Anni Cinquanta. Elmira, New York. Una modesta casetta costruita all'ombra di un sicomoro, gli infissi verde pisello e l'eco delle campane della vicina chiesa di San Giovanni. Una famiglia come tante. Numerosi, repubblicani, cattolici, i Larkin —un padre silenzioso, una madre devota, sei figli — cenano con un ritratto di Gesù in cucina. Molti dei protagonisti perderanno comunque la retta via. Come nelle grandi saghe familiari, seguiamo i loro trionfi e le loro sciagure fino ai giorni nostri. Dalla presidenza di Roosevelt al secondo mandato di Obama, passando per la guerra in Vietnam, l'AIDS, l'abolizione della sedia elettrica. Ogni capitolo, a punti di vista alterni, è una finestra aperta sulle loro esistenze. A scandirle sono la musica, il football, la cronaca nera.
Siamo tutti qui per poco più che un battito di ciglia, come i polli e le termiti, e se davvero c'è un Dio, è che che se ne frega di noi.
Myra, la primogenita, è un'infermiera impiegata nel braccio della morte: cresce da sola il figlio Ronan e non perde mai la grazia struggente con cui, a tredici anni, scriveva lettere d'amore al Giovane Holden. Fiona, spregiudicata e sessualmente promiscua, si oppone all'accudimento di Joan — la sorella disabile — per inseguire la carriera di attrice. Alec, la pecora nera con un passato da chierichetto, fugge per tutto il Midwest — mai dall'oscurità annidata in sé stesso — lasciandosi alle spalle cartoline macabre e altre briciole nella speranza di essere trovato. Nel frattempo, succede la vita. Splendida e imprevedibile, a volte beffarda, diventa materia viva nelle mani di Adam Rapp. Subito paragonato a leggende della scrittura, possiede la quiete grandezza della grande narrativa americana. La prosa è senza fronzoli. L'intreccio, epico e semplice al tempo stesso, è un gioco di prestigio dove le figurine di football e le prime edizioni del capolavoro di Salinger vengono trasmesse di madre in figlio. Cosa erediteremo, invece, dai nostri padri?
Siamo tutti condannati a essere quello che siamo.
Se lo domanda proprio Ronan, aspirante drammaturgo a New York, che ha ereditato dagli uomini della famiglia gli occhi infossati e i lupi nella testa. La criminalità è una tara genetica? Il serial killer John Wayne Gacy potremmo essere noi? Come nella Derry di Stephen King, qualcosa di malvagio si annida nel sottosuolo americano. La violenza è dappertutto. Nel ragazzo che flirta con te alla tavola calda. Nell'ubriacone molesto della lavanderia a gettoni. Nel prete che paga il tuo silenzio a furia di regali costosi. Nella luce del garage, che ti ordina di sterminate i tuoi cari con un martello. In mezzo a tutto questo male, tuttavia, è impossibile non volere a queste tre generazioni di Larkin tutto il bene del mondo. Anche se, a guardare bene, negli occhi infossati dei figli si intravede ancora il riflesso di quel martello. Sempre lì, sotto il lavandino della cucina. In attesa.
Il mio consiglio musicale: Simon & Garfunkel – The Sound of Silence
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