sabato 25 agosto 2018

Recensione: La vita nonostante tutto, di Tim Federle

| La vita nonostante tutto, di Tim Federle. Il Castoro, € 15,50, pp. 280 |

Crescere, che fatica. Avete quasi diciassette anni, tra bombardamenti ormonali e l'incertezza nel futuro: fatica doppia. Metti poi che ti piacciano da sempre i ragazzi, ma la parola omosessualità ancora spaventa. Qual è il tempo per conoscersi meglio, per scoprirsi già uomini, se alla complessità del disegno tocca aggiungere il dramma di una mamma gravemente in sovrappeso, che di un papà fedifrago è diventata in fretta lo zimbello, e di una sorella maggiore che così, da un momento all'altro, ha deciso di distrarsi alla guida e morirci? Quinn – e no, l'imbarazzante nome di battesimo non può figurare nella lista delle sciagure di famiglia – in realtà, adesso, di tempo per rimuginare ne avrebbe a bizzeffe. Esperto nell'arte di rimandare a domani quello che potrebbe fare oggi, vorrebbe esitare all'infinito davanti all'inevitabilità di diventare grande, così come ha già fatto con il condizionatore da montare in camera, un bruttissimo murales che proprio non rende giustizia alla bellezza della parente scomparsa, l'acquisto di un nuovo cellulare, la domanda di ammissione a un concorso per sceneggiatori a Los Angeles. Sì, perché l'eccentrico Quinn – una autentica drama queen: d'obbligo il gioco di parole – vorrebbe seguire le orme del vicino di casa ormai famoso, che da bambino l'ha inconsapevolmente iniziato alle meraviglie del cinema e alle prime avvisaglie delle cotte in arrivo. C'è un problema però. Non sa ancora camminare con le proprie gambe. Non sa immaginarsi unica penna, unico pilota, senza le preziose dritte della sorella che non c'è – lei la regista dei suoi corti sperimentali, lei la regista della vita di quel protagonista che spesso parte per la tangente davanti a responsabilità grandi e piccole. Non saranno più come i Coen, i Farrelly o le Wachowski. Una ragione valida, forse, per fare carta straccia di un sogno condiviso fino all'ultimo? Per quanto ancora si può evitare l'inevitabile, infatti: primo amore compreso?

Non c'è niente di meglio che non sentirti più te stesso. Almeno, se sei me.

Il Liberty, cinema del cuore, minaccia chiusura, venuto meno lo storico proprietario; Geoff, il tipo di migliore amico che battezza i propri peti, ha un segreto pronto a venire alla luce; Amir, universitario di origini iraniane che a un appuntamento romantico strappa il biglietto per un film di Kurosawa sottotitolato, trova che Quinn nasconda un bel sedere nei jeans, e la consapevolezza potrebbe fare improvvisamente di lui non più l'ultimo vergine d'America. La vita fino a quel momento è stata un film agrodolce ma pur sempre con capo e coda. Ora le pagine si confondono, si sovrappongono, se il naturale divenire delle cose sovverte le regole tutt'altro che fisse della scrittura creativa. Le promesse rischiano di diventare bugie a lungo andare, e il pensiero che ci siano cose che la sorella non farà mai – dare un bacio, fare sesso – paralizza per il senso di colpa, benché ci siano aneddoti che il protagonista verrà a sapere solo dopo, per bocca di terzi.

C'è una corrente della psicologia, chiamata psicologia positiva, mi ha spiegato la mia terapeuta, che dice che la cosa migliore per andare a incidere sul modo in cui guardiamo la nostra vita è considerare quello che si ha, piuttosto che quello che non si ha. E quindi, potrò anche non avere un cellulare, o una sorella che mi aspetta a casa, o un padre, o un futuro, ma santa la miseria: ho il cielo.

La vita nonostante tutto è una commedia adolescenziale che con il linguaggio caro ai fanatici della settima arte s'interroga con autoironia sui tre atti canonici del viaggio dell'eroe – topos da cui ogni avventura esistenziale, tanto su pellicola quanto su carta, prende tradizionalmente avvio. Quanto ti arricchiscono e quando, invece, ti incasinano e basta? Si affastellano tanti dispiaceri, ma siamo lontani dall'intensità di The Sky is everywhere. Si toccano tanti temi importanti, e la leggerezza è quella dell'altrettanto indolore e gay friendly Non so chi sei ma io sono qui. Si alternano tante pagine narrative ad altrettanti stralci di sceneggiatura, ma la genialità di Quel fantastico peggior anno della mia vita non è purtroppo di casa. Nonostante il “tanto” dappertutto, stano ma vero, drammi, spunti e trovate non sembrano abbastanza. Colpa e merito di una scrittura senza peso, più che leggera, che non s'imprime né fa grande simpatia. Di un protagonista sopra le righe, spiritoso a ogni costo, che fra apostrofi ai lettori, il maiuscolo a sproposito, l'abbondanza dei colloquiali “tipo” e “ah ah”, a tratti irrita mentendo a noi e a sé stesso. 
Crescere, che fatica: lo si diceva in apertura. Pesa meno, se intervengono l'ironia e la leggerezza di un narratore che questa volta ho mal sopportato. La vita nonostante tutto avrebbe avuto bisogno di qualche ritocco in post-produzione e delle diritte di un co-sceneggiatore onesto. Per farsi Young Adult che piaccia anche a noi, lettori cresciuti. Per farsi film in streaming degno di essere visto e rivisto.
Il mio voto: ★★½
Il mio consiglio musicale: Dear Jack – Domani è un altro film

5 commenti:

  1. Mia colpa ma non ho letto i titoli che hai citato per fare il paragone. Ho dato 3 stelline a questo titolo perché pur non avendo tutta l'intensità necessaria a piacere a noi lettori più maturi, scorre e intrattiene. Niente di entusiasmante ma piacevole!

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    1. Ti consiglio, tra i romanzi che ho citato, quello della Nelson, ristampato qualche anno fa per Rizzoli!

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  2. Rischia di essere troppo young adult persino per me, anche se il contesto molto cinematografico sembra parecchio interessante.
    Certo che i Dear Jack come consiglio musicale non invogliano molto alla lettura. :)

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    1. Più delle stelline, questa volta, la delusione è manifesta con la scelta dei Dear Jack (a tema però). :-D

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  3. passo e concordo su gli altri romanzi citati (mi sono segnata Quel fantastico peggior anno della mia vita);)

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