoro e poi, bastardissimo, l'ha abbandonata. Ci hanno provato piccoli criminali che non scherzavano affatto, armati di cattive intenzioni (e non solo) contro un tornado nascosto in un corpo di bambina ribelle. Nulla, tuttavia, hanno potuto. Eccola, puntuale e con la frangia sempre al solito posto, più impegnata che mai: nasconde il leggero affanno e una rubrica, in realtà, pienissima. Ha un'infinita lista di cose da fare, infatti, l'eroina che, ghignando, ci ricorda che di libri si vive e si muore. Il più delle volte, però, ti tirano prontamente fuori dai guai: i gialli aiutano a risolvere vecchi misteri, i manuali degli chef stellati a farti guardare con nuovi occhi chi hai sempre avuto accanto, i classici d'oltreoceano a dare filo da torcere ai tronfi e vanesi professori di Letteratura americana e, sotto banco, romance che svelano che, via gli occhiali, e i brutti anatroccoli, in talune occasioni, si trasformano in cigni bianchi. In ordine sparso, cosa c'è nella lista di cose da fare della nostra Vani?
Per il secondo anno di fila, si termina un'avventura delle sue con un po' di tristezza – passerà abbastanza in fretta, mi chiedo, un altro anno? - e un moto di autostima. Andiamo pur fieri, noi misantropi, di risposte brusche, una vita contro, il muso sempre lungo: un membro della nostra popolosa tribù di solitari, lei che ha capiti d'abbigliamento sottratti al guardaroba di Mercoledì Addams e il profilo da adolescente che inganna i più sulla sua età anagrafica, ce l'ha fatta. Eccola su un giornale patinato, in abito da sera, affiancata da un valente cinquantenne; in palestra, che impara a difendersi – la lingua lunga, infatti, sferra ma non para colpi bassi; addirittura, che si affaccenda ai fornelli. Cosa le sarà successo mai? Se scrivere è un mestiere pericoloso, come il titolo garantisce, cosa capiterà alla nostra ghostwriter preferita, che combatte il crimine, firma inglorosi best-seller nel più totale anonimato e, tra le righe, ha una parola buona per tutti noi, blogger per passione? Il suo capo, che la costringe a passare dalle entrate secondarie per non dare nell'occhio e ad arrovellarsi il cervello per un tozzo di pane, non sa che – come diceva qualcuno, in un film che lei odierebbe a morte – nessuno può mettere Vani Sarca in un angolo. Ci ha provato il bel Riccardo, che l'ha sedotta, ha avuto il suo capolavoro e poi, bastardissimo, l'ha abbandonata. Ci hanno provato piccoli criminali che non scherzavano affatto, armati di cattive intenzioni (e non solo) contro un tornado nascosto in un corpo di bambina ribelle. Nulla, tuttavia, hanno potuto. Eccola, puntuale e con la frangia sempre al solito posto, più impegnata che mai: nasconde il leggero affanno e una rubrica, in realtà, pienissima. Ha un'infinita lista di cose da fare, infatti, l'eroina che, ghignando, ci ricorda che di libri si vive e si muore. Il più delle volte, però, ti tirano prontamente fuori dai guai: i gialli aiutano a risolvere vecchi misteri, i manuali degli chef stellati a farti guardare con nuovi occhi chi hai sempre avuto accanto, i classici d'oltreoceano a dare filo da torcere ai tronfi e vanesi professori di Letteratura americana e, sotto banco, romance che svelano che, via gli occhiali, e i brutti anatroccoli, in talune occasioni, si trasformano in cigni bianchi. In ordine sparso, cosa c'è nella lista di cose da fare della nostra Vani?
(1) Evitare il
suo ex, Riccardo, e la garrula ragazza giornalista di lui; (2)
destreggiarsi tra interrogatori, essendo ufficialmente collaboratrice
della Polizia, e faticose lezioni di krav maga; (3) scoprire nel
commissario Berganza un ottimo chef e un attempato, ma affascinante accompagnatore; (4) scrivere una canzone per Morgana, l'unica
tollerabile tra le vicine di casa, che mira a conquistare il cuore di
un rocker liceale; (5) trascorrere le feste imminenti con una sorella minore
che ha messo al mondo due diavoli gemelli e fatto costruire – momento di
silenzio – un duplicato della Venere di Milo in giardino; (6)
nonostante una sterminata cultura enciclopedica e il cervello che,
come una spugna, non ha mai smesso di assorbire informazioni,
ammettere a denti stretti che di cucina non si sa proprio niente. Per
fortuna, il lavoro di ghostwriter, che questa volta la desidererebbe abile sceglitrice di scalogni e pasticciera sopraffina, la conduce alla
villa dei Giay Marin: gli stilisti più chic di Torino, in pole
position per gossip e tragedie. E, caso vuole, la cuoca che affiderà le sue memorie a Vani e a
una food blogger disgustostamente rosa si chiama Irma, è la versione
invecchiata della nostra protagonista e, tra torte e risotti,
confessa un omicidio. In carcere, quindi, a scontare la pena, la
persona sbagliata?
Per Vani, nuove ombre da rischiarare, una strada
sempre meglio delineata e l'intercessione di Alice Basso, tanto brava
quanto spiritosa, che delinea al meglio un intreccio scaltro,
sfaccettato, esilarante: alla sua Vani, l'autrice assicura grattacapi
intriganti, cavalieri impropabili – io shippo lei e Berganza, va be' - e il momento topico in cui, a un party, ruba il fiato agli ospiti maschili con una seducente entrata in scena. Ma lei non
ci fa caso: il vestito è d'alta sartoria ma nerissimo, al solito, e
ci piace così, e tanto, che sia in tiro o in borghese. Semplice
perdonarle, allora, un mistero che, pur togliendole il sonno e
ricordando alla lontana gli accattivanti inciuci di quelle saghe
familiari british, si rivela non così a prova di bomba. E, parlando
di perdono, ad Alice Basso cercherò di perdonare l'impossibilità di
darci un capitolo di Vani a settimana, in virtù di storie, per il
resto, assai ben congegnate. Sotto la voce “allegria”, sui
dizionari, troverete “chick lit” e “oppiacei”, se il mondo vi
è antipatico. Meglio dell'una e delle altra cosa – qualora la moda
ti repella al pari del tuo prossimo e manco fumi: figurati se se ne parla
di convertirsi alle droghe pesanti –, Vani Sarca. Il suo armadio non consente il tradimento con altri colori
e il fegato borbotta: per Vani c'è il whisky. Quello, e le patatine
al formaggio: da mettere in frigo, altrimenti vanno a
male.
Ci vorrebbero giornate con più di ventiquattr'ore. O, in alternativa, più giornate in compagnia di Vani. Più libri di Alice Basso in un anno, più ore di sole quand'è inverno. A chiederlo – sarà mica troppo? - gli occhi stanchi di uno studente in crisi che vive sommerso dai manuali e, in pausa studio, vorrebbe più libri così; e solo tanti, incondizionati sorrisi.
Ci vorrebbero giornate con più di ventiquattr'ore. O, in alternativa, più giornate in compagnia di Vani. Più libri di Alice Basso in un anno, più ore di sole quand'è inverno. A chiederlo – sarà mica troppo? - gli occhi stanchi di uno studente in crisi che vive sommerso dai manuali e, in pausa studio, vorrebbe più libri così; e solo tanti, incondizionati sorrisi.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Soundscape – Il gioco dell'Inferno e Paradiso (canta Alice!)
Ho letto a sprazzi per paura di spoilerarmi qualcosa, non avendo ancora letto il primo :P sono contenta comunque che ti sia piaciuto anche questo secondo volume *o*
RispondiEliminaProprio nei prossimi giorni inizierò il primo... spero tanto di apprezzare ^.^
Hai fatto bene: non svelo niente del primo, ma meglio scoprirli da sé i personaggi. Buona lettura (poi, con l'estate alle porte, è perfetta!) ;)
EliminaAspetto anch'io a leggere la tua recensione :)
RispondiEliminaDalla frase su FB avevo avuto il presentimento che non ti fosse piaciuto, non ho potuto fare a meno di correre a sbirciare quante stelline avevi assegnato :P
Eh eh, vi ho teso un tranello!
EliminaVani è pronta nel mio Kobo. Me la coccolo ancora un po', come hai ben scritto tu, è un potente antidepressivo!
RispondiEliminaBaci.
Potentissimo, Tessa!
EliminaSe vuoi aggregarti, siamo tutte, orfane e disperate, appollaiate su un muretto ad aspettare di scoprire cosa accadrà a Vani Sarca!
RispondiEliminaFatemi spazio, ché mi aggrego sì!
EliminaIo devo ancora leggerlo e come Tessa me la coccolo ancora un po' (anche perchè Stefania deve ancora rendermelo)!
RispondiEliminaPregusto il momento.
un saluto da Lea
Sarà una attesa ben ripagata, allora.
EliminaUn abbraccio.
Ad inizio mese mi chiedevo proprio quando sarebbe uscito!! Ora posso correre in libreria, ancora più curiosa dopo aver letto la tua recensione! :-)
RispondiEliminaUn abbraccio.
Grazie mille, Deborina.
EliminaFelice di averti dato questa news: corri, corri! :)
Credo di essere fra le poche a non aver letto nemmeno il primo...perchè mi chiedo adesso, forse il discorso che facevamo tempo fa della troppa pubblicità? Forse si, però li tengo da sempre presenti, sono li annotati nella mia ormai lunga lista...
RispondiEliminaAnche con la Basso tanta pubblicità? Non ricordo, sai?
EliminaInfatti, all'inizio lo avevo completamente ignorato.
Recuperato più di qualche mese dopo. :)
Idem come Nunzia, anch'io li tengo in considerazione, ma devo ancora trovare il momento giusto per gustarli...tu ovviamente mi hai fatto venire voglia! :)
RispondiEliminaGrazie, Stefania. Non aspettate troppo, ché Vani fa bene all'umore. :)
EliminaMe lo segno perché sembra proprio il genere di libri, e di personaggi, che potrebbero uscire dalla mia mente malata. Se solo, anziché il blogger, facessi il writer, o il ghostwriter. :)
RispondiEliminaLeggi, ché magari Alice (in mancanza di idee migliori e peggiori) ci prende come guest stars del prossimo!
EliminaIo proporrei "Più Vani per tutti": un balsamo per lo spirito, un raggio di sole in una giornata grigia e qualche gustoso colorito vocabolo che non possono che farci anelare al terzo capitolo!
RispondiEliminaOra corro a riportarlo a Lea, prima che mi mandi qualche nerboruta forza dell'ordine a casa!
Bella recensione, che (come avrai immaginato) condivido a pieno.
Ciao da Stefi
Grazie mille, Stefi.
EliminaC'è Lea che aspetta... :)
Mai sentito né il primo né questo. Con il prossimo anno, anzi, già dall'estate ho deciso di svecchiare la mia lista libri dedicandomi un po' di più a quelli di oggi o al massimo di ieri.
RispondiEliminaSegno, e verrò a saccheggiarti di consigli :)
Alice è perfetta per le vacanze estive.
EliminaTra l'altro, del primo è uscita da pochissima l'economica :)
Vani mi aveva conquistata come lo stile della Basso, un po'meno la storia, che avevo trovato scontata, ma mi ero anche detta che forse era stata una scelta voluta, proprio per lasciare la scena all'eroina, per la quale è impossibile non provare simpatia. Avevo però deciso di lasciar perdere, dopo recensioni poco convincenti...ma sai che forse con la tua cambio idea? Un piccolo spiraglio si è aperto 😉
RispondiEliminaQui è molto meglio architettata anche se dal giallo, al solito, si deve pretendere poco. :)
EliminaIn effetti hai ragione. Il personaggio è sempre quello e se la storia ha fatto un salto di qualità non mi resta che ritrovarla questa Vani 😉
EliminaConcordo a pieno con il motto "Più Vani per tutti!"
RispondiEliminaIo, lettrice molto scettica nei confronti degli autori italiani, mi sono lanciata con la lettura di Alice Basso un po' per sfida... e mi è piaciuto!! Mi sono innamorata del personaggio di Vani, ma soprattutto di Berganza. Rimango quindi in trepidante attesa del prossimo volume (sperando che ne sia prevista la pubblicazione) e nel frattempo mi cerco qualche altro autore italiano. :-)