venerdì 30 marzo 2012

Recensione: La Sonnambula, di Essie Fox.


Ciao a tutti! Oggi, la recensione di un mistery gotico e ricco di minuziosi dettagli, uscito nelle librerie italiane lo scorso dicembre. Ispirato all'omonimo dipinto del pittore Millais, La Sonnambula è il romanzo di esordio dell'autrice britannica Essie Fox.
Ringrazio immensamente l'ufficio stampa della Castelvecchi per avermi dato la grande opportunità di recensirlo! Nella mia città era praticamente introvabile!
Se siete amanti dei classici e dei romanzi storici, probabilmente lo adorerete.
Se, invece, pensate di trovare, tra le pagine del romanzo, gli elementi di una ghost story vittoriana, pur rimanendo colpiti dalla complessità dell'intreccio, lo troverete un intrattenimento alquanto lento. Buona lettura!
Ps. Non leggete assolutamente la sinossi completa! Inserendola, non è stato un caso l'avere eliminato gli ultimi righi. Il rischio spoiler è altissimo!

Titolo: La sonnambula. Ogni cuore nasconde un segreto
Autrice: Essie Fox
Editore: Castelvecchi
Numero di pagine: 382
Prezzo: € 18,90
Sinossi: Quando, nella Londra di fine Ottocento, la diciassettenne Phoebe Turner aveva accettato la proposta dell'eccentrico Nathaniel Samuels e, dalla capitale inglese, si era trasferita a Dinwood Court, pensava che tutto si sarebbe risolto in una nuova esperienza; lavorare come dama di compagnia per Lydia, la moglie del signor Samuels, una donna fragile e malata di nervi. Ma c'è un passato tenebroso che non vuole essere dimenticato: un'ombra che segue la giovane Phoebe in quell'isolata residenza di campagna per svelarle la vicenda di un'amante dal cuore spezzato, di una giovane attrice costretta ad abbandonare il palcoscenico, di un maggiordomo in preda a desideri inconfessabili e di una povera ragazza, Esther, la figlia di Nathaniel e di Lydia, ritrovata morta assiderata, tanto tempo prima, nei campi che circondano la casa di Dinwood Court. Al centro di questo labirinto di inganni e tradimenti, Phoebe scoprirà di non essere la persona che aveva sempre creduto. E che la sua venuta a Dinwood Court non era certo stata frutto del caso...

Nessuna diciassettenne sa, di preciso, cosa fare della propria vita.
Phoebe Turner, giovane donna della Londra vittoriana, ha già idee molto definite al riguardo. Nonostante il suo futuro sia un'incognita, è fermamente decisa a non seguire le orme della madre, donna ignorante e superstiziosa, la cui mente è imprigionata nelle tenebre di un ansiogeno dogmatismo religioso.
A dare un senso alle giornate della ragazza ci pensano il glamour e l'allegria trascinante della sua amata zia Cissy, stella dei teatri e angelo del focolare.
Durante un'opera lirica - uno spettacolo teatrale di luci e brillantini - l'innocente sguardo di Phoebe, sostituta di una delle comparse, incrocia quello di un uomo affascinante ed enigmatico. Immediatamente percepisce un brivido di tensione sul bel volto della zia. Una lacrima fugace intacca il suo trucco perfetto. Cosa nasconde? Chi è quell'ombra longilinea che proviene direttamente da un passato che non vuole essere cancellato?
Alcune domande, però, sono destinate a non avere mai risposta e la morte improvvisa di Cissy seppellisce sotto una dura lapide i dubbi della protagonista.
Il suo mondo si infrange, un torrente di tristezza sembra investirla. La madre diventa più fretta e distante, le spese di casa più ingenti, il ricordo del tocco di un misterioso sconosciuto ossessione per il suo cuore in subbuglio.
Poi, il destino si svela davanti ai suoi occhi.
Cancelli imponenti. Alberi fitti e secolari. Gargoyle che sogghignano dall'alto di un tetto. Un lavoro come dama di compagnia a Dinwood Court, presso l'eccentrica Lydia Samuels.
Dietro velette, cappelli e abiti alla moda, la signora Samuels tenta di celare il precario rapporto con il marito Nathaniel, il rancore verso il giovane figlio e la morte inspiegabile della figlioletta Esther, la cui tomba è una macchia grigia nel cuore del bosco.
Una vita difficile nella quale Phoebe assume un ruolo rilevante. Circondata da spie e segreti, tra drammi familiari e losche passioni, la giovane protagonista imparerò sulla propria pelle che non si può sfuggire al proprio destino. Ogni cuore nasconde il suo segreto. Ogni vita spezzata reclama giustizia. Ogni nodo sarà sciolto dai denti di un pettine.
La curiosità legata al romanzo d'esordio di Essie Fox era tanta. Già dalle prime anteprime, ero rimasto, infatti, profondamente suggestionato dal contrasto tra i colori sgargianti della copertina, i caratteri gotici del titolo e il contenuto teso della trama.
Uno strano sesto senso mi lasciava presagire una suggestiva commistione tra le atmosfere rarefatte di Zafòn, la poesia dei classici, la complessità di un romanzo di formazione e l'intricato intreccio di un originale poliziesco in costume. Sulla Sonnambula, tuttavia, non è possibile formulare un giudizio netto.
Non mi ritengo affatto un malinconico amante dei classici, ma non nascondo l'efficacia di questo libro, che nasconde, in seno, l'inestinguibile essenza di alcuni tra i titoli più rilevanti del passato. Sfogliando le pagine scritte dalla Fox, non si può fare a meno di essere meravigliati dalla sua indiscutibile maestria: lunghe e minuziose descrizioni, corposi capitoli e un lavoro di accurata introspezione rendono il suo romanzo un esordio brillante e un esaudiente romanzo storico. La sua passione trapela da ogni riga. Il suo amore per la letteratura è impresso nei tratti di ognuno dei personaggi, nei quali sembra riflettersi l'ombra di alcuni dei protagonisti più indimenticabili di un passato sempre vivo.
Leggendo di Phoebe e del suo arrivo a Dinwood Court è impossibile non pensare a Jane Eyre e al mistero di Thornfield Hall. Lydia Samuels – volubile, fragile, malinconica e sensibile – è l'epigona della Miss Havisham di Grandi Speranze. L'affascinante e torvo Nathaniel ha in sé molto del celebre signor Rochester. La tensione e l'inspiegabile odio tra la protagonista e Joseph ricorda il rancore viscerale tra Catherine e Heathcliff.
A mio parere, però, La Sonnambula , che nasce come un chiaro e sentito omaggio al passato, non ha il mordente necessario per riuscire a trovare un'identità tutta sua e sganciarsi dall'incombente ombra dei testi precedentemente citati.
Essie Fox, pur nutrendo un'attenzione viscerale per il vero, risulta spesso acerba e algida. Privo di lirismo, il suo stile risulta troppo costruito e forzatamente coperto da una fastidiosa patina arcaizzante. Il pathos presente nel plot non sembra trovare una corrispondenza sulla carta, a causa di una scrittura troppo costruita e eccessivamente lenta.
Meno sovrastrutture e una maggiore linearità avrebbero reso maggiormente piacevole lo snodarsi dell'intreccio. L'unico difetto dell'autrice è l'essere semplicemente troppo brava.
Regala ricche spiegazioni, intrattiene con lunghe descrizioni: dice troppo.
Per una volta, la schiettezza e la tipica immediatezza di un esordiente avrebbero potuto privare di tante sovrastrutture questo interessante romanzo e impreziosirlo con una struttura più scarna e lineare.
Il mio voto: ★★★ 
Il consiglio musicale: X-Ray Dog: Come My Son

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