"Dimmi qualcosa di bello e di vero."
Autore:
Jeff Bartsch
Editore:
Nord
Numero
di pagine: 322
Prezzo:
€ 16,60
Sinossi:
Stanley
Owens non ha amici, e a lui va benissimo così. E comunque non ha mai
trovato nessuno che condividesse il suo amore sconfinato per i libri,
i numeri e, soprattutto, per l’enigmistica: inventare cruciverba è
il suo sogno, la sua ragione di vita. Un giorno, però, incontra
Vera, una ragazza diversa dalle altre: diversa come lui. La loro
sintonia è talmente profonda che Vera non si stupisce quando lui le
propone di sposarlo (per finta) e di rivendere i (veri) regali di
nozze, così da pagarsi un biglietto per la libertà. E accetta.
Anche perché è davvero innamorata di Stanley. Ma lui non lo capisce
e, dopo la cerimonia, la lascia andare. La vita li separa, ma non c’è
come la lontananza per far emergere la verità. Col tempo, Stanley si
rende conto che la sua vita è piena di caselle bianche che possono
essere riempite solo da Vera. Decide allora di riconquistarla, usando
l'unico linguaggio che conosce: semina i suoi cruciverba d'indizi
comprensibili soltanto a lei, sperando che, prima o poi e ovunque lei
sia, la sua dichiarazione d’amore giunga a destinazione… Con un
sorriso e una lacrima, con eleganza e originalità, «Due verticale»
ci rivela che è sempre possibile trovare la strada verso la
felicità, se si è disposti a risolvere quell’affascinante enigma
che è l’amore. E che non bisogna essere «solutori più che abili»
per riuscirci, perché la chiave è alla portata di tutti: basta
ascoltare la voce del cuore.
La recensione
La
commedia, per me, è un genere da pigiama e divano, in un giorno
infrasettimanale. Non richiede il buio della sala o il prezzo pieno
del biglietto; si guarda e si consiglia, qualche volta, ma senza
fretta. La scorsa estate, poi, sebbene nella variante canottiera e
divano, ho scoperto un sottogruppo che va sotto il nome di boy
meets girl, che, al contrario,
mi rubava parole e consensi. Quelle commedie lì, ecco, sentivo il
bisogno di ospitarle sul blog, soprattutto se inedite; di scrivere
agli amici con i miei stessi gusti, in chat, e dirgli: guarda
questo film, subito. Come funziona, invece, nel mondo della
narrativa? Quale commedia, ma messa per iscritto e con un prezzo ben
più alto dei sei euro del cinema, merita l'acquisto e
un'etichetta che spieghi che sì, all'interno c'è una storia
d'amore, ma non proprio? Che non è il solito romance, quello, né il
romanzo impalpabile che, in fondo, ti
aspettavi e, per quell'esatto motivo, evitavi? I requisiti, che, se
non sbaglio, una volta già vi ho riassunto, son questi: un incontro
memorabile, un lui e una lei dai tratti netti, situazioni brillanti –
e ambienti che, chiaramente, le permettano – e, come ciliegina
sulla torta, uno di quegli epiloghi che non sono né allegri né
mesti. Agrodolci, nella diplomatica via di mezzo che soddisfa i più.
Due verticale quanti
ne avrà? Vediamo un po'. Mi sono avvicinato all'esordio di Jeff
Bartsch grazie al battage pubblicitario organizzato dalla Nord sui
social. Link ironici e immagini scherzose per introdurci
al meglio i protagonisti di questo sentimento a schema libero
che dura vent'anni: Vera e Stanley. Geni, truffatori, sposi per finta
e innamorati per davvero. Il primo incontro,
particolarissimo, è durante una gara di ortografia. Ancora
adolescenti, si sfidano a muso duro, ed è un pari merito: se si
parla di loro, testardi e battaglieri, non c'è nessuno che prevalga
sull'altro. I protagonisti, “due arance in un
mondo di mele”, vivono negli alberghi: Stanley, con una mamma che
soffre di agorafobia e corregge bozze, è ospite a vita in un hotel
che, per rispetto del papà disperso nella Seconda Guerra Mondiale,
assicura loro servizio in camera e asciugamani puliti, in cambio di
un dollaro al mese; Vera, figlia unica di una commessa viaggiatrice,
vive a zonzo, studia da privatista e, se si ferma, è solo per
qualche competizione delle sue. Lui andrà ad Harvard e diventerà
senatore, lei sarà una brillante docente di Matematica. Il guaio è
che non vogliono. Così, in cerca di indipendenza, avventati per una
volta nella vita, si sposano per finta e, con i regali dei facoltosi
invitati alle nozze, acquistano un biglietto per la libertà. Stanley
vivrà dunque giorno per giorno, allergico all'università, e penserà
cruciverba per le testate più famose; Vera, studentessa dai voti
esorbitanti, lo amerà perdutamente, ricambiata un giorno sì e un
giorno no.
Tra piccole truffe, fughe frettolose e ospitate ai quiz a
premi, non mancano di certo le situazioni brillanti. E l'epilogo,
venendo all'ultimo punto, scalda il cuore al punto da sbriciolartelo:
come coi biscotti in forno. Due verticale,
però, presentato come divertente e spensierato, è in realtà un
romanzo insolito: contro i pronostici. A tal punto che
sorprende. A tal punto che, fino all'ultima pagina, non sai se, con i
personaggi colti e i continui tira e molla, ti è dispiaciuto o
l'esatto contrario. In libreria, avrei voluto piazzarlo accanto alle
Domande di Brian,
Teorema Catherine,
L'amore è un difetto meraviglioso:
storie di numeri e figure stralunate; storie tutte da ridere. Jeff
Bartsh, invece, a volte va velocissimo e a volte va pianissimo.
Procede per salti più lunghi della gamba, poi si ferma. Ora
sintetizza, ora la tira troppo per le lunghe. Però è simpatico,
sotto sotto, e spezza il cuore, mica troppo sotto sotto, e si sa che
io sono sempre grato ai sorrisi e alle ulcere, parlando di romanzi.
Parlando di boy meets girl di
carta, impossibile non citare l'inarrivabile Un giorno.
E un po', con i ripensamenti e i puntini da unire, la regola
dell'amico che ci frena e l'ambiente accademico a far da sfondo, i
Bonnie e Clyde di Barsch – intelligentissimi, ma ciechi davanti
all'evidenza – ricordano gli amati Emma e Dexter.
L'autore, però,
non è David Nicholls: problema non trascurabile. Ma, venuti a patti
con i capitoli corposi e gli elementi in surplus, non si ha occhi che
per i pregi di Due verticale.
Il meticoloso scandagliamento di due teste (dure, dure!) pensanti, il
fluire degli anni e, soprattutto, gli sfondi. Ambientato
negli anni Sessanta, Due verticale ha
l'aria – e il piglio – di una commedia sofisticata d'altri tempi:
verbosa e fieramente retrò, nostalgica, con un minutaggio che
potrebbe risultare eccessivo per qualcuno, ma un cast che vanterebbe
le presenze di una Audrey Hepburn e un Gregory Peck freschi di
immatricolazione. A pagina uno, nella sfida di spelling, Vera deve
compitare la parola charlatan, ciarlatano. Aggettivo
perfetto per loro due, truffatori per diletto e coppia errabonda. Per
lei, che non fa che mirare e rimirare la fede di seconda mano e l'anello con un brillante piccolo così che, per finta, Stanley le ha messo
al dito. Per lui, che negli anni la cercherà attraverso
l'enigmistica, sebbene negato a interpretare i segni del loro puzzle sentimentale. Per loro, le persone intelligenti più stupide che
conoscerai, che a fine lettura ti dimostrano che Vera non ha
abbozzato la loro storia con l'aiuto di Socrate: così, infatti, ha
battezzato la sua affezionata penna con il tappo a forma di teschio e l'inchiostro simpatico. Di quelle utili per allestire leggendari
raggiri, il cui tratto sbiadisce dopo poche ore, lasciando gli
assegni in bianco, i diari segreti intonsi, i registri matrimoniali
vuoti. Il rebus a puntate della strana coppia – e quello del loro autore, chiacchierone ma talentuoso – non sbiadisce; perdura. E, nella soluzione, colpisce e affonda.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: The Beatles – Hello, Goodbye
Tu sei stato attratto dalla pubblicità, io stranamente non l'ho notata nemmeno e per un libro che prende il titolo da una definizione enigmistica, non mi sarei aspettata una storia così. Lo segno senza troppa aspettativa, chissà che prima o poi non faccia per me.
RispondiEliminaNon sono un fan dei cruciverba, vado subito a sbirciare le soluzioni e la pazienza non è il mio forte. Mi hanno reso impaziente pure loro, testardi all'inverosimile, ma mi è piaciuto molto il loro essere diversi dal previsto. Senz'altro, più seri e riflessivi.
EliminaCome Cecilia, la pubblicità sui social non aveva per niente attirato la mia attenzione. Ora mi ricredo e me lo segno ;)
RispondiEliminaA me sì, perché lo immaginavo divertente e utile a combattere l'ansia da esami. E' stato tutt'altro, in definitiva, ma la lettura a scatola chiusa l'ho gradita. ;)
Eliminami unisco! anch'io avevo immaginato una storia completamente diversa, e mi era sfuggita l'ambientazione anni '60...raccontato da te ha acquisito un certo fascino :D non sarà tra le prossime letture ('smaltire' è la mia parola d'ordine per il mese di maggio), ma lo terrò presente :)
RispondiEliminaNon è una lettura urgente e ha i suoi nei, però ha il suo fascino - e i suoi bei protagonisti. :)
EliminaPure a me il sottogenere boy meets girl piace parecchio, quindi questo comincio ad appuntarmelo. Sperando magari in un adattamento cinematografico con gli eredi di Audrey Hepburn e Gregory Peck. ;)
RispondiEliminaPer il cinema, si presterebbero benissimo.
EliminaE poi, vedi l'ultimo dei fratelli Coen, il vintage piace ma si è a corto di trame. :)
Ho letto con curiosità la tua recensione perchè è un libro che a pelle, a cover in questo caso, non mi attira. E nonostante le tue quattro stelline, i suoi protagonisti ben descritti e l'ambientazione...mmmmm no, passo
RispondiEliminaPassa senza indugiare, allora.
EliminaAnch'io sono uno che va molto a pelle, e se non è cosa, allora non è cosa. Però a me la copertina piace tantissimo!