Sono
passati quasi vent'anni dai trionfi del Sesto Senso.
Cos'è stato di Shyamalan, per alcuni prodigio e per altri meteora?
Dalla mia, lo scorso anno, avevo già apprezzato il più che
dignitoso The Visit. Troppo
sottovalutato quello, mi trovo ad ammettere, e troppo sopravvalutato
questo. Split si
dilunga, ti sconcentrata con il cambio degli scenari e, fino alla
fine, annoiato, aspetti di trovare il bandolo della matassa. Parti
con le ipotesi più difficili e astruse, allora, perché il regista
ha un debole per i finali spiazzanti e in rete accennavano a un gran
colpo di scena, ma la
piattezza dell'intreccio ti
delude. Il twist, infatti, non riguarda gli esiti di Split
né giustifica gli inefficaci
salti qui e lì: è un cameo, non vi anticipo di chi, che ho trovato
trashissimo. Per me, quindi, neanche questa volta è fumata bianca.
Grigiastra, tutt'al più, come lo sono questi lungometraggi né
brutti né belli, né intelligenti né ovvi. Sul successo futuro di
Anya Taylor-Joy, vista nel ben più rimarchevole The Witch,
metterei la mano sul fuoco: è una giovane Mia Wasikowska, per
intensità, ma sta meglio della collega con le canottiere attillate.
James McAvoy gigioneggia a ruota libera, non raggiungendo mai i
livelli della camaleontica Tatiana Maslany: la colpa, di un
doppiaggio che appiattisce e di una recitazione che tende
involontariamente alla clownerie. Il suo villain, unico e memorabile
su carta, risulta più buffo che inquietante. E delle innumerevoli
personalità annunciate sul poster ne conosciamo appena un paio.
Poteva essere grande come dicono, Split. Non
sorprende mai, invece: è un thriller classico, con prigionieri e
aguzzini. Quello che ti aspetti e, in fondo, non volevi rivedere. (5,5)
La
storia del musicista di strada e del gatto che gli ha salvato la
vita. L'hanno mostrata i video su YouTube, ci hanno scritto sopra una
serie di libri. L'amicizia tra i due ha ispirato una fiaba inglese
che può sembrare buonista, dall'esterno, ma che a fine visione mi è
parsa necessaria. Perché anch'io ho un trovatello che ci ha fatto il
piacere di restare. Perché, di mio, ho la tendenza a lasciarmi
ispirare e commuovere da queste storie che parlano della bellezza
delle seconde possibilità. La
vicenda di James è quella di tanti ragazzi ai margini delle nostre
città: giovani che le cattive compagnie logorano. Con una famiglia
che gli ha voltato le spalle e la strada come casa, è un
tossicodipendente che suona nelle piazze per sbarcare il lunario.
L'angelo custode ha le fattezze di un gatto rosso che si impossessa
del suo appartamento provvisorio e gli
cambia l'esistenza da così a così. Se c'è un musetto simpatico nei
paraggi, infatti, siamo tutti disposti a concedere un'occhiata a chi sa prendersene cura. James ha il frigo vuoto, ma cede le sue scatolette di tonno all'ospite e, con lui
accanto, lotta contro le crisi di astinenza. Volendo bene a un'altra
anima, impara a rispettare anche se stesso. Parla uno che gattaro lo
è da premesse, ma che dai film con gli amici animali non si fa
incantare: sull'ultimo, l'indifendibile Una vita da gatto,
ho glissato. A spasso con Bob ha
un piglio indie, un'ottima colonna sonora, un'innamorata dai capelli
rosa e tanta voglia di cambiarti, se non la vita, almeno una domenica
triste. Luke Treadaway è perfetto nella sua fragilità, con
l'aggiunta di un notevolissimo talento musicale; il gatto Bob,
protagonista della sua stessa autobiografia, è un'adorabile star del
cinema che non ha mai bisogno dell'aiuto della computer grafica.
Esordiente a quattro zampe, ma anche regista segreto di un film che
ha il suo nome e il potere di farti avere fiducia nel mondo.
Diciamolo, conoscendo la volubilità dei nostri animali: chi crede alla
storia che fossero gli addetti ai lavori a dirigere lui, anziché il
contrario? (7)
Max
e Marianne si incontrano nella Casablanca dei primi anni '40. La loro
missione: assassinare l'ambasciatore tedesco. Alleati, si scoprono
vicinissimi anche a sipario calato. A separarli, il dubbio: Marianne
è dalla parte del nemico? Metterla alla prova, fingere e, in caso di
alto tradimento, giustiziarla con le proprie mani. Scrive Knight,
dirige Zemeckis e l'imbolsito Brad Pitt, con una Cotillard più bella
che mai, recita e fa parlare gli amanti del gossip. Dietro il
melodramma bellico che avrebbe fatto cessare il chiacchierato idillio
tra lui e Angelina, però, l'ombra del nemico e quella di una critica
poco convinta. Su Allied hanno sparato a zero. Pitt, già
cacciatore di nazisti per Tarantino, è pigro e tirato; la trama è
didascalica; l'epilogo, nonostante un'indubbia tensione emotiva, ti
lascia senza ricordi duraturi. Allied fa il verso a film
immortali – Casablanca, L'ombra del dubbio – e,
pur nel suo citazionismo, nel suo rimanere fedele e classico, non è
all'eternità che punta. Volontariamente, ho intuito. Un Zemeckis
coreografico e languido si diverte molto, e il suo ultimo film, da
vedere con i giusti occhi, è così preso dai
rimandi da affascinare senza aggiungere niente al tema. E mi diverto, io, se in presenza di cose belle. Che i bei
film non vivano solo di quelle, poi, siam d'accordo. Coinvolgente,
antirealistico, sospirato, Allied
è una spy-story matrimoniale con le stesse fattezze della Cotillard:
elegante e charmant, anche se più impegnata su altri fronti. Un
omaggio a un'epoca d'oro che rivive nelle scenografie impeccabili,
nelle scene roboanti e sospirate – l'amore nel bel mezzo di una
tempesta di sabbia, il travaglio sotto i bombardamenti, la tragedia
conclusiva – e nei doppi giochi di femme fatale parigine, che fanno
la gioia e i dolori di spettatori e sarti. (6,5)
Le
altre persone. Quelle che David, parte di una coppia aperta, potrebbe
frequentare se solo volesse. Quelle lontane, sconosciute, a cui di
solito capitano le disgrazie. Purtroppo è arrivato il turno del
protagonista per l'infelicità: gli tocca convivere con una
disastrosa situazione sentimentale e con la madre morente, nella
provinciale Sacramento.
Commediografo in cerca di fama e fortuna, David ha ventinove anni e
tanta pena nel cuore; due sorelle minori; un padre premuroso, che
tuttavia si ostina a negare la sua sessualità; una genitrice moderna
e generosa, dalla risata sempre pronta, che suo malgrado sta
soccombendo al male peggiore. Other People, che nel 2016 ha
aperto il Sundance, racconta il ritorno del protagonista all'ovile:
un soggiorno lungo un anno, tra spettacoli di cabaret tristanzuoli e
bocconi amari. Jesse Plemons,
frustrato e nevrotico, visto più in tivù che al cinema, è
bravissimo; un'orgogliosa e stravolta Molly Shannon, storica comica
del Saturday Night Live, strazia quasi nel suo primo ruolo
drammatico. Con la malattia lasciata ai margini e l'umorismo
aspro del cinema indie, nella commedia d'esordio di Chris Kelly si
sorride spesso e amaramente. Conto alla rovescia inesorabile e più
doloroso del previsto, Other People è
un Please Like Me
vestito a lutto, che scorre leggerissimo ma non senza pensieri
ingombranti. Soprattutto, che certifica i classici pregiudizi
dell'Academy: cieca davanti alla grande intensità dei protagonisti
di piccoli film come questo. (7)
Marco
vola negli Stati Uniti con i tremila euro dell'assicurazione. Sua
compagna di viaggio, la saccente Maria. Dovranno dividere lo stesso
letto e convivere con un'affiatata coppia omosessuale. Ma Matt e Paul
vincono lo scetticismo della provinciale figlia di papà.
Le farà cambiare idea anche Marco, innamorato non corrisposto? Posso
spezzare una lancia in favore dell'Estate addosso, sì?
Negativamente prevenuto, gli rimproveravo la regia di un Muccino che
ormai non ha più l'età; personaggi privilegiati, che vivono un
dispendioso viaggio della maturità; tutto il male che a Venezia gli
avevano detto. Chiariamolo subito: ha uno spunto impercettibile, una
banale voce narrante, una parentesi gay che sembra uscita da una
sceneggiata e una Matilda Lutz che ha un visino troppo grazioso, un
inglese troppo perfetto, per augurare il peggio al suo irritante
personaggio. Però mi ha ricordato un Come te nessuno mai
on the road, Brando Pacitto lo si invidia un po' per i giri in ottima
compagnia e un po' per lo splendido panorama, l'epilogo amarissimo è
triste come un'estate che finisce. Dopo una lunga serie di melodrammi
incolore, Muccino mi ha sorpreso con una commedia corale leggera,
giovane, in armonia. Dove ci sono pronunce fluide, albe, amori
impossibili, un Jovanotti che si sente meno di quanto pensassi e, il
giorno dopo, un risveglio disincantato. Quello che resta in America
resta in America. Un Bertolucci avrà raccontato poligoni simili,
giungendo spesso alle stesse riflessioni. Ma in Io ballo da sola
o in The Dreamers
c'erano più autorialità, più spessore, più carne tenera
pizzicata. Soprattutto, un nome che pesa nei titoli di coda. Se non
ci fosse stato quello di Muccino, in una versione di
L'estate addosso eppure tale e quale a
questa, non avremmo respirato più volentieri e senza pregiudizio
questa stessa libertà? (6,5)
Split come sai mi ha convinto, soprattutto nell'intreccio meno nel finale; al contrario di allied che mi è piaciuto nel suo epilogo :p
RispondiEliminaA me di Allied è piaciuta molto la prima ora - lenta, a detta di tutti, ma la più coerente col melodramma che Allied in fondo vuole essere -, meno i voli notturni di Brad Pitt che mi sono parsi un po' assurdi. Tra la Cotillard, le ambientazioni e i vestiti, c'è parecchio di bello da cui farsi distrarre, però. ;)
EliminaHo visto allied e non min è dispiaciuto anche se mi aspettavo qualcosa in più... Sono invece curiosa di vedere a street cat named bob!
RispondiEliminaComprendo, Lisa. Nel mio caso, le tante critiche mi avevano fatto partire (negativamente) prevenuto. E invece, sarà che dirige un signor regista, brutto come scrivono proprio non l'ho trovato. Anzi, ho preferito questo Zemeckis a quello del funambolo dello scorso anno, forse. :)
EliminaAppena finisce sta menata degli Oscar recupero Bob, che come sai io ho i tempi più che ristretti e magari riuscissi a vedere tutto.
RispondiEliminaSplit mi ha fatto fare pace con Shyamalan quindi ha tutto il mio amore!
Io fino al 27 - ho un esame da preparare in venti giorni, sperando di riuscirci - vivrò di commenti scribacchiati nelle settimane scorse. Pure con gli Oscar... Non so se andro avanti, sigh!
EliminaSplit, visto da poco, mi ha convinto e quasi conquistato nella prima parte per poi deludermi tremendamente nella seconda con in finale che... Vogliamo chiamarlo finale o ossessione per la 'continuity'?!
RispondiEliminaConcordo pienamente per quanto riguarda Allied: elegante, pieno di riferimenti ma niente di più, nonostante la Marion che é sempre e comunque incredibilmente affascinante! Gli altri mi mancano ma mi ispirano abbastanza. Penso che li recupererò:)
La Cotillard, per me, è veramente tra le donne più belle del mondo del cinema. Gran classe e quarantuno anni che non vengono nascosti. Ma le francesi sanno invecchiare: vedi una Huppert! Split, secondo me, nella prima parte sonda il terreno. Come a dire: non sai cosa ti aspetta. E poi, boh, non succede niente...
EliminaSplit lo voglio vedere ma solo in v.o. che vado matta per la voce di McAvoy e in più personalità, immagino sia imperdibile.
RispondiEliminaSu Allied, non si può che essere d'accordo, mentre segno Other People per il periodo di leggerezza post Oscar e ti dico che no, L'estate addosso anche così ma senza Muccino, non mi avrebbe convinto. Troppe cose non vanno, dai dialoghi prevedibili a una trama fin troppo sognante. Insomma, mi ha irritato parecchio, anche nel suo cercare di essere almeno un po' più di spessore con la tematica gay.
Tanti cuori infine per Bob, un gatto rosso così spero torni presto nella mia vita :)
Be', ma tu sei poco fan di questi prodotti teen. Ma c'è gente che non guarda altro e questo, solo perché è di Muccino, lo evita. Un po' di coerenza, parlando di loro: c'è di peggio, molto. Poi ho tirato in ballo Io ballo da sola, perdona la ripetizione, che per me è una soap opera non detta. Bertolocci o non Bertolucci.
EliminaSplit spero di rivederlo anch'io in lingua, ma la trametta resta purtroppo quel che è. :)
Ho visto solo A spasso con Bob: l'ho trovato davvero adorabile, e mi ha fatto scoprire Luke Treadaway. Tra l'altro sapere che il gatto è vivo e vegeto è un sollievo immane: i film con gli animali li odio perchè la maggior parte delle volte finiscono con la morte del cane e del gatto, e lo detesto.
RispondiEliminaIo confondevo Treadaway con il Dottor Frankenstein di Penny Dreadful. E poco mi sono sbagliato. Non sono la stessa persona, ma fratelli (identici, secondo me).
EliminaOh, che me ne parli a fare. Tra Hachicko e Io e Marley, fiumi di lacrime.
A me personalmente è piaciuto molto Split, penso sia stato il primo film che ho visto in cui il protagonista, nonché rapitore, soffre del disturbo di personalità multipla, una caratteristica che lo differenzia dai soliti aguzzini che si vedono nei thriller.
RispondiEliminaA me è piaciuta molto l'interpretazione di James McAvoy, anche se concordo con te sul fatto che vengono mostrate solo alcune delle 23 personalità di Kevin. La trama mi ha ricordato un po' quella di Una stanza piena di gente di Daniel Keyes, che leggerò presto!
Anch'io vorrei leggerlo, Silvia!
EliminaSul tema, anche se era un thriller ibrido, avevo preferito Shelter - Identità paranormali. Questo l'ho trovato piattissimo, nonostante le lodi sperticate lette (o, forse, proprio per quelle).
hai stroncato split!
RispondiEliminaGrande interesse per Allied anche se ormai ho capito che non è il grande Zemeckis
Split una palla, onestamente, e McAvoy troppo caricaturale. Non ci ho creduto, ecco. Allied stilisticamente è sontuoso, ma solita canzone: non dispiace, però. Ma la Cotillard quando mai dispiace, poi??
EliminaSul futuro di Anya Taylor-Joy scommetto anch'io, ma il film con James McAvoy orphanblackizzato devo ancora vederlo... La tua rece però non è molto incoraggiante.
RispondiEliminaA Bob voglio bene, per essere riuscito a rendere migliore una giornata per me difficile, e poi perché è un film niente male.
Un pochino ho voluto bene pure a L'estate addosso, che temevo avrei odiato e invece, pur con i suoi difetti da te evidenziati, non è malaccio come tutti dicevano.
Matilda Lutz poi potrebbe essere una Carey Mulligan italiana, in grado di rendere sopportabili anche personaggi non troppo simpa.
Allied insomma... film con una certa eleganza, ma io l'ho trovato ben poco coinvolgente.
Other People lo voglio vedere, ma per ora mi sa che è un'esclusiva Netflix.
#usciteloinrete
Split, secondo me, non ti entusiasmerà. Ti ricordi i votoni che aveva, la scorsa estate, quel Man in the dark? Ecco, ma questo è diretto peggio ma compensa con McAvoy.
EliminaSulla Lutz: siamo sicuri sicuri che non sia lei, perfettina e tutto, a non rendere odiosi i personaggi?
Other People sì, l'ho visto nel mese prova con Neflix (che non ho rinnovato). Meritevolissimo, davvero: la Shannon avrebbe potuto tranquillamente scalzare una delle non protagoniste. Oltretutto c'è anche l'assirdo amico gay, mi pare, di Search Party, gay anche qui. Nella vita, immagino, ma Plemons per nulla: si sposa la Dunst! :)
Tolto "Other people" li ho visti tutti... "split" è quello che mi è piaciuto di più, ed avevo deciso di non vederlo, pensa!
RispondiEliminaOther people ancora mi manca e L'estate addosso mi spaventa, mentre per il resto concordo abbastanza, anche se Allied per me, perizia a parte, non dice proprio nulla.
RispondiEliminaSu Split ci siamo già ampiamente confrontati, gli altri mi mancano, il mio commento è per farti i complimenti per l'header che vedo solo ora!:)
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