Laurent
e Antoine, amici del cuore, sono cresciuti insieme e insieme – all'indomani dei reciproci divorzi – hanno cresciuto le
loro figlie. Marie, la
figlia di Laurent, ha diciotto anni tondi tondi e un genitore cool. Quella di Antoine, assai più normativo del compare, di anni ne ha diciassette, invece, e un
corpo in boccio. Quanto è provocante, con tutte le curve al posto
giusto e l'aria da Lolita? Quanto è pittoresca la Corsica, meta
delle loro vacanze? Succede che non è tutto oro ciò che luccica e
che la maliziosa Louna si prende una cotta mostruosa per il padre
dell'amica, quel cinquantenne che ha sempre visto come uno zio: in
una sera di luna piena, in spiaggia, con lei che emerge nuda dalle
onde e lui che non sa resistere eccolo lì, l'inevitabile patatràc.
Una notte di sesso, però, per Louna è sintomo di grande e
spasimato amore: l'infatuazione per Laurent è una strada senza
ritorno, ogni attimo è buono per stuzzicarlo – e minacciare di
rivelare tutto ad amico e figlia, nel frattempo sospettosi. Un quartetto affiatato e naturale, paesaggi da sfondo per il
desktop, loro bellissime e loro affascinantissimi. Tutto issimo,
sì, ma ci si aspettava più mordente, più tragicommedia, da un
epilogo che si mantiene aperto, vago, e da quei fucili imbracciati
spesso, per cacciare via i cinghiali selvatici. Le sorprese però ci
sono. Un Cassel che invecchia al meglio e che, lontano dai personaggi
dannati e dai drammi d'autore, si scopre divertente, spensierato e
animale da movida notturna; Lola Le Lann – maggiorenne per un
soffio, nella realtà, e ben propensa al nudo integrale – che,
ammiccante e perfetta, induce in tentazione deejay omosessali, piante
grasse e padri di famiglia altrimenti assennati. Scollacciato ma
senza scandalo, frizzante, il remake di una nota commedia degli anni
Settanta ha, sulla
pagina, le location, gli intrighi e le belle figliole dei cinepanettoni con Boldi e De Sica ma, senza troppe sorprese, si scopre per
nulla volgare, di gusto, inguaribilmente francese. Sebbene,
purtroppo, gli occhi sgranati per le grazie della dispettosa
adolescente e i sorrisi generosi durino, in definitiva, giusto un momento –
di follia. (6)
Nadine,
aspirante modella, e Fausto, cameriere, si conoscono
sul tetto di un albergo della Parigi di lusso. Fumano, brutto vizio, e insieme
incappano in un altro brutto vizio: l'amore. Non vi dico perché, non
vi spiego come, ma il loro amore nasce sotto una cattiva stella: cosa potrebbe dargli di buono? Ci si
indebita per esserci più felici, si entra in giri loschi e,
infine, ci si tradisce per allontanarsi: la vicinanza ferisce
entrambi, la lontananza peggio ancora. Ci sono l'Alaska in cui
investire i propri risparmi, chiesa sconsacrata pronta a diventare
discoteca esclusiva, e mari di avversità in mezzo. Un sorprendente
Claudio Cupiello dirige con maestria due
interpreti perfettamente in parte e scioglie i nodi tesi di una
vicenda che mette, suo difetto, troppa carne al fuoco.
Alaska, dramma dal taglio internazionale e dalla resa
all'avanguardia, nonostante le imprecisioni nella scrittura, è un
prodotto atipico per un cinema italiano di cui con gioia, negli
ultimi post, parlo meglio e volentieri. Pellicola
sentimentale che non indugia nel sentimentalismo, noir
e fisica, racconta una storia accidentata e maledetta dagli dei. Il melò di
Cupellini ha però anche belle
pensate: il lento colpo di fulmine durante il primo atto, la presenza
di un prezioso comprimario come Valerio Binasco –
imprenditore dal cuore di pasta frolla – e la natura confidenza tra
i due personaggi, credibilissimi nell'odio e nell'amore. Elio Germano, che ci stupisce anche con un francese
fluente, è tenero e manesco. Accanto a
lui, Astrid Bergès-Frisbey: sirena in Pirati dei caraibi, futura Ginevraper per Guy Richie, è delicata, bellissima, e
la sua paziente Nadine approda da altri pianeti. Il mondo è un buco sudicio: a ogni angolo ci sono criminali da poco,
il malaffare, i tiri e molla. Gli
incidenti di percorso son tanti, la notte è lunga,
il minutaggio può
pesare. Fino a quanto è consentito osare lamentarsi di una simile
abbondanza, però, in un cinema che per anni ci ha dato troppo poco? (6,5)
Sulle
Dolomiti c'è un paesello popolato da pochi abitanti,
tradizioni antichissime, neve che per
tutto l'inverno non si scioglie. In questo paesello c'è una festa in cui ci si maschera da diavoli brilli. E' il maligno il primo sospettato, quando il piccolo Tommy
scompare nel nulla. Il maligno, e poi suo padre. Il bambino torna a casa cinque anni dopo, senza memoria. Per accoglierlo, si
ricompone la famiglia e accorrono i reporter. Il bimbo ha occhi espressivi ed inquietanti e sulla sua identità il nonno, un
ristoratore un po' suonato e perfino la madre, sotto shock, nutrono forti
sospetti. I cani gli abbaiano contro e
sono forti i suoi sbalzi d'umore. Cose strane succedono, sotto la
neve. In fondo al bosco, thriller firmato dal promettente
Stefano Lodovichi, arriva in poche sale l'inverno passato e qualche
tempo dopo passa direttamente su Sky – che, già produttore di
serie di qualità quali Gomorra e 1992, sposa con
entusiasmo il progetto di un giovanissimo. Ci si ripete come radio
scassate, dunque, ma fa piacere: il nostro cinema sorprende. E
sorprende, nel suo piccolo, anche questa idea che nasce come
esperimento – il cinema di genere, in Italia, sembra essersi
fermato ad Argento – e, con la fotografia dark e le oneste
intenzioni, ci fa scordare i difetti d'ingenuità. La recitazione
approssimativa di molti figuranti, ad esempio, a cui si oppongono
però un intenso Filippo Nigro e la fragile Camilla Filippi; qualche forzatura
negli snodi ma, a onor del vero, in nome di colpi di scena che non
mancano. Da amante dell'horror americano e europeo, mi sono divertito a individuare i
rimandi sparsi – su tutti, Omen e The Orphanage – e
una specie di soddisfazione c'è stata, nel vederli riletti a modo
nostro. Come il borgo che fa da sfondo a In
fondo al bosco, inoltre,
avevo immaginato la Avechot dell'ultimo Carrisi: anche lì un
mistero, cronaca e fiaba nera, un film in produzione.
Imperfetto ma accattivante, pieno, il thriller di Lodovichi ha
una gran bella confezione – da noi, non vedevo scene notturne così
ben girate da Come Dio comanda,
di Salvatores -, un valente protagonista maschile e un enigma che tiene in
scacco. Tommy, che si chiama come il bambino degli Onofri e vive in
una realtà simile alla Cogne del delitto Franzoni, è una vittima o
un carnefice? Uno spettro che infesta una casa a modo o, al
contrario, il bene che picchia alla porta di una famiglia al di sopra
di ogni sospetto? (7)
Si
conosco dalle elementari. Jess, americana, e Milly, londinese doc, diventano compagne di
banco. Amiche strettissime, ci sono quando l'una dà il primo bacio e quando
l'altra partorisce, quando l'una mette su famiglia e l'altra non riesce ad avere figli.
C'è chi ha tanto e chi ha poco, ma si compensano. Non c'è invidia,
non c'è dramma che minacci di separarle. E se dovesse irrompere d'un
tratto la malattia – un tumore al seno che non fa sconti –,
mentre per Jess arrivano un marito con il posto fisso e una
gravidanza senza complicazioni? Come
gioire, se la nostra metà trema? La fresca Drew Barrymore è
la compagna di Paddy Considine: il sesso è diventato routine, si agisce più in nome della procreazione che in quello della passione.
Toni Collette – strepitosa, ma non è una novità per chi la
seguiva in United States of Tara – ha due figli belli e
rumorosi e un marito altrettanto bello e rumoroso, Dominic Cooper. Una famiglia in espansione da un lato, una famiglia affiatata
e disfunzionale dall'altro – spassose, a tal proposito, le comparse
di nonna Jacqueline Bisset. Mentre la Barrymore prospera, ingrassa e
si fa più bella, la Collette – colpita al centro della femminilità
– si sottopone a sedute di chemio che la annientano. Resta il sogno
adolescenziale di vedere la brughiera e la costanza di esserci a ogni passo: l'amica vera,
d'altronde, è quella che ti tiene i capelli mentre vomiti. Colpa dell'alcol, degli effetti collaterali delle terapie o di entrambe le cose? Miss You Already, visto per caso, non a caso è
una spassosa e agrodolce commedia british di quelle che ti fanno
ridere, ma tanto, e che tra una grassa risata e l'altra ti strapazzano a
tradimento cuore e umore. Il linguaggio è colorito, l'umorismo è fuori luogo, figli e vicini fanno domande
impertinenti. La malattia lascia tempo per il sesso – e, magari,
per un tradimento? Si può ridere di gusto più per la paura di
morire che per l'ebbrezza del vivere? Lo spirito è lo stesso di un
50/50, l'intreccio quello di un One
Day in rosa. La vita è
un'altalena, e l'imprevedibilità delle sue oscillazioni – il tumore
mostrato senza fronzoli, la folle ricerca dei luoghi di Cime
tempestose, cantare brille un'emozionante Losing my religion –
sono assecondate dall'energica macchina da presa di Catherine Hardwicke (ma sì, quella del primo Twilight)
e dalle prove sul filo di una curiosa coppia di attrici che si trasforma, si acchiappa e si piglia, in una
manciata di anni che stanno un bijoux in due ore scarse. (7,5)
Lei
è una ex gloria della danza, lui è uno scrittore che
sperimenta il famigerato blocco. Hanno una camera d'albergo grande quanto le nostre
case, un terrazzo privato e, per dirsi e darsi, tutto il tempo del mondo. Indossano abiti
griffati e i volti di una delle coppie più fotografate. I
“Brangelina” si sono conosciuti dieci anni fa, sul set di una
commedia a tinte action. Mr. e Mrs. Smith si sparavano addosso,
scappavano, facevano all'amore ovunque, armati fino ai denti. Lo
scorso anno hanno portato in scena
una coppia minacciata dalla sterilità: loro, al contrario, che sono
noti per la loro famiglia numerosissima. Interpretano due coniugi in
crisi: loro, al contrario, che sui Red Carpet sembrano usciti da una
favola. In By the sea,
dramma da camera che trova paesaggi splendidi ma non passaggi
memorabili, portano sullo schermo più loro stessi, glamour e
invidiati, che personaggi tratteggiati con
aria di sufficienza. Innumerevoli le sigarette, infiniti i drink. Lei, appollaiata in balcone come un corvo imperiale. Lui,
spettinato e alticcio.
In una località turistica, questo, in cui il proprietario di un bar e i vicini appassionati parlano loro d'amore. Dove collocare quello in forse di
Roland e Vanessa? Si bisbigliano cose, piangono, urlano. By
the sea, così, è un dramma dalla foggia
sontuosa, infiocchettato con buon gusto, ma che non ha
null'altro al di là dell'apparenza. In breve: è lo spot Dolce & Gabbana
più lungo di sempre. Usando qualche parola in più: è come
superficialmente l'americano medio si approccia al cinema europeo.
Trovandolo elegante, colto, intimista. Noioso. Della
filiforme Jolie, con i grandi cambi d'abito e quel corpo che non
scoppia di salute, restano ormai i labbroni e i seni ricostruiti di fresco. E, nel film con la sua firma, spicca più il
suo lui: un Brad Pitt che tolleriamo di più di questa danzatrice addolorata, fatta della stessa
bellezza glaciale del suo ultimo film. Un film
che mi ha ricordato una di quelle case disabitate, con i
mobili coperti da drappi e lenzuola. Così non entra la polvere, ma
neanche la luce. E così i due, sotto sale, sembrano spettri che infestano un magnifico castello della Costa Azzurra.
Dove non c'è dialogo, ormai, non c'è più passione. E non c'è cinema. (5-)
Piccino, ma una sorpresa. Armati di fazzoletti. ;)
RispondiEliminaBy the sea lo vedo per curiosità e per la fotografia, alska è in lista ma sono indeciso mentre In fondo al bosco lo vedrò a breve.Miss you already ha un po' di spirito di 50/50... allora forse forse lo guardo...
RispondiEliminaIl lato tecnico di By the sea, oggettivamente, è notevolissimo. Sugli altri, mi dirai.
EliminaAlaska per me pure ti piace!
Oh, finalmente un film che ho visto :)
RispondiEliminaConcordo in pieno con quello che hai scritto tu su By the Sea. Forse, sarebbe stato più apprezzabile se fosse stato un po' più corto e tutti quei silenzi avessero avuto un significato. Inoltre i personaggi, statici ed egocentrici, una volta terminata la visione non lasciano nulla allo spettatore.
Concordiamo, allora.
EliminaL'involucro è splendido ma, quando indaghi e lo apri, non ci trovi un bel niente. Brad e Angelina, statevi fermi.
Visto solo Alaska, forse un mezzo voto in meno per m :) Attendo di vedere in Fondo al Bosco...
RispondiEliminaL'ho trovato bello ma sbrodolato.
EliminaMa hai ragione, forse un sette poteva starci - con una mezz'ora in meno. ;)
A parte il film della Jolie, che già avevo bollato come "evitabilissimo", il resto delle tue proposte sembrerebbero interessanti. Qualcosina potrei recuperare, vedremo... ;)
RispondiEliminaAggiornami. ;)
EliminaHo ben tre film da mettere in lista vista la tua approvazione: gli italiani, a pelle, mi ispiravano poco, troppa seriosità, ma visti i tempi magri al cinema possono trovare spazio. Le amiche le avevo segnate, temendo però il buonismo e la poca originalità, direi che invece posso preparare i fazzoletti.
RispondiEliminaSul momento di follia già ci siamo confrontati, e appoggio ogni parola, sui Brangelina, eh, tanta forma poca sostanza. E non parlo di lei, parlo di un film curatissimo a livello estetico ma che gira su se stesso, su protagonisti piuttosto odiosi che nulla di nuovo ci dicono.
Il guaio di Angelina è che vuole far tutto, a me troppo antipatica non sta. Almeno nella scrittura le serve una mano, che le idee scarseggiano. Miss you already, a sorpresa, è volgarotto e pungente: non il solito film sulla malattia. Loro, brave brave brave, sembrano davvero amiche da una vita. C'è feeling, una regia movimentata... Mancano solo i fazzoletti. ;)
EliminaIn fondo al bosco si, è stata una piacevole sorpresa seppur con qualche difettuccio. By the sea l'ho trovato troppo patinato fin dal trailer, quindi passo. Un momento di follia non so...
RispondiEliminaA malincuore, io che eppure ho un debole per il cinema francese, lo bollo come evitabile. Ma scommetto che parlerò benissimo di un altro film d'oltralpe e di un altro Cassel, Mon Roi.
EliminaUn momento di follia, come sai, a me è piaciuto parecchio. Per merito di Lola, ma non solo.
RispondiEliminaPerò forse soprattutto di Lola... :)
Miss You Already caruccio, e pure commovente, però sul tema malattia/cancro di recente ho visto di meglio.
By the Sea mediamente brutto, ma da Angelina Jolie mi aspettavo ancora di peggio, quindi non mi ha nemmeno infastidito come immaginavo (o forse speravo?).
Sugli altri 2 ci farò un pensierino, anche se non mi ispirano tantissimo...
Il Cupellini così radical chic, tra Parigi e Milano, fa per te. E la protagonista, insieme a Lola, meriterebbe un angolino nella tua lista di cotte adolescenziali.
EliminaIn fondo al bosco è più fordiano: ci ha mai detto che è padre? (Ford, dove stai?) :-D
Mi segno Miss you already, mentre sul resto, per il momento, aspetto, anche se In fondo al bosco potrei recuperarlo.
RispondiEliminaTi dico, la svolta padre-figlio sul finale del thriller italiano è fatta apposta per te. E, anche sotto altri aspetti, qui e lì, il film merita di essere elogiato. C'è un bell'impegno dietro.
Eliminammm, Miss You Already per come la metti giù pare interessante. Pensavo fosse un polpettone strappalacrime! Invece per vedere il film della Jolie bisogna volersi male, tanto tanto male! XD
RispondiEliminaE' strappalacrime - io come un vitello, diciamolo - però è troppo simpatico e spontaneo per essere un polpettone. Una bella storia, sì. ;)
Elimina"In fondo al bosco" l'ho evitato, per noia, ma mi sa che ho sbagliato... però sky ripropone, quindi recupererò
RispondiEliminaPuoi sempre rimediare, brava!
EliminaCiao!
RispondiElimina"In fondo al bosco" l'ho visto e, pur avendo apprezzato le atmosfere e certi passaggi dark, non mi ha convinta fino in fondo. Ho molto apprezzato Nigro, molto intenso e credibile.
Ciao, Stefania! Per essere un film piccino, mi ha sorpreso particolarmente. Il regista può solo crescere. :)
EliminaLo terrò sicuramente d'occhio 😉
EliminaSe riesco, mi recupero l'esordio, Aquadro.
EliminaPare meriti!
bello qui, mi piace. spero tu venga a trovarmi. intanto ti seguo e continuo a sbirciare un po':-)
RispondiEliminaGrazie per la visita, Stefania!
Elimina"In fondo al bosco" lo metto in lista, gli altri mi incuriosiscono poco.
RispondiEliminaSu tuo consiglio di qualche settimana fa, ho recuperato e visto "Room"... mi è piaciuto moltissimo quindi, grazie per la dritta!! ;)
E recupera anche il libro!
EliminaApprezzo sempre molto le tue recensioni ma, scusami se mi permetto, "Della filiforme Jolie, con i grandi cambi d'abito e quel corpo che non scoppia di salute, restano ormai i labbroni e i seni ricostruiti di fresco." trovo che sia una frase davvero infelice e di cattivo gusto, per non dire altro.
RispondiEliminaCara Miki,
Eliminale apprezzerai sempre, e ti ringrazio, ma evidentemente ti sei persa i commenti che dedico ai film, di tanto in tanto. Che sono più ironici, più disimpegnati, più diretti.
Poi a me la Jolie non piace, né come donna, né come attrice, e poco mi convince la sua missione da Madre Teresa di Calcutta (già mi convince poco Madre Teresa stessa, figuriamoci). La trovo sopravvaluta e non un bel modello, dal punto di vista fisico, per le ragazze che la ritengono - e ti cito un commento su Facebook - "una dea".
Poi direi che non leggerà il mio commento, le altre amiche blogger non si sono offese, quindi va be'.
Apprezzo l'ironia ed il disimpegno, ma sono sempre convinta che questa frase abbia oltrepassato un po' i limiti.
EliminaCi sta che la Jolie non ti piaccia, non ci sta esprimersi in questo modo su una donna che i seni rifatti di fresco ce li ha a seguito di un intervento drastico per evitare un tumore certo. Il paragone con Madre Teresa di Vattelapesca non mio convince affatto e penso proprio che la Jolie stia facendo molto di più della sedicente santa.
Sono d'accordo che non sia un modello sano e inorridisco al pensiero che ragazze, ragazzine ma anche donne adulte la considerino una dea, almeno dal punto di vista fisico, perché è evidente che è una persona con gravi problemi da questo punto di vista. E proprio per questo non trovo corretto sottolinearne la magrezza. Aggiungiamo poi il fatto che non si propone come modello, che non è una top model che vediamo in tv o sulle pagine delle riviste, quindi il problema rimane suo.
Sicuramente non leggerà il tuo commento, ma quindi? Possiamo offendere chiunque se non sente ciò che diciamo?
E poi la conclusione, che mi lascia davvero allucinata. Se non si sono offese le tue colleghe blogger va tutto bene. Chi sarò mai io per offendermi, giusto? Chi se ne frega della prima lettrice che passa...
E allora continua pure con quelli che tu chiami ironia e disimpegno ma che per me rimangono offese gratuite e di cattivo gusto.
Continuo a rileggere le poche righe dedicate al film, Miki, e continuo a non trovarci niente di offensivo.
EliminaSe ha offeso la tua sensibilità, ti chiedo sinceramente scusa, ma non sono un esperto di cinema né un amante del gossip, quindi il livello, qui, capirai che è da chiacchiere da bar.