Questa
vicenda non è iniziata con il ritrovamento del baule, ma con
l'uomo che l'ha sepolto. E quando sarai tentato di incolparti per
quanto successo, ricordati del tormentone di Jimmy Gold: sono tutte
stronzate.
Titolo:
Chi perde paga
Autore:
Stephen King
Editore:
Sperling Kupfer
Prezzo:
19,90
Numero
di pagine: 470
Sinossi:
“Svegliati, genio.” Il
genio è John Rothstein, scrittore osannato dalla critica e amato dal
pubblico - reso immortale dal suo personaggio feticcio Jimmy Gold -
che però non pubblica più da vent'anni. L'uomo che lo apostrofa è
Morris Bellamy, il suo fan più accanito, piombato a casa sua nel
cuore della notte, furibondo non solo perché Rothstein ha smesso di
scrivere, ma perché ha fatto finire malissimo il suo adorato Jimmy.
Bellamy è venuto a rapinarlo, ma soprattutto a vendicarsi. E così,
una volta estorta la combinazione della cassaforte al vecchio autore,
si libera di lui facendogli saltare l'illustre cervello. Non sa
ancora che oltre ai soldi (tantissimi soldi), John Rothstein nasconde
un tesoro ben più prezioso: decine di taccuini con gli appunti per
un nuovo romanzo. E non sa che passeranno trent'anni prima che possa
recuperarli. A quel punto, però, dovrà fare i conti con Bill
Hodges, il detective in pensione eroe melanconico di "Mr.
Mercedes", e i suoi inseparabili aiutanti Holly Gibney e Jerome
Robinson. Come in "Misery non deve morire", King mette in
scena l'ossessione di un lettore per il suo scrittore, un'ossessione
spinta fino al limite della follia e raccontata con ritmo
serratissimo. "Chi perde paga" è il secondo romanzo della
trilogia iniziata con "Mr. Mercedes", nel quale l'autore
tocca un tema a lui caro, quello del potere della letteratura sulla
vita di ogni giorno, nel bene e nel male.
La recensione
“Quelle
lacrime, si accorge Pete, confermano il potere profondo della
fantasia. Ecco come mai migliaia di persone sono scoppiate in
singhiozzi dopo aver appreso che Charles Dickens era morto di ictus.
Ecco come mai uno sconosciuto per decenni ha messo una rosa sulla
tomba di Edgar Allan Poe ogni 19 gennaio.
Ecco come mai Pete odierebbe il suo avversario anche se non stesse
puntando un'arma contro il petto tremante della sorelline inerme. Ha
ucciso un grande scrittore, e perché? Si è macchiato di quel gesto
sulla base di una ferma convinzione: che un'opera letteraria sia più
importante del suo creatore.”
A volte, con i libri si parla. A
volte, con i libri ci si arrabbia. Cosa non è possibile, con un
romanzo tra le mani, nel momento giusto o in quello sbagliato? Ci
sono giorni, infatti, in cui sei in vena del lieto fine – e così
personaggi ribelli si accasano, perché è giunta l'ora di crescere –
e giorni in cui i puntini sulle i e le conclusioni felici, per te che
hai il fuoco dentro, non fanno al caso tuo. E così si sbraita, si
impreca e si prende a schiaffi quel tomo – qualcosa di immobile,
inanimato, anche se sotto la superficie ingannevole gorgogliano le idee
e le ispirazioni, in segreto – che ci dà risposte che non
vorremmo sentire. A volte, per i libri si ruba. Spesso, si uccide. Trovarsi davanti l'autore che ci ha deluso – dunque un
autore diverso da zio Steve, sempre in forma smagliante e
prezioso custode della nostra fiducia – e fargli
saltare la testa, durante una rapina finita in tragedia. In ballo,
poche migliaia di dollari e soprattutto pile e pile di taccuini
autografi. John Rothstein, autore di una trilogia che ha fatto la
storia della letteratura americana, sgarbato e misantropo, finisce
ammazzato per mano del suo fan numero uno. Morris Bellamy – appena
uscito dal riformatorio e presto di nuovo dietro le sbarre, per una
violenta notte di misfatti – non ha perdonato a Rothstein il fatto che Jimmy Gold,
personaggio iconico, emblema di gioventù e ribellione, si sia poi
arreso, nell'ultimo capitolo, al dio denaro. L'eroe che ha salvato
Bellamy dalla solitudine, ma che già una volta è stato causa della
sua sfortuna, si è piegato alla logica borghese; ma Morris, senza
scrupoli, al contrario, non si piega e non si spezza. Resterà in
carcere per quasi quarant'anni. A supportarlo, il chiodo fisso di
recuperare i taccuini – sepolti in un baule, nei pressi di Sycamore
Street – e di scoprire finalmente cosa sia stato di Jimmy Gold, in
manoscritti inediti tenuti sotto chiave. Ma, nel
frattempo, qualcuno ha scoperto il suo tesoro sepolto in un forziere
pirata, all'ombra degli alberi: Peter Saubers, un adolescente con il
pallino dei romanzi d'avventura e una famiglia in difficoltà, che ha
altri piani per quella fortuna ritrovata.
Banconote fruscianti con
cui aiutare papà – uno dei feriti del City Center – e le memorie di un autore che, pian
piano, imparerà a stimare. Quando il pericolo diventerà strisciante, tra librai
bugiardi e assassini a piede libero, qualcuno – magari
il caso, incarnatosi in una premurosa e preoccupatissima sorella
minore – porterà il giovane Peter a incrociare la strada del
nostro caro Bill Hodges, detective in pensione che – affiancato da
Holly, disfunzionale ma dalle mille risorse, e da un Jerome a
casa per le vacanze – ha perso tanti chili, si è finalmente
abituato all'ingombro del pacemaker e ha fondato, complice il
successo dell'indagine passata, la prestigiosa Finders Keepers. Chi
perde paga – titolo italiano insensato, a onore del vero – è il secondo volume di una
trilogia iniziata lo scorso anno, in questo stesso periodo, e subito
pronta a fare un salto sul piccolo schermo, da quel che si dice. Un nuovo e puntuale capitolo, prevedibilmente all'altezza delle
aspettative e per nulla inferiore a quel Mr. Mercedes
che l'ha preceduto e che ricompare, sottoforma di echi e rimandi, tra
le pagine di una storia tutta nuova ma non troppo: come la
precedente, è firmata infatti da un King leggerissimo, citazionista e,
al solito, un po' nostalgico. Immenso narratore, anche nell'ambito di
un giallo essenziale nello snodo e abbastanza articolato nell'intreccio: veloce e giovanile, fresco, se non fosse per la classica attenzione ai
dettagli – non c'è un personaggio senza sfumature – e per capitoli brevi e scattanti, in cui il narratore,
esterno ed onnisciente, si diverte un mondo con l'ironia tragica e i rimandi, cosicché i pezzi del puzzle, di pari passo,
s'incastrino per magia.
Chi perde paga,
infatti, racconta una storia di ossessione e criminalità dilatata in
quasi mezzo secolo. E, nonostante le cinquecento pagine, fila liscio come l'olio, pur essendo ampiamente diffusa, ormai, la
leggenda metropolitana che vuole King prolisso e stanco. Ma quando
mai. A mancare, forse, un po' di cuore in più. Quel brivido non di
terrore, ma di emozione, così presente anche nell'eppure deludente
Revival: lento e lungo come ogni
tanto gli si rimprovera, ma profondo nei sentimenti.
In Chi perde paga non
ci sono spazi bianchi da riempire o tempo da perdere: cinematografica
caccia al tesoro, in cui scorgiamo ancora una volta
un King divertito, al passo coi tempi, che prende fiato tra un
capolavoro e l'altro dei suoi, pensando alla frenesia dei thriller
motori che mancavano nella ricca sua biografia, al rapporto con i
suoi affezionati lettori e al fascino indiscreto dei libri che parlano di libri. Se lo
svolgimento è semplice – nonostante esempi di inaudita violenza,
si sa sin da subito che i buoni vinceranno e che i cattivi pagheranno
il fio delle loro colpe – a essere ingarbugliata è la rete
narrativa: i personaggi, nuovi e vecchi che siano, sono come le
parentesi della solita equazione che tiro in ballo quando parlo di
thriller – prima le graffe, poi le quadre e, in fine, le tonde –
e Hodges, annunciato protagonista, paradossalmente compare dopo qualcosa come duecento pagine. C'è tanto tempo per legarsi al guastafeste Peter –
come se, nel mio caso, fosse necessario: quel giovane lettore, curioso
e di belle speranze, vi ricorderà
qualcuno, chissà – e, soprattutto, al pirata Bellamy. Più che antagonista da temere, anti eroe dalla fedina penale sporca, fan
iracondo che non accetta un no come risposta, che – come il
passato Mr. Mercedes, sbadato e ironico – fa una specie di simpatia
con le tante sfortune che colleziona – vittima per eccellenza, nelle
docce del carcere, al gioco della saponetta e dotato di un imprevedibile
talento nella stesura di lettere su commissione – e le smodate
passioni che rappresenta. Più inquietante, invece, il cattivo che ormai conosciamo – messo fuori gioco dal Castigamatti di Holly – che, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto, siede sulla poltroncina a fiori di
un ospedale psichiatrico in cui, da quando c'è quel famigerato
ospite, succedono strane cose... In Mr. Mercedes c'erano
macchine infernali e autisti che indossavano maschere da clown; in
Chi perde paga,
invece, personaggi di fantasia che non dovrebbero morire,
lupi cattivi che non smettono di mordere, bambini in cerca di
avventure – sui binari delle ferrovie, sulle sponde dei fiumi. Dèja vu. Personaggi che sono quel che leggono o che leggono quel che sono.
Colpa di certi libri; colpe che King, giovane dentro, e Chi
perde paga, disimpegnato, senz'altro non hanno sulla coscienza.
Perché saranno sì tutte stronzate, come ripete a ogni piè sospinto
Jimmy Gold, ma ci sono eccezioni.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: The Black Keys – Lonely Boy
Bene bene, il re è ancora in forma allora! Sono contento, in passato ho letto parecchi suoi romanzi, è una fonte inesauribile di idee inquietanti quest'uomo, un patrimonio anche per cinema e tv visto il numero di trasposizioni che hanno ottenuto i suoi scritti. :)
RispondiEliminaPerò, poverello, le trasposizioni buone si contano sulle dita di una mano.
EliminaChe si sappia che il vero King non è quello al cinema. Sperando che Mr. Mercedes, sul piccolo schermo, sarà meno disastroso di cose come Under the dome. :)
Ti dirò che a me Revival è piaciuto tanto quanto Chi Perde Paga, di cui condivido totalmente la tua disamina.
RispondiEliminaSperiamo per il terzo capitolo, adesso. :-)
Revival, per i miei gusti, era troppo pessimista, soprattutto nel finale, ma alcuni passi - dall'infanzia del protagonista, splendida, all'abisso della dipendenza - sono da incorniciare, al solito. ;)
EliminaAnche io adoro il Re e cerco di non perdermi nessuno dei suoi romanzi...adesso mi aspetta Revival....poi spero che Babbo Natale sotto l'albero mi faccia trovare questo :) ...bellissima recensione...
RispondiEliminaGrazie, Valeria, e buone letture a te!
EliminaMr Mercedes mi piacque abbastanza quindi continuo la trilogia ;)
RispondiEliminaRicordavo bene, Nico!
EliminaKing sta sfornando troppi libri uno dopo l'altro ultimamente... non riesco a stare al suo passo XD
RispondiEliminaBene per noi, male per chi finanzia. :-D
EliminaOttimo. ;)
RispondiEliminaRevival non mi aveva particolarmente entusiasmato, questo mi è parso decisamente migliore, se non altro per quelle righe finali che mi hanno fatto venire la pelle d'oca! (e poi no, è intrigante tutto quanto!)
RispondiEliminaConcordo perfettamente. Attendo con curiosità il terzo. ;)
EliminaHo cominciato a leggerlo proprio ieri quindi non ho ancora elementi per giudicare e purtroppo non ho "ripassato" con Mr. Mercedes... spero di ricordare tutto e riuscire a fare i collegamenti necessari!!!
RispondiEliminaNon dovresti avere problemi, tutto sembra immediato dopo un po', ma se ti sfugge qualcosa, chiedi pure. Sono ferratissimo. :)
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