lunedì 16 novembre 2015

Recensione: Albion - Ombre, di Bianca Marconero

La sconfitta diventa una scelta, se la Spada sei tu.

Titolo: Albion – Ombre
Autrice: Bianca Marconero
Editore: Limited Edition
Prezzo: € 14,90
Numero di pagine: 502
Sinossi: Marco Cinquedraghi e i suoi amici hanno scoperto di essere portatori di una peculiarità genetica che si fonda nella leggenda. Sono le nuove incarnazioni di Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda. Ma qual è il prezzo del loro privilegio? A cosa si deve rinunciare per guadagnarsi un destino già scritto? Marco preferisce non chiederselo. Saranno gli errori commessi e le bugie a trascinarlo in una spirale che lo obbligherà ad aprire gli occhi, mentre anche l'eredità di mago Merlino si risveglia e reclama il proprio tributo. Tra amicizie che si incrinano, amori condannati per le colpe del passato, l'ombra di una fata leggendaria e un'indagine su una morte sospetta che sembra portare a una tragica verità, i ragazzi dell'Albion College proseguono il loro cammino per diventare grandi. Ma capire cos'è la vera grandezza comporta un sacrificio che ognuno di loro dovrà affrontare da solo, per salvarsi.
                                                    La recensione
A Michele, che è allergico ai seguiti e alle saghe ma che, bontà sua, continua a leggermi.
Una biro nera, in una grafia chiara e ordinata che non avrei mai potuto immaginare diversa, ha scarabocchiato questo pensiero alla prima pagina del libro che in tanti aspettavamo – anche io, ebbene sì, che a farmi andare a genio seguiti e saghe, alla fine, ho semplicemente rinunciato. Ci vorrebbe la pazienza che non ho, per cambiare idea; sviluppare gli anticorpi. Ma quella dedica mirata, tutt'altro che preconfezionata, era opera di un'autrice che conosce i lettori come le sue tasche, me compreso, e che ha cura dei suoi personaggi. A qualche saga, perciò, ho fatto il callo. A una saga come questa, in particolar modo, che non si dimentica e non ci dimentica. In cima alla dedica, il familiare nome di un college esclusivo, tra le alpi svizzere screziate di neve, e un sottotitolo che preannuncia passeggiate presso il lato oscuro: le “i” diventano spade nella roccia, ogni lettera un ricciolo e i protagonisti che già conosciamo, ancora, fiori senza luce. Albion – Ombre è il secondo capitolo di una saga tutta italiana, che ha mantenuto alte curiosità e aspettative nell'attesa che iniziasse un nuovo anno nella scuola in cui niente è come sembra e i re, alla vigilia di una leggendaria epifania, sono per un po' tuoi compagni di banco, a lezione di filologia romanza. Perché maghi e babbani, da bambini, aspettano la lettera per Hogwarts – particolarmente calzante il paragone – ma i futuri cavalieri della tavola rotonda, con la maggiore età, imparanano a giostrare e a padroneggiare le lingue morte in una Avalon ristrutturata. Nel volume precedente, ormai due anni fa, i protagonisti erano matricole a un giro di prime volte: il loro destino era poco chiaro, ma avevano nomi altisonanti e, soprattutto, cognomi che parlavano forte e chiaro delle loro vite passate. Si erano fatti volere bene e male, con i vizi e le virtù, porgendoti la mano, in segno di educazione, dall'altra parte del tavolo. Una tavola rotonda in cui, alla pari, avevano lo stesso numero di battute e la stessa importanza: le disparità non esistevano, in un fiabesco romanzo corale sulla faticosa gavetta, prima di assumere il comando, e su compagni che ti sono fedeli a prescindere, non per dovere, ma per disinteressata amicizia. Alcune cose sono scritte nelle stelle, altre si conquistano con tempo e pazienza: la fiducia, ad esempio. I cavalieri dovrebbero amare il proprio re, non può essere altrimenti, ma come giurargli fedeltà se l'Artù delle leggende antiche, saggio ed eroico, è diventato un adolescente con la faccia da schiaffi, l'accento romano, i modi sgarbati? Marco Cinquedraghi, altezzoso e battagliero, non era l'erede che l'Albion aspettava. Secondogenito, aveva preso il posto di un fratello maggiore la cui morte era avvolta nel mistero; sovrano legittimo, studente amato e temuto, che eppure nessuno piange più. 
Mentre i nodi venivano al pettine e le stelle, in fine, si adeguavano alla prematura scomparsa di Riccardo, Marco stringeva i denti, maturava e faceva amicizia con gli strani ragazzi dell'ala est. Si ritorna dietro i banchi di scuola, finalmente, e Albion è pronto a fare chiarezza sulle sue stermiante ombre – quella, insormontabile, di un fratello maggiore non così esemplare; quella di una fata tentatrice; quella di una bestia che, ai margini del lago, attenta alla vita di un Merlino in pubertà. E, tutto sommato, si fa presto a sentirsi di nuovo a casa: un altro giro di presentazioni, per portare alla mente nomi e ruoli, ma qualcuno ha avuto la premura di lasciare un posto libero per te, che hai la memoria corta e uno stoicismo ballerino. I protagonisti ti accolgono in mezzo a loro, tra sinfonie di accenti diversi e pensieri sottintesi, ma la festa di benvenuto è pochissimo che dura. Hanno inizio i corsi, l'azione e la squadra di sempre avrà il suo bel da fare. Questa volta, i protagonisti sono impegnati e distanti tra loro. Cinquecento pagine, tante, per farsi perdonare la lunga attesa e parlare di poteri che insorgono e attività extracurriculari che, anziché chiamare all'ordine, spargono a piene mani i semi della confusione. Come se l'arrivo di Morgana, quella Morgana, non fosse già abbastanza destabilizzante per l'equilibrio sentimentale tra Marco e l'orgogliosa Helena. Due occhi verdi, i ricci rossi e un ammiccante, pericoloso invito a infrangere regole e schemi. La gelosia, però, potrebbe far sì che l'erede di Ginevra si avvicini a Lance - come il Lancillotto originale, bello e onnipresente – e allontanare, da un Marco quantomai solo e combattuto, il guaritore Erek, l'assasina Samira e il mago Deacon: per me, quest'ultimo, a tratti mio mancato gemello, leggermente sottotono rispetto al solito; come me quando scendo dal letto con il piede sbagliato, al mattino, o mi desto, come mamma mi ha fatto, nel cuore di fascinose città d'arte, perché gli incubi mi vogliono nudista e sonnambulo. 
A sorpresa, il desiderio di malmenare Marco viene meno: anche se non capisce che Chevalier – che non solo è un Bronzo di Riace vivente, ma è anche straordinariamente gentile: invidioso, gli troverò probabilmente almeno un difetto, in seguito – è leale e che nessun uomo, nessun re, è un'isola. Le domande non mancano – ci si chiede, infatti, chi sia M. e chi la mostruosa nemesi di Deacon, cosa sia stato del primo Cinquedraghi e cosa, messa alle strette, sceglierà quella Helena con la sindrome molto diffusa del “gnè gnè, ce l'ho solo io” - e l'umano sconfina nel divino, e viceversa. Ogni risposta sarà un colpo di scena aggiuntivo e ogni avvenimento nella norma – un appuntamento galante, i preparativi del ballo di fine corso, barare al test di matematica – una specie di respiro di sollievo. Quali effetti ha il jumper, droga sperimentale che potenzia e inibisce, e cosa imparano, oltre a parare i colpi e ad attaccare, gli allievi di un esclusivo club di scherma? Quale verità porteranno a galla i nostri eroi frugando nell'archivio della scuola? Bianca Marconero – e ho avuto modo prima di conoscere la persona, poi l'autrice –, al solito, stupisce per descrizioni approfondite, tecnicismi che non vengono a noia e finali sospesi, causa di sofferenza per i più, che io invece apprezzo. La stessa autrice che, sotto diverso pseudonimo, aveva dato vita ai personaggi stravaganti e a me congeniali di La prima cosa bella – in quanti non vedono l'ora di averlo in libreria? - è uguale e diversa, mentre affila il fioretto e salva il mondo. Un secondo romanzo, più intricato del precedente e, a tratti, più coinvolgente, in cui Bianca, con stile inconfondibile, canta “le donne, i cavallier, l'arme, gli amore, le cortesie e l'audaci imprese”, non dimenticantosi però di catturare i suoi protagonisti in selfie improvvisati, che hanno la magia di restituirceli in borghese: belli, freschi e in armonia, com'è prerogativa dell'avere diciotto anni e una vita – o sette? - davanti. Si legge bene, si legge in fretta. Soprattutto, Albion – Ombre è un romanzo che ispira. Gli eroi parlano italiano, non hanno bisogno di traduzione, e non serve un ripasso veloce d'inglese per far sapere all'autrice quant'è in gamba e con quanta curiosità, noi comuni mortali, aspettiamo di saperne di più. Quando il sogno parla la tua stessa lingua, che scusa – la generica "non apprezzo la narrativa italiana" o, quella che preferisco, "non sono al passo con le saghe" - avrai per non prestare ascolto al richiamo dell'avventura?
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Mumford & Sons – The Cave

19 commenti:

  1. Ne parlate tutti bene, che bello! :D
    Ti confesserò un segreto: io nutro un'avversione speciale nei confronti delle storie che rievocano Artù, la Tavola Rotonda e tutto il resto, pari quasi a quella che prende te quando senti parlare di high fantasy e saghe interminabili! XD
    Perciò, non posso proprio affermare che leggerò "Albion" al di là di ogni dubbio... però giuro che lo terrò in considerazione, e se mai dovessi accostarmi a una serie di questo genere, sarà senz'altro questa! ;D

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    1. Ti giuro, Sophie, neanche a me piacciono.
      La spada nella roccia è l'unico cartone che, da bambino, mi annoiava e, dopo un po', ho lasciato al loro destino serie come Merlin e Camelot. E, in Camelot, Morgana era una splendida Eva Green, figurati. Ma qui, tra toni leggeri e descrizioni coinvolgenti, sto imparando a fare pace con il genere e con il ciclo arturiano. :-D

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  2. Eh eh, questa Morgana dev'essere bella proprio così, da quel che giura Bianca.
    Grazia a te!

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  3. Sapevo, sapevo, sapevo che ti sarebbe piaciuto :D e sono felicissima di averci preso!
    Hai proprio ragione, tra le pagine di Ombre si fa presto a sentirsi a casa :) e anche secondo me questo continuo si è rivelato ancora migliore del primo romanzo, che invece era più introduttivo.
    Ho adorato tutto, l'intreccio, l'approfondimento dei personaggi e i colpi di scena... e anche i nuovi misteri che entrano in gioco :D
    Per quanto riguarda Lance... possibile tutti diciate che è così perfetto? Seppur nel libro spesso venga definito tale, secondo me è solo una grande maschera v.v e va be' mi piace un sacco come personaggio :3 Deacon invece non l'ho tanto sopportato in questo volume XD troppo stronzetto col povero Marco anche quando non aveva ragione...

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    1. Concordo su tutto, compreso Deacon. Perfino io, davanti al cambiamento di Marco, nello scorso libro assolutamente odioso, mi sarei comportato al meglio. Il perfetto Lance insegna. ;)

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  4. Albion l'ho letto soltanto di recente (per mia fortuna, così non ho dovuto penare per il seguito) e mi è piaciuto molto :) Questo dovrebbe arrivarmi e non vedo l'ora di leggerlo **

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  5. È piaciuto molto anche a me, e devo dire di essermi immedesimata anche nel senso di déjà-vu dei personaggio: i ragazzi hanno la sensazione di aver già vissuto certe situazioni, e avendo letto un po' sul mito arturiano anche io mi trovavo lì a vedere le ombre del passato (ed è un punto a favore dell'autrice che la cosa mia abbia fatta sentire 'a casa' invece che darmi l'idea di già letto).
    Non vedo l'ora di leggere i seguiti *-*

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    1. Io conosco indirettamente il ciclo arturiano, Kate, ma se ha appassionato anche te - che invece queste storie le hai lette e rilette, sentite e risentite, immagino - allora il seguito di Albion ha un pregio più grande ancora. :)

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    1. Ma io ne ero sicurissimo, sai?
      Bianca, invece, non tanto. :-D

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    2. "non tanto" non rende. Laverò piatti fino al 31 dicembre per aver scommesso contro me stessa (li lavo col sorriso, però ;) Grazie anche qui)

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    3. Grazie a te, anche qui. ;)
      E tutti a mangiare da Bianca, tanto c'è chi lava i piatti!

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  7. E' piaciuto praticamente a tutti ed io invece devo ancora leggere il primo capitolo (che ho in libreria da tantissimo tempo)! Credo che ormai aspetterò di acquistare anche questo volume per leggerli uno di seguito all'altro e gustarmi meglio la storia! :)

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    1. Ahhh, che fortuna averli tutti e due a portata di mano, Sara. ;)

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  8. amo questa serie! non vedo l'ora di avere tra le mani Ombre!

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