giovedì 3 dicembre 2020

Recensione: Io sono l'abisso, di Donato Carrisi

| Io sono l'abisso, di Donato Carrisi. Longanesi, € 22, pp. 382 |

Il lago di Como è il posto più tranquillo della terra, recitano le agenzie immobiliari. Ma nessun luogo è perfettamente al sicuro se c'è Donato Carrisi nei paraggi: l'autore e sceneggiatore pugliese, che da dieci anni frequento assiduamente in libreria, sceglie le location dei suoi romanzi con un fiuto infallibile per le anomalie. Anche il fondo limaccioso del lago, dunque, nasconde vortici e misteri sotto le acque placide. Descritto come una discarica, conserva nelle sue profondità forzieri e cadaveri smembrati dalla corrente. Quanti decidono di farla finita annegandosi? Quanti anziani, spostandoci invece in città, vengono ritrovati ormai mummificati nell'indifferenza del parentado? Torbido come un brodo primordiale, il lago è amico di coloro che desiderano l'oblio: sotto, intanto, si agitano forze sconosciute.

Chi nasceva in questi posti, invece, non se ne poteva andare. La cacciatrice ci aveva provato, traslocando in un appartamento in una città lontana. Ma dopo un po' il lago era venuto a cercarla, e lei aveva iniziato a sentire il suo richiamo dagli scarichi dei lavandini. Un odore penetrante accompagnato da una voce di misteriosi gorgoglii, l'invito a ricongiungersi con quel brodo ancestrale. Era colpa del lago che ti entrava nelle ossa fin da bambino. Lo bevevi nel ventre di tua madre. Gli appartenevi.

Io sono l'abisso è la storia di tre personaggi che vorrebbero essere invisibili. Sprovvisti del nome di battesimo, vengono identificati dalle loro caratteristiche fisiche o dalle loro compulsioni. Mai realmente anonimi, si braccano in queste quattrocento pagine sorprendentemente intime. Eccezionalmente, il fulcro del romanzo è costituito dalla somma dei loro dolori. L'uomo che pulisce è un netturbino con un infernale amico immaginario, due cicatrici sulle tempie e un'infanzia scandita dalle visite degli assistenti sociali. Semianalfabeta e con una questione irrisolta con la madre, questo novello Norman Bates si ribella a un destino di scarti intromettendosi furtivamente nella routine dei comaschi: perfino i rifiuti custodiscono storie. Solitamente incapace di empatia, l'uomo si espone salvando una tredicenne di buona famiglia dall'annegamento: la ragazza col ciuffo viola, tanto disperata da non vedere più una via d'uscita, è troppo piccola per fare le cose da grandi a cui la costringono e, come il netturbino, vorrebbe soltanto scomparire. Mentre veglia sulla giovane come un vigilante, l'uomo che pulisce rischia di finire nella tela della cacciatrice di mosche: una collaboratrice di giustizia di mezza età, schierata a difesa delle donne, che in seguito al ritrovamento di un braccio mozzato si convince che il lago celi i misfatti di un femminicida impunito. Un sociopatico può trasformarsi all'occorrenza in un angelo custode? Le mura che proteggono le ville dei ricchi servono per proteggere la discrezione delle famiglie, o per nascondere qualcosa? Può una madre perdonarsi se, abituata a stanare il male, ha commesso l'errore di non vederlo aleggiare intorno ai propri familiari?

Le storie non sono mai lineari, si ripeteva. Invece sono labirinti. E, a volte, ci si imbatte in porte chiuse che immettono in realtà parallele o in altre segrete.

Maestro di rompicapi e incastri esemplari, dopo due bestseller ai quali avevo imputato una certa ripetitività, Donato Carrisi mi fa ricredere con la lettura di un romanzo sì imperfetto, ma diversissimo dagli altri. A corto di colpi di scena realmente a effetto, con un epilogo per me troppo frettoloso che non rende giustizia al destino di tutti, Io sono l'abisso si ribella agli stilemi dei thriller in serie e gioca a carte scoperte: in una narrazione a capitoli alterni, infatti, seguiamo le azioni tanto dei buoni quanto dei cattivi. L'originalità, per una volta, sta nell'immediatezza. Più semplice e meno legato ai ritmi americani, il romanzo è guidato dalle motivazioni di personaggi atipici. Malinconici e dolenti, non inquietano mai ma infondono un'angoscia familiare: sembrano stati restituiti al lettore attraverso l'abisso della cronaca nera. Da poco padre di un secondo figlio, Donato Carrisi è più sensibile che mai alle tematiche dei notiziari. E, per questo, più allarmato. Abusi sui minori, revenge porn, violenza domestica: fare zapping, oggi, significa imbattersi nell'onnipresenza del crimine; nella terribile banalità del male. Donato Carrisi non cambia canale. Studia, osserva e somatizza, e questa volta racconta l'attualità nuda e cruda attraverso un punto di vista originale. Il difetto: dal momento che ci si ispira a storie vere, l'intreccio più prevedibile del solito potrebbe deludere gli amanti dell'adrenalina. Più che il thriller al cardiopalma pronosticato, questo è il racconto di tre solitudine legate dal filo del disagio: si colmeranno a fine lettura? Probabilmente non vi mozzerà il fiato, ma vi spezzerà il cuore.

Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Melancholia - Léon


8 commenti:

  1. Il suggeritore mi era piaciuto, ma non mi ha entusiasmato particolarmente ☺️☺️

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    1. Potrebbe piacerti questo, allora, più realistico e introspettivo.

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  2. Ne abbiamo già parlato, facendo le pulci (come due comari pettegole, in realtà), questo Carrisi fuori dal labirinto non mi dispiace per nulla
    Stefi

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    1. Neanche a me, ma la prossima volta spero si prenda più tempo per tirare le fila. Così sembra che debba timbrare il cartellino a tratti...

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  3. Di Donato Carrisi ne hai parlato già più volte, ma ancora non ce l'ho fatta ad entrare nel suo mondo, nemmeno quello cinematografico.
    C'è qualcosa che mi trattiene e sospetto che sia quel cognome che mi fa venire in mente un agghiacciante cantante. :D

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  4. Lo leggerò sicuramente, carrisi mi attira troppo, le sue storie mi prendono molte, nonostante magari siano ravvisabili dei difettucci.

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