Guardò il cielo, cercò la scintilla implacabile e vide che erano impegnati in uno scontro
di volontà. In quell'istante smise di averne paura, anzi, la sfidò
ad arrivare, sicura che quel sasso non potesse avere fame di morte
più di quanto lei avesse fame di vita.
Autore:
Tommy Wallach
Editore:
Piemme – Freeway
Numero
di pagine: 388
Prezzo:
€ 17,00
Sinossi:
L'asteroide
Ardor ha il 66 per cento di probabilità di colpire la Terra,
distruggendola. Potrebbe accadere entro due mesi. Potrebbe accadere
sul serio. Due mesi è un tempo irrisorio oppre eterno. Dipende. Può
essere impiegato per disperarsi oppure per commettere ogni sorta di
nefandezza, oppure per ridefinire ciò che siamo, liberandoci dalle
etichette che abbiamo lasciato che ci appiccicassero addosso. A
Seattle quattro ragazzi stanno aspettando la fine del mondo. C'è lo
sportivo, la puttana, lo sfigato, la studentessa brillante. Hanno due
probabilità su tre che quei mesi siano l'ultima occasione per fare
qualcosa che abbia un senso. Non per essere degli eroi e nemmeno per
dimostrare niente a nessuno, ma solo per diventare se stessi,
trasformando le proprie vite in qualcosa che abbia avuto senso
vivere.
La recensione
“Qualunque
cosa sia, non ne vale la pena”. A metà della scorsa settimana, di
sera, ho ricevuto una chiamata inaspettata. Il cellulare ha vibrato
e, sullo schermo, ho letto il numero di una persona con cui, faccia a
faccia, credevo di non avere mai parlato prima. Giusto per messaggio.
Magari era partita una chiamata per sbaglio: con il touch, spesso
capita. Una volta, due... Alla terza, ho risposto, ricordandomi che
tra noi c'era una questione in sospeso: a quella ragazza,
infatti, avevo promesso delle dispense, ma quando avevamo detto di
incontrarci, in settimana, era caduto il discorso; non mi aveva fatto
sapere altro. Alle ventidue spengo la tivù e, un po' imbarazzato,
rispondo: odio parlare al telefono. Non so quando i miei silenzi
siano troppi o troppo pochi, quando è giusto spezzare parola oppure
no. Con gli sconosciuti, a volte evito: mi si deve conoscere per
interpretarmi. Ma quella sconosciuta alla cornetta, d'un
tratto, non lo è stata più, sconosciuta. Mi sono ricordato
di averla incontrata una mezza volta - amici in comune e lei, più
grande di me, parlava dei suoi viaggi –, mentre mi raccontava
di come, in Italia per gli errori della segreteria didattica, aveva
preferito tornare a Parigi, da un giorno all'altro, all'indomani
della tragedia. Lì ha una casa, un impiego – ho capito che scrive,
che lavora in ambito umanitario – e al suo paese originario, in
Abruzzo, non poteva starci, con il pensiero che vola altrove. Al
concerto, quella sera, c'era il primo ragazzo che aveva conosciuto in
Francia e la memoria del cellulare conservava ancora le sue promesse:
doveva andarla a prendere in aeroporto. Ma quel ragazzo era morto,
e adesso lei si scusava con me per i libri, per il ritardo. Ma la
voce tremava, e tremavo anch'io. Lo avrà capito, si è subito
scusata, ma aveva bisogno di parlare. E così abbiamo parlato. Di
parigini che si fanno in quattro per la loro amica italiana, che di
giorno si stanca, a lavoro, per non pensare, ma che quando è sera ha paura. Dei tanti feriti e, in particolare, di un'amica che è
sopravvissuta alla sua compagna – e con la naturalezza che nel
nostro Paese non ci sarà forse mai, senza dovere specificare sai,
lei è lesbica, perciò aveva una compagna. Dei suoi
inevitabili e se lì ci fosse stata
anch'io; della
preoccupazione di andare in ufficio in metropolitana, ché cosa ne so
se quello di fronte a me, dal nulla, mi spara in fronte. Ho
riattaccato un'ora dopo, ma non sono riuscito a dormire. Solo
rigirandomi tra le coperte, pietrificato, mi sono scoperto realmente
scosso dalla drammatica notizia che, quante volte, un centinaio?,
avevo sentito al TG. Non erano le frasi fatte della televisione a
parlarmene, non i titoli dei giornali. Il racconto di quella ragazza,
per la prima volta, mi aveva fatto sentire Parigi vicina, e la
preoccupazione – incancellabile - mi voleva sveglio. Così ho
iniziato a leggere Fino alla fine del mondo.
Il libro giusto nel momento sbagliato, a tal punto che non riesca a
dirvi, su due piedi, quanto sia effettivamente bello e quanto, quella
notte, sia sembrato bello a me. Ma non è la stessa cosa, dopo tutto?
In uno young adult – il più illuminante letto quest'anno –
dove si parla di scienza e fede, si muovono significativi
protagonisti in cerca di un senso, in un'annunciata apocalisse che
somiglia un po' all'estate delle grandi scelte. Metteteci però le
rivolte in piazza, la legge marziale, una festa spaziale. Una seconda
parte dura, cupa, in cui l'isteria collettiva miete ingiuste
vittime e il salvataggio di una sorella che frequenta brutte
compagnie porterà i personaggi in un covo di tossici, a giocare con
il fuoco. L'autore, giovane e colto – ne
sa infatti di musica, filosofia, letteratura -, cita Vonnegut e con uno stile
profondo, buffo, assolutamente originale nello spirito, scrive un
romanzo che non è una lista di cose da fare. I diciotto anni
e i buoni propositi di ogni dove – perdere la verginità, inseguire
un sogno, trovare l'amore – somigliano, in Wallach, a quelle
immagini veloci, frammentate, in cui nei film si vide un'umanita che,
nel profondo, emoziona. Peter, sportivo e popolare, ha il successo in pugno, ma inizia a
domandarsi se il suo scontato futuro – una borsa di studio, una
fidanzata sciocca e possessiva – non sia l'equivalente di una
vittoria di Pirro, come gli ha suggerito il prof a lezione.
Eliza, nuova a Seattle, ha dato un bacio al ragazzo sbagliato, sotto
lo sguardo di un'osservatrice indiscreta e, in un lampo, il
pettegolezzo l'ha dipinta come una poco di buono. Sul petto ha una
lettera scarlatta. Si è perciò adeguata in fretta. E' diventata la
ragazza disinibita e sfacciata che tutti, sbagliando, pensavano che
fosse. Ma ritrova se stessa nella camera oscura, quando l'unico lampo
positivo – il flash della macchina fotografica – le permette
di immortalare attimi irripetibili. Andy, punk e skater, indossa
jeans troppo stretti e fuma troppe canne, invece: innamorato pazzo di
Eliza – che anche Peter ama, tra l'altro -, è autore di testi
intensi e di dichiarazioni d'amore brille nelle segreterie
telefoniche. Anita, afroamericana, è ricca e precisa: avrebbe
Princeton nell'imminente futuro, ma c'è questa voce potentissima, da
cantante soul, che non riesce a zittire. Perché cantare nel proprio
armadio, se c'è una folla che vuole sentirsi dire, e cantare,
un'ultima cosa buona? L'esordio di Tommy Wallach – cantante e
compositore che, all'interno della sua opera prima, mette tutta la
musica che può – parla della vita, essenzialmente, che non si
ferma mai. Che siano i terroristi, che sia un'asteroide che ha il 66
per cento di possibilità di ridurre in cenere la Terra. Ma la vita
continua, anche senza di noi, e ci sono i giovani, per fortuna, che
non smettono di proiettarsi a domani. Come l'amico della ragazza di cui
vi ho parlato, che aveva promesso di andarle incontro, domenica, e a
domenica non ci è arrivato. Quante le promesse infrante? Quanti gli
appuntamenti mancati? A colpire, qui, soprattutto il concetto di karass. La social catena di Leopardi; lo splendido momento di
Sense8, in cui gli otto
protagonisti, in città lontane, si ritrovano a canticchiare
sovrappensiero la stessa canzone. Persone che operano per uno stesso
fine e che, ovunque siano, qualsiasi cosa facciano, si ritrovano a
guardare la stessa asteroide che incombe. Siamo sotto lo stesso
cielo - e non è sempre più blu, ma, a tratti, nerissimo. Sono a sentirti piangere, una sera, dall'altro capo del filo.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio: The Smiths – There Is A Light That Never Goes Out
“To
die by your side
is
such a heavenly way to die.”
Lo devo iniziare e la tua recensione mi ha messo molta voglia. Voglio provare a leggerlo con la playlist così da entrare ancora di più nell'atmosfera.
RispondiEliminaBuone letture!!!
Io non ho avuto tempo di ascoltarla, purtroppo, ma rimedierò!
EliminaHo sentito l'autore su Facebook, tra l'altro, ed è gentilissimo.
bella rece, la trama ricorda these final hours ma quello credo sia di un genere diverso :-)
RispondiEliminaGrazie mille. Sai che These final hours lo avevo messo da parte e l'ho dimenticato lì? Chissà quando, recupero. I toni, qui, sono più da commedia del Sundance. E' una versione indie e giovanile di Cercasi amore per la fine del mondo che, se la memoria non mi inganna, avevo trovato bellino. ;)
EliminaNon ho letto la tua recensione, ho guardato solo le stelline finali per vedere a cosa andavo incontro :) L'ho iniziato ieri quindi ripasserò tra un paio di giorni a lettura ultimata ;)
RispondiEliminaTi aspetto, Sara, e buona lettura!
EliminaSe è riuscito a colpirti così tanto nonostante il momento, beh, allora è senz'altro da leggere.
RispondiEliminaForse mi ha colpito così tanto, Nora, proprio per il momento no. :)
EliminaMa dai *-* non mi aspettavo una recensione tanto positiva per questo libro! Devo dire che l'avevo bellamente snobbato...ma Lucia me lo ha gentilmente inviato insieme a un altro che avevo richiesto... ed ero indecisa perché non mi sembra niente di che >.< ora invece sono meno restia a leggerlo grazie a te :D ottimo!
RispondiEliminaAh, Lucia Lucia. Sempre sia lodata.
EliminaUna santa!
Accidenti, l'ho iniziato ieri sera e mi stava piacendo, la tua bella recensione mi fa ancor più ben sperare :)
RispondiEliminaSono contento. Spero sarà all'altezza delle aspettative. Il finale - e parlo proprio degli ultimissimi capitoli - è un gioiello. :)
EliminaPost da brividi!
RispondiEliminaChissà se anche il libro è sugli stessi livelli... ;)
Ma grazie, Marco.
EliminaSpero lo scoprirai di persona, magari con una trasposizione. Pare sia stato opzionato dalla Paramount. ;)
Bella recensione...non ci sono parole ovviamente per quella ragazza...niente restituisce ciò che si è perso in quel momento...
RispondiEliminaBruttissima storia, Debora. Parlandovene, anche senza scendere nei dettagli, mi sono alleggerito un po'. Ti dico la verità.
EliminaA volte, anche se sembra poco, parlare è liberatorio...
EliminaProprio vero.
EliminaA volte dimentico perchè amo le tue recensioni, a volte troppo presa dal mio blog e soprattutto dal mio bimbo dimentico di passare di qui e perdermi in quello che scrivi... Poi oer fortuna blogspot mi ricorda i pochissimi blog che ancora seguo e mi mostra i nuovi post e così torno qui, mi perso, mi faccio coccolare e torno alle mie cose più leggera :)
RispondiEliminaPer quanto riguarda la ragazza e parigi non ci sono parole, qui a Beuxelles non ci sono stati attentati in questo periodo (ne abbiamo avuti in passato...), ma una mattina ci siamo svegliati come se fosse scoppiata la guerra (abito in pieno centro), con la sirena che suonava ogni 5 minuti ricordandoci che era meglio stare a casa, con il coprifuoco alle 18, tutto chiuso e nessuno per strada a parte militari armati (anche sui tetti) e poliziotti.. Solo davanti al mio portone ne avevamo 4 :(