venerdì 12 gennaio 2018

Recensione in anteprima: Il sole è anche una stella, di Nicola Yoon

|Il sole è anche una stella, di Nicola Yoon. Sperling & Kupfer, € 18,90, pp. 348 |

Non aspettavo di ricevere bozza del Sole è anche una stella, o comunque non tanto in anticipo (uscirà, infatti, il prossimo 16 gennaio). Meno ancora il ritorno di Nicola Yoon, dopo le belle idee di quel Noi siamo tutto di cui non aveva saputo purtroppo mostrarsi all'altezza. Su carta, questa volta, la storia interraziale dell'autrice Young Adult non chiamava. Quante probabilità c'erano di cambiare idea? Se i toni sono di quelli che facilmente incantano, se lui incontra lei come in una commedia di Richard Linklater, tutto è possibile. Ne sanno qualcosa i protagonisti, di risvolti inattesi e magia – ma tu chiamala, se vuoi, serendipità. Le strade di Manhattan, due adolescenti con in ballo interessi opposti, un giorno per sfidare il conto alla rovescia che li vorrebbe sconosciuti. Natasha e Daniel corrono in una marasma di newyorkesi indifferenti, con appuntamenti di vitale importanza fissati per il primo pomeriggio. Lei, pragmatica e disincantata, le cuffie rosa shocking e un cespuglio di capelli indomabili, è un'immigrata clandestina: cresciuta in America, a fine giornata dev'essere rimpatriata in Giamaica per l'ennesimo errore del padre – attore senza speranze che ha alzato il gomito una volta di troppo. Cerca una scusa buona, un avvocato agguerrito, per fermarsi un altro po'. Lui, poetico e sognatore, il completo elegante e una vistosa cravatta rossa, è diretto dal barbiere e dall'uomo da cui dipende il suo destino di studente: di famiglia coreana, con un fratello espulso da Harvard, ha sul collo la spada di Damocle delle esagerate speranze di mamma e papà.

Forse innamorarsi di qualcuno significa anche innamorarsi di se stessi.

Vanno di fretta, ma inciampano l'uno nell'altra. Con i loro vestiti grandi, da adulti. Con la pelle di colore diverso, un diverso sguardo sul mondo, e un destino apparentemente contro. Non si scambiano il numero di cellulare. Non conoscono i loro reciproci cognomi. Non sputano una parola: si sfidano. Tutt'altro che agli antipodi, danno semplicemente nomi diversi alle stesse cose: lo suggerisce il titolo, che spiega che il sole in cui crede lei altro non è che una delle tante stelle vagheggiate nei versi di lui.

Dati Osservabili: non credo nella magia.
Dati Osservabili: noi siamo pura magia.

A sorpresa, succede l'esatto contrario che in Noi siamo tutto. U'idea impercettibile e una storia che avrebbe forse meno da raccontare vengono valorizzate da protagonisti facili da voler bene, riflessioni attuali su un'America trumpiana che erige barriere fra gli uomini, un'intelaiatura insolitamente raffinata – punti di vista a capitoli alterni, e qui e lì digressioni di una narratrice onnisciente che spiega concetti inconsueti, la versione dei fatti dei personaggi secondari (raccontare i dolori del padre di Natasha, ad esempio, con le battute di una pièce teatrale), l'agire provvidenziale di comprimari invisibili (una malinconica addetta alla sicurezza che scopre Cobain e l'attaccamento alla vita, le lacrime di una segretaria cotta del capo sposato). Tra ristoranti etnici e karaoke, la ritrovata Yoon parla con i suoi protagonisti del futuro e degli sgambetti che a volta ci mette questa stessa vita, di un sogno americano che prende e dà, di generazioni lontane come certi astri nel cielo. Al dramma di non sentirsi appartenenti a nessun luogo – prendete Daniel, troppo poco coreano e troppo poco americano insieme – si affiancano attimi fortuiti, questioni di tempismo sbagliato, la magia dell'inatteso e di una mattina a passeggio fra i grattacieli del centro.

Secondo me è proprio il buono che c'è in noi che in qualche modo ci unisce gli uni agli altri. Quella parte di noi che condivide l'ultimo biscotto con le gocce di cioccolato o fa beneficenza, regala un dollaro a una musicista di strada, lavora come volontaria in ospedale, piange guardando la pubblicità della Apple e ti dice ti voglio bene o ti perdono. Secondo me Dio è questo. Dio è il legame tra tutte le parti migliori di noi.

Ci si può innamorare con metodo scientifico, se il formarsi di un sentimento non è poi così diverso dal Big Bang? Fare ciò che si desidera o ciò che è meglio? Per un giorno, soprattutto, o per sempre? Si fanno scelte, e le scelte ci fanno, in uno Sliding Doors multietnico, intergenerazionale, in cui – banalmente ma non troppo, fidatevi di me – è la porta scorrevole del cuore quella giusta. 
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Ed Sheeran – All of the Stars

7 commenti:

  1. Il film di Noi siamo tutto nel mio cuoricino era riuscito a trovare uno spazio...
    Questa nuova storia che tu hai letto in anteprima mondiale sembra differente, ma potrebbe fare al caso mio comunque. Specie per il contributo, in qualche modo, di Cobain, che mi incuriosisce.

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    1. La protagonista, fra Cobain che salva la vita e Cornell ai karaoke, è fatta per piacerti. ;)

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    1. Ciao, Lea! Tu ne leggi pochi ma buoni, di YA.
      Questo potrebbe proprio essere uno di quelli, sai? :)

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  3. prendo nota, mi ispira :)
    di Everything|Everything ho visto il film e mi è piaciuto molto

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    1. Ah, allora parti avvantaggiato!
      Personalmente, ho preferito questo secondo romanzo: più adulto, nonostante i diciassette anni dei protagonisti. :)

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  4. Ciaoooooo :-)
    Abbiamo avuto praticamente lo stesso pensiero...Noi siamo tutto non mi aveva detto e lasciato niente queste che apparentemente sembrava una storia banale, l'ho trovata fantastica e piena di significato

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