mercoledì 27 febbraio 2019

Recensione: Ritorna, di Samuel Benchetrit

| Ritorna, di Samuel Benchetrit. Neri Pozza, € 17, pp. 238 |

Il procrastinatore seriale si riconosce fra mille. Qualsiasi età abbia, ciondolerà per casa con i capelli scompigliati, la barba sfatta e le mutande un po' ingiallite sul davanti. Pigrissimo, rimanderà a domani quello che potrebbe sbrigare oggi; compilerà accurate liste per punti per poi fare carta straccia dei buoni propositi. Il protagonista di questo romanzo, allergico agli impegni a lungo termine e all'attività fisica, non è l'eccezione alla regola. Scrittore divorziato, al mattino fuma come una ciminiera e trinca caffè sulla tazza del water: gli arrivano nel mentre sgradite newsletter dall'Ikea, email di editor e creditori, messaggi spam presi talora troppo sul serio. E notizie del figlio, invece: nessuna speranza che in Groenlandia ci sia il segnale wi-fi? Hanno condiviso insieme quell'appartamento a soqquadro fino al diciottesimo compleanno del ragazzo: partito all'avventura sulla scia dei romanzi di London, Conrad e Kerouac, lasciandosi alle spalle quella vita per soli uomini – il ketchup sugli spaghetti, il formaggio scaduto in frigo, la regola sacrosanta del rutto libero. La sua assenza rende il genitore inconsolabile. Lo stesso può dirsi per l'ex moglie, in attesa accanto al telefono alle quattro del mattino: invano, e in vena di insolite gentilezze. Quant'era bello e sincero Cemento armato, il romanzo d'esordio del protagonista a cui, purtroppo, aveva fatto seguito l'oblio generale? Così tanto, a detta di alcuni produttori televisivi, da accarezzare l'idea di realizzare un trasposizione per il piccolo schermo: nell'era in cui ogni cosa diventa serie TV, infatti, meglio rispolverare quel discreto successo editoriale che ricercava il lato poetico dei famigerati banlieu parigini. Il procrastinatore un giorno muore di noia. Così tanto, a detta dell'irresistibile Samuel Benchetrit, da darsi a un pensiero sconsiderato: rimettersi a lavorare. Se in una commedia francese di quelle esilaranti, schiette, dolcissime, riprendere in mano la propria routine sarà un'impresa assolutamente rocambolesca.

Consideravo gli scrittori e i registi che ammiravo come dei familiari o degli amici intimi. Nabokov era uno zio russo. Fellini uno zio di Roma. Stesso discorso per John Fante e Vittorio De Sica. Duras era la mia cara zietta. Sagan la mia cugina adorata. Flannery O'Connor la cugina d'America. Avevo bevuto diversi whisky con Beckett. Avevo dormito tra Cohen e Yourcenar, che volevo riconciliare. Tutti insieme formavano la mia grande famiglia allargata, piena di meravigliosi parenti acquisiti che avevano fatto per me così tanto, e io così poco per loro... Eppure mi amavano, tutti loro amavano teneramente questo nipote non granché dotato, e anche un po' coglione.

Tutto parte dal romanzo da trasporre: i produttori ne vogliono una copia, peccato risulti introvabile. Quelle con dedica sono troppo preziose per sottrarle ai legittimi proprietari, i corrieri di Amazon all'ultimo danno forfait e non resta, allora, che rivolgersi a un'appassionata lettrice chiusa in una casa di riposo: forse l'unica a poterlo salvare dal macero e dall'ennesima disfatta. Nell'ospizio ci sono innumerevoli anziane di nome Raymonde, che pretendono la lettura a voce alta dei romanzi di Pierre Lamberti, storico rivale del nostro eroe; belle infermiere balbuzienti di cui conquistare il cuore con uno spietato corteggiamento vecchia scuola; uno stagno di anatre a corto di esemplari maschili, da salvare dall'estinzione spingendosi in una fattoria ai confini del mondo dove si consumano bislacchi triangoli sentimentali. Dappertutto, intanto, rimbomba una domanda da sottoporre ai passanti, all'ufficio delle entrate, al cielo aperto: dopo quindici anni di silenzio, cosa direbbe un padre inuit al figlio in partenza per terre selvagge?
Ho pensato a me e mio padre – ugualmente affini e laconici, poco aperti al dialogo eppure abilissimi a darci a raccomandazioni profuse e a sollecitudine in quantità, nel momento del bisogno –, alle opportunità perse e a quelle ritrovate invece per caso, leggendo la nuova fatica di Benchetrit. Già regista dell'altrettanto delizioso e malinconico Il condominio dei cuori infranti, l'autore firma una mezza autobiografia a tinte esistenzialiste sulla solitudine siderale e la sensibilità nascosta di noi uomini medi.

«Ma stia a... a... attento, perché ci sono delle so... solitudini che non vanno di... disturbate».
«Cosa intende dire?»
«Se inizia u... un libro, deve fi... finirlo. Altrimenti aspetteranno la fi... fine, e la solitudine sarà ancora più... ù... ù grande».

A suon di incubi, farneticazioni e voli pindarici, fra cani gatti e bonsai di cui non ci si sa prendere affatto cura, Ritorna è un ritratto al maschile logorroico e fanfarone, incapace di prendersi sul serio ma con uno sguardo al contempo pieno di poesia. Il protagonista ha una soglia dell'attenzione bassissima e cerca stimoli dappertutto. E tutto, perciò, anche quando se ne sta in panciolle, anche quando non ha voglia di fare alcunché, si trasforma in un racconto ispirato e ben scritto. In qualcosa di buono. Grazie alle tragicommedie a cui vanno incontro i suddetti procrastinatori, alle bugie degli scrittori, alla sottovalutata tenerezza dei nostri papà. Ritornano così il batticuore, il desiderio di rimettersi all'opera davanti a una pagina Word immacolata, un pezzo di te salpato per terre lontane. Frammisto a un'insospettabile profondità d'animo, a risate a crepapelle, eccolo qui: ha fatto ritorno anche il buonumore.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Indochine – Song for a Dream

14 commenti:

  1. Mi ispira a metà, me nel dubbio me lo segno :)

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  2. Ne avevo letto in una bella intervista che già aveva stuzzicato la mia curiosità. Tenendo conto che avevo trovato pieno di poesia quel Condominio, prima o poi lo leggerò.

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    1. Questo un po' meno particolare, un po' meno ricercato, ma il tocco ironico dell'autore è riconoscibile, per fortuna.

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  3. Michele!Gli slip vanno sempre comprati di colore nero.
    ;-)
    Lea

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    1. Ahahahah, giuro di non avere problemi personalmente. Oltretutto, io che troppo procrastinatore non sono, ma empatizzo con loro. 😁

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  4. Mi sembra un libro (e soprattutto un protagonista)particolare; lo stavo snobbando ma forse forse...
    Buon venerdì ;)

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    1. Scommetto che ti farebbe simpatia, Angela!
      Buon weekend a te.

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  5. Mi attira e non mi attira...Ci farò un pensierino. Un bacio.

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    1. Penso proprio che nei momenti no, però, sarebbe un sollievo. È fresco, fa ridere, ed è pure Neri Pozza. Insomma, non il solito intrattenimento!

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  6. Pare proprio una francesata radical-chic che potrebbe fare per me! :)
    Anche perché Il condominio dei cuori infranti, pur non avendomi fatto gridare al capolavoro, mi era garbato abbastanza.
    Magari aspetto che lui stesso ne tiri fuori una pellicola...

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    1. Speriamo. Cosa c'è di più radical dell'autocitazionasmo?

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